aprile 2011

‘HANDICAPPATA DEL CAZZO’, L’UTIMA ‘PERLA’ LEGHISTA

L’Aula di Montecitorio è diventata un ring. Scontri, aggressioni, lanci di oggetti, insulti. Voglio partire dall’inconcepibile offesa alla collega deputata del Pd Ileana Argentin. “Fate tacere quell’handicappata del cazzo” ha gridato qualcuno dai banchi della Lega. Siamo alla degenerazione politica, culturale e addirittura umana di Montecitorio. La situazione politica è sotto gli occhi di tutti. Berlusconi gioca allo sfascio. “Dopo di me il diluvio” sembra la sua tattica. Intanto pensa agli affari suoi, a come sfuggire ai processi. E l’Italia affonda, va sempre più giù, si impoverisce e conta sempre di meno sullo scacchiere internazionale. Il presidente della Repubblica è preoccupato. Questa mattina sono stato ricevuto al Quirinale con il mio collega capogruppo al Senato Felice Belisario. Giorgio Napolitano ci ha espresso la sua preoccupazione per quanto sta avvenendo. La condividiamo, ma non basta. Si deve agire. Presto e bene. Il governo è sfilacciato, immobile. La maggioranza non esiste più nel paese reale. E neanche in Aula, visto che sono costretti a precettare i ministri ad ogni voto per non andare sotto. Berlusconi, solito impareggiabile comico, dice che la maggioranza è solida e compatta. Sì’, e gli asini volano… Serve da subito un coordinamento delle opposizioni, per concordare strategie comuni in Aula e dimostrare concretamente che Berlusconi, al di là delle chiacchiere, non ha i numeri. Per il momento attendiamo l’arrivo della prossima settimana con una certezza: sarà una settimana di fuoco. Cercheremo di rendere l’iter di approvazione del processo breve una strada minata per la maggioranza. Impediremo lo scempio

LA RUSSA, IL MINISTRO DEL VAFFA: VAI A CASA!

Insulta, sbraita, pesta piedi, alza le mani, spezza matite in diretta, si prende la testa tra le mani, sbarra gli occhi, grida rauco. Nelle ultime 48 ore ha dato il meglio di sé. Mercoledì ha sfidato i manifestanti, ridendo in senso beffardo, cercando e trovando lo scontro. Rientrato in Aula ha gridato “vaffanculo” all’indirizzo di Gianfranco Fini, presidente della Camera e terza carica dello Stato. La galleria degli orrori del ministro della Difesa Ignazio La Russa è degna del miglior fascista che la storia ricordi. Scorriamo velocemente il suo personale palma res. A Concita de Gregorio, direttore de l’Unità: “si tappi la bocca con un turacciolo, vergogna Concitina!”. A Corrado Formigli è andata peggio. Il ministro della Difesa lo ha colpito scalciando all’indietro, come fanno i muli, e poi ha fatto il furbo: “si levi da dietro…che fa, mi dà pedate da dietro?”. Al matematico e scrittore Piergiorgio Oddifreddi: “lei fa schifo, si vergogni!”. A un contestatore: “sei un pedofilo, mi ricordo di cosa facevi alle bambine, vergognati!”. A Luca Cafagna, studente: “questo vigliacco non deve parlare, sei un fifone, sei un vigliacco, stai zitto!”. Per non parlare di quando fece il dito medio agli studenti che manifestavano davanti a Montecitorio, insieme a Daniela Santanché, di quando urlò contro un giornalista de il Fatto e, infine, quando se la prese con i generali in Afghanistan quando morì uno degli alpini. Ora spunta pure l’assunzione al ministero della vincitrice di Ballando sotto le stelle, Miss Malizia, al secolo Hoara Borselli, entrata a far parte degli uffici di diretta collaborazione del ministro con uno stipendio di 800 euro al mese.  Ad oggi, miss Malizia ha presentato il concerto della fanfara dell’esercito in piazza di Spagna e nulla più. Ora, se c’è qualcuno che dovrebbe stare zitto e vergognarsi è proprio lui, Ignazio La Russa, attaccabrighe di professione, inesistente ed evanescente ministro della Difesa che, nei giorni di crisi per i fatti sconvolgenti che stanno accadendo in Libia, se ne sta in Aula a votare per il processo breve e non trova nulla di meglio da fare che uscire in piazza e provocare i manifestanti. Noi riteniamo che il ministro La Russa debba subire una sanzione adeguata. Le sue offese alla presidenza della Camera sono inaccettabili. Ad Italia dei Valori è stato affidato il compito di studiare l’inserimento di una norma che consenta la sanzione immediata vista l’assenza di una regolamentazione specifica.  La Costituzione ed il regolamento parlamentare danno già all'ufficio di presidenza gli strumenti per sanzionare subito, già martedì, un comportamento così offensivo nei confronti della terza carica dello Stato. Ignazio La Russa ha passato il segno e non si è neanche scusato con il presidente, l'assemblea ed i cittadini. Un comportamento vergognoso che dimostra scarsa sensibilità democratica. Siccome non siamo nel ventennio stavolta, il ministro La Russa non la passerà liscia.

UNA SETTIMANA DI FUOCO PER MANDARE A CASA IL PORNO-PREMIER

Siamo alla vigilia di una tranquilla settimana (parlamentare) di fuoco. E il governo si gioca anche una buona parte della residua reputazione rimastagli, se non addirittura una parte del proprio futuro. Domani mattina si inizia con le comunicazioni del ministro dell’Interno Maroni sull’immigrazione. Quindi l’incapacità del governo nel fronteggiare la situazione verrà discussa anche in Aula. E lì Maroni e gli altri non avranno lo scudo che solitamente gli offrono giornalisti televisivi molto, ma molto compiacenti. Sono curioso di capire cosa dirà il ministro. Come  giustificherà l’inerzia di questo governo delle chiacchiere che è incapace di affrontare l’emergenza immigrazione. L’emergenza sbarchi era ampiamente prevedibile dopo le rivoluzioni che hanno scosso il Nord Africa e dopo lo scoppio della crisi libica. Il governo è stato inerte, limitandosi a fare dichiarazioni a volte allarmistiche a volte per tranquillizzare. Fatti zero, solo confusione e malagestione. Si passerà poi ad affrontare il voto sul conflitto di attribuzione sollevato dal Pdl sul caso Ruby. Secondo il Pdl la procura di Milano non sarebbe competente a giudicare Berlusconi. Lo sarebbe il Tribunale dei ministri perché il presidente del Consiglio sarebbe stato davvero convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Come dice Benigni, bastava verificare se Mubarak si chiamasse Mubarak Rubacuori…Insomma, preferiscono farlo passare per incapace di intendere e di volere pur di evitargli il processo. Sarà un voto difficile per il governo. Con un risvolto tragicomico, come purtroppo da tempo siamo abituati a vedere. Il programma prevede poi i Ddl sui piccoli comuni, sulla Legge Comunitaria (in cui hanno inserito la norma sulla responsabilità civile dei magistrati…) e sul coordinamento delle politiche economiche dell’Unione Europea. E poi, dulcis in fundo, il processo breve. Nel caso chiedessero l’inversione dell’ordine del giorno, come la passata settimana, si scatenerebbe il putiferio. Sarebbe l’ennesimo schiaffo al parlamento. Ma i cittadini sono stanchi, l’opinione pubblica non ne può più di Berlusconi, che perde sempre più consensi e credibilità. Si moltiplicano le iniziative di piazza a sostegno della democrazia. Trasformeremo il Parlamento in un campo minato per questa maggioranza che è tale solo di nome, ma non più di fatto. Non lo è in Aula, visto che vengono spesso battuti e devono ricorrere alla precettazione forzata dei ministri per non essere costantemente in minoranza. Non lo è nel Paese, perché il vento è cambiato e non c’è ormai  manifestazione pubblica senza contestazioni. Il ciclo politico di un premier ridotto ormai solo a raccontare barzellette sconce è finito. Dobbiamo costruire il futuro e mandare a casa il porno-premier.

