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INFORMAZIONE: L'IMPORTANTE E' NEGARE

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L’importante, sempre e comunque, è negare. Chi non lo fa, si aspetti di tutto. E’ ciò che Silvio Berlusconi ha fatto dall’inizio di questa legislatura e continua a fare, come ha mostrato nei due giorni scorsi durante la sua “rappresentazione” parlamentare, nella quale ha raggiunto i massimi livelli. E’ quello che fa il primo giornale nazionale, o forse dovremmo dire l’”ei fu primo tg”, visto che gli ascolti precipitano rovinosamente, facendoci quasi sorgere il dubbio che la messa in scena stia per essere smascherata, nonostante la perfezione dell’intreccio. Già, perché bisogna dar atto al signor presidente del Consiglio di essere il perfetto regista di una sorta di soap opera che evidentemente convince molti, se, come è vero, l’Italia sembra semiaddormentata, come sedata, anche di fronte ai problemi gravissimi che l’attanagliano. Perché lui vuole che la realtà venga nascosta, ovattata da una verità rosea, come quella da lui stesso prospettata di fronte ai due rami del Parlamento. E così sia: questa è la verità che i mezzi d’informazione, ubbidienti e rispettosi, fanno arrivare ai cittadini e quando ciò non succede, è bufera. Come nel caso di Santoro, accusato di non rispettare il contraddittorio. Quel contraddittorio che il tg1 non manca mai di osservare, come nel caso del commento al discorso di Fini a Mirabello, quando c’erano Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri: più pluralismo di così! Ma non finisce qui, perché Santoro, per queste accuse, è finito nelle grinfie di un Ag-com giudicante, il cui nuovo commissario è Antonio Martusciello, guarda caso tra i fondatori di Forza Italia, eletto con Berlusconi e sottosegretario nei suoi governi. Tutto, dunque, è sotto controllo. Niente è lasciato al caso da questo signore che si è impossessato dell’Italia e dell’informazione. E’ un fatto di una gravità assoluta e io credo che sia questo il problema da risolvere al più presto, la battaglia da combattere, prima ancora della vergognosa legge elettorale. E’ necessario che un governo tecnico riesca a smantellare questo sottilissimo e pericolosamente efficace monopolio dell’informazione. E’ importante che il Paese si svegli dal torpore, perché ignorare i problemi non è mai servito a nessuno e questo paese, di problemi, è pieno, primo fra tutti un governo e un premier ipocriti e bugiardi, da mandare a casa al più presto.

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UNA (RISATA) RETATA LI SEPPELLIRA’

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IN OMAGGIO A MANLIO, IL TITOLO DEL POST DI OGGI E': UNA RETATA LI SEPPELLIRA'!

Urla ai piani alti di viale Mazzini. “Non posso nemmeno guardare una roba del genere!”. La “roba del genere” è il nuovo spot promozionale di Parla con me, la trasmissione di Serena Dandini, censurato perché irriverente contro il direttore Augusto Minzolini, nella strepitosa imitazione del comico Paiella. Chi ha visto il video riferisce: la Dandini chiede di essere intervistata sul nuovo ciclo di Parla con me. Lui, il direttorissimo, la tratta da velina e lei si arrabbia. “Allora vado da Mentana”. Trenta secondi di sferzante satira censurati da Masi che ha inaugurato il nuovo corso di Mamma Rai: niente applausi, spot censurati e contratti ancora in sospeso. “Non deve essere prevista in alcun modo – scrive Masi nella sua direttiva che trasuda libertà d’informazione da ogni artiglio – la presenza in studio del pubblico come ‘parte attiva’, in linea di principio neppure con applausi”. Questo accade nella Rai berlusconizzata. Quello di Parla con me è il secondo spot censurato. Stesso destino è toccato a quello promozionale del nuovo corso di AnnoZero che Michele Santoro ha mandato in rete. Così si lavora in Rai oggi, trasformata in una sorta di patetico Minculpop berlusconiano. Artisti, giornalisti, conduttori, autori, professionisti senza contratto, ad un giorno dalla partenza delle trasmissioni, colpevoli di essere scomode agli occhi del padrone, il presidente del Consiglio. Spot bruciati perché “come al solito, una trasmissione pagata con i soldi dei contribuenti, si diletta nell’avere come unico bersaglio il governo e si diverte ad aggredirlo” (Silvio Berlusconi, maggio 2010, ndr). Faccio mie le parole di un grande giornalista, Marco Travaglio. “Le vittime della censura non sono soltanto i personaggi imbavagliati per evitare che parlino. Sono anche, e soprattutto, milioni di cittadini che non possono più sentire la loro voce per evitare che sappiano”. Ma quando la censura colpisce la satira è come essere costretti a bere un bicchiere di olio di ricino. La satira è un’espressione artistica e vive di libertà di espressione, distanza dal potere, capacità di affrontare temi significativi in maniera ironica. La satira non ha mai risparmiato il potere da che il mondo è mondo che mai e poi mai deve rispondere con atteggiamenti censori. Perché la censura fa rima con intolleranza e soprattutto dilettantismo politico.

