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IL CAIMANO LO MANDIAMO IN ONDA NOI

CAIMANO - Voglio ricordare a questo Tribunale che oggi io sono qui a parlare non solo in veste di imputato ma anche e soprattutto come cittadino a cui la maggioranza degli italiani ha conferito l’onere e la responsabilità di guidare il Paese.

MAGISTRATO - Proprio perché lei è alla guida del Paese gli italiani dovrebbero sapere…

CAIMANO - Dottoressa, lei sta attaccando me come presidente del Consiglio e questo ad un magistrato non può essere concesso! Se lei vuole fare politica, si dimetta e si faccia eleggere in Parlamento!

CAIMANO (riflettendo tra se e se) - Quando avevo un tumore, quelli della sinistra mi davano sei mesi di vita, un anno al massimo, perché non riuscivano ad immaginare di sconfiggermi alle elezioni ma solo con l’aiuto del cancro o della magistratura. Non sono io l’anomalia. L’anomalia in Italia sono i comunisti e il loro odio verso di me, il loro uso politico della giustizia è la vera anomalia italiana

CAIMANO - Presidente, non si possono continuare a sprecare i soldi dei cittadini italiani per un processo esclusivamente basato su delle menzogne!

CAIMANO (riflettendo tra se e se) - Solo io ho governato un’intera legislatura e ho fatto più riforme io in cinque anni che in cinquant’anni la sinistra. Non è stata al Governo? Ma è stata al potere! E’ stata al potere nelle scuole, nelle università, nelle procure, nei giornali, nelle televisioni, nella magistratura, nella Corte Costituzionale.

MAGISTRATO - Il suo amministratore, in una deposizione ha ammesso l’esistenza di fondi neri sui conti del suo gruppo all’estero. Lei intende difendersi di fronte ad un’accusa così grave?

CAIMANO - Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

CAIMANO (riflettendo tra se e se) - Quanto è triste la sinistra. E’ triste e rende la gente triste. Io, invece, ho voluto ridare una speranza a questo Paese. Purtroppo la metà degli italiani non riesce neanche a sperare e sa solamente odiare. La sinistra solo questo sa fare: odiare me.

MAGISTRATO - Lei prestava ingenti somme di denaro pagando stabilmente magistrati perché compissero atti contrari ai loro doveri di ufficio. Li ha avuti a suo libro paga come fossero stati suoi dipendenti?

CAIMANO - Non rispondo. Ora vado. Mi ricordano che sono già in ritardo ed il presidente greco mi aspetta per un importante incontro istituzionale.

MAGISTRATO - Stavolta speravo che il presidente…

CAIMANO - Perché io faccio parte di una troika. Questa troika regge il consiglio europeo.

MAGISTRATO - Mi pare che l’imputato voglia continuare a sottrarsi al processo. Eppure io leggo in quest’Aula la legge è uguale per tutti.

CAIMANO - Sì ma questo cittadino qui, forse, è un po’ più uguale degli altri, visto che la maggioranza degli italiani con libere elezioni gli ha conferito il mandato per governare.

CAIMANO (riflettendo tra se e se) - I miei alleati non erano nessuno. Erano fascisti, li ho portati al governo, li ho fatti diventare ministri. Erano democristiani, si flagellavano, si battevano il petto in mezzo ad una strada. Quelli della Lega Nord, poi… Tutta Europa mi diceva “stai attento”, sono razzisti stai attento! Li ho fatti ragionare, ho portato al governo anche loro, nonostante mi insultassero e mi dicessero che ero un mafioso. Tutti al governo ho portato! Tutti! Ce ne fosse uno che mi ha telefonato oggi.

MAGISTRATO - Sono passati cinque anni dall’udienza preliminare. L’imputato non ha fatto altro che sottrarsi al processo. Non si è presentato in Aula quando si era impegnato a farlo. Si è dato da fare in ogni modo per fare approvare delle leggi il cui fine era quello che non si portasse a termine questo processo.

