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SU MILANESE CALA LA TELA DEL GOVERNO

Oggi il Parlamento si pronuncerà sull’arresto del deputato Milanese, ex braccio destro del ministro dell’Economia Tremonti. Noi non nutriamo alcun dubbio. Le accuse, le carte, le intercettazioni che abbiamo letto, studiato e sulle quali abbiamo riflettuto a lungo parlano chiaro: il voto a favore della richiesta dei magistrati è un voto giusto. Abbiamo chiesto ed ottenuto che si votasse con un voto segreto, non perché ci piacesse. Siamo sempre stati per il voto palese e libero ma era chiaro che il centrodestra avrebbe fatto ogni sorta di giochino “politico” per blindare la maggioranza. Il voto segreto era la scelta obbligata per stanarli e ci siamo riusciti. Ieri, Bossi ha detto che la Lega voterà contro l’arresto di Milanese. E’ deprimente assistere alla deriva politica del Carroccio che svende i suoi valori e la sua anima al diavolo, pur di rimanere alla tolda di comando di una nave sempre più alla deriva. Qualche tempo fa, il leader del Carroccio disse: “Quando il popolo si muove travolge tutto”. Ebbene, io penso che il popolo, quel popolo sovrano che Reguzzoni dice di essere al di sopra del presidente della Repubblica, travolgerà anche la Lega e questa maggioranza che sta facendo solo male al Paese. Dunque, tra qualche minuto inizierà lo spettacolo più deprimente che questo Parlamento abbia offerto negli ultimi mesi. Il finale appare scontato, salvo sorprese difficili da avverarsi ma su questa vicenda cala la tela del governo. Vogliono giocare? Lo facciano pure, quel che è certo è che se dovesse vincere questa cordata il presidente Berlusconi sarà ancora più commissariato. E c’è chi, di fronte a tutto, questo, si indigna per una parola forte ma senz’altro che fotografa la realtà pronunciata da Antonio Di Pietro. Il festival dell’ipocrisia. Come diceva Totò, ma fatemi il piacere!

IL PARLAMENTO RIAPRA I BATTENTI ORA!

L'incontro tra le parti sociali e le opposizioni, cui ho preso parte con il presidente Di Pietro, è stato importante e proficuo. E' emerso un quadro preoccupante, drammatico ma soprattutto è emersa con assoluta evidenza l'incapacità e l'inerzia del governo che ha rinviato tutto a settembre. Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, unitamente a tutte le altre parti sociali e sindacati, hanno sottolineato l'assoluta necessità ed urgenza di prendere provvedimenti ora, già a partire dalle prossime settimane. Italia dei Valori si è presentata all'incontro con una proposta concreta, una proposta di legge che, per molti aspetti e linee guida, ricalca la proposta delle parti sociali. Lo abbiamo messo sul tavolo, offrendolo sia alle parti sociali che agli altri partiti di opposizione. Ancora oggi, nonostante le dichiarazioni rese dal Presidente del Consiglio dei ministri alle Camere e l'incontro tra le parti sociali ed il governo di ieri, le turbolenze sui mercati finanziari continuano a colpire pesantemente la borsa ed i titoli del debito pubblico italiani. E' evidente che i mercati finanziari giudicano inadeguato, insufficiente, e comunque poco credibile, il piano di azzeramento del deficit varato dal Governo con il decreto legge sulla manovra. Le stesse parti sociali hanno sottolineato la necessità di adottare, con carattere di assoluta immediatezza, nuove e più incisive misure strutturali che rendano plausibile e sostenibile nel Paese il raggiungimento dell'obiettivo dell'azzeramento del deficit entro il 2014 e il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, ha invocato la necessita' che l'Italia adotti con urgenza misure strutturali di riforma finalizzate al risanamento dei conti pubblici. Noi abbiamo messo la nostra proposta sul tavolo delle parti ed abbiamo chiesto ai presidenti dei due rami del Parlamento, Schifani e Fini, di convocare con urgenza, già a partire dalla prossima settimana, le rispettive assemblee, procedendo alla calendarizzazione della nostra proposta di legge e di analoghi disegni di legge di altre forze politiche o di iniziativa governativa. Non c'è tempo per aspettare. Settembre è troppo lontano. Bisogna agire subito, ora. Per questo oggi, rinnoviamo a tutte le forze politiche e al governo di esaminare il nostro disegno di legge, che va nella direzione auspicata dalle forze sociali, ma siamo pronti a misurarci con qualunque proposta e da chiunque provenga purché efficace. Ci auguriamo che, già a partire dalle prossime ore, arrivino proposte concrete anche dalle altre forze di opposizione e soprattutto dal governo. Il momento è drammatico e se il Governo non risponderà a questo appello, allora il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrà davvero considerare il da farsi, perché un governo inerme, che non agisce di fronte ad una situazione di emergenza economica e finanziaria come questa, è un governo che va rimosso.