E' NATO UN NUOVO PARTITO: LA LISTA MINZOLINI!

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Dopo l’edizione serale del Tg1 di ieri è ufficiale: è nato un nuovo partito, la lista Minzolini, ovvero il Tg1 delle Libertà. Mai, nella storia politica di questo paese e nella storia della tv pubblica nazionale, un direttore è sceso così tanto “in campo”, trascinando l’informazione ed il primo tiggì nazionale nell’agone politico, schierando così apertamente il primo telegiornale nazionale e tradendo milioni di italiani, affezionati telespettatori del tg della prima rete pubblica nazionale, sempre contraddistintosi per imparzialità ed equilibrio tra tutte le forze politiche. Non ne faccio una questione di professionalità del direttore. Conosco il modo con cui, almeno fino a ieri, Augusto Minzolini faceva informazione, quando il suo obiettivo era lo scoop giornalistico e la notizia. Quello che trovo intollerabile ed ingiustificabile è come sia possibile che nel nostro Paese, nel ventunesimo secolo, nel silenzio generale, un direttore diventi l’organ house ufficiale del governo, si presenti davanti alla telecamere e come un politico di lungo corso parli alla nazione invocando il voto anticipato ed esprimendo il suo dissenso ai “governicchi”, senza che nessuno tra i tanti intellettuali, giornalisti, politici che albergano in questo Paese e che ogni giorno ci dispensano le loro pillole di saggezza, senta il bisogno di esprimere con forza e senza mezzi termini il suo profondo disagio culturale ed intellettuale. In un paese normale, l’editoriale di ieri sera sarebbe bastato al mondo civile, culturale, intellettuale e politico per chiedere a gran voce e unitariamente le dimissioni di un direttore che con disinvoltura smette le vesti di giornalista e indossa quelle del politico di parte. In questo senso, trovo ridicola ed anche un po’ patetica la letterina a che i finiani hanno inviato a Santa Claus affinché liberi il Paese da Minzolini. Si sono accorti solo ora dello stato in cui Berlusconi ha ridotto l’informazione in questo Paese? Solo ora percepiscono l’occupazione manu militari della Rai che ha messo in atto il presidente del Consiglio? Solo ora che i riflettori si sono spenti o stanno colpendo implacabili loro, i neo avversari di Silvio, invocano l’intervento di Babbo Natale? Due cose mi preme dire ai finiani. Babbo Natale non esiste. La dittatura mediatica di Silvio sì e non si contrasta con le letterine-strenna ma con il coraggio e la forza delle idee. In Inghilterra, è nato un caso quando hanno visto il direttore generale della Bbc al numero 10 di Downing street per incontrare il portavoce del premier Cameron. E ho detto tutto.

