maggio 2010

BONDI SI DEVE DIMETTERE

Tra i compiti del ministro della Cultura, oltre a quello di lavorare per valorizzare e rilanciare il patrimonio artistico del nostro Paese, c’è quello non meno importante di farsi carico delle istanze degli esponenti del mondo della cultura e tutelarne gli interessi. Interessi generali e pubblici della cultura, intendiamoci bene, non certo quelli personali. Ebbene, dopo quello che è accaduto con la manovra finanziaria, ci domandiamo seriamente cosa ci stia a fare il ministro Bondi sulla poltrona di via del Collegio Romano. Sì perché sotto la scure del ministro dell’Economia Tremonti sono finiti i 232 enti culturali, di ricerca e fondazioni senza che lui abbia battuto ciglio, salvo poi strapparsi le vesti il giorno dopo. Enti, istituti, scuole che tengono alto il buon nome dell’Italia nel mondo e che diffondono e difendono il nostro patrimonio nel mondo. Roba da pazzi. Viene da chiedersi se Bondi l’abbia vista la famigerata lista di enti o, peggio ancora, cosa diavolo abbia approvato il Consiglio dei ministri se il giorno dopo il ministro dei beni culturali è salato sulla sedia urlando “Mi hanno esautorato!”. Una cosa è sicura. Questa manovra è la più pasticciata della storia, la più incasinata che si ricordi da quando l’uomo inventò la finanziaria. E’ evidente che siamo fuori da ogni regola istituzionale. Detto questo  è pur vera un’altra cosa. Se uno lancia un grido d’allarme, se uno che fa il ministro ammette pubblicamente di contare come il due di picche quando regna bastoni l’unica azione conseguente sarebbe dimettersi. Ma vabbé, così è il governo Berlusconi, dove non si dimettono gli inquisiti figuriamoci i puri e i timidi di cuore. Detto questo, e battute a parte, siamo di fronte allo sconquasso, dove ognuno va per conto suo e nessuno sa quello che succede. A rimetterci, ovviamente, sono i più deboli, pensionati, famiglie, disoccupati e precari, e in questo caso anche la cultura di cui in Italia diciamoci la verità non è mai fregato niente a nessuno. Ma qui c’è qualcosa di serio che non va. E’ inconcepibile che la scure di Giulio Tremonti si abbatta indiscriminatamente ed ingiustificatamente sul mondo del sapere e della ricerca senza nessun tipo di discussione, senza uno straccio di concertazione, senza addirittura che il ministro dei Beni culturali ne sia informato. A questo punto, Bondi si deve dimettere perché non solo non è più credibile come interlocutore ma perché è lo stesso ministro dell’Economia ad averlo messo nelle condizioni di doversene andare. A poco serve la pezza che il ministro Bondi ha messo oggi: “Spetta a me decidere dove e come tagliare. Ne parlerò con l’intero mondo della cultura su come su come e in che modo ridurre le spese inutili salvaguardando le eccellenze e le testimonianze piu' alte della nostra cultura”. La frittata ormai è fatta. Bondi o non ha letto la manovra o non l'ha capita. Visto che non riesce ad occuparsi del ministero di cui e' a capo, puo' gentilmente dimettersi?

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