PROVINCE, NOI NON CI ARRENDIAMO

             Italia dei Valori continuerà a lottare per l’abolizione delle province. Non abbiamo la minima intenzione di lasciar cadere la battaglia che fino a qui abbiamo condotto nelle aule parlamentari, ma, anzi, come già annunciato da Di Pietro, intendiamo rilanciarla fuori dai palazzi della politica, percorrendo ogni strada possibile.L’abolizione delle province non solo è una scelta politicamente ed eticamente doverosa, ma deve diventare ancora di più il simbolo di un nuovo patto tra politica e cittadini. Un patto con il quale una politica che non vuole essere ‘Casta’ immagina una nuova e diversa architettura dello Stato. Più snella, più moderna ed efficace proprio a partire da interventi, talora fatti anche con l’accetta, che mettano mano all’elefantiaco e pletorico sistema della rappresentanza politica. Lo strumento referendario sarebbe sicuramente il più efficace, ma si scontra, purtroppo, con il divieto, previsto dalla Costituzione, di referendum abrogativi di norme costituzionali. Per abolire le province, bisogna per forza modificare la Costituzione che le prevede. Ma non ci fermiamo di fronte a questo. Raccogliamo lo spirito che ha animato la vostra richiesta annunciando che inizieremo da subito la raccolta di firme su un disegno di legge di iniziativa popolare. E puntiamo a raccogliere ben più delle 50.000 firme previste come soglia minima. Sono convinto che, se questa battaglia non sarà - così come è stato per i recenti referendum - la battaglia di una sola forza politica, ma di un’intera società civile, dei mezzi d’informazione più sensibili e liberi e di quella cittadinanza attiva che ha segnato i momenti più  significativi della nostra vita politica recente, vinceremo. Tutti insieme.