MINEO FUORI. ORA L’INFORMAZIONE E’ TUTTA DI SILVIO

 

Re SilvioRe Silvio

In un’economia di mercato, si è rimossi quando l’azienda che si dirige perde in termini economici. Nel caso di una tv, in termini economici ma anche di ascolti. Corradino Mineo, direttore di Rainews24, ha portato il tg all news della Rai ad ascolti vicini a quelli della concorrente Skytg24 ma Berlusconi lo ha rimosso comunque, cacciato senza pensarci su due volte. Perché? Per due ragioni. Innanzitutto, perché agli occhi del padrone dell’informazione, l’ottimo giornalista Mineo ha avuto l’ardire di dare in diretta manifestazioni di piazza a lui sgradite e di dar voce all’opposizione, quel fastidioso orpello che intralcia lo strano concetto che Berlusconi ha della democrazia, più simile ad una forma di dittatura a colpi di spot e propaganda. In secondo luogo, perché quando c’è di mezzo il presidente del Consiglio e la sua spasmodica ossessione di avere sotto il suo controllo l’intera informazione non c’è economia di mercato o di ascolti che tenga. Figuriamoci se ci pensa su due volte se a maggior ragione ha di fronte a lui un giornalista che fa il suo mestiere, ovvero informare. Con la rimozione dell’ottimo Mineo, Silvio Berlusconi procede a tappe forzate, come un carro armato, verso la realizzazione del suo obiettivo finale: l’occupazione sistematica di tutte le televisioni. Con la cacciata dell’ormai ex direttore di Rainews24, effettivamente, Silvio Berlusconi controlla 10 testate su 11. Controlla Mediaset perchè è di sua proprietà. Controlla la Rai perché, complice il silenzio imbarazzante di Catricalà, l’ha occupata sistematicamente in qualità di presidente del Consiglio. A questo si aggiunga che, da circa tre mesi, Berlusconi ha assunto l’interim delle Comunicazioni, sostituendo Scajola alle attività produttive. L’informazione è sua, la piega a suo comando. Cancella volti e voci e caccia i giornalisti sgraditi perché liberi. A Corradino Mineo, ottimo direttore di Rainews24, va tutta la nostra solidarietà ed il nostro appoggio in futuro per la sua battaglia in difesa della sua onorabilità e dignità professionale. Per noi di Italia dei Valori questa rimozione è inaccettabile, così come è inaccettabile la dittatura mediatica di Berlusconi e le mani della politica sulla Rai. La spartizione della torta dell’informazione è una pratica che deve cessare. Non ci stancheremo mai di ripeterlo. In gioco, c’è la libertà di informare ed il diritto ad essere informati. Quella stessa libertà di stampa che persino l'Onu, oggi, dice che sarebbe a serio rischio se passasse la legge Bavaglio.

INTERCETTAZIONI: ORA IL REFERENDUM!

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Mi permetto di pubblicare una email che mi è giunta ieri, mentre i colleghi del Senato, capeggiati dall’amico Felice Belisario, occupavano l’Aula. Sono sicuro che l’autore della lettera non se ne avrà a male. Ometto la firma per rispetto della privacy. Ho ricevuto tante, tantissime lettere di apprezzamento ed incoraggiamento. Pubblico questa per tutte. Le parole di questo amico e sostenitore, e di tutti quelli che hanno trovato il tempo ed il modo di inviarci un messaggio di solidarietà, danno un senso e valore al nostro impegno in politica. Ecco il testo della lettera. “Gentile Onorevole, la prego di voler girare i miei ringraziamenti di cuore a tutti i senatori di IDV che stanno occupando il Senato in segno di protesta contro il DDL intercettazioni. Grazie di cuore da me e da tutta la mia famiglia”. Grazie a voi. Lettere come questa dimostrano che il segnale di Italia dei Valori ai cittadini è arrivato forte e chiaro. La legge sulle intercettazioni voluta dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è il massacro della libertà. Il massacro della libertà per i giornalisti di fare il loro mestiere, cioè informare. Il massacro della libertà per i cittadini ad essere informati, diritto sacrosanto ed inviolabile in democrazia. Il massacro della libertà degli investigatori di fare il loro mestiere, scoprire e condannare il crimine. E’ il trionfo dell’arroganza di ladri, evasori, imbroglioni.  E’ il via libera alla criminalità organizzata a continuare delinquere più di prima e meglio di prima. Una legge criminale e criminogena e paradossale. Con l’approvazione della nuova legge sulle intercettazioni, accadrà che un giudice unico potrà condannare un cittadino all’ergastolo ma per disporre un’intercettazione sarà necessario riunire un collegio composto da tre giudici. Non solo. L’autorizzazione, scaduto il primo periodo, dovrà essere rinnovata ogni tre giorni. Per cui, ogni tre giorni un pm dovrà scrivere un’istanza per spiegare le ragioni, ogni volta nuove e motivate, per le quali chiede la proroga delle intercettazioni ed ogni tre giorni un collegio di tre giudici si dovrà riunire per valutare la richiesta inoltrata dal pm e decidere con un’ordinanza dettagliatamente motivata. Ma se il giudici passeranno tutto il tempo a fare questo, quando faranno i processi? E’ chiaro l’intento della maggioranza. Questa legge è la fine della libertà di informazione, è la morte della giustizia e della legalità. Resta solo una parola: referendum!