L’ULTIMA FOLLIA LEGHISTA: GLI ESERCITI REGIONALI

video: 

5 aprile 2016, le truppe dell’esercito regionale lombardo, dopo aver conquistato Veneto, Piemonte e Liguria, dichiarano guerra alla Toscana ‘rossa’ e la invadono. Casus belli: una dichiarazione del presidente toscano contro Bossi, criticato perché a parte insulti non esprime da anni concetti politici di un qualche senso. La testa di ponte è formata dai volontari delle valli bergamasche, la temibile divisione ‘Calderoli’. A coprire l’avanzata delle truppe scelte, i temibili e ‘incazzati’ ascari del varesotto, immigrati naturalizzati ‘lumbard’. Temibili perché tutti di diverse etnie, non si comprendono tra loro e sparano un po’ a casaccio, incazzati perché naturalizzati ‘lumbard’ sì, ma solo per il periodo della guerra interregionale. Ok, dopo questo volo di fantasia torniamo al presente. La proposta della Lega di formare degli eserciti regionali è l’ultima boutade (ognuno sostituisca a questo termine la parola dispregiativa che preferisce, sono ammesse anche simpatici neologismi) del Carroccio, che fa campagna elettorale ignorando il limite della decenza. Questa proposta è solo l’ennesimo tentativo del partito di Bossi di avere una milizia regolare a disposizione. Hanno questa fissazione, che dobbiamo fare? Come glielo possiamo spiegare in maniera comprensibile che giocare ai soldatini è pericoloso? Si sta perdendo davvero il senso del ridicolo. Il buonsenso è andato già da tempo a farsi benedire…Tutti gli stati federalisti, anche quelli a più spinta autonomia, hanno in comune la moneta, la politica estera e, soprattutto, l’esercito e la difesa nazionale. Bossi sta andando troppo oltre. Il potere decisionale della Lega all’interno del governo è sproporzionato e la demagogia del Carroccio è dannosa per il Paese, per la vita politica. E’ una delle cause dell’imbarbarimento culturale italiano. Incendiano gli animi, speculano sulle paure, cavalcano le tensioni ma non risolvono i problemi. Quello che da un mese avviene a Lampedusa e Manduria ne è un esempio. Di questa gente non ci si può fidare, figurarsi mettergli in mano un esercito regionale

FASCISTI SU MARTE? NO AL SENATO!

“Fascisti su Marte? Rosso Pianeta bolscevico e traditor…”. Così cantava Corrado Guzzanti e quella parodia è diventata un film. Oggi, la realtà supera la fantasia. Fascisti su Marte potrebbe diventare legge. Arriva, infatti, dal Senato una proposta choc presentata da cinque senatori della maggioranza. Non sia più reato il fascismo. Una proposta vergognosa, che offende i valori sui quali si poggia la nostra Repubblica e la nostra Costituzione che sancisce un'Italia Repubblicana, fondata sul lavoro e sulla Resistenza alla dittatura nazifascista. In Italia un partito fascista non tornerà mai ad esistere, finché ci sarà Italia dei Valori a fare opposizione in Parlamento. Oggi, ho chiesto in Aula ai presidenti dei gruppi di maggioranza di pronunciare parole nette e chiare di condanna unanime nei confronti di un ddl tanto vergognoso e scandaloso. Ecco il testo del mio intervento:

"Ieri, cinque senatori del Pdl, hanno sottoscritto un disegno di legge costituzionale che prevede l’abolizione della XII norma transitoria della nostra Costituzione, ovvero quell’articolo, posto a salvaguardia delle fondamenta stesse della nostra democrazia, che vieta la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.Il fatto che cinque esponenti, non di un qualunque sparuto minoritario gruppo parlamentare, ma del primo partito della maggioranza, presenti un tale disegno di legge, desta non poca preoccupazione e sconcerto. Siamo tutti concordi nel ritenere che mai come oggi l’articolo 12 è di assoluta attualità e di assoluta urgenza civile e democratica. Noi riteniamo che la Repubblica italiana, non solo, sia, come dice la nostra Costituzione, una Repubblica democratica fondata sul lavoro ma sia anche quella Repubblica fondata su quella resistenza al nazifascismo, che ha comportato il sacrificio di tante vite sull’altare degli ideali di una società libera e democratica. Ebbene, io ritegno che questo principio vada affrontato ancora oggi ed è per questo che mi rivolgo ai presidenti dei partiti di maggioranza presenti in Parlamento, l’onorevole Cicchitto e l’onorevole Reguzzoni. Ho ascoltato con molto favore le dichiarazioni del presidente del Senato Renato Schifani, che ha deplorato con forza l’iniziativa chiedendo ai presentatori di ritirare questo disegno di legge. Devo, però, rilevare che i cinque senatori presentatori del ddl, nonostante l’intervento della dalla seconda carica dello stato nonché autorevolissimo esponente del Pdl, hanno declinato l’invito manifestando l’intenzione di procedere con l’esame da parte delle commissioni, prima, e dell’aula, dopo, del disegno di legge. Per questo, invito i presidenti Cicchitto e Reguzzoni a pronunciare parole nette e chiare, che tutti noi attendiamo più che mai, come le attende l’intero paese. Vogliamo sentirgli dire che, qualora mai questo deprecabile disegno di legge riuscisse mai a superare un primo esame del Senato e dovesse giungere all’esame del nostro ramo del Parlamento, non sarà mai oggetto di approvazione ma che anzi sarebbe oggetto di un unanime, convinto e compatto voto contrario e democratico da parte dell’intero parlamento.

PAGARE MONETA VEDERE PROCESSO (BREVE)

Di qua (alla Camera) il processo breve, di là (al Senato) l’allunga-processi. Dà il senso di una schizofrenia politica ed anche il vago sospetto che stiano prendendo in giro gli italiani. Quale altra dimostrazione ci vuole per rendere evidente a tutti, anche agli elettori onesti e sinceramente liberali del centrodestra, che Berlusconi sta utilizzando il Parlamento come scudo per difendersi dai processi? L’evidenza è sotto gli occhi di tutti. Il processo breve non è solo l’ennesima legge ad personam di questo governo, è anche e soprattutto una vera emergenza giuridica. Garantirebbe di fatto l’impunità per decine di migliaia di delinquenti. Per i truffatori, per gli stupratori, per gli evasori fiscali, per i corruttori. Peggio di un’amnistia. Per salvarne uno si garantisce l’impunità ai criminali. Per questo continueremo con l’ostruzionismo e denunceremo con forza all’opinione pubblica le gravissime conseguenze di questa legge. Siamo pronti alla mobilitazione, in parlamento ed anche fuori. D’altronde, il vento sta cambiando e la maggioranza scricchiola. Non solo, è tale solo di nome. Nel Paese il consenso di Berlusconi è in crollo verticale, come dimostrano tutti i sondaggi e le analisi dell’ultimo mese. La fiducia nel premier è ai minimi storici. E come potrebbe essere altrimenti? Anche in Aula a Montecitorio non se la passano bene. Sono costretti a schierare i ministri per non andare sotto nelle votazioni. Una figura barbina da parte di una coalizione di governo raffazzonata, che si tiene ancora solo per il supporto di un gruppo di deputati (i cosiddetti responsabili) che ricatta politicamente Berlusconi e alza la posta ad ogni voto. Pagare moneta - vedere cammello con voti dei responsabili sulla gobba. Siamo riusciti a bloccarli in aula e ad impedire la rapida approvazione del processo breve alla Camera. Un primo risultato. La battaglia prosegue e state sicuri con non cederemo.   

MINISTRI? NO, SOLDATINI DI SILVIO!

Processo breve, 15 mila processi per truffa, omicidio colposo e corruzione che rischiano di andare in fumo. Pur di chiudere subito il processo di Berlusconi il governo e la maggioranza è pronta a varare la più grande amnistia mascherata della storia. Ladri, corrotti, stupratori, evasori ringraziano. E c’è pure chi nel Pdl, con incredibile faccia tosta per non dire di peggio, chiama a testimonial di questo scempio Aldo Moro, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sacrilegio puro nel tempo di Lele Mora. Di fronte a questo scempio della giustizia è imperativo categorico per noi dell’opposizione fare ostruzionismo. Provare a fermare questa porcata è un dovere morale. Lo abbiamo detto per primi, lo diciamo da sempre. La maggioranza terrà? Probabilmente sì ma la corazzata berlusconiana scricchiola da più parti e noi saremo pronti ad approfittarne, non gli daremo tregua, pronti a farli cadere al primo cedimento. Sarà una battaglia parlamentare all’ultimo sangue. L’opposizione c’è e può fare male. Sappiamo come mettergli i bastoni tra le ruote e lo abbiamo ampliamente dimostrato in questa settimana. Ieri, padron Berlusconi, dopo le incursioni di Corsaro, ha impartito severo e intransigente gli ordini ai suoi soldatini di latta: tornate in Aula! Mantenete la calma! E i soldatini hanno prontamente seguito. Come marionette guidate dal grande burattinaio sono rientrati a servire il loro signore e padrone. Che triste spettacolo vedere in Aula ministri e sottosegretari massicciamente schierati per votare il processo breve di Silvio Berlusconi. Pur di garantirgli l’impunità, hanno toccato il fondo, arrivando a fare consigli dei ministri in fretta e furia all’ora di pranzo per non perdere una votazione. E in questo panorama governativo desolante, brilla per servilismo la Lega, quella che in Padania fa la faccia feroce contro la criminalità e a Roma vara le amnistie rimettendo in libertà migliaia di criminali. Ma le elezioni prima o poi arriveranno. Il conto sarà presto servito.

VOLI DI STATO A SCOPO DI SVAGO. E IO PAGO!