IDV NON PREPARA NESSUNA SVOLTA CENTRISTA

Antonio Di PietroAntonio Di PietroDopo l’intervento di Antonio Di Pietro alla Camera, dove sollecitava il Pd ad assumersi l’onore e l’onere di imprimere una svolta alla coalizione di centrosinistra, sono stati spesi fiumi di parole, di inchiostro, spesso velenoso. C’è chi, in due eventi del tutto casuali, l’intervento di Di Pietro e l’avvicinamento in Aula di Berlusconi, ha voluto forzatamente cercare un nesso, che non c’era e non c’è. Piroette, cambio di rotta, riassestamento, spostamento della linea politica: così è stato definito il suo intervento. Un mare di falsità, di miopia spesso condita da pregiudizio. Comprendo bene che molti dei nostri elettori possano essersi sentiti smarriti, anche se credo, anzi sono convinto, che essi siano molto più avanti di quanto non lo siano i giornali. Voglio rassicurarli: la nostra non è una svolta centrista. Io per primo non voglio trovarmi fianco a fianco con Casini. Credo che a nessuno appaia come una novità che a noi le ideologie non ci interessano. Vogliamo continuare ad essere quello che siamo stati fino ad oggi: un soggetto politico generalista che si rivolge potenzialmente a tutto l’elettorato. Ma pare che questo a qualcuno non piaccia o non faccia comodo. Io ribadisco un concetto che vorrei fosse chiaro a  tutti: quella che è stata definita una sferzata al Pd da parte del leader del mio partito, era un appello accorato a trovarci ora, subito, su una coalizione solida, un leader e un programma. Era ed è un atto d’amore verso la coalizione, verso il Paese, verso quell’idea di alternativa, scaturita forte e chiara dalle amministrative e ancor più dai referendum. Coloro che hanno permesso la vittoria di Pisapia a Milano, di De Magistris a Napoli e coloro che hanno votato ai referendum, non sono tutti di centrosinistra. Mi spiego. Se ci fossero le politiche molti di questi elettori non voterebbero per il centrosinistra. Dobbiamo invece cogliere il messaggio che ci mandano, quello cioè di essere pronti a rimettere in discussione le loro appartenenze di schieramento a fronte di proposte serie, chiare e nette. E’ qui il bandolo della matassa. Nel caso poi dei referendum, 10 milioni di elettori del Pdl hanno bocciato le proposte del governo. Ebbene, noi, proprio noi, che siamo i più convinti antiberlusconiani, siamo convinti che, di fronte a questo messaggio straordinario, che dimostra chiaramente la fine di Berlusconi e del berlusconismo, per liberarsi di lui bisogna già progettare “il dopo” con una proposta politica che sia in grado di attrarre anche il consenso elettorale di una parte di elettori delusi che ha votato centrodestra. Come? Pensare di farlo rifacendosi a basi ideologiche è sbagliato. Quando Vendola parla di sinistra, come se fosse in sé un valore assoluto, la cosa ci lascia indifferenti. I vecchi arnesi ideologici non servono più a niente in questo contesto economico e di relazioni internazionali. Per questo ci poniamo tre obiettivi; vogliamo essere un partito generalista che si rivolge potenzialmente a tutto l'elettorato; vogliamo agire non sulla base di un'ideologia ma su tre valori di riferimento, libertà, legalità e solidarietà; vogliamo fare proposte concrete per risolvere i problemi del Paese e attuare quelle riforme strutturali di cui l’Italia ha bisogno. Riforme che non si faranno in una legislatura: per questo è fondamentale ritrovare delle fondamenta di comune convivenza a prescindere dal cambio di governo. Questo è però possibile solo dopo Berlusconi, che ha impedito il dialogo inquinando la politica con un uso privatistico e col conflitto d'interessi. Quanto al Pd, nessuno ha voluto o vuole cercare lo scontro. Noi vogliamo essere leali alleati. Lasciatemi però dire che è quanto meno bizzarro che quando noi attaccavamo duramente Berlusconi ci dicevano che eravamo un problema perché spaventavamo l'elettorato moderato. Adesso che vogliamo anche noi rappresentare una parte di quell’elettorato ci dicono che lo devono fare solo loro. Io invito gli amici del Pd a cogliere quanto c'è di positivo in questo: se c'è più di un partito che vuole intercettare voti dall'altra parte dello steccato è solamente un fatto positivo, così si vincono le elezioni. Mi auguro che, passato il risentimento iniziale, prevalga la posizione positiva e, soprattutto, costruttiva. Noi, con senso di responsabilità, abbiamo posto un problema oggettivo, ovvero, la mancanza di una coalizione, di un leader e un programma. Se il primo partito di centrosinistra, risponde che la coalizione si farà quando la vorranno loro, mi pare che non dia una prova di forza, ma di debolezza e di imbarazzo. Loro sono la nave, noi un rimorchiatore piccolo ma agile che vuole contribuire a portare il centrosinistra fuori dalle acque basse del porto per cominciare il viaggio in mare aperto. E’ un delitto sognarlo?

