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Costruire l'italia deberlusconizzata

La caduta. Le ultime ore nel bunker. La trincea. Le dimissioni di Berlusconi sono state descritte con parole che rievocano più uno scenario di guerra che una crisi di governo. E’ il risultato, brutto, di un ventennio di berlusconismo che ha spaccato il Paese.

Mentre l’attenzione di tutti i media si concentra, giustamente, su un passaggio storico, l’avvicendamento Berlusconi-Monti, in Italia accadono anche altre cose. E ne voglio parlare, anche a rischio di andare controtendenza. Voglio parlare di zucchine. Non degli ortaggi, ma delle mazzette che Finmeccanica pagava a politici e dirigenti secondo quanto emerso dalle indagini della Dda di Roma.

Del maltempo e dell’inadeguatezza infrastrutturale che rischia di travolgere le regioni del Sud nei prossimi giorni.

Sull’agguato di ieri sera a Roma, in pieno centro: tre colpi di pistola contro il titolare di un bar. Altro che sicurezza, nella capitale d’Italia si spara più di prima e si moltiplicano agguati e violenze.

Tre temi: legalità; difesa del suolo e infrastrutture utili; sicurezza. Tre priorità per far ripartire l’Italia ‘deberlusconizzata’. La politica deve avere la capacità di affrontare i temi concreti, risolvere i veri problemi del Paese e dei cittadini. Dopo anni e anni in cui il Parlamento è stato costretto a occuparsi degli affari personali di Berlusconi ora la politica potrà tornare a occuparsi solo dell’Italia. E’ un auspicio in questi giorni di grande incertezza determinata dall’emergenza economica.

Si apre una nuova fase, dobbiamo saperla affrontare con grande attenzione e grande responsabilità.

Dimissioni?

Tra luglio e settembre, causa l'urgenza dei mercati, abbiamo dovuto approvare tre manovre finanziarie. Oggi, improvvisamente, a dispetto del tracollo economico, non c'è più fretta. Questa settimana il Senato non lavora e Schifani sta facendo di tutto per prendere tempo. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si sentirà anche rassicurato dalle parole di Berlusconi ma, francamente, noi non ci fidiamo. E come noi, a non dfidarsi, sono anche i mercati visto che le obbligazioni stanno andando al macello e Piazza Affari è di nuovo in profondo rosso. 

DAL COLLE SUONI IL GONG PER IL GOVERNO!

Anche oggi la sentenza delle Borse è inappellabile: un altro, l’ennesimo, lunedì nero. La settimana che ci attende sarà difficilissima, una settimana che potrebbe cambiare il destino dell’Italia e dell’Europa. C’è un clima di forte preoccupazione tra i principali e più importanti interlocutori, Bce, Bankitalia, Confindustria, sindacati ed imprese. L’unico attore di questa vicenda che, invece, di agire e rimboccarsi le maniche continua a vivere ed ad agire come Alice nel paese delle Meraviglie, è il governo che, in un momento di profonda difficoltà per il paese, invece di tirare fuori gli attribuiti ha trasformato la manovra in una tragicomica barzelletta. Negli ultimi due mesi ha cambiato il menù delle misure di risanamento dall’oggi al domani, in maniera radicale, mostrando chiaramente di annaspare nel buio più che governare il Paese. La manovra economica, nella sua quarta, e non sappiamo se ultima, versione è un concentrato di schizofrenia, non convince i mercati e le Borse, non convince più la Bce che non potrà più continuare a toglierci le castagne dal fuoco. L’Italia ha un problema nel problema e si chiama Silvio Berlusconi e il suo governo che non ha più un briciolo di credibilità e autorevolezza sul piano internazionale. Per questo, noi chiediamo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sulla base dei poteri stabiliti dalla Costituzione, pur in assenza di una formale crisi di governo, prenda in considerazione lo scioglimento delle Camere.

IL SATRAPO DI ARCORE AL COLLE? UNA BESTEMMIA

BerlusconiBerlusconiOddio, un incubo. Peggiore di quelli notturni. Molto peggiore. La Santanchè (no, non è questo l’incubo…) che afferma: mi piacerebbe vedere Berlusconi al Quirinale. Ecco l’incubo: Berlusconi al Colle più alto di Roma, alla prima carica dello Stato. Su questa ipotesi (che speriamo rimanga tale per sempre) si è persino aperto il dibattito politico. Stiamo parlando di un uomo sommerso dai processi e dagli scandali che per governare ha bisogno di certi deputati mercenari che si fanno pure chiamare ‘responsabili’. Berlusconi al Quirinale significherebbe il tracollo totale, completo e definitivo delle istituzioni. E pure un’offesa alla storia del palazzo che ha ospitato papi, re e presidenti della Repubblica. Non sarebbe il luogo più adatto per i bunga bunga… Parlare in questo momento di Berlusconi al Quirinale è un’offesa al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ed è, inoltre, un falso dibattito, perché si tratta di una questione non immediata. Solita furba provocazione per far parlare d’altro. Certo, però, che Berlusconi presidente della Repubblica è, seppur remoto, un rischio che l’Italia corre. Ed è anche l’ultima ambizione politica del Satrapo di Arcore. Le condizioni al momento non ci sono e non ci saranno neanche in futuro perché il prossimo parlamento, quello che eleggerà il nuovo Capo dello Stato, non sarà sicuramente a maggioranza berlusconiana. Non si può escludere, tuttavia, che Berlusconi compia ogni sforzo per salire al Colle più alto e con questa sua tentazione tutti i partiti dovranno fare i conti. E una prima implicazione politica è questa: nessuna riforma in senso presidenzialista. Non è il momento. Punto. A meno che qualcuno di voi non voglia un presidente della Repubblica che al tradizionale discorso di fine anno racconti barzellette.