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AGCOM, DOPPIA SEDE CON VISTA FORI E VESUVIO

Due sedi, una a Napoli e una a Roma. L’Agcom, autorità garante per le comunicazioni, ha sempre avuto una “doppia sede”. Eppure, la legge istitutiva dell’autorità (legge n.249/1976) stabiliva che l’Agcom fosse insediata nel capoluogo campano, per decentrare le autorità amministrative indipendenti, privilegiando in questo caso il Sud Italia.

Ebbene, non è mai accaduto nulla di quanto previsto dalla legge istitutiva. Anzi, da nostre informazioni, che abbiamo prontamente messe nero su bianco in un’interrogazione parlamentare al presidente e ministro dell’Economia ad Interim Mario Monti, risulterebbe che, in tutti questi anni, tutti i membri dell’Agcom, nonché i loro nutriti staff (presidenti, commissari, segretarie e autisti), si siano riuniti solo di tanto in tanto nella sede di Napoli, pur essendo questa la sede “principale”. Vi lascio immaginare le conseguenti spese ed indennità di trasferta che seguono a ruota.

Il governo Monti, nell’ottica di ridurre le spese che gravano sul bilancio dello Stato, ha giustamente ridotto il numero dei componenti dell’Agcom da 9 a 5, diminuendo al contempo gli emolumenti del 30 per cento. Ora, non si capisce dunque davvero perché lo Stato continui di fatto a pagare una doppia sede per l’Agcom, e l’affitto di un edificio, che non solo appartiene al noto immobiliarista e proprietario di numerose testate giornalistiche quali “Il Messaggero” di Roma, il “Mattino” di Napoli e il “Gazzettino” di Venezia, soggetto dunque controllato dall’Agcom stessa, ma che nel corso di questi anni, risulterebbe essere stato utilizzato in modo del tutto marginale rispetto alle effettive esigenze.

Ieri, dopo aver dato l’annuncio della nostra interrogazione, nella quale chiedevamo di conoscere i costi connessi al mantenimento della doppia sede e, in particolare quale sia l’entità delle risorse pubbliche che sino ad oggi siano state impiegate per pagare le trasferte da Roma a Napoli e viceversa dei componenti dell’Agcom e del loro staff, è arrivata puntuale la risposta da ufficio apposito dell’autorità medesima.

Confermata l’esistenza della doppia sede. Un sforzo è stato fatto, però: nell’ottica di un’organizzazione più efficiente e razionale, si è riuniti in un unico ufficio gli uffici di Roma, provvedendo altresì a ridurre i piani occupanti nella sede napoletana, passando da 24 a 14 (!). Nessun cenno sui costi. Su quello, cade un velo. Ora, aspettiamo di conoscere da Monti le cifre. La domanda è: che senso ha parlare di spending review se poi si mantengono, a caro prezzo, due sedi per un’unica autorità?

COMPETENZA E TRASPARENZA: E’ CHIEDERE TROPPO?

Tag: Agcom , Bersani , nomine , Pd , privacy , Rai , Vendola

Ieri, 5 giugno, ad un giorno dal voto per i nuovi commissari di Rai, Agcom e Privacy, le agenzie battono le seguenti notizie:

- FLASH -AGCOM: PD E TERZO POLO VOTANO DECINA E POSTERARO.

 - FLASH -AGCOM: VERTICE BERSANI-CASINI, PD PRONTO FAR SPAZIO TERZO POLO

- FLASH - AUTHORITY: INTESA PD-TERZO POLO SU POSTERARO

- FLASH - AGCOM: PDL DA' INDICAZIONE DI VOTARE MARTUSCIELLO E PRETO =

- FLASH - AUTHORITY: BERSANI VEDE CASINI, PD 'CEDE' COMMISSARIO AL TERZO POLO =.

 Intese, manovre, vertici segreti, trame nell’oscuro. In ossequio alla logica spartitoria tra i partiti, la nomina è servita.

E’ così che alla fine sono andate le cose. La vicenda delle nomine dei nuovi membri delle authorities, Rai, Agcom e Privacy, è stata una clamorosa presa per i fondelli del Parlamento e dei cittadini. Ancora una volta, in questo paese, non si è riuscito a spezzare quel perverso sistema di nomina che si basa su una logica spartitoria dei partiti, dei capi partito o dei loro rappresentanti che tramano all’oscuro, decidono nelle segrete stanze e poi, con un fogliettino o un sms, comunicano ai loro parlamentari i nomi da votare, senza conoscerli, senza sapere nulla riguardo alle loro competenze, capacità e autonomia.

Avevamo chiesto ai presidenti di Camera e Senato una svolta, un cambio di marcia, semplicemente di adottare un metodo trasparente e pubblico di selezione delle candidature, da valutare in commissione. Ritenevamo e riteniamo che per la Rai e le Authority ci vogliano persone che mantengano una chiara distanza dai partiti, che non siano in conflitto di interesse, che non abbiamo mai avuto rapporti con gli interessi vigilati. Competenza, trasparenza e autonomia per mettere fine alla partitocrazia, alla pratica lottizzatoria e di spartizione tra i partiti: era questa la nostra richiesta per la quale ci siamo battuti.

