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Anticorruzione o amnistia mascherata?

L’Anticorruzione è legge. Con 480 sì, 19 no e 25 astenuti, il provvedimento per rendere l’anticorruzione un manifesto elettorale è stato approvato. Nessuno come noi si è battuto in questa legislatura per approvare norme più severe contro il dilagare della corruzione, che ogni anno costa all’Italia 60 - sì 60! - miliardi di euro secondo la Corte dei Conti.

Avremmo voluto che il Parlamento affrontasse in maniera davvero efficace una piaga sociale, economica e politica come questa. Avremmo voluto votare una legge che sentivamo nostra, invece ci hanno propinato un testo ipocrita, che serve solo ai partiti per tentare di placare l’opinione pubblica ed è del tutto insufficiente contrastare l'illegalità e il malaffare nella pubblica amministrazione, anzi peggio.

Questo è un testo che contiene norme che indeboliscono quel baluardo giuridico che avevamo. Avremmo voluto un provvedimento molto più severo. Abbiamo chiesto al governo, con fiducia in questo caso, di rimpolpare il disegno di legge con norme veramente efficaci, quelle che ci chiedeva l’Europa. E che da domani continuerà a chiederci: l'auto-riciclaggio, l’eliminazione della prescrizione - voluta come legge ad personam che tanti guasti ha fatto -, il falso in bilancio e il voto di scambio. Solo per fare degli esempi.

Il tempo per rendere efficace questo provvedimento gracile c'era. C'era la necessità di dare un segnale stringente, efficace nella lotta alla corruzione. Ma così non è stato. Anzi, ne è uscita fuori quasi un’amnistia mascherata perché, cancellando la concussione per induzione, farà saltare un sacco di processi. Non era così che doveva andare. Il governo ha perso un’occasione e ha dato all’Italia una pessima legge.

NON CI RIPROVINO CON L’AMNISTIA

Il presidente Napolitano ha riproposto ancora una volta il tema dell’emergenza carceraria. Lo ha fatto in una lettera inviata al corpo di polizia penitenziaria in occasione del 195esimo anno dalla fondazione. Il presidente , tra le altre cose, ha scritto: “l'attenzione che parlamento e governo pongono ai problemi del carcere induce a confidare che il punto critico insostenibile cui essi sono giunti possa essere superato anche attraverso l'adozione di nuove e coraggiose soluzioni strutturali e gestionali che coinvolgano tutti gli operatori del settore e in particolare la Polizia Penitenziaria”. Siamo d’accordo con lui: servono soluzioni per affrontare l’emergenza carceri. Ma non l’amnistia, né un nuovo indulto.

Ogni volta che si parla della questione, ci si trova davanti alla polemica sull’ennesimo provvedimento di scarcerazione di massa spacciato come soluzione al problema. Non e' con l'amnistia che si risolve l'annosa questione del sovraffollamento delle carceri. Quello che serve è, sul piano del diritto, la certezza della pena e poi interventi concreti nel settore infrastrutturale carcerario.

Occorre garantire condizioni umane e civili a chi sconta una pena in carcere e, al contempo, mettere gli agenti di polizia penitenziaria nelle condizioni di poter svolgere il proprio lavoro con dignità. Misure tampone, come amnistia e indulto, non risolvono le questioni di fondo, anzi deprimono il diritto poiché rappresentano un atto di resa dello Stato di fronte all'incapacità di amministrare la giustizia. Per migliorare la situazione, c’è anche la strada della depenalizzazione dei reati di minima offensività.

Tale opzione non risolverebbe, però, il problema del sovraffollamento, considerando la minima incidenza di imputati e condannati in stato di detenzione per tali reati. Il problema è sempre quello dell'esorbitante numero di persone detenute in attesa di sentenza definitiva, circa il 60% della popolazione carceraria. Quindi, la soluzione rimane quella del funzionamento della macchina giudiziaria. L'Italia dei Valori ha proposto molte soluzioni, con appositi disegni di legge. Il governo ne prenda cognizione e potrà valutare la positività delle nostre indicazioni.