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B. colpevole di alto tradimento

Signor Presidente del Consiglio sappiamo quanto forte sia la sua avversione per i processi. Ma oggi non possiamo esimerci dal metterla, qui, in quest’aula, sul banco degli imputati e leggerle la nostra sentenza di condanna. Perché lei è colpevole per tutti i capi d’imputazione. Lei è colpevole di alto tradimento dell’interesse nazionale perché tra il 2001 e oggi - negli otto anni su dieci in cui è stato presidente del consiglio - ha creato 500 MILIARDI DI EURO di MAGGIOR DEBITO PUBBLICO. Quasi un terzo dell’intero immenso debito pubblico italiano lo ha creato lei con i suoi governi. Lei ha ereditato, grazie al lavoro di chi l’ha preceduta, gli interessi sul debito pubblico più bassi della storia del nostro paese e grazie alla sua incompetenza oggi gli interessi sono nuovamente esplosi e si sono già mangiati più di metà della manovra che ancora non abbiamo finito di approvare, visto che ogni punto in più di interessi sul debito pubblico costa allo stato 19 miliardi di euro l’anno e gli interessi sono già aumentati di tre punti. E’ lei che, più di ogni altro, ci ha portati dove ci troviamo oggi, ad un passo dall’abisso. Con questi debiti ha affossato il paese, ha creato le premesse della bancarotta, ha truffato la fiducia degli italiani, ha tolto la speranza di un futuro ai giovani. Per questo la dichiariamo colpevole. Lei è anche colpevole di diserzione, perché quando la crisi si è abbattuta sulla Grecia un anno fa, invece di onorare il suo dovere di uomo di stato è fuggito come un disertore qualunque, è fuggito dalle sue responsabilità, è fuggito dalla realtà, continuando a ripetere che tutto andava bene, che noi stavamo meglio degli altri. Il fatto di aver colpevolmente tardato al di là di ogni ragionevolezza nel metter mano ai conti pubblici, intervenendo molto tempo dopo tutti gli altri paesi, e facendosene addirittura una vanto, è la colpa che le contestiamo ed è il crimine più grave per un uomo di governo. Lei ha rinunciato a decidere, lei ha rinunciato ai suoi doveri, ha macchiato di infamia l’onorabilità del governo italiano e per questo la condanniamo. Lei è infine colpevole di menzogna plurima a danno dell’intero popolo italiano. Ha mentito sapendo di mentire quando a giugno di quest’anno, cioè poco più di due mesi fa, ha dichiarato testualmente: “adesso abbasseremo le tasse”. Ebbene, neanche due mesi, e oggi lei mette la sua firma su una manovra che, sommata a quella di luglio, vale 100 miliardi di euro dei quali il 73% è rappresentato da maggiori tasse, che arriveranno all’86% quando comuni province e regioni avranno alzato i loro tributi per compensare almeno in parte i tagli dei trasferimenti. Tutte tasse che vanno a toccare i già miseri conti dei soliti noti, famiglie, pensionati, piccoli imprenditori. Ed ha mentito di nuovo in queste ultime settimane, raccontando agli italiani che questa era l’unica manovra possibile, che solo nuove tasse ci avrebbero permesso di portare il bilancio in pareggio. Menzogna spudorata. Se lo Stato spende più di quello che incassa la soluzione non è di alzare le tasse, ma di spendere di meno. Paesi come Irlanda Portogallo, Spagna e Inghilterra hanno tutti approvato delle manovre che vanno nella direzione di ridurre di molti punti la spesa pubblica nei prossimi anni. Noi facciamo l’opposto, alziamo le tasse per continuare a spendere come prima. Eppure proprio da noi più che altrove, la possibilità di una manovra fatta di risparmi invece che di tasse era solare. Visto che già oggi con i nostri soldi di cittadini finanziamo uno stato sprecone ed inefficiente, un elefante obeso che produce più burocrazia che servizi per i cittadini. Uno stato che foraggia una partitocrazia affamata di sempre più posti e di sempre maggiori spese, e che ha ormai perso completamente il senso del limite e del bene comune. Avreste potuto abolire le province ed invece volete sostituirle con le province regionali raddoppiandone il numero. Avreste potuto abolire quella selva di enti ed organismi intermedi tra comuni e regioni che alimentano una spesa totalmente inutile e parassitaria. Consorzi, Comunità montane circoscrizioni e via dicendo. Avreste potuto dare un taglio netto alle quasi 80.000 poltrone dei consigli di amministrazione degli