La Russa - CalderoliLa Russa - CalderoliIl governo scialacqua e i cittadini pagano. In quale paese civile, mi domando, un ministro usa un aereo dell’arma dei carabinieri per andare e tornare da Roma a Milano nel giro di poche ore, giusto il tempo di assistere alla partita della squadra del suo cuore? Ed ancora, in quale paese democratico un ministro usa un volo dell’aeronautica militare per andare e tornare da Roma a Cuneo, sempre nel giro di poche ore, questa volta per salutare, sembrerebbe, la donna del suo cuore? Pare proprio che succeda nel nostro, di paese. E i ministri sono quello della difesa, Ignazio La Russa e quello dell’attuazione del programma, Roberto Calderoli. Questa nostra Italia, non bastassero gli scandali cui deve assistere per tutto quanto di vergognoso sta accadendo in un parlamento ancora incredulo ed ancora in parte speranzoso di poter evitare il peggio, deve assistere anche, mentre molte delle famiglie non arrivano alla fine del mese, mentre ancora si aspetta quella riduzione delle tasse che questo governo promette sin dai tempi della campagna elettorale che si è conclusa con il suo successo, deve assistere, ebbene sì, allo sfoggio di bella vita che i ministri della Repubblica fanno a spese dei contribuenti. Questo è davvero troppo e stenteremmo a credere sia vero se, in entrambi i casi, non fossero arrivate, puntuali, le conferme da parte dei diretti interessati o dei rispettivi entourage. Già, perché, non potendo negare l’evidenza, tentano di arrampicarsi su specchi per loro sempre più scivolosi, adducendo scuse che fanno acqua da tutte le parti. Dicano pure ciò che vogliono, questi signori ministri. Resta il fatto che è venuta fuori questa parte vergognosa del loro approfittare del ruolo pubblico per scopi puramente personali, sottraendo alle casse di uno Stato in affanno economico, fior fior di quattrini. Tutto ciò ora è dinnanzi agli occhi dei cittadini e i signori ministri saranno costretti a dare spiegazione del proprio comportamento, per rispondere a due diverse interrogazioni, una delle quali presentata dal gruppo Italia dei Valori. Certo, è ovvio, da entrambe le parti arriveranno giustificazioni di vario tipo, perché ciò che era inaudito da parte di alcuni membri del governo Prodi, e che per noi tale rimane, per i colleghi del centrodestra, quando parte da loro, diventa in qualche modo giustificabile. Ma in un paese civile e democratico, in un paese con un governo responsabile, ciò non avviene, non può avvenire, per alcuna ragione, soprattutto in un momento di grave crisi economica come quello attuale. La verità è che l’Italia, purtroppo, in mano a questi signori, si sta allontanando sempre più da quel paese civile, democratico, serio e basato su saldi principi legislativi e morali di cui è sempre andato fiero. Noi speriamo di poter riconsegnare al più presto al Paese la sua piena dignità e le caratteristiche che gli appartengono per natura storica. Ciò sarà possibile solo mandando a casa questo governo che non si regge più in piedi.

MENO MALE CHE LA MAGISTRATURA C'E'

 L’ha orchestrata bene la sua giornata di populismo mediatico contro la giustizia. Questa mattina, il presidente del Consiglio, si è presentato a palazzo di Giustizia di Milano per il processo Mediaset. Non lo ha fatto in sordina, come avrebbe dovuto ma ha messo su uno spettacolo da baraccone, degno della peggiore compagnia di avanspettacolo del dopoguerra. Un vergognoso comizio, con tanto di palco, in pieno stile trash come solo lui sa fare, con tanto di altoparlanti che hanno diffuso le note di “meno male che Silvio c’è” ed il coordinatore lombardo del Pdl, il senatore della Repubblica Mantovani, che incitava e ringraziava le truppe di mercenari inneggianti a Silvio, assoldate alla bisogna, per la più grande kermesse contro i giudici che sia mai stata concepita. In nessun paese normale, un presidente del Consiglio si fa organizzare un palco fuori di un tribunale per gridare, berciare strepitare e battere i piedi contro uno dei poteri dello Stato. Ha sfoderato il suo trito e ritrito armamentario retorico pieno di falsità.Accuse assolutamente inventate. E’ tutta un’invenzione, una pure invenzione”. Poi è passato agli insulti al limite dell’eversivo contro i magistrati. “Non riesco a capire come un presidente del Consiglio si possa trovare in una situazione come questa, con accuse infamanti e demenziali. Sono soltanto invenzioni dei pm, staccate completamente dalla realtà”. “La magistratura lavora contro il Paese”. “I magistrati un’arma di lotta politica ed è per questo che occorre riformare la giustizia”. Peccato che il presidente del Consiglio sia il primo sponsor dei criminali perché se venissero approvati i provvedimenti in discussione alla Camera ed al Senato, il processo breve e l’allunga-processo, in Italia non si celebrerebbero più processi. Non se ne concluderebbe uno, con le immaginabili conseguenze per la sicurezza dei cittadini. Sarebbe un “tana libera tutti’ a favore di tutti i criminali su tutto il territorio nazionale, anche a favore dei responsabili delle vittime del’Aquila e di Viareggio. Pur di sfuggire ai processi, Berlusconi è disposto a tutto. Se il prezzo della sua impunità è la fine della giustizia e della sicurezza in Italia, il blocco dei processi, il massacro della magistratura, meglio concedergli un lasciapassare giudiziario e mandarlo in un esilio dorato.

PIU' SOLDI AI PARTITI? NO, E' SCHIAFFO AI CITTADINI

MontecitorioMontecitorio

Non passerà. Mi riferisco alla proposta dell’onorevole Sposetti, ex tesoriere dei Ds, che mira ad estendere il finanziamento pubblico anche alle fondazioni politiche oltre che ai partiti. Ugo Sposetti, gli va riconosciuto, è un tipo coraggioso. Ci vuole fegato (oltre ad un po’ di faccia tosta, per dirla tutta) a presentare una proposta di legge che, di fatto, raddoppia i rimborsi elettorali. In periodo di crisi economica poi. L’Italia dei Valori si batte da sempre per il taglio dei costi della politica, è una nostra battaglia storica e di sicuro impediremo che venga approvata una norma che fa balzare il finanziamento pubblico da 170 a 355 milioni di euro. Un’enormità. Tra i sostenitori della proposta di legge, c’era inizialmente anche un nostro deputato. Ma come – si son chiesti in tanti - proprio uno dell’Idv? Anch’io son rimasto sorpreso, poi è stato svelato l’arcano. Augusto Di Stanislao, il nostro deputato, ha chiarito e spiegato: è stato un grave errore da parte della sua segreteria. "Ero completamente all’oscuro – ha detto Di Stanislao - di questo episodio. E' stata una leggerezza della mia segreteria che probabilmente tra i  tanti testi dei colleghi che arrivano per essere condivisi, ha ritenuto erroneamente di dare la mia adesione. La mia firma è stata già ritirata anche perché personalmente ed in linea con il mio partito non condivido assolutamente i principi di questa proposta”. Un errore. La differenza tra noi e gli altri partiti sta nel fatto che quando ci accorgiamo di un errore, chiediamo scusa e lavoriamo per rimediare. Riteniamo doveroso fare pulizia in questo settore. Troppi sprechi, troppi privilegi, troppi abusi. La logica arraffona del ‘tanto paga Pantalone’ ha creato una degenerazione nei rapporti tra politica e società civile. Siamo diventati il paese delle auto blu, delle consulenze inutili, dei consigli d’amministrazione per ex politici trombati, delle partecipate a perdere. Una voragine che cresce, cresce, cresce e che si autoalimenta. Troppa gente in Italia vive di politica. Addirittura un milione e trecentomila persone, secondo una stima della Uil pubblicata oggi sul Fatto. 1,3 milioni di persone, quanto gli addetti alla scuola pubblica. Lo studio della Uil è impresisonante: 145000 tra parlamentari, ministri e amministratori locali, migliaia di consiglieri circoscrizionali, membri di cda delle 7000 società, enti, autorità, partecipate della pubblica amministrazione. 318.000 persone hanno un incarico o una consulenza pubblica. E c’è una pletora di persone che non fornisce servizio utile alla collettività. E noi paghiamo. Paghiamo tanto: 1,2 miliardi solo per consigli e giunte regionali. Solo la Sicilia spende 150 milioni di euro. Cifre da capogiro, intollerabili in un paese civile e democratico. Ma la politica fa finta di niente, se ne infischia, perché ha paura di perdere denaro. Ricordate quel che è successo con le province? In campagna elettorale nel 2008 sembrava che su questo tutti i partiti fossero d’accordo e che l’abolizione di questi enti fosse cosa fatta. Figurarsi, quando si è trattato di passare dalle parole ai fatti, c’è stata una vergognosa marcia indietro. Eppure, secondo i nostri calcoli, abolendo le province lo Stato avrebbe risparmiato 13 miliardi di euro l’anno. Una cifra colossale. Noi, però non ci arrendiamo.

