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MAGISTRATI EROI. E UN PREMIER… DA BARZELLETTA

Milano, a Palazzo di giustizia esposte le gigantografie dei magistrati uccisiMilano, a Palazzo di giustizia esposte le gigantografie dei magistrati uccisiI cartelli di Lassini “Fuori le Br dalle procure” erano solo l’inizio della campagna elettorale di Silvio Berlusconi, tutta giocata all’attacco, con toni e parole di fuoco da terza guerra mondiale. Lo avevamo detto in tempi non sospetti: era il premier il vero mandante morale di quei cartelli ed oggi ne arriva la conferma. L’obiettivo di Silvio Berlusconi era quello di alzare sempre di più il livello dello scontro e di portarlo su un piano personale per provare a vincere: o con me o contro di me. Non si parla di programmi elettorali, di idee, di progetti per il Paese: si parla solo delle sue ossessioni per coprire il vuoto pneumatico del suo governo. Le sue presenze nelle aule di giustizia, che ha messo in scena in quest’ultimo mese, ne sono la prova evidente. Non c’è nessuna intenzione da parte sua di affrontare i processi che lo riguardano ma solo quella furba e scaltra di usare le aule di giustizia per fare campagna elettorale. Si sta facendo la sua personale campagna elettorale, in sfregio alla legalità e alla giustizia. Ogni mossa è calcolata al centimetro. Solo ieri ha urlato nuovamente il leit motiv della sua missione politica: i giudici sono una cancro da estirpare. Poi si è corretto, dicendo che si riferiva solo ai pm di Milano. Oggi, nel giorno della Memoria, ha astutamente definito eroi quei magistrati morti sotto i colpi delle Br. Li ha definiti valorosi, vittime innocenti, figure eroiche, cui va il massimo rispetto e la nostra riconoscenza. Per poi tornare a dire che serve una commissione d’inchiesta sui magistrati, ma solo quelli di Milano, definiti un’associazione a delinquere. Insomma, il messaggio da consegnare agli elettori è: i magistrati colpiti dalle Br sono eroi, quelli che si occupano dei processi che mi riguardano sono un cancro ed io una vittima innocente delle loro persecuzioni. In nessun paese democratico una persona che fa il presidente del Consiglio definisce chi lo giudica un criminale. Parole per di più pronunciate in un’aula di giustizia, per mandare l’altro sottile messaggio subliminale: io affronto eccome i miei processi. Un insulto, una vergogna. Berlusconi è inquisito per corruzione, mentre aleggia su di lui il processo per il Ruby-gate. Silvio Berlusconi era ed è l’imputato più recalcitrante d’Italia e passate le amministrative tornerà furbescamente a disertare le aule di giustizia.

SILVIO, LA CUCCAGNA E’ FINITA!

