Taggati con: imu

LA NOSTRA RICETTA: STOP EVASIONE E MIGLIORE SPESA PUBBLICA

Razionalizzare la spesa è il primo guadagno. Se uniamo questo principio a una lotta (spietata) all’evasione fiscale, ecco allora che la riduzione delle tasse non è più una chimera. Ma un risultato realmente alla portata del prossimo governo di centrosinistra. E lo perseguiremo.

Ce lo ha detto anche la Corte dei Conti: con la lotta all’evasione fiscale possiamo recuperare ben 60 miliardi all’anno. Pensiamo a quante risorse in più potremmo avere a disposizione per migliorare i servizi e investire nella crescita. Accanto a ciò, dobbiamo attuare una seria e metodica riduzione delle spese dello Stato, limitando i livelli di rappresentanza sul territorio (in primis con l’abolizione delle province) ed eliminando gli sprechi causati dalla mala gestione e dai clientelismi. Non solo, così, ridurremmo le tasse, ma avremmo servizi più efficienti e vicini al cittadino.

Queste non sono vacue promesse pre-elettorali. No, sono fatti concreti e tangibili. Su cui andremo a basare, dopo le elezioni, la ricostruzione economica e sociale dell’Italia. È una battaglia di giustizia e di civiltà. È giusto che tutti i cittadini paghino, e che paghino il giusto. Non che i super-ricchi vivano dei sacrifici delle fasce più deboli. Ma purtroppo questi principi sembrano essere stati dimenticati da molte forze politiche.

Il governo che sta volgendo al termine ha cercato di far quadrare i conti prelevando risorse in quelle fasce della popolazione oneste e di medio e basso reddito. Tassando con l’Imu il bene-rifugio per eccellenza degli italiani, ovvero la casa, che è di proprietà per almeno 4 cittadini su 5. Proprietà che per molti non generano neanche reddito, e che quindi hanno costretto i proprietari a intaccare cospicuamente i propri conti in banca o anche addirittura a chiedere prestiti.

Non è questa l’Italia che vogliamo. Noi vogliamo un’Italia giusta e moderna, capace di gestire con intelligenza le proprie risorse. E per quanto riguarda le risorse (soprattutto intellettuali), lo sappiamo, questo Paese non ha niente da invidiare a nessun’altro. È l’ora di fare la scelta giusta.

CASINI E MONTI, IL GATTO E LA VOLPE

Tag: Casini , cd , elezioni , imu , Monti , Pd , Pdl , scelta civica , udc

Monti riserva sorprese continue, non smette mai di stupire. Ha imparato in fretta a muoversi bene nell’ambiente politico, ora può anche insegnarne i trucchi, anche perché ha un maestro d’eccezione: Casini. Che è la vera mente politica dell’operazione. Infatti possiamo tranquillamente dire che si scrive Monti, ma ogni giorno più chiaramente si legge ‘Casini’. Mario Monti è passato nel giro di pochissimo tempo dal ruolo di tecnico super partes ad esecutore della politica dei due forni di Casini. Solo chi pratica la politica dei due forni può affermare di essere pronto ad accordi post elettorali anche con Berlusconi. Cioè con il demagogo per eccellenza, il principale responsabile politico della crisi in cui è sprofondata l’economia italiana. Bersani e Berlusconi per lui pari sono. Non ci siamo caro Mario, è il tempo delle scelte. Del rilancio e di un governo liberal-progressista che abbia in mente un’Italia diversa. Un’Italia migliore.  C’è da fare, a questo punto, un’amara considerazione, la Lista Monti è nata solo con l’obiettivo di rendere il Paese ingovernabile. Fallirà nel suo intento perché il centrosinistra è forte e propone agli italiani un progetto di governo serio e credibile. 

A VOLTE RITORNANO…

Così ritorna, almeno pare. Dopo la vacanza nel resort di Briatore a Malindi, e la buca data ad Atreju, la festa dei giovani del Pdl organizzata ogni anno dalla Meloni, l’ex presidente del Consiglio, quello che ci ha fatto perdere la faccia nel mondo, ha annunciato che tornerà sulla scena politica attiva. A pensar malesi fa peccato, ma con Berlusconi ci si azzecca: evidentemente ha ancora qualche affaruccio personale da sistemare.

