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B-DAY, UN PALLOTTOLIERE NON LO SALVERA’
Dall’esito del voto di oggi dipendono molte cose, ma sicuramente non la vita del governo, ormai definitivamente segnata da mesi. Se anche Berlusconi ottenesse la fiducia per uno o due voti, o anche per quattro, cinque, non gli sarebbe possibile continuare a governare. Basti pensare che il centro sinistra non riuscì a governare nel 2006, avendo in Senato tre voti di vantaggio ed avendo tra i senatori un solo esponente di governo, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella. Il governo Berlusconi ha circa 40, 50 tra ministri, viceministri e sottosegretari che sono anche parlamentari e quindi non assicurerebbero la loro presenza in Aula per le votazioni. Già nei mesi scorsi il governo pendeva non di 4 o 5 voti, ma di 40, 50. Quindi, indipendentemente da ciò che succederà oggi, il governo cadrà. Cosa cambia, allora, se Berlusconi ottiene la fiducia? Sarà una clamorosa sconfitta politica per Fini, di cui Berlusconi riuscirà a dimostrare la non rilevanza per togliergli la maggioranza. Sarà una sconfitta per chi lavorava all’ipotesi, giusta o sbagliata che fosse, di dar vita ad un governo di larghe intese senza Berlusconi. Se otterrà la fiducia, infatti, da domani sarà ancora Berlusconi a decidere se e quando salire al Quirinale, a decidere se chiedere il rimpasto. In questo caso il Presidente della Repubblica non avrebbe altra scelta che concederglielo, visto che non esistono maggioranze in Parlamento. Cosa farà Berlusconi domani? Si aprono sostanzialmente tre ipotesi. Una prima, nella quale, da presidente del Consiglio ancora in carica, cercherà di tessere la tela di un allargamento della maggioranza all’Udc e forse anche a Fli o ad una parte di Fli. Sicuramente giocherà il tutto per tutto per riuscire a chiudere questa trattativa. Una seconda fase, che si aprirà se la prima gli lascia qualche spiraglio positivo, lo vedrà recarsi dal Capo dello Stato e, dopo aver rassegnato le dimissioni, chiedere che gli venga affidato il reincarico. A questo punto Berlusconi cercherà di stringere un’intesa con tutta una parte del terzo polo, mettendo sul piatto un bel numero di ministri, viceministri e sottosegretari. Seguirà la fase più difficile di questo passaggio, ossia far digerire a Bossi e alla Lega la presenza di un nuovo alleato come l’Udc, così ostile al federalismo. Sicuramente Bossi non accetterà senza garanzie ben precise. E’ altresì evidente che, se finisse così, le velleità da futuri leader politici di Casini e Fini ne uscirebbero pesantemente ridimensionate. La terza ipotesi, che si apre nel caso la prima e la seconda fallissero, vede le elezioni a Marzo, con un Berlusconi che confiderà nel fatto che le opposizioni all’asse Pdl-Lega si presenteranno divise. Sicuramente si tratta di scenari, tutti, poco lusinghieri, ma, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, quest’ultima ipotesi vedrebbe una svolta decisiva: per lo meno, sarebbe la volta in cui si farebbe definitivamente chiarezza sulla collocazione dell’Udc ed in cui finalmente il Pd sarebbe costretto a smetterla di inseguire alchimie di palazzo e sterili tatticismi parlamentari, rompendo gli indugi e dando finalmente vita, assieme a Idv e Sel, non tanto a nuove coalizioni, quanto ad un progetto radicalmente innovativo di modernizzazione del Paese. E’ di questo che l’Italia ha bisogno, in questo momento, di un governo stabile e con un progetto vero e di ampio respiro. Non certo di un governo, appeso ad un pallottoliere che, comunque vada oggi, è un morto che cammina.



