Taggati con: Follini

MASSACRATI PERCHE' INVISI AL PALAZZO

  L’iscrizione di Di Pietro nel registro degli indagati per la denuncia di Veltri, relativamente alla gestione del finanziamento pubblico di IdV, si gioca su due diversi piani, uno giudiziario e uno politico. Quello giudiziario si liquida con una parola sola: una fesseria. Il bilancio di IdV è il più controllato del mondo: la Corte dei Conti, svariate procure, il Tribunale civile di Roma in sede cautelare, il servizio contabile della Camera dei Deputati, l’Agenzia delle entrate e persino il ministero dell’Economia hanno in molteplici occasioni ribadito l’assoluta correttezza e trasparenza nella gestione dei fondi pubblici da parte del nostro partito, respingendo tutte le denunce presentate contro di noi. Quello che conta nella presente vicenda, come dovrebbe essere evidente a tutti, è il piano politico.  E’ qui che si sta giocando la  vera partita. Una partita giocata con toni e modi diversi da politici e giornali di maggioranza e di opposizione ma, all’evidenza, con la stessa finalità. Hanno cominciato i giornali-megafono di Berlusconi, arrivando addirittura ad inventare un teorema che, nel suo delirio, è di una diabolica semplicità. Il teorema suona più o meno così: “Visto che tutti i giudici attaccano Berlusconi e lo vogliono condannare è evidente che è un perseguitato e che quindi è innocente. Al contrario, siccome non si riesce a trovare nemmeno un giudice  che condanni Di Pietro, significa che Di Pietro è colpevole ma viene assolto solo perché è in combutta con i giudici”.Al di là del teorema, il messaggio di questi giornali è comunque di un candore desolante e si riassume bene nel titolo di ieri de il Giornale “Così impari”. E’ un messaggio, neppure tanto velato - subito ripreso dagli zerbini parlamentari di Arcore - che suona come una minaccia di stile vagamente mafioso: “Hai visto caro Di Pietro che a scoperchiare la fogna d’Italia, fatta di corruzione, cricche e tangenti, poi va a finire che ti ritrovi nei guai pure tu?”. La cosa grave è che lo stesso ragionamento lo si ritrova in molteplici dichiarazioni ed editoriali di politici e giornalisti di opposizione. Come Follini quando dice “Non applico il dipietrismo a Di Pietro”. Come Casini, quando dice “Di Pietro è quello senza peccato, pronto a scagliare la prima pietra. Se fossi in lui, io mi terrei le mani legate invece di scagliare la prima pietra, quella che poi ti ricade sulla testa”, amplificate dal silenzio assordante del Partito Democratico.Il punto è tutto qui. In un sistema politico dove per cent’anni di fronte alle malefatte della Casta la regola è sempre stata l’omertà, soprattutto se le malefatte venivano dalla propria stessa parte politica, un partito come Italia dei Valori che non guarda in faccia a nessuno, che quando vede il marcio lo denuncia, è e resterà sempre intollerabile per l’intera classe politica italiana.