Ci hanno preso per i fondelli. E' stata sì data la possibilità di presentare candidature per quei ruoli ma i partiti di maggioranza avevano già deciso e si sono scelti da soli i controllori.

Per questo, Idv non parteciperà oggi alle operazioni di voto per le nomine e non vi parteciperà fino a quanto i controllati si nomineranno i controllori, fino a quando prevarrà la logica spartitoria.

IL CONFLITTO D’INTERESSI E’ UN MACIGNO SULL’ECONOMIA

L’Italia è indietro, in clamoroso ritardo sulle nuove tecnologie rispetto agli altri paesi europei. La relazione di fine mandato del presidente dell’Agcom (Autorithy per la comunicazione) Corrado Calabrò fotografa perfettamente lo stallo del Paese. Uno stallo funzionale agli interessi economici di Berlusconi.

Il suo conflitto d’interessi ha paralizzato l’Italia. Basti pensare che solo il ritardo sulla banda larga è costato al Paese un punto e mezzo di Pil. Una cifra astronomica. Un ritardo da colmare al più presto se vogliamo continuare, o meglio, se vogliamo tornare ad essere competitivi sulla scena internazionale.

Non voglio parlare ancora dei disastrosi governi a guida Berlusconi (e Bossi, non dimentichiamolo) perché preferisco guardare al futuro. L’Italia dei Valori ha sempre sostenuto la necessità di una legge seria sul conflitto d’interessi, veleno del sistema economico nazionale. Per anni abbiamo fatto battaglie in Parlamento e nelle piazze.

Purtroppo, ancora una volta, i fatti ci danno ragione. Ma fare della dietrologia non serve a nulla. Avere memoria, però, sì. Per questo chiunque voglia allearsi con Italia dei Valori dovrà condividere nel programma la legge sul conflitto d’interessi. Punto.

BIN LADEN ALLE VONGOLE E MULLAH PISAPIAH: GLI SPAURACCHI DI SILVIO

Pisapia - De MagistrisPisapia - De MagistrisLa buona notizia è che l’Agcom ha multato i tg  per l’evidente squilibrio a favore del presidente del Consiglio. La brutta notizia è che a pagare le multe per i tg del servizio pubblico nazionale saranno gli abbonati Rai, cioè i cittadini. Al danno la beffa. Italia dei Valori ha presentato un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale. “E’ una condanna degna di un soviet” ruggisce il premier e i giornali di famiglia gli fanno da grancassa. Intanto, disperato e sempre più solo, non sapendo più che pesci pigliare, agita gli spauracchi in vista dei ballottaggi, pensando che i cittadini milanesi e napoletani siano inconsapevoli della disastrosa azione del governo su tutti i fronti: zingari, islam, comunisti e gay, è la ricetta stantia di Berlusconi, la prova che è sul viale del tramonto. L’ultima furbata per ridare verve ad una candidata appannata è di Maroni: “il tema della sicurezza urbana per noi è fondamentale, per questo ridarò più poteri ai sindaci. Oggi, il Parlamento subisce l’ennesima fiducia, uno scippo alla democrazia. Un governo disperato e di disperati che, con la fiducia, tenta di rubare ai cittadini il sacrosanto diritto alla democrazia diretta e partecipata, garantito dall'istituto del referendum sul nucleare, sull’acqua e sul legittimo impedimento che agitano le torbide acque del governo e della maggioranza. Italia dei Valori, che ha promosso il referendum, saprà trasformare la rabbia degli italiani in un plebiscitario sì a favore del legittimo impedimento. L’altro ieri Standar&Poors, ieri l’Istat, oggi la Corte dei Conti: aumenta il debito pubblico, la pressione fiscale e l’evasione. Serve una strategia di crescita ma non sono capaci di gestire neanche il più piccolo dei condomini. E’ per questo che da Milano e Napoli partirà la scossa: se non ora, quando?

