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DONNE IN CATTEDRA, A LEZIONE DI PASSIONE CIVILE

ManifestazioneManifestazioneNessuna sorpresa. Sono stato sempre convinto del potere straordinario delle donne, unito ad un pragmatismo che, spesso, agli uomini viene meno nei momenti topici. Ieri, le migliaia di donne che sono scese in piazza hanno scritto una straordinaria pagina di resistenza alla deriva etica e politica di questo governo e di questo presidente del Consiglio, che ancora questa mattina, in collegamento con una delle sue tante televisioni asservite, ha confermato la sua visione a senso unico delle donne, ovvero, da utilizzatore finale. Non c’è niente da fare. Come disse una volta Daniela Santanché, ancora non folgorata sulla via di Arcore lastricata d’oro, l’unica posizione nella quale il premier concepisce le donne è quella orizzontale. Se sono in piedi, sedute alle loro scrivanie di lavoro, o in cattedra ad insegnare il futuro ai nostri figli, nei laboratori a fare ricerca o in fabbrica a lavorare sodo, belle, oneste, sincere, con la schiena diritta a ribadire la loro dignità sono femministe o peggio ancora comuniste. L’ardore civile delle donne scese in piazza ieri è la migliore risposta all’ardore servile dei tanti giornalisti, dei tanti maitre a penser del centrodestra resuscitati alla bisogna, dei tanti ministri e ministre che si stanno prodigando in queste ore per negare una verità che è sotto gli occhi di tutti: il Re è nudo e sarà difficile, anzi impossibile, riuscire a rivestirlo. Ma se da oggi in poi la politica, ed in particolare le forze di opposizione, alle dichiarazioni entusiastiche di apprezzamento per la manifestazione di ieri, non faranno seguire azioni concrete per mandare a casa Berlusconi perdendosi nei soliti tatticismi, dimostreranno non solo di non aver colto i segnali evidenti di questa nuova resistenza ma il ben più drammatico scollamento con la società civile, un peccato gravissimo in politica per cui si paga un prezzo altissimo. Ora, insieme: è questa l’unica e doverosa risposta al “se non ora quando" gridato ieri nelle tante piazze italiane rivestite per un giorno di migliaia di sciarpe bianche. Il presidente del Consiglio ha una strada obbligata davanti a sé: le dimissioni, per restituire dignità e decoro che ha infangato, non solo con i suoi comportamenti indegni, ma con la sua politica evanescente, con la colpa grave di aver piegato un Parlamento ai suoi interessi giudiziari, con la pesante responsabilità di aver ignorato una crisi economica epocale di cui gli italiani stanno pagando un prezzo altissimo. Le forze di opposizione raccolgano i frutti maturi di una società civile che chiede di voltare pagina. Ora, uniti, insieme.