CARO BERSANI, IDV NON CI STA A PETTINAR LE BAMBOLE

Sarò di parte, ma stavolta mi esce dal cuore: evviva Di Pietro! Il ruvido, brutalmente diretto, insopportabilmente sincero Di Pietro, oggetto di mille accuse, di un insopprimibile fastidio da parte di chi gli dovrebbe essere alleato. Questo Di Pietro è una delle più grandi risorse di cui il centrosinistra dispone, eppure sembra non volerlo comprendere e ed accettare mai fino in fondo.
Per due anni, in cui le altre opposizioni, all’inizio della legislatura, pensavano di fare con Berlusconi le grandi riforme per ammodernare il paese (sic!) ha condotto una battaglia solitaria per dimostrare il vero volto di un politico senza scrupoli e, soprattutto, senza alcun interesse per il destino del paese. Ed oggi, per fortuna, tutti sono sulle nostre posizioni. Ha raccolto, nell’indifferenza quando non nell’ostilità dichiarata di tutta l’opposizione, grazie all’impegno di decine di migliaia di attivisti e simpatizzanti di IDV, i milioni di firme per quei referendum che hanno contribuito ad affossare politicamente un governo incapace. Ed oggi, per fortuna, tutte le opposizioni rivendicano quei referendum.
Ora Di Pietro avrà ancora una volta il torto di avere ragione prima degli altri e cioè di aver capito che l’ultimo tratto che manca per mandare a casa Berlusconi e aprire la strada ad una alternativa democratica lo si realizza soltanto costruendo l’alternativa di governo, fondata su un programma chiaro ed inequivoco, su una leadership riconosciuta da tutti, su un insieme di forze vincolate da un patto di lealtà. E che questo va fatto non fra un anno o due ma ora e subito!!!
Il paese, col voto amministrativo e referendario, ha fatto al centrosinistra un’apertura di credito. Se non la ricambiamo oggi stesso assumendoci la responsabilità di costruire un’alternativa forte e coesa saremo travolti dalla nostra incapacità. Ed allora, ed ancora una volta, evviva Di Pietro, che dopo averlo chiesto decine di volte in privato, in mancanza di alcuna risposta, ha avuto il coraggio di dire pubblicamente, in diretta TV, che il PD ha l’onore e l’onere di convocare subito i partiti che devono dare vita alla coalizione di centrosinistra, perché ad oggi l’alternativa non c’è, il programma non c’è ed il leader nemmeno. Ma cosa credono, che gli italiani siano così fessi da non averlo capito? Che se nessuno lo dice nessuno se ne accorge? Cosa credono, che mentre il centrosinistra cincischia gli italiani stanno a pettinar le bambole? Bisogna cominciare a capire che in politica dire la verità fa bene e confrontarsi con i problemi fa bene se poi c’è la volontà di risolverli. Per parte nostra ne siamo certi e per questo, da oggi in poi, in ogni sede pubblica ed ufficiale, nelle aule del parlamento ed in diretta TV continueremo a chiedere ora e subito un centrosinistra unito. Perché noi vogliamo costruire e non c’è più tempo da perdere.