SU BONDI E CALDEROLI FLI FA DON ABBONDIO
Parlamentari del gruppo Futuro e LibertàLa difesa della legalità prescinde, o almeno, dovrebbe prescindere dal credo politico o religioso . E’, o almeno, dovrebbe essere una sorta di cromosoma in più nel Dna di ciascuno di noi, attivo e vigile, a maggior ragione se si ha l’onere e l’onore di rivestire un ruolo istituzionale. Fino a qualche tempo fa, c’eravamo solo noi a difendere la legalità, a chiedere che fosse condizione “sine qua non” in politica e non solo. Per questo, in tutti questi anni, ci siamo sempre presi, urbi et orbi, epiteti ed insulti di ogni colore e forma, tra cui il più gentile era “sporco giustizialista”. Ora, se l’illegalità si conferma ai primi posti nella hit parade di palazzo Chigi, la legalità sembra essere diventata un abito di gran moda per Fli, da indossare con disinvoltura, ad intermittenza, quando si vuole, qualche giorno si e qualche giorno no, a seconda del tempo, dell’umore, dell’abbinamento di colori, quasi fosse un accessorio divertente, a la page, e che dà quella certa allure in più. Futuro e Libertà, infatti, è notizia di oggi non voterà le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro dei Mali culturali Sandro Bondi, e del ministro salva-legam Roberto Calderoli. Tanto per la cronaca, il ministro Sandro Bondi ha gravi responsabilità non solo per quanto riguarda il crollo della Casa dei Gladiatori di Pompei, ma per il degrado in cui versa il patrimonio culturale, architettonico e archeologico del nostro Paese. E’ il ministro dei Beni Culturali che passerà alla storia per il crollo di Pompei. E’ colui che, in tutti i consigli dei ministri non ha mai alzato la voce e protestato per gli ingenti tagli che il governo, per mano di Tremonti, ha effettuato al settore cultura. Ha assistito, molle ed inerme, all’irresponsabile sforbiciata ai fondi per la cultura, l’arte e l’immenso patrimonio storico ed architettonico italiano. Il ministro Calderoli ha fatto anche di peggio. Nella sua funzione di ministro per la semplificazione legislativa, ha cancellato una norma gravissima per salvare 36 attivisti leghisti sul quale pendeva un processo per il reato di banda armata. Ha mentito in Parlamento, ha ignorato gli ordini di palazzo Chigi, abusando del suo potere di ministro. Ce ne è abbastanza, in tutte e due i casi, per sentire il dovere morale, civile e politico di votare a favore della mozione di sfiducia nei confronti di Bondi e Calderoli. Se non solo questi due casi evidenti di violazione del principio di legalità, cosa lo è? Il maltempo? La brutta annata per la raccolta dell’olio? La mayonese che impazzisce o il pane che non lievita per la troppa umidità nell’aria? Ma forse siamo troppo esigenti noi. Del resto, se ci hanno messo 15 anni a capire che Berlusconi era Berlusconi, votandogli nel frattempo tutte le leggi ad personam servite a salvargli la pellaccia, non possiamo certo pretendere che in quattro e quattrotto Fini e il Fli diventino cuor di leoni. Molto meglio fare il Don Abbondio, quello sì che aveva capito tutto nella vita. La mozione non s’ha daffare. Con buona pace della legalità.



