settembre 2011

Il Lodo salva Lega 2 alla riscossa

 La novità di oggi è che, ancora una volta, il governo sta violentando le regole per garantire l'impunità a 37 leghisti tra cui Bossi, Maroni e Calderoli. Ci eravamo già occupati della cosa ma voglio tornare sull'ennesima illegalità compiuta per eliminare il processo in corso a Verona a carico dei militanti della Guardia Nazionale Padana. Una norma ad personam su cui solleveremo il conflitto d'attribuzione perché il governo si assume una prerogativa che non gli compete. Scendiamo nel dettaglio. Il Parlamento è chiamato a dare il proprio parere attraverso la commissione bicamerale per la semplificazione sullo schema di decreto legislativo che contiene modifiche all’ordinamento militare. In questo schema il governo introduce il reato di ‘associazioni di carattere militare con scopi politici’ che aveva precedentemente abrogato nel 2010. In realtà tale reato è solo apparentemente abrogato, perché il governo non aveva mai ricevuto la delega dal Parlamento per abrogarlo. Di conseguenza, non può neanche reintrodurlo. Riteniamo che questo pasticcio legislativo sia stato compiuto dal governo per poter eliminare il processo in corso a Verona a carico dei militanti leghisti della cosiddetta Guardia Nazionale Padana. Infatti se il reato fosse realmente abrogato, pur reintroducendolo oggi, i leghisti verrebbero assolti perché per alcuni mesi i fatti loro contestati non costituivano più reato. In mancanza della delega l’abrogazione di quel reato è stato frutto di un errore che il governo doveva correggere, e può ancora farlo, semplicemente facendo pubblicare un’errata corrige in Gazzetta Ufficiale. Questa errata corrige permetterebbe la prosecuzione del processo di Verona. Nel caso non lo facesse, sarebbe chiaro l’intento di salvare i militanti leghisti dal processo. Se il governo non adempie al suo dovere di far correggere l’errore sarebbero violate la Costituzione e le prerogative del Parlamento. Per questi motivi l’Italia dei Valori chiederà al presidente della Camera di sollevare un conflitto di competenza contro il governo dinanzi alla Corte Costituzionale per violazione degli articoli 70, 76, 25 e 18 della Costituzione. 

IL MINISTRO SACCONI CI FA O C’E’?

Gli italiani non sono più un popolo di risparmiatori. E non perché siano diventati all’improvviso cicale, da formiche che sono sempre stati, ma perché utilizzano i risparmi per andare avanti ed arrivare alla fine del mese. Il potere di acquisto dei salari è sempre più basso. Questa è la fotografia impietosa ma reale dell’Istat. A tenere sono solo i discount, dice la Cia, la confederazione italiana degli agricoltori. Che vuol dire? Che gli italiani per comprare carne, pane, pesce e pasta vanno dove i prezzi sono più bassi, nel regno degli hard-discount. E in questo scenario, non proprio entusiasmante, ecco che arrivano puntuali, come un orologio svizzero, le trionfalistiche dichiarazioni del ministro del Lavoro che è tutto in brodo di giuggiole perché, udite udite, l’Istat rende noto che l’occupazione è aumentata dello 0.1 per cento. Ora, chi glielo dice al ministro che l’Unione Europea ha detto che le condizioni del mercato del lavoro nel nostro Paese sono costantemente deboli, a causa delle misure di austerità e la bassa crescita? Chi glielo spiega al ministro che la disoccupazione giovanile è aumentata, che il numero di persone in età da lavoro e inoccupate ha raggiunto quota 38 per cento? Ma soprattutto, vi pare possibile che un ministro faccia finta di non sapere e prenda carta e penna per commentare un dato si positivo perché in crescita ma assolutamente non confortante, nel disperato tentativo di spargere ottimismo? Persino Confindustria ha urlato in faccia al governo forte e chiaro che ci vogliono riforme serie e concrete, non le tasse e le svendite di beni pubblici promosse dal ministro Tremonti. Alla faccia dei tre milioni di posti di lavoro promesso dal presidente del Consiglio quando il mondo ancora gli sorrideva e segrete ancora erano  le caldi notti di Arcore…

E referendum sarà...

Ecco il mio pezzo apparso oggi sul quotidiano "L'Unità". Un milione di firme, un risultato straordinario. Il referendum per abolire il porcellum nasce sotto auspici addirittura migliori dei quesiti su acqua, nucleare e legittimo impedimento. Il primo dato che emerge da questa prima fase è la straordinaria mobilitazione dei cittadini, decisi a riappropriarsi del proprio potere di scelta, della possibilità di decidere con il voto chi mandare in Parlamento, senza più delegare questa scelta alle segreterie dei partiti. La partecipazione democratica è già un bel segnale, vuol dire che l’opinione pubblica non solo vuole il cambiamento, ma si impegna in prima persona. Il referendum sulla legge elettorale ha anche un enorme valore politico e può essere il grimaldello per scardinare il sistema di potere che ancora supporta Berlusconi, premier debole e ormai sfiduciato da tutte le parti sociali che però occupa Palazzo Chigi con lo stesso piglio di un ‘ultimo giapponese’. Pdl e Lega, infatti, temono il ritorno al Mattarellum e, per limitare i danni alle prossime elezioni, potrebbero anche decidere di andare ad elezioni anticipate con l’attuale sistema elettorale. Sicuramente proveranno, come hanno già fatto per gli ultimi referendum, a cambiare la legge elettorale prima della consultazione popolare. Ma non riusciranno nel loro intento truffaldino per due semplici motivi. Il primo, banalmente, è che Pdl e Lega vogliono due sistemi elettorali diversi. Il secondo è che la Consulta ha già stabilito il principio che il legislatore non può aggirare il referendum cambiando la legge prima del voto. In ogni caso il referendum si farà e raggiungerà sicuramente il quorum. Ci sono due scenari dunque: il governo collassa prima e si va al voto con questa legge elettorale, oppure si voterà con la nuova legge elettorale nel 2013, alla scadenza naturale della legislatura. In entrambi i casi il referendum avrà sortito effetti positivi ed il milione di italiani che ha firmato potrà essere orgoglioso del contributo dato alla svolta politica del Paese.