IMMORALI SONO I VERTICI RAI NON SANTORO

 

Santoro - RaiperunanotteSantoro - Raiperunanotte

Santoro santo e martire? Rispondo a Maria, mia assidua lettrice, che mi chiede di chiarire la linea del partito sulla vicenda Santoro. Innanzitutto, ci tengo a rassicurarla che i commenti dei miei lettori li leggo eccome, anzi di più, li considero una risorsa fondamentale per le mie riflessioni politiche e personali. Non ci sono due linee di pensiero diverse in IdV su questa vicenda e, seppure ci fossero, non ritengo siano divergenze così gravi e insanabili. Dunque, io penso che Santoro sia un ottimo giornalista, una voce libera e autorevole, un professionista eccellente sul mercato, molto probabilmente il più bravo a ideare, progettare e condurre straordinarie kermesse giornalistiche, che portano milioni di euro nelle casse della Rai. Dunque, fa bene a tutelare la sua immagine ed i suoi interessi. Durante tutto quest’anno, non è mai venuto meno il mio sostegno e la mia solidarietà al conduttore e alla redazione di fronte ai puntuali e vergognosi attacchi, prima durante e dopo le puntate di Annozero. I numerosi interventi su questo blog lo testimoniano. Non ho mai detto, perché non lo penso, che Santoro sia immorale.  Non spetta certo a me dare patenti di moralità o immoralità a questo o a quello. Io ho detto chiaramente che ad essere immorali sono i dieci milioni di euro che i vertici Rai avrebbero deciso di dargli come buonuscita. Una cifra scandalosa che, come ha detto anche Lucia Annunziata, toglie il fiato, soprattutto se si pensa al grave momento di crisi economica che il paese sta attraversando e che tocca l’azienda Rai stessa. Immorale è la decisione della Rai di privarsi di 10 milioni di euro, che avrebbero fatto meglio ad impiegare in modo più proficuo e di un giornalista di punta lasciando Rai2 sguarnita, non per motivi giornalistici o editoriali ma per ragioni politiche. Perché il direttore generale Masi non ne poteva più di ricevere le puntuali telefonate del presidente del Consiglio Berlusconi che gliene diceva di tutti i colori. Di immorale c’è il fatto che la censura a Santoro ce l’hanno fatta pagare a tutti noi. L’ha pagata la Rai, che si ritrova con 10 milioni di euro in meno, senza un giornalista di razza, quindi ridimensionata brutalmente, a tutto vantaggio di Mediaset. Questo si, lasciatemelo dire, è immorale! Quanto alle future decisioni che Santoro assumerà, andarsene o rimanere, non ci permettiamo di dirgli cosa debba o non debba fare per il suo futuro. Gli diciamo soltanto che la sua testimonianza di libertà in Rai e la sua resistenza vale molto di più dell’impegno di mille politici.