4 DICEMBRE 2010: “IDV INCONTRA L'ITALIA”
Un panorama politico desolante. Non è solo il governo che sta dando pessima prova di sé. In questo momento di difficile crisi politica, tutti i partiti stando dando al paese un’immagine avvilente di se stessi. Di fronte ad un governo palesemente finito non c’è un briciolo di dibattito o confronto tra le forze politiche su un progetto per il Paese. Mi spiego. Il paese sta a pezzi, il governo non c’è più, cosa facciamo per tirarlo fuori da questa situazione a fronte di una crisi economica spaventosa? A questa domanda che Italia dei Valori si pone e pone al centro del confronto con gli altri partiti il silenzio è assordante. Eppure è responsabilità della politica cercare e trovare risposte, creare sinergie nei fatti e non a parole. Prevalgono solo egoismi, tatticismi, interessi personali, di bottega mentre il paese va a puttane, non in senso reale, come qualcuno fa, ma metaforico. Gianfranco Fini, leader di Fli, che tenta Umberto Bossi sussurrando che un governo senza Silvio è più facile. Bossi, leader del Carroccio, che rimarca il terreno: “si fa solo se lo decide Silvio” e poi sussurra nelle orecchie di Gianfranco: “se accettate il Berlusconi bis ci sarebbe posto per un numero maggiore di ministri Fli”. Il Fli che annuncia di non partecipare al voto di fiducia sulla Finanziaria. Dall’altra parte, un Pd che fa di tutto pur di non contarsi e di evitare le urne, terrorizzato come è dai numeri. Ed la solita Udc, che guarda di qua e di là, con Casini che dice: “Lavorare con chi? Con un uomo di buona volontà” ed invoca un po' più di senso della misura e di responsabilità, annuncia di lavorare positivamente, auspica che anche Berlusconi lavori per favorire una soluzione. Parole, parole, soltanto parole, chiacchiere senza distintivo e poi maneggi sottobanco. Sapete cosa penso? Che del prezzo che il paese sta pagando per tutto questo non frega proprio niente a nessuno. Ebbene, a noi sì, ce ne importa eccome. Italia dei Valori ha riunito, la settimana scorsa, i quadri dirigenti del partito e si è data appuntamento, per il prossimo 4 dicembre, realizzando quella che abbiamo chiamato “la giornata dell’ascolto”. Incontreremo e ci confronteremo con rappresentanti della società civile, del mondo imprenditoriale, del lavoro, del sindacato, della cultura, dello spettacolo, dell’associazionismo e del no profit. Passeremo una giornata intera ad ascoltare l’Italia vera e tracceremo le linee guida del nostro progetto per il Paese. Per noi la crisi si gestisce così. Ascoltando il Paese reale, quello che non organizza festini nei palazzi, che non è attaccato alla poltrona, ma che fatica ad arrivare alla fine del mese e guarda, preoccupato, al futuro dei suoi figli.
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FLI: CONTINUANO A F(OTTERE) L'I(TALIA)
E continuano a F(ottere) L’ I(talia)…Al pentimento tardivo dei finiani non abbiamo mai creduto. I fatti, purtroppo, ci hanno dato ragione. Ieri è stata scritta una pagina nerissima per la politica e per la giustizia in Italia. In Senato la commissione Affari Costituzionali ha approvato la retroattivita' del Lodo Alfano, l’aula della Camera, per non essere da meno, ha votato contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Lunardi. In entrambi i casi col voto favorevole di Futuro e Libertà. Evidentemente la legalità per loro si difende a giorni alterni, magari nei week end, quando si parla in libertà ma non ci si impegna col voto parlamentare. Legalità a chiacchiere dunque, una scelta di posizionamento elettorale all’interno del centrodestra, ma nulla di più. Hanno posto la questione dell’etica politica solo per differenziarsi a parole da Berlusconi ed i suoi, perché nel paese dei ciechi gli orbi regnano e gli è facile nel centrodestra apparire cultori della legalità. Ma in Italia, per fortuna, c’è anche gente che ci vede bene. Con il Lodo Alfano costituzionale si fa scempio del principio di uguaglianza. Da ieri la legge non è più uguale per tutti in linea di principio, anche se il Lodo Alfano costituzionale non è ancora una norma attiva nel nostro ordinamento. Per Berlusconi non vale, lui è esente da qualsiasi responsabilità, non è processabile per nessun reato commesso. Né prima, né dopo, né durante il suo mandato di presidente del Consiglio. Si potrebbe chiamare impunità. Un mostro giuridico che non esiste in nessun paese. E non credete alla favola che raccontano i giornali e le televisioni di regime: nei paesi in cui ci sono leggi che proteggono le alte cariche dello Stato, in genere il presidente della Repubblica, lo fanno solo per ciò che dice e che fa nel corso del suo mandato. E limitatamente a reati connessi all’esercizio delle sue funzioni. Stop. Berlusconi governa, con poche interruzioni e di durata limitata, a parte la legislatura 1996-2000, dal 1994. Da 17 anni riesce a sfuggire ai processi, grazie anche alle sue vergognose leggi ad personam. Il suo teorema prevede che chi ha il consenso non può essere giudicato. Le accuse, per quanto gravi, non contano, conta solo il consenso. Significa che ha spostato la giustizia dal piano giudiziario a quello elettorale e politico. Una caratteristica propria delle dittature e dei regimi. In molti speravano che i finiani potessero finalmente recuperare un po’ di dignità politica dopo tre lustri passati con la schiena piegata a 90 gradi. Non lo hanno fatto. Fli ha risposto al richiamo della foresta, ha obbedito ancora una volta alla voce del padrone. Nel centrodestra italiano c’è un ancestrale repulsione alla legalità ed al diritto.



