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MARONI VERGOGNOSO E DISUMANO

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Roberto Maroni, il ministro dell’Interno targato Lega che sprizza disumanità da ogni poro. “Pensavano fossero migranti”. Così il titolare del Viminale ha liquidato la faccenda ieri, giustificando sostanzialmente i libici e le loro raffiche di mitra sparate ad altezza uomo contro un peschereccio italiano, colpevole di apparire come una nave di clandestini. Al di là del fatto gravissimo che sono stati sparati colpi contro un’imbarcazione di cittadini italiani e sulla quale tra l’altro erano presenti anche alcuni nostri militari come osservatori – già tanto dovrebbe bastare al governo italiano per chiedere una ferma condanna da parte del paese responsabile e non semplici e banali scuse - contro un’imbarcazione di clandestini è lecito sparare? Per Maroni, ovvero colui che dovrebbe sovraintendere alla sicurezza nel nostro paese, in terra, aria e acqua, se sei o anche solo sembri un clandestino hai diritto ad una sventagliata di mitra? Tanto sarebbe bastato, in un paese normale di fronte a parole tanto gravi, per chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno, evidentemente inadatto a guidare un dicastero così delicato ed importante. Invece, nessuno nel governo non solo non ha sentito il dovere morale e politico di condannare senza se e senza le parole di Maroni ma neanche di prenderne più genericamente le distanze, neanche quei tanti parlamentari cattolici del Pdl, a corrente alternata nella difesa dei valori cristiani, pronti a genuflettersi al Vaticano e al razzismo vergognoso al Carroccio, il vero padrone di questo Governo, ma a fregarsene quando in gioco c’è la vita di persone, colpevoli di essere immigrati. Per quanto mi riguarda, Maroni può tenersi stretta la sua licenza di uccidere ed usarla come e quando crede per aizzare le folle durante le feste in Padania, o i raduni del Carroccio a base di ampolle e riti celtici. Quando in gioco c’è il mio paese non accetto azioni e parole becere. Per questo, Italia dei Valori presenterà al più presto una mozione che impegni il Governo a rivedere il trattato con la Libia, affinché nell’azione di respingimento dei clandestini venga garantito il rispetto dei diritti umani. Siamo pronti a portare la questione anche alla Corte di Giustizia Europea.

GHEDDAFI, SPETTACOLO OLTRE OGNI LIMITE

In una Roma ancora assopita dalle ferie estive che volgevano al termine, è andato in scena ieri lo spettacolo semiserio della visita di Gheddafi. Non mancava nulla rispetto alla pagliacciata cui il leader libico è abituato. Dal codazzo di amazzoni, alla portentosa auto bianca, la tenda, le centinaia di cavalli, il pubblico di sole donne, pagate per star lì ad ascoltare i vaneggiamenti di chi ieri ha davvero superato se stesso e ogni limite. "L'Islam deve diventare la religione di tutta l'Europa" ha avuto l'ardire di affermare nel cuore più vivo del cattolicesimo, scatenando le reazioni niente di meno che della stessa maggioranza di governo. Qualcuno, tra i berlusconiani più fedeli, si è sentito talmente oltraggiato dal fanatismo del leader libico, che ha addirittura avuto il coraggio di esprimere pubblicamente la propria disapprovazione, con Palazzo Chigi che si affrettava a minimizzare dicendo che "non c'è nessun oltraggio, è solo folklore " e, soprattutto, che "le commesse che il governo ha concordato con i libici hanno aiutato le imprese italiane a fronteggiare la crisi". Di fronte a ciò che l'accordo con la Libia rappresenta per il nostro paese, insomma, ogni cosa passa in secondo piano per il governo, addirittura quel rapporto con il Vaticano cui tanto tiene. Anche la Lega trova i propri buoni motivi per restare in silenzio, a parte poche, flebili, voci di dissenso che rimangono in secondo piano. Il Carroccio ha l'obbligo di restare zitto perché grazie ai libici è stato possibile bloccare gli sbarchi dei clandestini sulle coste italiane. E' la solita coerenza del governo, quella cui questo esecutivo ci ha abituati, quella che funziona al contrario. Niente di cui stupirsi, dunque, nelle mancate reazioni allo sfoggio di onnipotenza fornito ieri da Gheddafi, anche nel parlare della libertà delle donne in Libia, con la stessa faccia tosta con cui il cavaliere di casa nostra invoca l'amore che vince sempre sull'odio. Ora, posso capire che in un momento di crisi economica come quello attuale, un governo, spinto da doveroso spirito di responsabilità nazionale, debba tentare il tutto per tutto pur di aprire nuovi scenari alle imprese del proprio paese. Resta però un limite da rispettare, un livello etico oltre il quale un governo serio non dovrebbe andare e l'impressione è che quel limite ieri sia stato ampiamente oltrepassato.

GLI AFFARI DI BERLUSCONI COL DITTATORE

Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati. Governo in crisi, maggioranza che non c'e piu', Berlusconi contro Fini, Italia in piena crisi economica. Non e' cambiato molto dall'ultimo post. Ieri l'Unita' ha pubblicato un interessante articolo sugli affari tra Berlusconi ed il dittatore libico Gheddafi. Pare che i due capi di Stato abbiano, attraverso società' a loro collegate, interessi comuni in campo televisivo. In particolare i due sarebbero comproprietari di una televisione maghrebina, Nessma tv, che aspira a diventare leader nel Sud del Mediterraneo. Rete4, Canale5, Italia1...Nessma tv. Un conflitto d'interessi euromediterraneo per il premier italiano. Un caso interazione di cui si e' occupato anche il prestigioso Guardian. Forse era questo che alcuni deputati vicini a Fini intendevano dire quando hanno sollevato dubbi sui rapporti tra Berlusconi e Gheddafi. Il presidente del Consiglio ha il dovere di riferire immediatamente in Parlamento. L'Italia dei Valori presenterà' un'interrogazione alla riapertura delle camere, per fare luce su questa ennesima oscura vicenda. Ancora una volta si pone il problema del conflitto d'interessi che coinvolge Mr. B. E ombre sul modo spregiudicato in cui sfrutta il potere. La sua parabola politica, pero', sembra essere giunta al capolinea. Ed e'chiaro che l'anomalia italiana deve essere sanata. Servono subito due leggi sul conflitto d'interessi e sul pluralismo dell'informazione.