L'ONU, LA PIAZZA E LA CURA CONTRO IL CANCRO

Con un bellissimo e appassionato intervento pubblicato su “La Repubblica” di sabato, Roberto Saviano ha lanciato una provocazione davvero forte: chiedere l’intervento degli osservatori Onu per garantire il voto libero ed onesto in Italia. E’ davvero difficile non condividere la sua proposta  e la drammatica constatazione che vi sono ampie parti del sud del nostro paese dove si è perso completamente il senso del confine tra lo stato e l’antistato. Dove, sempre più, politica e criminalità organizzata si assomigliano perché entrambe usano la povertà come mezzo per la loro affermazione. Tra i cittadini poveri riescono ad affermare il loro sistema fatto di clientele, di favori, di sussidi che sempre più trascinano quelle regioni verso il basso togliendo loro ogni speranza di riscatto futuro.  La frase che più mi ha colpito è quella di apertura, una citazione di Corrado Alvaro, scrittore calabrese di San Luca: "La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. E questa disperazione avvolge il mio paese da molto tempo". E Saviano giustamente sostiene che l’Italia è un paese sotto assedio dove, nell’indifferenza assoluta, nel silenzio dell’informazione e nell’inerzia della politica, si ritrovano casi some quello della Calabria: su 50 consiglieri regionali 35 sono stati inquisiti o condannati. Oppure il caso della Campania della quale Saviano ricorda l’incredibile vergogna del sottosegretario Cosentino e di Roberto Conte candidatosi nuovamente nonostante una condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi per associazione camorristica. Saviano ha ragione: la democrazia italiana è davvero sotto assedio. Al Sud aggredita dall’azione congiunta di una criminalità violenta e arrogante e di una politica debole e con una parte sempre più rilevante marcia collusa. Il resto del Paese, pur senza conoscere problemi così drammatici, vive la condizione di una democrazia accerchiata da un governo sempre più lontano dai cittadini e dai loro interessi veri e quotidiani, che si sta trasformando in regime totalitario, per quanto sgangherato. Da questo punto di vista, lo spettacolo della manifestazione di sabato del Pdl a piazza San Giovanni è agghiacciante. La folla aizzata contro l’altra metà del paese. Slogan ripetuti ossessivamente. Toni da guerra civile, con l’invocazione della lotta del bene contro il male. Il tutto mentre alle folle si chiedeva un ‘sì’ e un ‘no’ urlati ad ogni domanda e dal palco il manipolo di imbarazzati candidati presidente snocciolava litanie parareligiose che richiamavano alla mente i momenti più bui della storia delle democrazie occidentali. Una manifestazione intrisa di aspetti ridicoli e grotteschi, ma non per questo meno pericolosa. L’aver mandato proclami deliranti, come la futura cura per il cancro, dimenticandosi soltanto la panacea contro la caduta dei capelli, non toglie nulla alla violenza verbale di quella manifestazione. Una violenza che sarà ancora più acuita nei prossimi giorni da un’informazione asservita e priva ormai degli anticorpi del pluralismo e di ogni libertà e autonomia. Italia dei Valori ha provato anche in queste elezioni a spezzare questo assedio. In Calabria prima della presentazione delle liste per le elezioni regionali abbiamo trasmesso l’elenco dei candidati alla commissione antimafia ricevendone il nulla osta. Nessun altro partito lo ha fatto, tanto che, ad oggi, ci ritroviamo con 59 candidati per il consiglio regionale calabrese che sono indagati o rinviati a giudizio. A livello nazionale ogni giorno denunciamo il totalitarismo dell’informazione. E’ sotto gli occhi di tutti infatti che questa campagna elettorale sia una delle meno libere della storia d’Italia: con i talk show chiusi e i telegiornali in mano a una sola forza politica. Tutto questo avviene, così come denuncia Saviano, senza che ci sia una reale indignazione. E’ per questo che, forse, dovremmo seguire il suo consiglio e prima delle prossime elezioni politiche chiamare gli osservatori Onu “per vedere garantito un diritto che ogni democrazia occidentale deve considerare normale: la pulizia e la regolarità delle elezioni”.

