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UN PRESIDENTE “INCOSTITUZIONALE”

 La Costituzione non è un’opinione, la Carta si rispetta sempre, non si invoca solo quando fa comodo. E la manovra è chiaramente incostituzionale. Per questo invitiamo tutte le opposizioni a sostenere la pregiudiziale di costituzionalità che abbiamo presentato. Questa sgangherata manovra, di tagli e balzelli iniqui, è piena zeppa di norme incostituzionali e questo significa che la loro futura bocciatura produrrà tanti buchi nei saldi di bilancio. Basti pensare al contributo di solidarietà chiesto ai soli dipendenti pubblici. Tutti faranno ricorso, tutti lo vinceranno e lo Stato subirà oltre al danno la beffa di dover restituire i soldi, maggiorati di interessi e spese legali. Complimenti, proprio un bell’affare. E poi ci stupiamo se con questi geni dell’economia al governo tra un po’ il nostro debito sarà comprato dalla Cina… Ma torniamo a noi, se questa pregiudiziale venisse accolta, avremmo due effetti: il primo è che riscriveremmo una manovra migliore e, per quanto ci riguarda, ci impegniamo ad approvarla in 72 ore tra Camera e Senato e se serve anche di sabato e domenica. La seconda è che il giorno dopo il governo che si è fatto battere in Aula sulla finanziaria, se ne dovrebbe andare a casa. E questo sarebbe il segnale più forte e positivo che potremmo dare ai mercati finanziari. Non è più possibile presentarsi all’estero con la faccia ceronata di Berlusconi, che ormai è trattato dagli altri capi di Stato come un clown, esponendo ogni giorno di più l’Italia al ridicolo. Oggi si dedica all’Ue. Prima a Bruxelles, poi a Strasburgo, dove il presidente del parlamento europeo Buzek dedicherà al nostro premier ‘due minuti’. Due minuti di vergogna per tutto il Paese e per tutti gli italiani. Anche all’inizio degli anni ’90 l’Italia visse una pesante crisi economica e l’ingresso nella moneta unica era tutt’altro che scontato. Ma all’epoca il presidente del Consiglio si chiamava Carlo Azeglio Ciampi. Ed era un leader riconosciuto e credibile. Oggi c’è Silvio Berlusconi, cui il New York Times dedica un editoriale: the agony and the bunga bunga serve spiegare il titolo? Non credo. Ma che vergogna.

L'ESTATE DELLA VERITÀ

Sulla "Stampa" di ieri, Massimo Gramellini faceva un'analisi di come il "cazzeggio" mediatico politico sia stato spazzato via dall'austera serietà che il momento di crisi impone. Analizzava il modo, brusco quasi, in cui gli eurobond hanno preso il posto del bunga bunga. Gramellini fa, come sempre, un'analisi attenta ed intelligente che, senza critiche troppo esplicite, dà la misura di ciò che è stata la politica in questi anni di governo Berlusconi e, a leggere con attenzione, trae tutte le amare conseguenze di una realtà che pure esisteva, ma che il governo del bunga bunga e dell'ottimismo spinto e forsennato ha tentato di tenere nascosta ai cittadini. Il Parlamento ha passato settimane e settimane a discutere sterilmente di questioni personali del premier, con le opposizioni, Italia dei Valori in primis, che tentavano di puntare il dito su quelli che erano e sono i veri problemi del Paese e il governo, Berlusconi e Tremonti in testa, che continuavano a dire che la crisi si sarebbe superata senza grosse difficoltà e che l'Italia non era messa poi così male. Ora che la realtà ha presentato il suo conto ed anche il Cavaliere in persona ha dovuto ammettere la gravità del momento, con tanto di esternazioni degne di melodramma, la constatazione che si è tornati alla serietà nel dibattito è d'obbligo e verrebbe quasi da sentirsi sollevati, se non fosse per il fatto che il tutto si è verificato con grave ritardo, tanto da sbattere in faccia ai cittadini improvvisamente una verità che si auguravano meno nera. Ma questa è la politica delle frottole, quella nella quale il governo Berlusconi è numero uno, la trita e ritrita politica dei cieli azzurri e dei bambini sorridenti. Ora che i cieli sono oscurati da nuvoloni neri, che la stampa, anche quella politica, è tornata ad occuparsi di argomenti seri, lasciando finalmente da parte i festini di Berlusconi, ora che proprio non c'è più spazio per le bugie, cosa farà il signor Cavaliere? Intanto cerca di mettersi a posto la coscienza nei confronti degli italiani e di rabbonire i suoi elettori in particolare, urlando alla necessità di modifiche nella manovra. E dopo, mi chiedo, cosa gli rimarrà da fare? Dopo che si sarà bruciato anche le ultime cartucce dal fucile delle bugie che così bene sa manovrare, come si regolerà? Il nostro augurio è che, almeno quando si troverà all'ultimo degli angoli, abbia quel minimo di senso di responsabilità che non ha mai dimostrato e si ritiri in buon ordine, ammettendo, una volta per tutte, che la sua epoca è finita e lasciando un'Italia economicamente, moralmente e istituzionalmente zoppicante a mani più competenti.