FLI: F(ottono)L’I(talia) … MA SENZA ENFASI!
Dunque sarà sì ma senza enfasi. Un sì diverso, di portata rivoluzionaria, che “ spezzerà le reni” a questi ultimi 15 anni di dittatura berlusconiana. I finiani, per bocca di Maurizio Saia, hanno annunciato il loro sì al lodo costituzionale ma lo faranno senza enfasi. Ecco svelato il quarto mistero di Fatima, il significato profondo della svolta di Mirabello: il Fli, dopo la diaspora dal Pdl, la nascita di un nuovo partito, la guerra a colpi di dossieraggio, voterà l’ennesima legge ad personam di Berlusconi, quello che mette al riparo il presidente del Consiglio dai suoi processi, ma lo farà poco poco, piano piano, come Veltroni nell’arguta e geniale imitazione di Maurizio Crozza. Io non so cosa ne pensiate voi ma per me la svolta di Mirabello è una sonora presa per i fondelli. Mi arrovello da ieri per capire come sia “un sì senza enfasi”. Le ho pensate tutte. Forse si tratta di un sì ma sfiorando il tasto della propria postazione in parlamento delicatamente, in maniera soft, leggero come una piuma. O forse si tratta di un sì ma con la smorfia, magari che ne so con la bocca storta, come quando un amico ci pesta un piede vorremmo urlare ma ricacciamo l’urlo in gola per non umiliarlo. O forse, mi suggerisce un’amica, trattasi di un sì ma con il naso arricciato, come quando nell’aria arriva un odorino non proprio gradevole e dobbiamo fare buon viso a cattivo gioco. O forse, sparo l’ultima ipotesi, è un sì buddista, mistico ed ascetico, come quello di Siddhartha Gautama in meditazione sotto l’albero della bodhi, nel momento del risveglio spirituale. Per quanti sforzi faccia, e non sono di stretta osservanza manichea, in politica esiste solo sì e no, ed il sì ma senza enfasi di Fini e del Fli, perdonate la personale licenza poetica, è una colossale stronzata. Un sì è un sì e quella del Fli è ipocrisia, di maniera e di sostanza: stanno servendo, su di un piatto d’argento, l’unica cosa che sta a cuore a Berlusconi, il proprio personale salvacondotto. Ma non è tutto. Anche sui temi etici scricchiolano le granitiche certezze. Ieri, Benedetto della Vedova, radicale, passato dal Pdl al Fli, parlando di fecondazione, ha detto che il Fli su questo tema “non si pone come gruppo”. Ah no? Ecco la svolta di Mirabello: sofismi gattopardeschi, sì senza enfasi, prese per i fondelli di chi annuncia di voler spezzare le reni a Berlusconi, in senso figurato s’intende, ma lo farà senza enfasi, “poco poco, piano piano”. Fottono l'Italia, ma senza enfasi.



BASTA CHIACCHIERE, A VASTO PARTE IL CENTROSINISTRA




DUE INTERVISTE, TRE IDEE




LO STRANO CASO DELL'AUTORIBALTONE




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