MAGISTRATO - Quello che era in gioco in questo processo a un certo punto era la possibilità stessa di celebrarlo. Il fatto che la magistratura fosse in grado di svolgere le sue funzioni a servizio dello stato

CAIMANO - presidente, un’ultima cosa prima che la corte si ritiri. Spero che voi siate consapevoli del fatto che con la vostra sentenza potreste cambiare la storia del nostro paese.

AUTISTA - presidente, hanno chiamato dal tribunale. Hanno detto che sono pronti.

CAIMANO - Anche noi siamo pronti. Andiamo

GIUDICE - lo condanna alla pena di anni sette di reclusione. All’interdizione perpetua dei pubblici uffici. All’interdizione legale per la durata della pena. Condanno, inoltre, l’imputato al pagamento delle spese processuali. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 60 giorni. L’udienza è tolta.

CAIMANO - In una democrazia liberale. I giudici applicano la legge. Non fanno resistenza, resistenza, resistenza contro chi è stato scelto dagli elettori per governare. In una democrazia liberale chi governa può essere giudicato solo dai suoi pari e cioè dagli eletti dal popolo. La casta dei magistrati vuole invece avere il potere di decidere al posto degli elettori e direi che è arrivato il momento di fermarli. Grazie. Con la mia condanna la nostra democrazia si è trasformata in un regime. Un regime contro il quale tutti gli uomini liberi come voi hanno il diritto di reagire in ogni modo. Grazie.

Applausi per il caimano e fischi e lancio di oggetti contro i giudici.

UNA (RISATA) RETATA LI SEPPELLIRA’

video: 

IN OMAGGIO A MANLIO, IL TITOLO DEL POST DI OGGI E': UNA RETATA LI SEPPELLIRA'!

Urla ai piani alti di viale Mazzini. “Non posso nemmeno guardare una roba del genere!”. La “roba del genere” è il nuovo spot promozionale di Parla con me, la trasmissione di Serena Dandini, censurato perché irriverente contro il direttore Augusto Minzolini, nella strepitosa imitazione del comico Paiella. Chi ha visto il video riferisce: la Dandini chiede di essere intervistata sul nuovo ciclo di Parla con me. Lui, il direttorissimo, la tratta da velina e lei si arrabbia. “Allora vado da Mentana”. Trenta secondi di sferzante satira censurati da Masi che ha inaugurato il nuovo corso di Mamma Rai: niente applausi, spot censurati e contratti ancora in sospeso. “Non deve essere prevista in alcun modo – scrive Masi nella sua direttiva che trasuda libertà d’informazione da ogni artiglio – la presenza in studio del pubblico come ‘parte attiva’, in linea di principio neppure con applausi”. Questo accade nella Rai berlusconizzata. Quello di Parla con me è il secondo spot censurato. Stesso destino è toccato a quello promozionale del nuovo corso di AnnoZero che Michele Santoro ha mandato in rete. Così si lavora in Rai oggi, trasformata in una sorta di patetico Minculpop berlusconiano. Artisti, giornalisti, conduttori, autori, professionisti senza contratto, ad un giorno dalla partenza delle trasmissioni, colpevoli di essere scomode agli occhi del padrone, il presidente del Consiglio. Spot bruciati perché “come al solito, una trasmissione pagata con i soldi dei contribuenti, si diletta nell’avere come unico bersaglio il governo e si diverte ad aggredirlo” (Silvio Berlusconi, maggio 2010, ndr). Faccio mie le parole di un grande giornalista, Marco Travaglio. “Le vittime della censura non sono soltanto i personaggi imbavagliati per evitare che parlino. Sono anche, e soprattutto, milioni di cittadini che non possono più sentire la loro voce per evitare che sappiano”. Ma quando la censura colpisce la satira è come essere costretti a bere un bicchiere di olio di ricino. La satira è un’espressione artistica e vive di libertà di espressione, distanza dal potere, capacità di affrontare temi significativi in maniera ironica. La satira non ha mai risparmiato il potere da che il mondo è mondo che mai e poi mai deve rispondere con atteggiamenti censori. Perché la censura fa rima con intolleranza e soprattutto dilettantismo politico.