E’ AMNISTIA, IN NOME DI SILVIO!

 

Questo è l’elenco dei processi a rischio con la prescrizione breve, la vergognosa amnistia in nome del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Ieri, nell’Aula di Montecitorio, Italia dei Valori ha sbattuto in faccia al ministro della Giustizia Angelino Alfano la lista degli orrori di cui saranno responsabili, complice la Lega.

L’AQUILA, NOI NON RIDEVAMO

Il 6 aprile 2009 alle ore 3:32, questa è l'ora del terremoto che due anni fa ha distrutto L'Aquila, 309 le vittime, ingenti i danni in tutta l'area. Con il sisma la Casa dello Studente si è spaccato in due tronconi ed un'intera ala è crollata sugli studenti che si trovavano nelle loro stanze e che non sono riusciti a fuggire in tempo. Il crollo della Casa dello Studente rimarrà uno dei simboli di questa tragedia che ha colpito l'Abruzzo. Ragazzi che da diverse parti dell'Italia si erano trasferiti a L'Aquila per inseguire il loro sogno, per studiare e cercare di costruirsi un futuro. I capi di imputazione per gli indagati sono omicidio colposo e disastro colposo reati puniti dal Codice con una pena fino a 10 anni.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

STRAGE DI VIAREGGIO

Nella notte del 29 giugno 2009, la città di Viareggio è colpita da un gravissimo disastro ferroviario. Alla fine si contano ben 33 vittime innocenti. Nell'inchiesta sono 38 gli indagati: incendio e disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose plurime. Solo per alcuni, vengono altresì ipotizzate una serie di violazioni al Testo unico in materia di tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, in particolare per la mancata valutazione dei rischi connessi al trasporto di una sostanza pericolosa come il Gpl.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

LA CLINICA DEGLI ORRORI

 Tra il 2005 e il 2008, a Milano, presso la Clinica Santa Rita, venivano effettuati interventi abnormi e invasivi su pazienti eseguiti ‘in totale disprezzo delle condizioni di fragilita” del malato. Le accuse sono di truffa, falso ideologico, falsificazione delle cartelle cliniche e sopratutto, una serie di interventi inutili o dannosi che hanno provocato lesioni gravi o gravissime per circa novanta persone, oltre alla morte di cinque pazienti. Infatti, tra le accuse mosse agli indagati (in tutto, non meno di diciotto), figura anche l'omicidio volontario aggravato da crudeltà.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

IL ROGO DELLA THYSSEN KRUPP

A Torino il 6 dicembre 2007 scoppia un incendio nello stabilimento della Thyssen Krupp. Muoiono sette operai. Gli imputati sono sei: omicidio volontario. Le richieste finali del pm Raffaele Guariniello, al termine di una maxi-requisitoria durata una decina di udienze al processo, sono di sei condanne. Omicidio volontario per il dirigente, imputati di omicidio colposo e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche, per gli altri cinque dirigenti.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

IL CASO TARANTINI

A Bari, dal maggio 2009, Ginapaolo Tarantini ed altre 78 persone sono imputate per corruzione, favoreggiamento della prostituzione, spaccio di sostanza stupefacenti e falso nell’ambito dell’inchiesta sugli scandali della sanità pugliese.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

FINCANTIERI

A Palermo, 15 febbraio 2010 muoiono 40 operai. 11 ex rappresentanti legali di Fincantieri e di una serie di imprese dell’indotto sono accusati di omicidio colposo e di lesioni  colpose gravissime. A Palermo, le morti da amianto è giunto a conclusione il 25 febbraio anche un altro processo, anche in questo caso a carico degli ex rappresentanti legali di Fincantieri,  e il  giudice monocratico della prima sezione del Tribunale  per le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni gravi colpose ha condannato Luciano Lemetti, condannato a 7 anni e mezzo, Giuseppe Cortesi, a 6 anni, e Antonino Cipponeri, tre anni.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

ETERNIT

Dal 1907 al 1986 a Casale Monferrato ha operato la multinazionale Eternit, specializzata nella produzione di prodotti in cemento amianto per l'edilizia. Il male d’amianto ha colpito migliaia di persone a Casale, a Cavagnolo, a Rubiera, a Bagnolo, tutti stabilimenti della società Eternit. Gli indagati sono accusati dalla procura di Torino di disastro doloso permanente ed omissione dolosa di misure anti infortunistiche.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

ILVA DI TARANTO

Il 9 settembre 2005 nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, ha perso la vita Gianluigi Di Leo, 25enne operaio di Mottola, schiacciato e ucciso da una trave, subito dopo che aveva terminato il proprio turno e si accingeva a timbrare il cartellino. Il giudice dell’udienza preliminare, ha rinviato a giudizio 24 persone con le accuse di omicidio colposo e omissione di cautele contro gli infortuni sul lavoro.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

CRAC PARMALAT

A Parma e Milano, nel 2004 si realizza  il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata in Europa. Il fallimento della Parmalat è costato l'azzeramento del patrimonio azionario ai piccoli azionisti, mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento. Callisto Tanzi, patron della Parmalat è stato condannato a diciotto anni di reclusione il patron della Parmalat, Calisto Tanzi, nonché numerosi suoi collaboratori tra dirigenti, revisori dei conti e sindaci.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

TRUFFA CIRIO

A Roma, il 14 marzo 2008 a sei anni dal default da 150 miliardi di vecchie lire è cominciato il processo a Cragnotti e ad altri 32 imputati, tra cui l’attuale presidente di Mediobanca Cesare Geronzi. Tutti accusati di bancarotta per distrazione e truffa aggravata ai danni dei risparmiatori della Cirio.

TUTTI GLI IMPUTATI SONO INCENSURATI. TUTTI POTRANNO BENEFICIARE DELLA PRESCRIZIONE BREVE. I FAMILIARI E LE VITTIME NON AVRANNO MAI GIUSTIZIA

HANNO UCCISO L'ART. 3 DELLA COSTITUZIONE

Idv in aula dopo l'approvazione del processo breveIdv in aula dopo l'approvazione del processo breveClinica Santa Rita: nessuna giustizia. Processo Cirio: nessuna giustizia. Caso Tarantini: nessuna giustizia. Fincantieri Palermo; nessuna giustizia. Processo Eternit: nessuna giustizia. Ilva di Taranto: nessuna giustizia.  rogo Thyssenkrupp: nessuna giustizia. Crollo casa dello studente: nessuna giustizia. Strage di Viareggio: nessuna giustizia. Questi sono alcuni degli effetti del processo breve, solo per rimanere ai processi più importanti. Ma altre migliaia di vittime e di familiari non avranno giustizia. E il ministro Alfano ha il coraggio di affermare che il processo breve influirà solo sullo 0,2 per cento dei processi. Ci vuole coraggio, pelo sullo stomaco per affermare certe cose. Però ci sono anche vantaggi, infatti Berlusconi ha annunciato che sarà proprio Alfano il suo successore nel 2013. Bella carriera Angelino, complimenti. L’obbedienza cieca è apprezzata dalle parti di Palazzo Chigi. E pure altre cose, ma non voglio scadere nella volgarità dei bunga bunga. Ieri la Camera dei Deputati ha commesso un delitto giuridico: ha assassinato l’Art. 3 della Costituzione. Quello che dice: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E poi continua: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Non tutti i cittadini sono più uguali davanti alla legge, perché uno è più uguale degli altri e la farà franca al processo Mediatrade. E la Repubblica ha rimosso non gli ostacoli alla partecipazione, ma il principio di legalità politica. Ieri si è scritta una pagina nera, scura per la nostra democrazia e per la nostra storia parlamentare. Una maggioranza raffazzonata e prezzolata ha approvato una vergognosa norma ad personam. Ancora non è legge, perché deve essere approvata anche al Senato e la nostra battaglia continua. In Aula e nelle piazze, nelle città e nei comuni di tutta Italia. Anche per ricordare che il 12 giugno si vota per i referendum, compreso quello per abrogare il legittimo impedimento. Andiamo a votare, mandiamolo a casa