IL VOLPONE GRILLO COPIA (MALE) BERLUSCONI

GrilloGrillo"Il 5 aprile del 1995 Antonio Di Pietro depone la toga ed inizia la sua carriera politica, che già nel 1996 lo vede Ministro ai Lavori Pubblici per il primo governo Prodi. Ministro lo sarà solo per pochi mesi, in quanto indagato e poi assolto dal Gip perché il fatto non sussiste dai giudici di Brescia per non avere indagato accuratamente il più grande faccendiere d'Italia. Si tratta di quel Pacini Battaglia che poi verrà condannato nel 2005 a 6 anni per appropriazione indebita nella vicenda dei fondi neri Enimont (poi indultato nel 2006), al riguardo della più grossa tangentopoli italiana, quella dei cantieri dell'Alta Velocità da Milano a Napoli per un valore di 140mila miliardi di euro. Fa pensare che Di Pietro, nel 1994, venga avvicinato una prima volta dal premier Berlusconi, proprio mentre sta indagando su di lui, e quindi nuovamente nel febbraio del 1995. Dalle carte dei pm di Brescia risulta che non disdegnò affatto un incarico da Berlusconi e fu solo Scalfaro, chiamando il suo superiore Borrelli, a farlo desistere. Il 4 luglio del 1993, Di Pietro interroga Prodi su eventuali finanziamenti dell'Iri ai partiti, di cui Prodi è nuovamente Presidente dal 1993, ma quest'ultimo ovviamente nega. Diversi pentiti raccontano di come la più grande torta da spartirsi sia quella dell'Alta Velocità, di cui Prodi è prima garante (poi ci saranno Agnelli e Pininfarina), quindi consulente con Nomisma. E, poi ancora, a capo di uno dei tre general contractor, l'Iri che accoglierà nelle fila dei propri consorzi temporanei d'impresa, lIricav Uno e Due, aziende notoriamente in mano alla mafia e alla camorra, come Icla, Condotte o Calcestruzzi. Ma Di Pietro, che con pesci più piccoli è duro fino a sfiorare l'illecito, con Prodi chiude lì. E nel 1996 è ministro. Illazioni sono state fatte da molti, ma quando si leggono le carte dei processi, processi in cui un ex-pm si rifiuta di entrare nel contraddittorio, viene più di un dubbio. Che forse vi sia stato in passato un uso politico della magistratura? Per trovare i colpevoli bisogna sempre guardare a chi ci ha guadagnato: Prodi e Di Pietro, le banche e le aziende private. Saremmo interessati a sentire Di Pietro chiarire le zone d'ombra che ancora pesano sul suo conto".

Chi ha scritto questa biografia?

Silvio Berlusconi? No

Maurizio Gasparri? No

Ignazio La Russa? No

Sandro Bondi? No

Maurizio Belpietro? No

Filippo Facci? No

No, né Berlusconi né uno dei suoi sgherri. E’ tutta farina del sacco di Davide Bono, presidente del Movimento Cinque Stelle del Piemonte. Per rispondere alla mia intervista su affaritaliani ha fatto ricorso a tutto l’armamentario berlusconiano di vecchie e false ( basta leggere qui) accuse nei confronti di Di Pietro. Per rispondere alla mia critica di essere funzionali a Berlusconi, il movimento di Grillo ha risposto esattamente come avrebbe risposto Berlusconi. Quale miglior conferma per la mia tesi? Questa è la nuova linea di Grillo nei confronti di Antonio Di Pietro. Proprio lo stesso Antonio Di Pietro che fino a poche settimane fa chiamava ‘Kryptonite Di Pietro’, che descriveva come l’unico politico italiano degno di fiducia. Cos’è successo? Avendo fondato un partito, ora Grillo si comporta come un vecchio volpone della politica. E, per guadagnare consenso, attacca chi gli è più vicino, nel tentativo di sottrargli voti. Dispiace che molte delle cose giuste che Grillo ed il Movimento 5 Stelle sostengono passino in secondo piano rispetto a questo modo vecchio e berlusconiano di fare politica. In questo modo, purtroppo, fanno solo il gioco di Berlusconi.