SE IL BUNGA BUNGA DIVENTA LEGGE

Alfano - BerlusconiAlfano - BerlusconiIl bunga bunga non è un rituale sessuale che Berlusconi ha imparato da Gheddafi (guida politica e maestro di vita a quanto pare…). O, meglio, non è solo questo. Il bunga bunga è un sistema politico, un metodo di gestione del potere, un’idea di Stato. E’ una categoria politica fondata sulla prevaricazione nonviolenta, sulla corruzione morale e monetaria, sullo sfruttamento godereccio del potere, sull’irresponsabilità e sull’immunità. E rischia di diventare anche un valore culturale, uno stile di vita, basti pensare alle madri che spingevano le figlie a concedersi agli appetiti del drago per diventare le favorite del sultano. E rischia di diventare legge, con la riforma della giustizia. Una riforma addirittura ‘epocale’ per Silvio Berlusconi, unico capo del governo al mondo che deve affrontare tre processi. Di epocale ci sarebbe solo il passaggio dallo Stato di diritto a quello del Bunga Bunga perché la sua approvazione segnerebbe la sconfitta della legalità. Il testo della riforma non è ancora ufficiale, ma dalle anticipazioni giornalistiche non promette nulla di buono. Il progetto di Berlusconi è sempre lo stesso: una riforma punitiva che sottometta la magistratura alla politica. Vuole vincere in questo modo la sua guerra personale contro la magistratura italiana. E la riforma sarebbe la sua ‘arma fine di mondo’. Si va allo scontro finale, dunque, perché il Sultano di Arcore sa che deve giocarsi il tutto per tutto. E Bossi, in cambio di qualche altro posto nel governo e dell’approvazione di un federalismo raccogliticcio che aumenta le tasse e ingigantisce le pastoie burocratiche, ha dato il suo placet. Svelato il disegno, ora è il momento della verità per le opposizioni. Combattere una battaglia strenua per impedire l’approvazione di una controriforma della giustizia o cedere allo sfondamento dell’amico di Gheddafi e trasformare l’Italia nella repubblica del bunga bunga. Mi viene in mente il film di Woody Allen, ‘Il dittatore dello stato libero di Bananas’. Ma quella era una commedia, la situazione italiana è drammaticamente seria. Anche per questo è importante andare a votare ai referendum. Berlusconi teme, in particolare, quello sul legittimo impedimento ed infatti il governo non vuole dare ai cittadini la possibilità di votare il 29 maggio, a costo di dilapidare un patrimonio di 350 milioni di euro. Una follia, soprattutto in periodo di crisi economica.