RICCHI PREMI E COTILLONS PER CHI SI VENDE A SILVIO

Romano - PrestigiacomoRomano - PrestigiacomoSettimana complessa e difficile quella appena trascorsa. Li abbiamo inchiodati per tre settimane con un ostruzionismo senza sosta. La prescrizione breve, ora, passa al Senato, dove continueremo a lottare come leoni, confidando nella saggezza del presidente Napolitano. Per salvare il premier si manda a puttane la giustizia in Italia, mandando al macero 15.000 processi. Ma ogni giorno ha la sua croce e riserva mirabolanti sorprese. In attesa che Silvio Berlusconi istituisca il ministero dell’Agopuntura - copyright, Francesca Fornario sull’Unità di oggi - per il responsabile di turno, quello che ha lasciato l’Italia dei Valori perché il partito non era abbastanza sensibile ai delicatissimi e fondamentali problemi dell’agopuntura -copyright, Sebastiano Messina su la Repubblica di oggi - apprendiamo che Saverio Romano, inquisito a Palermo per mafia, e neoministro dell’Agricoltura - quello che oggi è andato alla 51° Rassegna suinicola internazionale di Reggio Emilia per esprimere solidarietà agli allevatori di maiali - rimane sotto inchiesta per mafia. Il gip, infatti, ha ordinato al pm l’acquisizione di nuove carte, quelle relative alle indagini su mafia e politica che hanno portato in carcere l’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro. Non solo. Oggi apprendiamo che la Procura sta preparando un’altra richiesta per Romano, indagato per corruzione aggravata nell’ambito del business della metanizzazione, boss Ciancimino tanto per capirci.  In un paese normale, ce ne sarebbe quanto basta perché Saverio Romano, in attesa che si faccia completa luce sugli addebiti a lui mossi, faccia le valigie. Per la verità, in un paese normale un indagato per mafia  e corruzione non avrebbe mai dovuto essere nominato ministro della Repubblica, né tantomeno sedere in Parlamento. Ma tant’è, sigh!, siamo nel paese di Berlusconi, della prescrizione breve, dell’allunga processi, siamo insomma nel paese dove la giustizia in Italia ormai si accorcia o si allunga a seconda delle esigenze processuali del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Siamo nel Paese in cui Gasparri e Quagliariello, presidente e vicepresidente del Pdl al Senato, chiedono oggi con grancassa mediatica al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, un’azione disciplinare nei confronti dei magistrati di Milano che stanno indagando su Ruby. Siamo, infine, nel paese in cui, avere vicende giudiziarie pendenti è una nota di merito e ti fa vincere una poltrona da ministro. E’ lecito sognare un’Italia diversa, in cui la legalità torni al primo posto? Io credo di sì. Al di là dei numeri della maggioranza, drogati dalla scandalosa compravendita di Berlusconi, l’era del berlusconismo sta volgendo al tramonto nel Paese. Si può scrivere una pagina nuova.

PAROLE INFAMI E TERRORISMO MEDIATICO

OCCORSIO VITTORIO, Roma 24.07.1976 (Ordine Nuovo);

COCO FRANCESCO, Genova 08.06.1976 (Brigate rosse);

PALMA RICCARDO, Roma 14.02.1978 (Brigate rosse);

TARTAGLIONE GIROLAMO, Roma 10.10.1978 (Brigate rosse);

CALVOSA FEDELE, Patrica (Frosinone) 8.11.1978 (Unione comunisti combattenti);

ALESSANDRINI EMILIO, Milano 20.01.1979 (Prima Linea);

BACHELET VITTORIO, Roma (università Sapienza) (Brigate rosse);

GIACUMBI NICOLA, Salerno 16.03.1980 (Brigate rosse);

MINERVINI GIROLAMO, Roma 18.03.1980 (Brigate rosse);

GALLI GUIDO, Milano 19.03. 1980 (Prima Linea);

AMATO MARIO, Roma 23.06.1980 (Nuclei armati rivoluzionari).

Sono i magistrati uccisi in Italia dai terroristi. Molti dalle Brigate Rosse. La loro memoria è stata offesa ed oltraggiata dalle parole di Silvio Berlusconi, che ha equiparato i giudici alle Br, affermando che vogliono sovvertire lo Stato. Parole di una violenza senza precedenti, anche per chi, come lui, è abituato all’ingiuria ed all’aggressione verbale. Parole che pesano come macigni, che offendono la memoria collettiva di tutti gli italiani. Sono sdegnato e disgustato da quelle infami affermazioni come cittadino prima ancora che come uomo politico dell’opposizione. Le parole di Edmondo Bruti Liberati, il procuratore capo di Milano, sono un monito: “A Milano le Br ci sono state davvero: per uccidere i magistrati”. Berlusconi si dovrebbe vergognare, e come lui chi ha affisso i manifesti con la scritta “Via le Br dalle procure”. Si firmano ‘associazione dalla parte della democrazia”, ma sono dei delinquenti. L’Italia civile e libera deve ribellarsi ed opporsi con tutti i mezzi che la democrazia consente per cambiare questo stato di cose. Berlusconi sta compiendo un vero scempio istituzionale ed è ora di fermarlo. L’Italia è una repubblica democratica, non una satrapia d’altri tempi. E chi dice certe assurdità fa del terrorismo mediatico.

SILVIO, LA CUCCAGNA E’ FINITA!

BerlusconiBerlusconiCosa fa un animale quando si sente braccato? Soffia più forte, ringhia, ruggisce per spaventare l’avversario. In realtà ha solo una fottutissima paura. Dalla natura alla politica, l’istinto è lo stesso. L’animale è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che, nel weekend appena trascorso, ha toccato il fondo, stupendo persino i suoi yes man: “ma perché tanta rabbia?”, si sono chiesti anche i suoi colonnelli che, solitamente, ubbidiscono e basta. I sondaggi danno il presidente del Consiglio ed il suo governo in caduta libera e, è cosa nota, un sondaggio negativo per Silvio Berlusconi è come la maledizione della luna nera. Qualcosa sta cambiando: il cavaliere è al minimo storico. Pdl e Lega pagano il prezzo dei loro errori ed orrori, Libia, gestione dei rifugiati tunisini e soprattutto la giustizia. Il nostro duro lavoro di opposizione ha lasciato il segno nel Paese. Potrà continuare a comprarsi la maggioranza in Parlamento, ma è diventato minoranza nel Paese. Per questo, il Cavaliere è tanto arrabbiato. L’escalation di violenza verbale al limite dell’eversivo cominciata sabato è la dimostrazione palese della sua frustrazione e della sua rabbia cieca e sorda ma, soprattutto, della sua fottutissima paura. Prima ha proposto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta su una presunta associazione a delinquere nella magistratura, quando l’unica commissione che ci vorrebbe è quella per verificare la sua sanità mentale. Non pago, ha attaccato l’istruzione pubblica, un attacco ignobile, privo di qualsiasi giustificazione reale, svelando il vero obiettivo del suo governo: tagliare i fondi alla scuola pubblica per aiutare quella privata. Domenica ha raggiunto il top: c’è un patto scellerato tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed i magistrati. In accordo con alcuni magistrati, il presidente della Camera avrebbe stoppato ogni provvedimento sulla giustizia. Accuse deliranti, infami, eversive che ogni giorno si fanno più ossessive  tanto che anche il cardinale Tettamanzi è intervenuto, pronunciando parole inequivocabili: c’è chi agisce con ingiustizia ma non  vuole essere giudicato. In un tranquillo weekend di paura, Berlusconi ha inanellato una serie encomiabile di casi di ordinaria follia. Pur di sfuggire ai suoi processi il presidente del Consiglio, colui che più di tutti ha responsabilità istituzionali enormi, gioca allo sfascio per distruggere lo Stato e ridurre in un cumulo di macerie le istituzioni di questo paese. A nulla gli servirà urlare, insultare, berciare contro la legalità, la democrazia, la costituzione e lo Stato. L’età dell’oro è finita, l’albero della cuccagna con cui ha scambiato il Paese portandolo allo sfascio non gli darà più frutti. Se le opposizioni, unite, continueranno a contrastare con tutti i mezzi i suoi ultimi deliri sulla giustizia, l’allunga processi e la norma blocca Ruby, nel Paese crescerà la presa di coscienza e si potrà aprire una stagione di nuova speranza.

BUTTIAMO A MARE GLI 'SCARICATORI DI PORCO'

