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IL PIFFERAIO MAGICO NON INCANTA PIU’

BerlusconiBerlusconiMai una campagna elettorale è stata come questa. Non si discute di programmi, non si confrontano le idee, a malapena si conoscono i candidati presidenti. I toni sono da guerra civile e Berlusconi chiama i suoi ad una sorta di guerra santa, contro i “comunisti ed i magistrati golpisti”. Se questa campagna ha i toni di una guerra rabbiosa, non è colpa dei fatti di Trani, che più che altro rivelano un presidente del Consiglio grottesco dittatore, che urla e strepita e batte i piedi perché non riesce a liberarsi di Santoro, Floris o Di Pietro. Se questa campagna elettorale è così è per una precisa, quanto disperata, strategia. Berlusconi è abituato da sempre ad usare il potere pressoché assoluto che ha sulle televisioni per vincere le elezioni. In questi ultimi vent’anni ha costruito, pezzo a pezzo, una sorta di immensa ragnatela che circonda il paese intero, anzi, potremmo definirla come  una scenografia teatrale che, piano piano, ha  avvolto il paese  intero e che è fatta di “cieli azzurri, bimbi felici e famiglie serene”. E’ quella che ho definito tattica alla Mago Do Nascimiento. Fino ad oggi questa tattica, in tutte le campagne elettorali, era stata giocata sull’ottimismo,  sulla certezza incrollabile che le mille promesse di benessere e di felicità prima o poi si sarebbero avverate: più soldi per tutti, meno tasse, più libertà, fino alla sublimazione suprema del partito dell’amore che ha nel nome stesso la vocazione alla felicità universale. Questi cieli azzurri, queste immagini di benessere e ricchezza, completamente slegati da programmi o progetti capaci di realizzarli riproducevano, idealizzandolo e sublimandolo, il mondo dei ruggenti anni 80. Quelli del sogno italiano, quelli che lui conosceva bene perchè gli avevano portato ricchezza e potere, quelli della pubblicità televisiva che tutto rende possibile. Oggi, come ha scritto molto acutamente su La Stampa Massimo Gramellini, di fronte alla durezza di una crisi economica epocale, che sta spostando il benessere dalla parte opposta del mondo rispetto a quella dove stiamo noi, Berlusconi si rende conto che la scenografia di cartapesta che ha costruito intorno al paese non è più credibile nemmeno per un popolo che si abbevera di notizie solo dalle “sue” televisioni. Oggi non è più facile far credere agli italiani ai cieli azzurri e alle famiglie felici. E quello che fa perdere davvero le staffe a Berlusconi è che qualcuno – sia Di Pietro o gli odiati giornalisti “di sinistra” - squarci la tela della sua favola italiana e riveli, come nel ritratto di Dorian Gray, le brutture della realtà, ovvero, disoccupazione, povertà, crisi dilagante, per non parlare delle ruberie e degli intrallazzi diffusi tra la sua classe dirigente. La verità è che Silvio, come Cimabue, di fronte alla prospettiva svelata al mondo da Giotto, non sa dipingere quadri nuovi, non è capace, non sa che pennelli prendere. Non ha più ricette miracolistiche da propinare agli italiani. Ed allora parte la tattica alla Mago Do Nascimiento bis, che è una sorta di tentativo di salvare il salvabile, di tentare di richiamare, se non con la lusinga dei cieli azzurri, almeno con la paura del conflitto tra le forze del bene e quelle del male i suoi elettori ad un voto che pare sempre più incerto. Da qui la scelta dei toni da guerra civile, contro  le opposizioni, contro la stampa, contro i giudici. Ma ormai la tela è strappata e servono uomini nuovi e idee nuove per affrontare con speranza la realtà che abbiamo davanti a noi.