INFORMAZIONE: L'IMPORTANTE E' NEGARE

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L’importante, sempre e comunque, è negare. Chi non lo fa, si aspetti di tutto. E’ ciò che Silvio Berlusconi ha fatto dall’inizio di questa legislatura e continua a fare, come ha mostrato nei due giorni scorsi durante la sua “rappresentazione” parlamentare, nella quale ha raggiunto i massimi livelli. E’ quello che fa il primo giornale nazionale, o forse dovremmo dire l’”ei fu primo tg”, visto che gli ascolti precipitano rovinosamente, facendoci quasi sorgere il dubbio che la messa in scena stia per essere smascherata, nonostante la perfezione dell’intreccio. Già, perché bisogna dar atto al signor presidente del Consiglio di essere il perfetto regista di una sorta di soap opera che evidentemente convince molti, se, come è vero, l’Italia sembra semiaddormentata, come sedata, anche di fronte ai problemi gravissimi che l’attanagliano. Perché lui vuole che la realtà venga nascosta, ovattata da una verità rosea, come quella da lui stesso prospettata di fronte ai due rami del Parlamento. E così sia: questa è la verità che i mezzi d’informazione, ubbidienti e rispettosi, fanno arrivare ai cittadini e quando ciò non succede, è bufera. Come nel caso di Santoro, accusato di non rispettare il contraddittorio. Quel contraddittorio che il tg1 non manca mai di osservare, come nel caso del commento al discorso di Fini a Mirabello, quando c’erano Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri: più pluralismo di così! Ma non finisce qui, perché Santoro, per queste accuse, è finito nelle grinfie di un Ag-com giudicante, il cui nuovo commissario è Antonio Martusciello, guarda caso tra i fondatori di Forza Italia, eletto con Berlusconi e sottosegretario nei suoi governi. Tutto, dunque, è sotto controllo. Niente è lasciato al caso da questo signore che si è impossessato dell’Italia e dell’informazione. E’ un fatto di una gravità assoluta e io credo che sia questo il problema da risolvere al più presto, la battaglia da combattere, prima ancora della vergognosa legge elettorale. E’ necessario che un governo tecnico riesca a smantellare questo sottilissimo e pericolosamente efficace monopolio dell’informazione. E’ importante che il Paese si svegli dal torpore, perché ignorare i problemi non è mai servito a nessuno e questo paese, di problemi, è pieno, primo fra tutti un governo e un premier ipocriti e bugiardi, da mandare a casa al più presto.

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FASCISMO MEDIATICO TRA GOEBBELS E MAGO DO NASCIMIENTO

“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà verità”. Lo diceva il tristemente famoso Joseph Goebbels, ministro della propaganda di Hitler. Parole che Berlusconi ha fatto sue. Il suo tentativo di capovolgere la realtà, da un lato, è comprensibile. Provate a mettervi nei suoi panni, poverino, non gliene va bene una: la crisi economica attanaglia il Paese, le imprese chiudono e la disoccupazione aumenta, i suoi sottosegretari e parlamentari vengono indagati continuamente per reati gravissimi, dalla corruzione alle collusioni con camorra (Cosentino) e ‘Ndrangheta (Di Girolamo), il vertice della protezione civile si è  trasformato in una cricca d’affari. Il Pdl è talmente spaccato che i suoi dirigenti non riescono neanche a presentare una lista…Insomma, una Waterloo. E si capisce bene che in queste condizioni dire la verità agli italiani è difficile, imbarazzante. E allora…via con la tattica del Mago Do Nascimiento, quel sedicente stregone che con Wanna Marchi truffò migliaia e migliaia di telespettatori, vendendo fumo a prezzi stellari. La tattica è semplice: in assenza di contraddittorio ci si presenta in tv e si dice ai cittadini che va tutto bene, che la crisi è superata, che le aziende si stanno riprendendo, che mafia, camorra e ‘ndrangheta sono stare azzerate, e che la lista del Pdl non è stata presentata a causa della macchinazione perversa di giudici comunisti e opposizioni golpiste. Balle, balle spaziali, come la parodia di Mel Brooks, ripetute sino alla nausea. La campagna elettorale di Berlusconi sarà una miserabile sequela di menzogne ripetuta dai megafoni di regime. Oggi il Fatto Quotidiano apre con uno scoop: indagini della procura di Trani hanno fatto scoprire le pressioni Berlusconi sul commissario Agcom Giancarlo Innocenzi per far chiudere Annozero e le trasmissioni scomode. E’ la prova che siamo al regime, al fascismo mediatico. Il Fatto ha aperto uno squarcio di verità sul tentativo del governo di censurare l’informazione libera e imbavagliare e controllare i media. Dobbiamo reagire. Tutte le forze democratiche di questo Paese devono reagire con durezza e determinazione a questo tentativo di piegare l’opinione pubblica con una finta informazione. Abbiamo presentato un’interrogazione e chiediamo al presidente dell’Agcom Calabrò le dimissioni di Giancarlo Innocenzi, il commissario che, da quanto si legge, si è prestato ad una operazione ignobile. E’ un fatto indegno che un membro dell’autorità garante per le comunicazioni prenda ordini da una parte politica, di fatto facendo l’esatto contrario di quanto dovrebbe. Per molto meno un tempo ci si sarebbe dimessi. Ma il berlusconismo ha fatto saltare non solo le più elementari regole democratiche, ma anche i canoni della dignità personale. Oggi, però, la sentenza del Tar sui talk show ripristina in parte la legalità nell’etere. I vertici Rai ne devono prendere atto e reinserire nei palinsesti i programmi d’approfondimento politico. Se così non fosse, ci troveremmo di fronte al paradosso che la tv di Berlusconi può mandare in onda i propri talk show e la tv di Stato no. Azzerare l’informazione politica in campagna elettorale ed affidarla solo ai telegiornali di regime che descrivono una realtà che non c’è è un metodo di comunicazione fascista inaccettabile. Per questo lunedì alle 12 quando sarà riunito il Cda Rai, faremo sentire la nostra voce anche a viale Mazzini.

Compila il seguente form per inviare una mail al direttore generale Rai,
Mauro Masi, per chiedergli di "riaccendere l'informazione" (testo della mail).

Per maggiori informazioni leggi l'articolo:
"Un fax e una mail per riaccendere l'informazione"

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