Fede - Minetti - MoraFede - Minetti - MoraSegnali di sgretolamento. Clima da fine impero. L’inner circle del presidente del consiglio si fa la guerra interna. Lo scambio di accuse tra Nicole Minetti e Emilio Fede è fantastico, come il titolo del Fatto di oggi: scaricatori di porco. Roba da vecchio film di Pierino con Alvaro Vitali. Sarebbe addirittura una vicenda divertente se lui non fosse il direttore di un telegiornale nazionale e lei una consigliera regionale in Lombardia. Sarebbe divertente se il bunga bunga, il giro di prostituzione, i festini con minorenni non fossero ormai una vicenda di Stato. Eppure qualcosa sta cambiando, l’opinione pubblica ha perso la fiducia nel capo del governo, se si votasse ora il centrosinistra vincerebbe. E sarebbe strano il contrario, visto che in qualsiasi altra democrazia occidentale, con questa situazione economica e sociale, le opposizioni avrebbero percentuali di consenso bulgare. Clima da fine impero dicevo, di decadenza. Lasciamo perdere l’ormai abusata immagine del Titanic che affonda mentre in prima classe si brinda e si balla, questo paese si avvicina sempre di più al baratro. Le imprese arrancano, il lavoro manca, le famiglie hanno sempre più difficoltà. E di cosa si occupa Berlusconi? Delle sue vicende giudiziarie. Storia vecchia. Trita e ritrita. Ma con un significato preciso: a Berlusconi dell’Italia, non gli frega niente. Da più parti, in questi ultimi due anni, si son fatti paragoni col periodo di Mani Pulite, con quella stagione che portò grandi speranze di cambiamento, che stimolò la partecipazione e riavvicinò i cittadini alla politica. Poi venne Berlusconi, si spacciò per il nuovo, gli italiani gli diedero credito e iniziò una nuova fase di declino, alternata a boccate d’ossigeno quando al governo c’era il centrosinistra. Tornando al confronto tra il 93 ed oggi, ci sono molti elementi di similitudine: la gente è stanca, contesta Berlusconi ed i ministri ad ogni occasione, a volte anche con lancio di monetine, come avvenne per Craxi all’hotel Raphael. La magistratura con le sue inchieste ha scoperchiato un vaso di Pandora che sta facendo uscire fuori la corruzione, il malcostume, le magagne dei politici e delle cricche. Gli alleati si sfilano e prendono le distanze, come ha fatto Fini, ormai da mesi. Tutte le opposizioni, infine, chiedono le elezioni anticipate. Persino Casini s’è svegliato. Cosa manca per mandarlo a casa? Manca ancora il progetto, manca l’alternativa vera e credibile. Non basta un’alleanza virtuale per dare la scossa al Paese, serve un programma vero, concreto e credibile. Dopo aver sopportato Berlusconi gli italiani meritano un governo serio, energie politiche fresche, persone competenti ed oneste. Dobbiamo dare una risposta a tutte quelle persone che alla domanda  ‘vuoi mandare a casa Berlusconi?’ rispondono ‘sì, ma dall’altra parte chi c’è?’. Rispondiamo noi per primi a questa domanda (vero Bersani?) e vinceremo le elezioni senza problemi.

CI HANNO PROVATO ANCHE CON L'ACQUA. IL QUIRINALE HA DETTO NO

Hanno fermato (temporaneamente) il nucleare per paura del voto sul legittimo impedimento. E ci hanno provato anche con l’acqua. Un esponente del governo (del quale non farò mai il nome) mi ha confidato in camera caritatis che un analogo emendamento al decreto Omnibus è stato presentato anche per bloccare il referendum sull’acqua, ma è stato respinto dal Quirinale per estraneità di materia. Hanno tentato di svuotare di contenuto anche i referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Una tattica per depotenziare il referendum sul legittimo impedimento. Berlusconi ed il suo governo hanno dimostrato ancora una volta di utilizzare gli istituti democratici a proprio uso e consumo. Il dietrofront sul nucleare, quindi, non ci lascia tranquilli, perché ci riproveranno appena passata la tornata amministrativa e quando l’impatto della tragedia di Fukushima sull’opinione pubblica si sarà affievolito. Per questo non ci fidiamo di questo governo. Vorremmo poter gioire oggi. Vorremmo poter dire che l’incubo nucleare, dopo la decisione assunta ieri dal Governo, si è allontanato per sempre dall’Italia. Ma non è così e parliamo con cognizione di causa. Nel testo che il Governo ha inviato al Senato si legge, infatti, che la decisione assunta di abrogare il nucleare non è ‘al fine di uscire dal nucleare’, ma ‘al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sulla bontà del nucleare si procede nel frattempo alla sua abrogazione’. Se prima era solo timore, ora siamo alla certezza di essere di fronte ad un governo di avventurieri che fino all’altro ieri cavalcava il nucleare come la panacea di tutti i mali della politica energetica dell’Italia e oggi alla chetichella, fa un clamoroso passo indietro. Veramente singolare che un governo, che assume una decisione di dimensione epocale e che smentisce completamente tutta la sua politica pregressa, decida di passare dalla scelta del nucleare come energia strategica per il futuro del nostro paese all’abbandono di quella strategia e adottare quella delle rinnovabili perché altre non ce ne sono. E per informare i cittadini di una decisione tanto epocale non fa una conferenza stampa, non comunica al paese questa scelta che cambia la strategia energetica del governo, ma infila lì un emendamento e lascia che siano le altre forze politiche a commentare.
Per un governo che fa della comunicazione la cartina di tornasole della sua intera azione politica c’è di che preoccuparsi per chi ritiene che il nucleare sia un incubo per il futuro del nostro paese. Quindi, il sospetto che si tratti soltanto di un inganno fatto da politici irresponsabili e a questo punto tornano alla mente le parole della Prestigiacomo in un retroscena dice abbandoniamo in fretta e furia per un po’ il nucleare perché altrimenti perdiamo le amministrative e al primo giorno della campagna elettorale delle amministrative il nucleare scompare salvo approfondimenti e verifiche di carattere scientifico. Noi chiediamo con forza, lo faremo anche con dei subemendamenti o c’è una presa di posizione chiara da parte del governo che dice che questa è una rinuncia per sempre, totale e definitiva l’uscita dell’Italia da ogni progetto nucleare oppure dovrà essere davvero chiaro al di là di ruby o non ruby  per tutti in Italia che c’è un governo che sistematicamente utilizza l’azione legislativa all’unico fine di perseguire interessi privati ed ingannare il consenso degli italiani acquisendo un consenso sulla base di una mistificazione della realtà. Per questo noi oggi non possiamo gioire vorremmo tanto poterlo fare ma siamo consapevoli di chi ci sta davanti. Solo la verifica parlamentare ci dirà se ci troviamo di fronte all’uscita dal nucleare o alla truffa del secolo.

GOVERNO 'MAGNONE' AGGIUNGE POSTI A TAVOLA

Galan - RomanoGalan - RomanoAggiungi un posto a tavola che c’è un responsabile in più…E questi responsabili hanno appetito, . Questo governo diventa ogni giorno parodia di qualcosa. Arriverà ad essere la parodia di se stesso. E’ bastata una conferenza stampa del gruppo dei cosiddetti ‘Responsabili’ per mettere Berlusconi con le spalle al muro: si farà il rimpasto e saranno aumentati i posti di governo. Significa che l’immobile, inutile e dannoso esecutivo di Berlusconi per continuare a fare ciò che fa, cioè nulla, potrà contare almeno su due nuovi viceministri e sette o addirittura otto sottosegretari. Alla faccia dei costi della politica. Tanto pagano i cittadini. Siamo arrivati davvero alla farsa se dobbiamo pure sentirci dire da La Russa che si tratta di un ‘completamento, non di un rimpasto come viene erroneamente chiamato’. Berlusconi va ripetendo da tempo, come un disco rotto, che la maggioranza è compatta e che quota 330 deputati è vicina. Se fosse vero non avrebbe bisogno di precettare i ministri in Aula per non andare sotto ad ogni votazione importante. Se fosse vero la tenuta del governo non dipenderebbe da qualche prezzolato capace di alzare il prezzo del proprio sostegno ad ogni occasione. Se fosse vero, appunto, ma non lo è. Non solo: è partita anche la campagna stampa del Giornale (di famiglia) contro Tremonti. Titolo di prima pagina: ‘Scoppia il caso Tremonti. Bufera nel Pdl. Galan si ribella ‘un socialista all’economia ha commissariato il governo’. Sotto il titolo la ‘riabilitazione’: Il ministro si pente e promette: basta con le persecuzioni fiscali. Insomma, il messaggio spedito da Berlusconi è chiaro: Giulio stai manzo. E’ noto che il superministro dell’Economia ha il pallino del gioco in mano e non risponde a nessuno, neanche a Berlusconi. Ed è a lui che si guarda quando si pensa ad un cambio in corsa nel centrodestra, anche per i suoi ottimi rapporti con Bossi e la Lega. In questo quadro si inserisce la proposta di cambiare l’Art. 1 della Costituzione. No comment, per carità di patria. Berlusconi, politicamente, è alla frutta, dobbiamo essere pronti.

E SILVIO BENEDICE LASSINI: SPARGI SANGUE E FANGO, SONO CON TE!