BERLUSCONI E LA STRATEGIA ALLA MAGO DO NASCIMIENTO

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La strategia di Silvio Berlusconi, per questa campagna elettorale, appare sempre più chiara: possiamo chiamarla “alla mago Do Nascimento”, il compare di Vanna Marchi, quello delle truffe nelle televendite. Visto che la stima del governo, ormai da un anno e mezzo a questa parte, è soltanto una collezione ininterrotta di disastri, con un economia che va sempre peggio, centinaia di migliaia di persone che hanno perso il posto di lavoro, i giovani con il più alto tasso di disoccupazione degli ultimi vent'anni, e via via sempre più famiglie che sprofondano nella povertà, aziende che chiudono, imprenditori che si tolgono la vita per non affrontare la tragedia delle loro aziende che sono costretti a chiudere. Di fronte a tutto questo era evidente che Berlusconi non potesse affrontare una campagna elettorale normale, fatta di confronto, di pluralismo, di idee e contenuti. Ecco allora che parte la strategia alla “mago Do Nascimento”.
Berlusconi, lo sappiamo, ha un controllo quasi totale dei mezzi d'informazione televisivi, ed ecco allora che partono le mosse strategiche: la “mordacchia” definitiva a quel poco di libera informazione che ancora esiste in Rai, chiudendo con un provvedimento ingiusto, illegale e incostituzionale, i talk show televisivi. Provvedimento che poi verrà esteso anche alle tv private, ma è evidente che i più importanti e seguiti sono tutti in Rai. La seconda operazione, che si affianca a questa, è che l'unica informazione di comunicazione politica che a quel punto resta nelle televisioni è quella dei telegiornali, ormai quasi tutti interamente di informazione di regime. Guarda caso proprio oggi l'Agcom, che diffonde i dati sulla presenza delle forze politiche nei vari Tg nazionali, ci dice che nei Tg di Mediaset il governo e la maggioranza dilagano letteralmente con percentuali che arrivano oltre il 90%, con le opposizioni ridotte a percentuali da prefisso telefonico: 1-2%. In Rai non va molto meglio. Al Tg1 tutta l'opposizione insieme occupa appena il 18%, il resto va tutto alla maggioranza e al governo. Si chiude qui la strategia alla “mago Do Nascimento”, Berlusconi può andare in televisione a raccontare un sacco di bugie, ricostruendo la sua personale narrazione delle cose, falsa e bugiarda, che non ha nulla a che fare con la realtà ma che, come diceva il tristemente famoso Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler, a cui probabilmente Berlusconi si ispira: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà verità”. Questa è la strategia alla “mago Do Nascimento” di Berlusconi.
Purtroppo per lui, in questo Paese c'è ancora un istituzione di garanzia che funziona, l'unica, la magistratura, che ci ha dato in queste settimane gli ultimi sprazzi, le ultime speranze, di una democrazia che ancora regge, prima facendo giustizia di quel tentativo indegno del centrodestra che con una norma illegale e incostituzionale ha cercato di ripescare le proprie liste all'ultimo momento, poi sospendendo il provvedimento dell'autorità garante delle comunicazioni che applicava anche alle televisioni private quel regolamento, dato dalla vigilanza Rai e poi applicato in modo ancora più estensivo dal CDA Rai, che impediva la trasmissione dei programmi di approfondimento politico durante la campagna elettorale. La prima decisione arriva da una commissione parlamentare, composta da deputati e senatori, che decide che i talk show televisivi di carattere politico in campagna elettorale o si trasformano in tribune politiche oppure non possono andare in onda. Successivamente il CDA Rai, andando addirittura oltre la decisione di questa commissione parlamentare di vigilanza, decide non di trasformare i talk show in tribune politiche, ma di cancellarli del tutto. A quel punto, un'altra autorità garante, l'AGCOM, decide che per una questione di equità questa norma vada estesa anche alle TV private. Oggi, il Tar, nell'ambito della sua competenza sugli atti amministrativi, sentenzia che questa scelta è stata una decisione illegale e sbagliata, dando alle televisioni private la possibilità di fare anche in campagna elettorale i talk show. Il Tar però deve alzare le braccia sulla decisione della commissione di vigilanza parlamentare, proprio perché è un atto di un organismo sovrano. A questo punto il rischio è che il Tar, pur avendo fatto giustizia, può imporre solo alle tv private di far ripartire i talk show, producendo un paradosso: le televisioni private, in particolare Mediaset, potranno già da questa sera fare talk show politici, ma l'unica a non poterlo fare rimarrebbe la Rai.
Noi crediamo che sia particolarmente importante l'iniziativa che abbiamo avviato in questi giorni, un'iniziativa di grande successo chiamata “Una mail per riaccendere l'informazione”  e che già oggi ha portato a più di 7000 mail inviate al direttore generale della Rai per chiedergli di riaccendere l'informazione libera in questo Paese. Iniziativa che abbiamo proseguito nei giorni più recenti avviando un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale verso il direttore generale della Rai e gli amministratori del centrodestra per una decisione che, non solo priva i cittadini italiani di uno spazio di libertà , ma danneggia anche le casse della Rai. Ma non è finita qui. La cosa che oggi dobbiamo impedire è che si produca questo paradosso, dove Mediaset è autorizzata a trasmettere i talk show televisivi mentre soltanto la Rai resta ammutolita.
Oggi, fortunatamente, il Presidente del CDA Rai, Zavoli, ha convocato per lunedì un consiglio straordinario. Il Presidente, però, è solo un organo di garanzia,  e non ha nessun potere su quel Cda che è composto da esponenti messi dalla maggioranza di centrodestra. Per questo chiediamo a tutti i cittadini una nuova mobilitazione: da lunedì a mezzogiorno, momento della convocazione del CDA Rai, faremo partire un presidio ininterrotto davanti alla Rai, perché oggi stiamo assistendo al tentativo di questi “Al Capini”, perché ladri di informazione, ladri di libertà e ladri di democrazia, di spegnere giorno dopo giorno un pezzo della libertà del nostro Paese. Saremo davanti alla sede generale della Rai, in via Mazzini, per testimoniare che c'è una parte del Paese che di fronte alla violenza e all'arroganza di questo regime non china la testa.

