luglio 2011

TREMONTI ZIO PAPERONE E PINOCCHIO

I soldi non crescono sugli alberi, neanche se sei così ricco come Tremonti. Ricco come Zio Paperone e bugiardo come Pinocchio. Essere ricchi non è una colpa (naturalmente se lo si è diventati onestamente), essere bugiardi sì. E pure grave. Il ministro Tremonti è un bugiardo e si deve dimettere. Lo sarà sino a prova contraria. Sino a quando, cioè, non avrà depositato presso la presidenza della Camera gli estratti conto dei suoi conti correnti da quali emerga il prelievo settimanale dei mille euro che versava a Milanese. I ricchi, in genere, non girano con malloppi di banconote arrotolate e legate da un elastico, anzi, più si è ricchi e meno si ha bisogno di contanti. Ed allora, il ministro Tremonti come pagava il suo ‘amico’ Milanese per l’affitto dell’appartamento in centro a Roma? E mica è finita qui. L’inchiesta Milanese, che ha coinvolto Tremonti, si sta trasformando in una specie di spy story. All’amatriciana però. Il megaministro dell’Economia, il superpotentissimo signore delle casse e dei denari, ha detto di essersi trasferito a casa dell’amico Milanese perché si sentiva spiato, pedinato. Insomma non si sentiva sicuro né in albergo, né, addirittura, nelle caserme della Guardia di Finanza. Lascia intendere anche che le Fiamme Gialle siano dilaniate da una sorta di guerra per bande. Il signor ministro dell’Economia ha il dovere di spiegare tutto agli italiani e, oltre alla questione dell’affitto, deve anche chiarire da chi e perché si sentiva spiato e pedinato e quale sia la guerra per bande all’interno della Guardia di Finanza. Se questi fatti sono veri, Tremonti doveva recarsi in procura a denunciarli già da tempo. Lo ha fatto o lo sta per fare? Se la risposta è negativa è lecito pensare che le sue parole siano solo un misero tentativo di depistaggio. Ciò che vale per Berlusconi, vale anche per gli altri: in un paese normale, in un qualsiasi altro paese europeo, Tremonti si sarebbe dimesso da tempo.

PROCESSO LUNGO, LADRI DI GIUSTIZIA

Non è bastata la dichiarazione di esasperazione  resa della gran parte degli italiani che alle ultime amministrative ha negato la fiducia al governo. Non sono bastati gli appelli delle opposizioni. Non è bastata neanche la lunga lista di richiami alla responsabilità da parte del Capo dello Stato. No, perché la responsabilità questo governo non sa neanche cosa sia e prosegue indisturbato, tra varie tempeste che pure rischiano di far naufragare la barca già semidistrutta, a pensare agli interessi del premier imputato. Ed ecco che, a pochi giorni dalla pausa estiva, sul vassoio governativo, viene servita, tramite l’ennesima fiducia, l’ennesima scelleratezza in fatto d’ingiustizia. Perché di questo si tratta. Non c’è nessuna giustizia nella norma del processo lungo, che permetterà a Berlusconi di aggiustare i suoi processi  allungando, fino all’inverosimile, decine di migliaia di procedimenti per non farli arrivare a sentenza. Ed è così che, pur di salvare il Cavaliere, gli esponenti della maggioranza sottraggono alla legge delinquenti e farabutti. Se non ladri di giustizia come possono essere definiti?L'approvazione del provvedimento allunga e ammazza processi è uno sfregio alla volontà dei quasi 28 milioni di cittadini che hanno detto no alle norme ad personam. E' la fiducia numero 48: morto che parla, verrebbe da dire, visto che questo governo comatoso riesce a mala pena a fare da ufficio legale del premier. La legge sul processo lungo devasta il sistema giudiziario italiano, impedisce alla giustizia di funzionare e serve solo a far scappare il premier dalla porta di servizio dei tribunali. Questa legge è un macigno posto sulla strada della democrazia italiana, un macigno che va a vantaggio di mafiosi e delinquenti, oltre che del premier, un ostacolo che va rimosso al più presto. Fermo restando che le bugie del centrodestra hanno le gambe corte e non sfuggiranno all'indignazione degli italiani che si riprenderanno presto la democrazia, noi siamo pronti anche alla mobilitazione di massa pur di fare in modo che questa vergogna abbia presto fine.