 Nuovi e inquietanti risvolti nell'affaire Lassini. L'autore del vergognoso manifesto apparso a Milano "via le Br dalle procure" ha svelato a Porta a Porta di aver ricevuto una telefonata dal presidente del Consiglio nella quale il premier gli ha espresso la sua solidarietà. Se qualcuno, dunque, nutrisse ancora qualche dubbio sulla vera paternità morale di quei manifesti oltraggiosi è servito. Roberto Lassini, candidato Pdl alle amministrative di Milano, è il vero candidato in piena sintonia con il presidente del Consiglio. E' lui la fondamentale pedina del premier in questa campagna elettorale, tutta improntata a sangue e fango. L'unica che ancora non l'ha capito, o forse finge di non averlo fatto, è Letizia Moratti. La sindaca uscente e candidata per la prossima tornata amministrativa di Milano si è sperticata sui giornali a prendere le distanze e a dichiararsi non compatibile con il candidato Lassini. Ma la verità è che l'incompatibilità vera, preoccupante e allarmante, è quella tra la Moratti e Berlusconi che sta mettendo su una vera e propria macchina di sangue e fango pur di vincere, riducendo la Moratti a triste e patetica figura in affanno a ritagliarsi un minimo di taglio istutizionale. Forse la Moratti non lo sa o non se ne rende conto ma intorno a Lassini si sta creando, un vero e proprio movimento, con l'immancabile e irriducibile Daniela Santanchè, ed ha ricevuto la benedizione di Silvio Berlusconi. Cosa se ne fa Silvio, con i sondaggi che lo danno in picchiata libera, di Letizia Moratti? A cosa serve Letizia per una tornata elettorale cui lui stesso ha dato il valore di test nazionale e di plebiscito su di sé? Meglio mettere in campo la solita trita e ritrita strategia che conosce, con bei centravanti di sfondamento pronti a tutto pur di vincere: offendere le istituzioni del Paese e beffarsi addirittura del presidente della Repubblica cui sono andate tante scuse e grazie. Che fine farà Lassini se dovesse essere eletto? A Silvio poco importa. Il patto scellerato è che porti voti, poi per domani è un altro giorno e si vedrà.

MARIA STELLA NEL PAESE... DEI TAGLI DI TREMONTI

Ohibò! cosa ha detto la ministra della Pubblica Istruzione a Ballarò? Roba da non credere. Dice che se il ministro Tremonti le avesse sottratto 13,5 miliardi di euro per la scuola glielo avrebbe detto, l'avrebbe quanto meno avvisata. Lei non ne sa nulla ma proprio nulla. Non c'è nulla da fare. Il ministro Maria Stella Gelmini si conferma alice nel paese delle meraviglie, peccato che il bianconiglio è Tremonti mani di forbice. Al di là delle favole, quello che stupisce e che lascia basiti è che un ministro non sappia che il suo collega Tremonti, quello che ha i cordoni della borsa, le ha tolto per la seconda volta una marea di fondi. E dire che Giulio mani di forbice lo aveva già fatto, aveva già taglieggiato l'istruzione e lei non aveva mosso un dito. Grave, inaudito e inaccettabile che un ministro che dovrebbe guidare l'istruzione pubblica non lo sappia. Non vedo, non sento, non parlo. Per capire i danni che l'ineffabile coppia della distruzione pubblica hanno perpetrato a danno di studenti e insegnanti basta farsi un giro nelle scuole italiane e ascoltare le puntuali denunce di insegnanti e famiglie. Non ci sono i soldi neanche per la carta igienica negli asili nido, non ci sono gli insegnanti di sostegno per bambini e ragazzi con difficoltà nell'apprendimento, molti edifici scolastici sono fatiscenti però il ministro Gelmini, questa volta in coppia con mister Brunetta annunciano il wifi in 5.000 scuole italiane a partire dal prossimo anno scolastico e per il 2012 internet sarà una realtà in 14.000 istituti scolastici. Che poi la maggior parte degli istituti scolastici italiani non abbiano neanche il computer è una piccineria, un'inezia. Costo dell'operazione wifi, 5 milioni di euro per quest'anno e altrettanti per l'anno prossimo, con l'impegno, udite udite, del ministro Brunetta in persona a incrementare le risorse attraverso la ricerca di sponsor e del ministro Gelmini attraverso il Fondo sociale europeo. Insomma, privati ed Europa, siamo alla solita litania quando c'è da tirare in ballo le risorse che non ci sono e mai ci saranno perchè l'obiettivo del governo Berlusconi è sfasciare la scuola pubblica a vantaggio di quella privata. E per la storia dei tagli di Tremonti? Nessun taglio, ha rassicurato la ministra in un'intervista. Quello che abbiamo tagliato sono gli sprechi e l'obiettivo resta la qualità nella scuola. Abbiamo risparmiato circa 300 milioni di euro riducendo gli appalti esterni nelle pulizie, abbiamo messo a punto con il ministro Brunetta un progetto di digitalizzazione della scuola che favorirà un risparmio di altri 118 milioni di euro in termini di risorse umane e strumentali. Ed ecco il massimo della propaganda: niente tagli, ma solo il consolidamento delal riduzione della spesa al 2008 non al 2011. Come dire, abbiamo consolidato la politica di tagli ma non abbiamo tagliato, abbiamo solo deciso di continuare a tagliare! Stupefacente. E allora, le magnifiche risorse? Arriveranno, si certo, un giorno forse, da sponsor e dall'Europa, quell'Europa bistrattata ma che serve sempre quando c'è da invocare fondi e aiuti. Una cosa è certa: al ministro della pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini va l'Oscar come miglior ministro protagonista della propaganda berlusconiana.

Buona Pasqua a tutti. Arrivederci a martedì.

IL SATRAPO DI ARCORE AL COLLE? UNA BESTEMMIA

BerlusconiBerlusconiOddio, un incubo. Peggiore di quelli notturni. Molto peggiore. La Santanchè (no, non è questo l’incubo…) che afferma: mi piacerebbe vedere Berlusconi al Quirinale. Ecco l’incubo: Berlusconi al Colle più alto di Roma, alla prima carica dello Stato. Su questa ipotesi (che speriamo rimanga tale per sempre) si è persino aperto il dibattito politico. Stiamo parlando di un uomo sommerso dai processi e dagli scandali che per governare ha bisogno di certi deputati mercenari che si fanno pure chiamare ‘responsabili’. Berlusconi al Quirinale significherebbe il tracollo totale, completo e definitivo delle istituzioni. E pure un’offesa alla storia del palazzo che ha ospitato papi, re e presidenti della Repubblica. Non sarebbe il luogo più adatto per i bunga bunga… Parlare in questo momento di Berlusconi al Quirinale è un’offesa al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ed è, inoltre, un falso dibattito, perché si tratta di una questione non immediata. Solita furba provocazione per far parlare d’altro. Certo, però, che Berlusconi presidente della Repubblica è, seppur remoto, un rischio che l’Italia corre. Ed è anche l’ultima ambizione politica del Satrapo di Arcore. Le condizioni al momento non ci sono e non ci saranno neanche in futuro perché il prossimo parlamento, quello che eleggerà il nuovo Capo dello Stato, non sarà sicuramente a maggioranza berlusconiana. Non si può escludere, tuttavia, che Berlusconi compia ogni sforzo per salire al Colle più alto e con questa sua tentazione tutti i partiti dovranno fare i conti. E una prima implicazione politica è questa: nessuna riforma in senso presidenzialista. Non è il momento. Punto. A meno che qualcuno di voi non voglia un presidente della Repubblica che al tradizionale discorso di fine anno racconti barzellette.

IMBROGLIONI DI PROFESSIONE: MANDIAMOLI A CASA!

Facce di bronzo. Imbrogliano i cittadini per salvarsi la pellaccia sul nucleare e poi ammettono candidamente la truffa. Stupefacente Romani: il referendum produrrebbe un no e basta. Come dire, il voto democratico se produce qualcosa che non ci piace non sa da fare. Con buona pace della democrazia. Usano le poltrone di governo per garantirsi la sopravvivenza: responsabili che fanno la fila e bussano alla porta chiedendo sesterzi. Così in basso questa povera Italia non era mai piombata: compravendita di voti in cambio di poltrone, robe da bassissimo impero. Non hanno unità di intenti e vedute in politica estera. Vanno avanti a furia di ricatti e minacce. Hanno steso tappeti rossi alla Francia: raid e immigrati, a rimorchio di Sarkò. Parmalat, a rimorchio di Sarkò. Sì alle bombe, sì alle modifiche di Schengen, sì alla Parmalat in salsa francese. Una vergogna. Ora spunta anche la legge elettorale ad hoc: alla Camera collegi disegnati su misura per Berlusconi e, a Montecitorio, la leggina panzer per asfaltare la giustizia. Non c’è una maggioranza, non c’è un governo, siamo allo sbando totale mentre in Libia è in atto una guerra. Non hanno unità di intenti, solo unità di interessi, la propria personale sopravvivenza. In questo panorama di desolazione politica ed economica – il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto vette inusitate – c’è uno spiraglio di luce. Secondo un sondaggio de il Sole24ore, un’alleanza di centrosinistra con Pd, Idv e Sel sarebbe in vantaggio sul centrodestra. Precisamente avrebbe il 44,1 per cento dei voti contro il 41,2 per cento di Pdl e Lega. Un’alleanza, invece, tra Pd e partiti di centro si fermerebbe al 33,5 per cento. Altro dato: il Pdl soffre di un evidente indebolimento: dal 37,6 per cento delle politiche del 2008, è sceso al 28,6 per cento di potenziali elettori. E’ tempo di capitalizzare, di raccogliere i frutti della nostra opposizione intransigente. Per questo, Italia dei Valori ha presentato una mozione di sfiducia: non esistono più, sono un’armata Brancaleone, dilettanti allo sbaraglio capaci solo di colossali brutte figure in Europa e nel mondo. E’ tempo che vadano a casa. Ora, subito, coalizione e programma. La via è tracciata, non lasciamoci sfuggire l’occasione di seminare buoni frutti per domani.