enti pubblici locali. Avreste potuto dimezzare il numero delle auto blu che è, in rapporto agli abitanti, il più alto di qualsiasi paese civile e che ci costa 5 miliardi di euro l’anno. Avreste potuto bloccare le consulenze che ogni anno costano allo stato 3 miliardi di euro e che sono spesso diventate strumenti di politica clientelare quando non un modo per pagare il prezzo della corruzione. Avreste potuto dimezzare il numero dei parlamentari. Potevamo interrogarci, soltanto per fare uno tra mille esempi, se serve avere sei organi di polizia nazionale (polizia, carabinieri, gdf, forestale, guardia costiera e polizia penitenziaria) e due di polizia locale, che fanno più o meno le stesse cose quando, invece, avviando processi di semplificazione ed integrazione si potrebbero risparmiare miliardi di euro ed avere più sicurezza. La realtà è che è molto più facile tassare i cittadini che mettere mano agli interessi forti e ben rappresentati delle oligarchie dello stato, della politica, degli enti e delle aziende pubbliche, delle burocrazie civili e militari, di intere categorie di privilegiati, di foraggiati, mettere mano alle reti clientelari, affaristiche ed amicali, insomma a tutto quel sistema di irresponsabilità politica e di governo che ha affossato l’Italia fino ad oggi. Si potevano recuperare risorse importanti dalla lotta alla corruzione che, ogni anno, ripeto, ogni anno, si mangia 70 miliardi di euro di risorse pubbliche. Cioè quasi quanto il valore delle due manovre che abbiamo fatto tra luglio e adesso. Perché non inserire nella finanziaria due emendamenti che a costo zero avrebbero segato il tronco della corruzione in Italia. Emendamento numero 1, il dipendente o funzionario pubblico definitivamente condannato per essersi fatto corrompere è licenziato in tronco e non potrà fare il dipendente pubblico per il resto della sua vita. Emendamento numero 2, l’impresa che ha corrotto per avere vantaggi illeciti non potrà partecipare mai più ad appalti pubblici. Il grave non è che questi emendamenti non siano in finanziaria il grave è che in un paese dove la corruzione da tempo fattura 70 miliardi di euro l’anno queste regole ancora non esistono. Domandiamoci perché, e vedrete che c’è da riflettere!!!! Avremmo anche potuto prevedere un graduale innalzamento dell’età di pensionamento delle donne ma non come lo avete fatto voi, strisciando nell’ombra e fregando i loro soldi per tappare i buchi dei vostri debiti. Ma per creare finalmente con i soldi risparmiati, che sono delle donne, appartengono alle donne, un welfare per le famiglie, fatto di maggiori asili nido, di un tempo pieno a scuola corrispondente agli orari di lavoro, di detrazione dalla dichiarazione dei redditi delle famiglie di tutte le spese per baby sitter, badanti, collaboratrici domestiche e affermare così per davvero pari opportunità di accesso delle donne al mondo del lavoro. E questa sarebbe stata una misura per dare anche impulso all’economia e non ammazzarla di tasse come state facendo. Signor Presidente del consiglio. C’è un ultimo reato del quale la riteniamo politicamente colpevole. Il vilipendio internazionale della nazione italiana. Lei è diventato ormai da tempo causa di imbarazzo per il paese a livello internazionale, la sua mancanza di credibilità è una della cause della crisi di fiducia dei mercati nei confronti del nostro paese. L’articolo di due giorni fa del NYT è lo specchio fedele degli occhi con i quali ormai il mondo intero ci giudica attraverso il giudizio che da di lei. Ne cito due passaggi: “La nostra follia politica (americana) impallidisce di fronte a questa opera buffa a luci rosse. Ma non dovremmo limitarci a restare a bocca aperta o a sogghignare. Il cammino dell'Italia dalla gloria al ridicolo, un cammino favorito dalle distrazioni legali e carnali di Berlusconi, minaccia la stabilità finanziaria dell'intera Europa e non va a beneficio di nessuno". Ed allora signor Presidente se non vuole che oltre alla nostra si aggiunga anche la condanna della storia che la ricordi come la peggiore calamità mai abbattutasi su questo paese compia un gesto di rispetto verso 60 milioni di italiani che lavorano, faticano, studiano e si dannano l’anima per tirare avanti e si dimetta, dando la possibilità a questo paese di guardare avanti e ricominciare a sperare.