Gli italiani non sono più un popolo di risparmiatori. E non perché siano diventati all’improvviso cicale, da formiche che sono sempre stati,
ma perché utilizzano i risparmi per andare avanti ed arrivare alla fine del mese. Il potere di acquisto dei salari è sempre più basso. Questa è la fotografia impietosa ma reale dell’Istat.
A tenere sono solo i discount, dice la Cia, la confederazione italiana degli agricoltori. Che vuol dire? Che gli italiani per comprare carne, pane, pesce e pasta
vanno dove i prezzi sono più bassi, nel regno degli hard-discount. E in questo scenario, non proprio entusiasmante, ecco che arrivano puntuali, come un orologio svizzero, le
trionfalistiche dichiarazioni del ministro del Lavoro che è tutto in brodo di giuggiole perché, udite udite,
l’Istat rende noto che l’occupazione è aumentata dello 0.1 per cento. Ora, chi glielo dice al ministro che
l’Unione Europea ha detto che le condizioni del mercato del lavoro nel nostro Paese sono costantemente deboli, a causa delle misure di austerità e la bassa crescita?
Chi glielo spiega al ministro che la disoccupazione giovanile è aumentata, che il numero di persone in età da lavoro e inoccupate ha raggiunto quota 38 per cento? Ma soprattutto, vi pare possibile che un ministro faccia finta di non sapere e prenda carta e penna per commentare un dato si positivo perché in crescita ma assolutamente non confortante,
nel disperato tentativo di spargere ottimismo? Persino
Confindustria ha urlato in faccia al governo forte e chiaro che ci vogliono riforme serie e concrete, non le tasse e le svendite di beni pubblici promosse dal ministro Tremonti.
Alla faccia dei tre milioni di posti di lavoro promesso dal presidente del Consiglio quando il mondo ancora gli sorrideva e segrete ancora erano le caldi notti di Arcore…
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