Compila il seguente form per inviare una mail al direttore generale Rai,
Mauro Masi, per chiedergli di "riaccendere l'informazione" (testo della mail).

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FASCISMO MEDIATICO TRA GOEBBELS E MAGO DO NASCIMIENTO

“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà verità”. Lo diceva il tristemente famoso Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler. Parole che Berlusconi ha fatto sue. Il suo tentativo di capovolgere la realtà, da un lato, è comprensibile. Provate a mettervi nei suoi panni, poverino, non gliene va bene una: la crisi economica attanaglia il Paese, le imprese chiudono e la disoccupazione aumenta, i suoi sottosegretari e parlamentari vengono indagati continuamente per reati gravissimi, dalla corruzione alle collusioni con camorra (Cosentino) e ‘Ndrangheta (Di Girolamo), il vertice della protezione civile si è  trasformato in una cricca d’affari. Il Pdl è talmente spaccato che i suoi dirigenti non riescono neanche a presentare una lista…Insomma, una Waterloo. E si capisce bene che in queste condizioni dire la verità agli italiani è difficile, imbarazzante. E allora…via con la tattica del Mago Do Nascimiento, quel sedicente stregone che con Wanna Marchi truffò migliaia e migliaia di telespettatori, vendendo fumo a prezzi stellari. La tattica è semplice: in assenza di contraddittorio ci si presenta in tv e si dice ai cittadini che va tutto bene, che la crisi è superata, che le aziende si stanno riprendendo, che mafia, camorra e ‘ndrangheta sono stare azzerate, e che la lista del Pdl non è stata presentata a causa della macchinazione perversa di giudici comunisti e opposizioni golpiste. Balle, balle spaziali, come la parodia di Mel Brooks, ripetute sino alla nausea. La campagna elettorale di Berlusconi sarà una miserabile sequela di menzogne ripetuta dai megafoni di regime. Oggi il Fatto Quotidiano apre con uno scoop: indagini della procura di Trani hanno fatto scoprire le pressioni Berlusconi sul commissario Agcom Giancarlo Innocenzi per far chiudere Annozero e le trasmissioni scomode. E’ la prova che siamo al regime, al fascismo mediatico. Il Fatto ha aperto uno squarcio di verità sul tentativo del governo di censurare l’informazione libera e imbavagliare e controllare i media. Dobbiamo reagire. Tutte le forze democratiche di questo Paese devono reagire con durezza e determinazione a questo tentativo di piegare l’opinione pubblica con una finta informazione. Abbiamo presentato un’interrogazione e chiediamo al presidente dell’Agcom Calabrò le dimissioni di Giancarlo Innocenzi, il commissario che, da quanto si legge, si è prestato ad una operazione ignobile. E’ un fatto indegno che un membro dell’autorità garante per le comunicazioni prenda ordini da una parte politica, di fatto facendo l’esatto contrario di quanto dovrebbe. Per molto meno un tempo ci si sarebbe dimessi. Ma il berlusconismo ha fatto saltare non solo le più elementari regole democratiche, ma anche i canoni della dignità personale. Oggi, però, la sentenza del Tar sui talk show ripristina in parte la legalità nell’etere. I vertici Rai ne devono prendere atto e reinserire nei palinsesti i programmi d’approfondimento politico. Se così non fosse, ci troveremmo di fronte al paradosso che la tv di Berlusconi può mandare in onda i propri talk show e la tv di Stato no. Azzerare l’informazione politica in campagna elettorale ed affidarla solo ai telegiornali di regime che descrivono una realtà che non c’è è un metodo di comunicazione fascista inaccettabile. Per questo lunedì alle 12 quando sarà riunito il Cda Rai, faremo sentire la nostra voce anche a viale Mazzini.