QUESTIONE MORALE? LE MIE RIFLESSIONI AI VOSTRI COMMENTI

Voglio tornare sull'argomento che ha suscitato tanto interesse e tante polemiche, anche per provare a rispodere ai moltissimi commenti: c'è una questione morale nell'Idv? Se fosse vero, e se le parole hanno un senso, affermarlo vuol dire che nel partito sguazzano indisturbati corrotti, disonesti e persone che usano la politica per interesse personale. Questo è falso e insultante e ribadisco con fermezza e indignazione che il partito che conosco e che incontro in giro per l'Italia da dieci anni, non solo è il partito dove non c'è nessuna questione morale ma, al contrario, è un partito bello e pulito. E se affermare questa certezza, con forza e anche con una certa incazzatura verso chi sostiene il contrario, mi vale il titolo di "togliattiano", me lo prendo senza farci troppo caso. Detto questo facciamo una serie di precisazioni, alle quali non ho alcuna volontà di sfuggire. Negare la questione morale equivale a dire che viviamo nel partito perfetto? Di certo no. Persone che si sono rivelate non per bene ce ne sono state, senz'altro, ma quando ce ne siamo accorti le abbiamo sempre allontanate dal partito. Altri probabilmente ce ne sono o ne arriveranno, e l'unica difesa che abbiamo è sempre e soltanto quella di continuare ad essere intransigenti sotto il profilo della correttezza morale, con i nostri iscritti ed eletti. Negare la questione morale significa negare che una parte  della classe dirigente che abbiamo portato nelle istituzioni si sia rivelata non all'altezza del compito o che ci abbia usati come un autobus? Di certo no. E' accaduto ed ovviamente chi ha avuto maggiori responsabilità di scelta ha sbagliato di più. Ma vi garantisco che costruire un partito dal nulla, partendo senza struttura, senza un brandello di classe dirigente ereditata da precedenti formazioni politiche è stata un'esperienza midiciale. Solo la lega, che è nata 25 anni fa, dalla società civile, così come noi, ha sperimentato difficoltà analoghe, anzi molto maggiori. Abbiamo mobilitato decine di migliaia di persone dalla società civile. Abbiamo accolto anche molte persone che venivano da precedenti esperienze politiche. Nel 95% dei casi abbiamo scelto bene, nel 5% abbiamo sbagliato. Sentiamo la responsabilità degli errori e proveremo a fare ancora meglio, ma ce l'abbiamo messa tutta. Ma soprattutto, oggi stiamo formando nei comuni, nelle province e nelle regioni una classe dirigente tutta nostra, fatta di molti giovani uomini e donne. Per questo abbiamo la coscienza pulita. Negare la questione morale significa negare che talora vi siano stati abusi nel tesseramento, o logiche familistiche o di potere? Di certo no. Ed anche questo fenomeno ci amareggia e cerchiamo di contrastarlo. Ma nessuno ha ancora trovato un sistema più democratico delle iscrizioni e dei congressi per attuare la democrazia all'interno di un partito. E poi diciamocelo con chiarezza: talora chi si lamenta ha buone ragioni per farlo, ma spesso non è in nulla diverso, o migliore o più competente di colui che critica. La verità è che costruire un partito davvero diverso è una fatica improba e un lavoro che non conosce fine. E allora ben venga il confronto, le critiche, anche quelle sui giornali, ma nessuno, ribadisco, nessuno si può permettere, mentre tutti noi lavoriamo ogni giorno con tutte le nostre forze per rendere questo partito sempre migliore, di non fare nulla se non salire in cattedra e tentare di dividere il partito in buoni e cattivi, in idealisti e opportunisti, rappresentando se stesso come il bene e il resto come il male.