QUESTION TIME DI FUOCO

MaroniMaroni

Sarà un question time di fuoco, altro che bunga bunga. Mercoledì presenteremo un’interpellanza urgente al ministro Maroni sulla vicenda di Ruby. E’ vero che la sfera privata di qualsiasi cittadino va tutelata, ma è altrettanto vero che se questa sfera riguarda il capo del governo, interessa tutti gli italiani. Il capo politico di un paese dovrebbe essere anche una guida etica, un esempio per tutti i cittadini. Berlusconi non lo è. Un premier che ha legami equivoci, che ha frequentazioni con prostitute e ragazze minorenni senza essere in grado di chiarire la natura dei rapporti è ricattabile. Con grave danno per il Paese. Ma il punto più grave di tutta  questa vicenda non è questo. E’ l’abuso di potere commesso per tirar fuori dalla questura una delle sue predilette, in stato di fermo per furto. Maroni deve spiegare e chiarire con la massima puntualità quel che è successo. Deve dire agli italiani se è vero che un uomo della sua scorta ha telefonato in questura per poi passare la telefonata direttamente al capo del governo, che avrebbe chiesto al capo della questura di rilasciare Ruby e affidarla nelle mani di persone di sua fiducia. E vogliamo sapere se è vero che sarebbe arrivato al punto di mentire sull’identità della ragazza marocchina minorenne arrivando al punto di definirla la nipote di Mubarak. Vogliamo anche capire anche perché il questore in servizio fino a tre settimane fa in via Fatebenefratelli a Milano è stato nominato 'ispettore generale di amministrazione del Consiglio dei Ministri’. E’ solo un caso? Se tutto questo fosse vero – la telefonata di Berlusconi, la bugia sull’identità della ragazza, le pressioni sulla questura – Berlusconi avrebbe compiuto un fatto politicamente gravissimo e commesso un vero e proprio reato. Maroni in Aula dovrà fare chiarezza e sarà molto difficile. Nel caso le risposte non fossero soddisfacenti, siamo pronti a presentare una mozione di sfiducia nei confronti del premier. A quel punto si segnerà davvero una svolta politica nel nostro Paese. Quella mozione sarà uno  spartiacque: da una parte chi sta con il Paese e l’interesse pubblico, dall’altra chi continua a ingoiare fango per coprire le mascalzonate di certe persone. E allora si vedrà se per Fli il concetto di legalità esiste in politica o è solo uno slogan. E si vedrà anche se la Lega continuerà ad appoggiare un presidente del Consiglio che ha ridotto l’Italia a postribolo. All’ipotesi che le opposizioni non votino compatte non voglio neanche pensare.

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ANCHE IL BUNGA BUNGA VA CONTESTUALIZZATO?

BerlusconiBerlusconiAll’indomani della bestemmia in mondovisione del presidente del Consiglio, un illustre monsignore, alto rappresentante della Chiesa, suggerì urbi et orbi, che le bestemmie vanno contestualizzate. Se l’atmosfera è ridanciana e goliardica, dunque, si può chiudere un occhio, anzi tutte e due. L’offesa nei confronti di milioni di cattolici in tutto il mondo è un piccolo peccatuccio da perdonare, se lo dice la Chiesa. Ora mi domando se, visto il silenzio d’Oltretevere sulla vicenda Ruby, dopo le bestemmie, anche il bunga bunga vada contestualizzato. In questo paese, dove è avvilente il deserto morale, l’alto monito della Chiesa urge come il pane. Mai come in questo momento storico, sociale e politico questa povera Italia avrebbe bisogno di una guida morale che indichi la via. E’ una galleria degli orrori quella che si presenta davanti ai nostri occhi e coscienze: cliniche degli errori, donne sciolte nell’acido per aver denunciato la mafia, una politica deprimente che piega le istituzioni, mente, abusa del suo potere per una notte di bunga bunga. E dire che, su altre questioni etiche, mai è venuto a mancare il monito della Chiesa. Mi riferisco all’aborto, alla legge sulla fecondazione assistita, ai Pacs, alla povertà, alla disoccupazione, opinioni, moniti e tesi che la Chiesa non esime dal dispensarci e che noi rispettiamo profondamente e sui quali come uomini e politici riflettiamo puntualmente. La Chiesa, in quanto guida spirituale di milioni di cattolici, fa il suo dovere rispettabile, non sempre condivisibile. Eppure, quando in gioco c’è il presidente del Consiglio, quando Berlusconi straparla, quando Berlusconi è travolto da vicende discutibili sul piano etico e politico, c’è chi nella Chiesa sente il dovere di difenderlo, minimizzare, sdrammatizzare, sminuire. E’ giusto? E’ lecito che su tutto debbano prevalere gli accordi con il governo di turno, in nome di una realpolitik che bada più a tutelare altri interessi che non ad illuminare il deserto etico e morale che oscura il cammino di milioni di cittadini? Per questo oggi chiediamo e ci auguriamo che dalla Chiesa giungano al più presto parole chiare e nette su questa vicenda.