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LADRI DI LIBERTA’ E D’INFORMAZIONE

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Fuori Annozero, Ballarò, Porta a porta. Ora a rischio anche Report. Il bavaglio sull’informazione diventa sempre più pesante, ma fortunatamente non ha ancora chiuso la bocca alla comunicazione on line e speriamo non possa mai farlo. E’ per questo che non mi stanco di denunciare quanto sta accadendo in questi giorni. Stiamo vivendo una sorte di notte della Repubblica, la democrazia si sgretola di fronte ai nostri occhi attoniti e disgustati. Il governo vara un decreto non solo anticostituzionale, ma illegale, mentre mette una nuova, vergognosa fiducia per blindare una legge ad personam che permetterà a Berlusconi di continuare a godere dell’assurda prerogativa di stare alla larga dalle aule dei tribunali. E intanto, per la prima volta nella storia, con un atteggiamento che sta a metà strada tra il grottesco e l’inquietante, il presidente del Consiglio, fuori di sé, annuncia la piazza, non si capisce su che basi  e contro chi, forse contro se stesso, o magari contro i dirigenti del suo partito. Ma tanto Berlusconi e la sua maggioranza sanno che, per quante ne combinino, per quanto siano travolti dalla corruzione, dai loro errori e da una crisi economica senza precedenti, alla fine il prezzo che pagheranno sarà minimo, perché la gran parte degli italiani, quella che si informa solo dalla tv, grazie al giogo berlusconiano sull’informazione, non ne saprà nulla o quasi. Ecco perché dobbiamo tenere accesa l’attenzione sulla libera informazione. Ecco perché dobbiamo portare avanti la battaglia nata con la campagna “Una mail per riaccendere l’informazione”, che ieri si è arricchita di una nuova iniziativa, con il deposito da parte di IdV di un esposto alla Procura della Corte dei Conti per danno erariale, nei confronti dei consiglieri di amministrazione di maggioranza della Rai e del direttore generale e di un'interrogazione parlamentare. E’ solo un piccolo passo. Non sarà certo questo a risolvere il vulnus democratico rappresentato dalla censura all’informazione. Ma chissà, forse, come tanti anni fa la giustizia riuscì ad incastrare Al Capone, arrestandolo solo per evasione fiscale, magari anche noi riusciremo a mettere all’angolo i tanti “al capini” del governo e dell’informazione (ladri di libertà, d’informazione e di democrazia) che ogni giorno la fanno franca nelle sale del potere, nei palazzi della televisione italiana e del governo.

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