UNA PUGNALATA ALLE SPALLE

Vasto 2010Vasto 2010Sono esterrefatto e chiedo scusa se i miei toni di oggi potranno apparirvi eccessivi ma l’attacco a freddo che De Magistris, Alfano e Cavalli, hanno sferrato oggi al mio partito mi indigna profondamente. Non era bastato il colpo arrivato il giorno dopo la vicenda Razzi e Scilipoti con le critiche alla selezione dei candidati e con il presagio di altre possibili fuoriuscite. A distanza di una settimana, arriva il secondo colpo, la bufala della questione morale in Italia dei Valori. Non siamo perfetti, per carità, lo sappiamo, ma proprio per quel senso di responsabilità che sentiamo a maggior ragione dopo quanto è accaduto, due giorni fa abbiamo analizzato la questione candidature all’ufficio di presidenza, per rivedere i criteri di scelta a cariche elettive della nostra classe dirigente. In quella sede, tra l’altro, ho avanzato nuovamente come soluzione la mia proposta presentata al congresso, di candidare dirigenti che abbiano un percorso nel partito di almeno due anni. Abbiamo anche convocato per il prossimo 14 gennaio l'esecutivo nazionale che dovrà, tra le altre cose, discutere proprio di una eventuale stretta sulle candidature. Il dibattito, dunque, c’è ed è vivo perché è forte la voglia di migliorarsi ma è un percorso difficile, complicato e per questo necessariamente lento e graduale. Negli ultimi due anni, abbiamo portato quasi 60 persone nei parlamenti nazionali ed europei, più di 1.500 persone nelle istituzioni territoriali, siamo cresciuti in modo esponenziale con una classe dirigente ancora in costruzione. Per questo, di tutto abbiamo bisogno tranne che di pugnalate alle spalle perché quella di oggi non ha nessuna velleità di critica costruttiva. Chi vuole costruire un partito sul serio, chi vuole migliorarlo davvero viene alle riunioni, partecipa attivamente alla vita di partito, pone le questioni negli spazi deputati al confronto e se lì non trova le risposte giuste, se li trova porte chiuse e sbarrate, allora lo denuncia ai mezzi di informazione. Non viene alle riunioni, tace e poi lancia bombe sui media. Come si può parlare di questione morale in Italia dei Valori? Come possono arrivare a parlare di questione morale nel mio partito lasciando intendere che vi sarebbero ipotesi di corruzione, malaffare ed un uso personale della politica? Come possono parlare di signori delle tessere in un partito dove tutti i congressi sono stati aperti e molti dall’esito incerto? Quale autorità hanno per salire sul pulpito e vestire i panni di novelli Savonarola nei confronti di quel partito che per loro ha costruito ponti d’oro? Come ho dichiarato insieme a Leoluca Orlando e Felice Belisario in una nota apparsa oggi su il Fatto Quotidiano,  una simile uscita, tanto violenta quanto falsa, offende ed umilia decine di migliaia di attivisti e militanti e migliaia di dirigenti territoriali e nazionali. Per questo credo, che simili astrusità possono avere solo due motivazioni: o nascono da un’inscusabile ignoranza della realtà del partito, e questo mi pare poco probabile, o sono il primo passo di chi pensa di proseguire una percorso politico fuori da IDV e inizia un’opera di sistematica delegittimazione del partito nel quale militano. Ma sappiamo che, se così fosse, tradirebbero il mandato degli elettori  né più né meno di quanto abbiano fatto Razzi e Scilipoti.

RINCHIUDIAMO BERSANI DI PIETRO E VENDOLA

Siamo all’anno zero. Le forze del centrosinistra hanno un’opportunità ed allo stesso tempo una responsabilità storica: archiviare il berlusconismo. Lui è evidentemente alla fine del suo ciclo politico, quindi sembrerebbe tutto bello e facile, ma così non è. Sembra che il centrosinistra faccia di tutto per tenere artificialmente in vita Berlusconi. E’ il momento di batterlo, ma questa lunghissima campagna elettorale, è troppo condizionata dagli egoismi di partito. Tutti i partiti del centrosinistra hanno responsabilità. Taccio delle responsabilità del Partito Democratico, che essendo il più grande dovrebbe essere il perno dell’alleanza. Italia dei Valori e Sel non sono immuni. Questo è il momento del dialogo, del confronto per costruire il progetto, nessuno dovrebbe forzare la mano, non ci dovrebbero essere duelli rusticani per la leadership nel centrosinistra. Per questo motivo dobbiamo avere il coraggio di ammettere anche i nostri errori - come l’ultimatum al Pd entro il 23 dicembre: o con noi o con il Terzo polo-  e guardare oltre. Dobbiamo farci carico del desiderio della nostra base elettorale che ci chiede unità. Basta diktat, basta ultimatum. Se avessi la possibilità chiuderei Bersani, Di Pietro e Vendola in una stanza e riaprirei la porta solo dopo il loro accordo per il nuovo centrosinistra.