IL VOLPONE GRILLO COPIA (MALE) BERLUSCONI

GrilloGrillo"Il 5 aprile del 1995 Antonio Di Pietro depone la toga ed inizia la sua carriera politica, che già nel 1996 lo vede Ministro ai Lavori Pubblici per il primo governo Prodi. Ministro lo sarà solo per pochi mesi, in quanto indagato e poi assolto dal Gip perché il fatto non sussiste dai giudici di Brescia per non avere indagato accuratamente il più grande faccendiere d'Italia. Si tratta di quel Pacini Battaglia che poi verrà condannato nel 2005 a 6 anni per appropriazione indebita nella vicenda dei fondi neri Enimont (poi indultato nel 2006), al riguardo della più grossa tangentopoli italiana, quella dei cantieri dell'Alta Velocità da Milano a Napoli per un valore di 140mila miliardi di euro. Fa pensare che Di Pietro, nel 1994, venga avvicinato una prima volta dal premier Berlusconi, proprio mentre sta indagando su di lui, e quindi nuovamente nel febbraio del 1995. Dalle carte dei pm di Brescia risulta che non disdegnò affatto un incarico da Berlusconi e fu solo Scalfaro, chiamando il suo superiore Borrelli, a farlo desistere. Il 4 luglio del 1993, Di Pietro interroga Prodi su eventuali finanziamenti dell'Iri ai partiti, di cui Prodi è nuovamente Presidente dal 1993, ma quest'ultimo ovviamente nega. Diversi pentiti raccontano di come la più grande torta da spartirsi sia quella dell'Alta Velocità, di cui Prodi è prima garante (poi ci saranno Agnelli e Pininfarina), quindi consulente con Nomisma. E, poi ancora, a capo di uno dei tre general contractor, l'Iri che accoglierà nelle fila dei propri consorzi temporanei d'impresa, lIricav Uno e Due, aziende notoriamente in mano alla mafia e alla camorra, come Icla, Condotte o Calcestruzzi. Ma Di Pietro, che con pesci più piccoli è duro fino a sfiorare l'illecito, con Prodi chiude lì. E nel 1996 è ministro. Illazioni sono state fatte da molti, ma quando si leggono le carte dei processi, processi in cui un ex-pm si rifiuta di entrare nel contraddittorio, viene più di un dubbio. Che forse vi sia stato in passato un uso politico della magistratura? Per trovare i colpevoli bisogna sempre guardare a chi ci ha guadagnato: Prodi e Di Pietro, le banche e le aziende private. Saremmo interessati a sentire Di Pietro chiarire le zone d'ombra che ancora pesano sul suo conto".

Chi ha scritto questa biografia?

Silvio Berlusconi? No

Maurizio Gasparri? No

Ignazio La Russa? No

Sandro Bondi? No

Maurizio Belpietro? No

Filippo Facci? No

No, né Berlusconi né uno dei suoi sgherri. E’ tutta farina del sacco di Davide Bono, presidente del Movimento Cinque Stelle del Piemonte. Per rispondere alla mia intervista su affaritaliani ha fatto ricorso a tutto l’armamentario berlusconiano di vecchie e false ( basta leggere qui) accuse nei confronti di Di Pietro. Per rispondere alla mia critica di essere funzionali a Berlusconi, il movimento di Grillo ha risposto esattamente come avrebbe risposto Berlusconi. Quale miglior conferma per la mia tesi? Questa è la nuova linea di Grillo nei confronti di Antonio Di Pietro. Proprio lo stesso Antonio Di Pietro che fino a poche settimane fa chiamava ‘Kryptonite Di Pietro’, che descriveva come l’unico politico italiano degno di fiducia. Cos’è successo? Avendo fondato un partito, ora Grillo si comporta come un vecchio volpone della politica. E, per guadagnare consenso, attacca chi gli è più vicino, nel tentativo di sottrargli voti. Dispiace che molte delle cose giuste che Grillo ed il Movimento 5 Stelle sostengono passino in secondo piano rispetto a questo modo vecchio e berlusconiano di fare politica. In questo modo, purtroppo, fanno solo il gioco di Berlusconi.

IL PD NON FACCIA LA STAMPELLA DELLA MAGGIORANZA

Tag: Bersani , Libia , mozioni , Pd

Mercoledì 3 maggio, quando il Parlamento voterà le mozioni sulla Libia, si giocherà una partita importante, una partita tutta politica che riguarda innanzitutto il centrosinistra e la sua credibilità. Il centrodestra è spaccato, diviso, non ha unità di intenti e vedute in politica estera, cardine fondamentale per la credibilità di un governo sia sul fronte interno che internazionale. E’ l’occasione giusta per mandarli a casa, per condannarli ad una verità: l’unico collante che li unisce sono le poltrone usate per difendere gli interessi del presidente del Consiglio. Abbiamo l’occasione per rispedirli a casa. Non vorremmo mai, però, che il voto del 3 maggio si trasformasse da una Caporetto del centrodestra nella pietra tombale del centrosinistra. Sarebbe di una gravità inaudita se, mercoledì prossimo, di fronte ad un centrodestra senza una propria maggioranza in politica estera, arrivasse il soccorso delle altre opposizioni, Pd in testa, garantendo la sopravvivenza a questo governo senza più alcuna prospettiva politica. Tutte le opposizioni devono votare contro la risoluzione del governo e della maggioranza. Parliamoci chiaro e usciamo fuori da ogni ipocrisia. Non si può ripetere, per mesi, che il presidente del Consiglio è un caudillo antidemocratico, un pericoloso eversore e poi al momento buono di farlo cadere il Pd gli fa da stampella, votando la mozione per tenerlo in piedi con la scusa del prestigio internazionale dell’Italia da tutelare. La nostra presenza militare è già significativa ed importante: abbiamo il comando delle operazioni navali, partecipiamo al no fly zone. Cosa andranno a raccontare quelli del Pd ai loro elettori, se voteranno a favore della risoluzione del governo, dopo aver affermato un giorno sì e l’altro pure che Berlusconi è un dittatore che attenta alla Costituzione? Non è affatto vero che su questo allargamento della presenza militare italiana si giochi la nostra credibilità internazionale, così come non è vero che è in gioco la tenuta dell’alleanza atlantica. Partecipare è una nostra libera scelta che non pregiudica niente perché siamo già significativamente coinvolti. Il Pd apra bene le orecchie: l’unica cosa che è in gioco è la sopravvivenza o meno del governo Berlusconi. Chi li dovesse salvare se ne assumerà tutta la responsabilità davanti ai cittadini e agli elettori. Non è bombardando la Libia che l’Italia riacquisterà la sua credibilità sul piano internazionale. La ritroverà solo liberandosi di Berlusconi. I democratici riflettano bene su questo. Altrimenti, fino ad oggi, hanno raccontato balle colossali. Hanno abbaiato senza mordere.

LA LEGA PERDE LA FACCIA MA NON LE POLTRONE

Maroni - Bossi - CalderoliMaroni - Bossi - CalderoliContrari all’intervento in Libia per non alimentare l’emergenza clandestini. Questo dicono i leghisti. La Lega perde la faccia perché alle minacce non farà seguito alcun atto concreto: i nostri aerei bombarderanno con buona pace del Senatur e dei suoi sodali e il governo non subirà contraccolpi perché la Lega non formalizzerà la crisi sulla politica estera. Insomma, il Carroccio è come il proverbiale cane: abbaia ma non morde. La storia della Lega è una lunga sequela di fallimenti e di dichiarazioni roboanti (prima) e di fallimenti (dopo). Prendiamo l’esempio della politica sull’immigrazione, che ormai è diventata quella buffonesca della Lega, che esercita un ruolo ricattatorio all’interno del governo. Ormai la politica nel nostro Paese si è ridotta a questo. La Lega è imbattibile nell'affrontare il problema dei clandestini a chiacchiere, ma quando si passa ai fatti non ne imbrocca una. Hanno preteso di inserire il reato di immigrazione clandestina nel codice, come se la soluzione fosse sbatterli in galera a spese dello Stato non rimandare i clandestini a casa. Hanno inventato le ronde che non servono a nulla, solo a fare campagna elettorale. Il miglior esempio del fallimento sono le immagini degli immigrati nordafricani che scappavano dalle tendopoli allestite dal governo italiano, da Maroni in particolare. Immagini che hanno fatto il giro delle televisioni di tutto il mondo. Scavalcano le recinzioni indisturbati e fuggivano. Complimenti ministro Maroni, davvero. E complimenti a tutto questo governo cialtronesco che ci fa fare una pessima figura nel mondo. Mandiamoli a casa con i referendum.