BerlusconiBerlusconiCosa fa un animale quando si sente braccato? Soffia più forte, ringhia, ruggisce per spaventare l’avversario. In realtà ha solo una fottutissima paura. Dalla natura alla politica, l’istinto è lo stesso. L’animale è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che, nel weekend appena trascorso, ha toccato il fondo, stupendo persino i suoi yes man: “ma perché tanta rabbia?”, si sono chiesti anche i suoi colonnelli che, solitamente, ubbidiscono e basta. I sondaggi danno il presidente del Consiglio ed il suo governo in caduta libera e, è cosa nota, un sondaggio negativo per Silvio Berlusconi è come la maledizione della luna nera. Qualcosa sta cambiando: il cavaliere è al minimo storico. Pdl e Lega pagano il prezzo dei loro errori ed orrori, Libia, gestione dei rifugiati tunisini e soprattutto la giustizia. Il nostro duro lavoro di opposizione ha lasciato il segno nel Paese. Potrà continuare a comprarsi la maggioranza in Parlamento, ma è diventato minoranza nel Paese. Per questo, il Cavaliere è tanto arrabbiato. L’escalation di violenza verbale al limite dell’eversivo cominciata sabato è la dimostrazione palese della sua frustrazione e della sua rabbia cieca e sorda ma, soprattutto, della sua fottutissima paura. Prima ha proposto l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta su una presunta associazione a delinquere nella magistratura, quando l’unica commissione che ci vorrebbe è quella per verificare la sua sanità mentale. Non pago, ha attaccato l’istruzione pubblica, un attacco ignobile, privo di qualsiasi giustificazione reale, svelando il vero obiettivo del suo governo: tagliare i fondi alla scuola pubblica per aiutare quella privata. Domenica ha raggiunto il top: c’è un patto scellerato tra il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed i magistrati. In accordo con alcuni magistrati, il presidente della Camera avrebbe stoppato ogni provvedimento sulla giustizia. Accuse deliranti, infami, eversive che ogni giorno si fanno più ossessive  tanto che anche il cardinale Tettamanzi è intervenuto, pronunciando parole inequivocabili: c’è chi agisce con ingiustizia ma non  vuole essere giudicato. In un tranquillo weekend di paura, Berlusconi ha inanellato una serie encomiabile di casi di ordinaria follia. Pur di sfuggire ai suoi processi il presidente del Consiglio, colui che più di tutti ha responsabilità istituzionali enormi, gioca allo sfascio per distruggere lo Stato e ridurre in un cumulo di macerie le istituzioni di questo paese. A nulla gli servirà urlare, insultare, berciare contro la legalità, la democrazia, la costituzione e lo Stato. L’età dell’oro è finita, l’albero della cuccagna con cui ha scambiato il Paese portandolo allo sfascio non gli darà più frutti. Se le opposizioni, unite, continueranno a contrastare con tutti i mezzi i suoi ultimi deliri sulla giustizia, l’allunga processi e la norma blocca Ruby, nel Paese crescerà la presa di coscienza e si potrà aprire una stagione di nuova speranza.

PAROLE INFAMI E TERRORISMO MEDIATICO

OCCORSIO VITTORIO, Roma 24.07.1976 (Ordine Nuovo);

COCO FRANCESCO, Genova 08.06.1976 (Brigate rosse);

PALMA RICCARDO, Roma 14.02.1978 (Brigate rosse);

TARTAGLIONE GIROLAMO, Roma 10.10.1978 (Brigate rosse);

CALVOSA FEDELE, Patrica (Frosinone) 8.11.1978 (Unione comunisti combattenti);

ALESSANDRINI EMILIO, Milano 20.01.1979 (Prima Linea);

BACHELET VITTORIO, Roma (università Sapienza) (Brigate rosse);

GIACUMBI NICOLA, Salerno 16.03.1980 (Brigate rosse);

MINERVINI GIROLAMO, Roma 18.03.1980 (Brigate rosse);

GALLI GUIDO, Milano 19.03. 1980 (Prima Linea);

AMATO MARIO, Roma 23.06.1980 (Nuclei armati rivoluzionari).

Sono i magistrati uccisi in Italia dai terroristi. Molti dalle Brigate Rosse. La loro memoria è stata offesa ed oltraggiata dalle parole di Silvio Berlusconi, che ha equiparato i giudici alle Br, affermando che vogliono sovvertire lo Stato. Parole di una violenza senza precedenti, anche per chi, come lui, è abituato all’ingiuria ed all’aggressione verbale. Parole che pesano come macigni, che offendono la memoria collettiva di tutti gli italiani. Sono sdegnato e disgustato da quelle infami affermazioni come cittadino prima ancora che come uomo politico dell’opposizione. Le parole di Edmondo Bruti Liberati, il procuratore capo di Milano, sono un monito: “A Milano le Br ci sono state davvero: per uccidere i magistrati”. Berlusconi si dovrebbe vergognare, e come lui chi ha affisso i manifesti con la scritta “Via le Br dalle procure”. Si firmano ‘associazione dalla parte della democrazia”, ma sono dei delinquenti. L’Italia civile e libera deve ribellarsi ed opporsi con tutti i mezzi che la democrazia consente per cambiare questo stato di cose. Berlusconi sta compiendo un vero scempio istituzionale ed è ora di fermarlo. L’Italia è una repubblica democratica, non una satrapia d’altri tempi. E chi dice certe assurdità fa del terrorismo mediatico.