B-DAY, UN PALLOTTOLIERE NON LO SALVERA’

video: 

Dall’esito del voto di oggi dipendono molte cose, ma sicuramente non la vita del governo, ormai definitivamente segnata da mesi. Se anche Berlusconi ottenesse la fiducia per uno o due voti, o anche per quattro, cinque, non gli sarebbe possibile continuare a governare. Basti pensare che il centro sinistra non riuscì a governare nel 2006, avendo in Senato tre voti di vantaggio ed avendo tra i senatori un solo esponente di governo, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Il governo Berlusconi ha circa 40, 50 tra ministri, viceministri e sottosegretari che sono anche parlamentari e quindi non assicurerebbero la loro presenza in Aula per le votazioni. Già nei mesi scorsi il governo pendeva non di 4 o 5 voti, ma di 40, 50. Quindi, indipendentemente da ciò che succederà oggi, il governo cadrà. Cosa cambia, allora, se Berlusconi ottiene la fiducia? Sarà una clamorosa sconfitta politica per Fini, di cui Berlusconi riuscirà a dimostrare la non rilevanza per togliergli la maggioranza. Sarà una sconfitta per chi lavorava all’ipotesi, giusta o sbagliata che fosse, di dar vita ad un governo di larghe intese senza Berlusconi. Se otterrà la fiducia, infatti, da domani sarà ancora Berlusconi a decidere se e quando salire al Quirinale, a decidere se chiedere il rimpasto. In questo caso il Presidente della Repubblica non avrebbe altra scelta che concederglielo, visto che non esistono maggioranze in Parlamento. Cosa farà Berlusconi domani? Si aprono sostanzialmente tre ipotesi. Una prima, nella quale, da presidente del Consiglio ancora in carica, cercherà di tessere la tela di un allargamento della maggioranza all’Udc e forse anche a Fli o ad una parte di Fli. Sicuramente giocherà il tutto per tutto per riuscire a chiudere questa trattativa. Una seconda fase, che si aprirà se la prima gli lascia qualche spiraglio positivo, lo vedrà recarsi dal Capo dello Stato e, dopo aver rassegnato le dimissioni, chiedere che gli venga affidato il reincarico. A questo punto Berlusconi cercherà di stringere un’intesa con tutta una parte del terzo polo, mettendo sul piatto un bel numero di ministri, viceministri e sottosegretari. Seguirà la fase più difficile di questo passaggio, ossia far digerire a Bossi e alla Lega la presenza di un nuovo alleato come l’Udc, così ostile al federalismo. Sicuramente Bossi non accetterà senza garanzie ben precise. E’ altresì evidente che, se finisse così, le velleità da futuri leader politici di Casini e Fini ne uscirebbero pesantemente ridimensionate. La terza ipotesi, che si apre nel caso la prima e la seconda fallissero, vede le elezioni a Marzo, con un Berlusconi che confiderà nel fatto che le opposizioni all’asse Pdl-Lega si presenteranno divise. Sicuramente si tratta di scenari, tutti, poco lusinghieri, ma, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, quest’ultima ipotesi vedrebbe una svolta decisiva: per lo meno, sarebbe la volta in cui si farebbe definitivamente chiarezza sulla collocazione dell’Udc ed in cui finalmente il Pd sarebbe costretto a smetterla di inseguire alchimie di palazzo e sterili tatticismi parlamentari, rompendo gli indugi e dando finalmente vita, assieme a Idv e Sel, non tanto a nuove coalizioni, quanto ad un progetto radicalmente innovativo di modernizzazione del Paese. E’ di questo che l’Italia ha bisogno, in questo momento, di un governo stabile e con un progetto vero e di ampio respiro. Non certo di un governo, appeso ad un pallottoliere che, comunque vada oggi, è un morto che cammina.