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LA REPUBBLICA DEL 'BUNGA BUNGA'

La Repubblica del 'Bunga Bunga'La Repubblica del 'Bunga Bunga'Un’altra minorenne, un altro contesto a dir poco ambiguo e torbido. Star e starlette tv, ministre, parlamentari ed il settantanovenne Emilio Fede nel ruolo zelante di procacciatore di amicizie particolari, questa volta con l’ausilio del reuccio dei vip, Lele Mora. Ancora una volta, una minorenne, l’egiziana Ruby, che dipinge la fotografia impietosa di un premier che, nella sua residenza privata, fa il rito del bunga bunga con giovani e belle ragazze compiacenti che, in cambio del privilegio concesso dal premier, ricevono regali dal presidente del Consiglio, gioielli e gadget trash tra cui l’imperdibile tshirt “meno male che Silvio c’è”. Il punto non è il privato del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi che, per senso di pudicizia, derubrichiamo a perversioni senili di un uomo ricco e dissoluto. Il punto è che ci troviamo di fronte ad un presidente del Consiglio di cui non sappiamo, forse neanche lui sa, di quali pressioni, condizionamenti, ricatti sia stato, è o sarà vittima. Quanti lenoni, quante ragazze, quante star e starlette televisive, quante escort possono ricattarlo in qualsiasi momento compromettendo il suo ruolo istituzionale, fino ad arrivare ad infangare lo Stato e comprometterne l’immagine e la sicurezza. Quante favorite o favoriti del Re, in cambio dei loro servigi, hanno chiesto o chiederanno favori in cambio? Quanti affari tra l’Italia ed altri stati sono stati conclusi in virtù del bunga bunga arcoriano? Questo è il vero nodo politico-istituzionale dell’ennesima e squallida puntata del film “Le perversioni di Silvio”, un mix inquietante tra pochade francese, sit-com americana, cinema pecoreccio italiano anni settanta e tragedia greca. La domanda è: un presidente del Consiglio, che telefona in una questura della Repubblica, interviene in qualità di presidente del Consiglio per proteggere e coprire una minorenne che ha rubato gioielli in casa altrui, mente nell’esercizio delle sue funzioni abusando del prestigio del suo ruolo istituzionale, nel fare tutto questo è condizionato soltanto dal suo livello ormonale, o da pressioni, minacce o ricatti di terze persone? Fino a che punto i ricatti di cui potrebbe essere vittima possono condizionarne ruolo e attività? Fino a dove si è già spinto? Una cosa è certa: siamo di fronte ad un presidente del Consiglio, vittima o carnefice in questo caso particolare poco importa, ormai inadeguato a guidare il Paese, che ogni giorno di più compromette il suo ruolo di presidente del Consiglio, ostaggio di quei fantasmi e di quei mostri che lui stesso ha creato negli ultimi venti anni, fantasmi che, in questa vicenda, sono più in carne che ossa.

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