Il suo ritorno è, ovviamente, in pieno stile biscione condito con un pizzico di Re sole: promesse, spot e potere assoluto al premier. “Abrogheremo l’Imu, cambieremo la costituzione, affinché il primo ministro abbia la possibilità di nominare e revocare ministri, perché possa usare il decreto legge immediatamente efficace.

Unica condizione per il suo rientro, la legge elettorale. Se sarà proporzionale io potrò avere certo un ruolo, se sarà qualcos’altro allora potrò decidere quale sarà il ruolo di Silvio”. Come dire, gioco solo se vinco.

Con queste premesse, la mente corre veloce agli ultimi 15 anni di berlusconismo: è il sequel di un film bruttissimo che, se andasse di nuovo in onda, ci porterebbe verso il baratro finale e ad una crisi irreversibile.

Non è più il tempo dei leaderismi, non e' piu' il tempo delle parole, ma dei fatti, delle strategie e del rilancio. La questione Fiat dimostra che la politica deve avere la capacità di presentare un progetto industriale, un piano strategico per rilanciare l'economia produttiva. E’ di questo che c’è bisogno nel futuro del nostro Paese. Non di chi, con immarcescibile faccia tosta, ripropone il vecchio e stantio messaggio del vuoto pneumatico.

ET VOILA', LA “TARTASSA ITALIA” E' SERVITA

Dopo il “Salva Italia”, il “Cresci Italia”, arriva “Tartassa Italia”. Questo è il Dl fisco targato Monti, quello che doveva semplificare le tasse e i tributi, introdurre maggiore equità, liberare l’Italia e gli italiani da lacci e lacciuoli asfissianti e che, invece, non fa altro che introdurre nuove tasse e balzelli.

Cosa c’è nel decreto Fisco di Monti? Di tutto di più. Nuove tasse introdotto in un calderone, dove ci hanno infilato di tutto, alla faccia dei richiami del presidente Napolitano sull’eccessivo ricorso ai decreti omnibus.

Hanno introdotto per norme l’Imu, la tassa sulle case degli italiani, sugli ospizi, sui terremotati e sugli alluvionati ma non sulle fondazioni bancarie, e tante piccole nuove tasse, sempre a carico dei soliti noti.

Con le liberalizzazioni e le semplificazioni hanno fatto il solletico alle banche, alle assicurazioni, ai poteri forti. Con la "Tartassa Italia" si accaniscono incomprensibilmente sulle famiglie, sui contribuenti onesti, su chi paga sempre tutto e lo fa da una vita.

Intanto i dati parlano chiaro e sono drammatici. Il pareggio di bilancio è rinviato alle calende greche (2017), il Pil è diminuito di quasi il 2 per cento, la disoccupazione è arrivata a quota 10 per cento, il reddito delle famiglie italiane è diminuito del 5 per cento e, infine, la pressione fiscale tocca la spaventosa cifra del 45 per cento. Istat, è dato di oggi, fotografa un Paese dove gli italiani senza un’occupazione sono arrivati a 3 milioni. Questi sono i risultati della mirabolante azione del governo Monti.

L'economia reale, quella delle famiglie e delle imprese non ha visto un euro, il credito e' praticamente bloccato o a costi esosi. I sacrifici che continuano a chiedere sono a senso unico, solo a carico dei ceti medi, mentre il debito rimane inchiodato, la disoccupazione aumenta e  le tasse aumentano.

Insomma, con la Tartassa Italia l’equità e la giustizia sociale va definitivamente in soffitta. Il decreto fiscale è un provvedimento che arricchisce i ricchi e impoverisce i poveri. Con buona pace dei poteri forti.

CASA DI RIPOSO? PER IL GOVERNO SEI IN VACANZA E CI PAGHI L’IMU

Equità, questa sconosciuta. E’ una parola utilizzata spesso da presidente Monti e dai suoi ministri. Forse per la fonetica, gli piace il suono e la ripetono come fosse un mantra. Devono, però, ignorarne il significato, perché di equità nella loro azione di governo ce n’è ben poca.

Domani scattano le addizionali Irpef e la busta paga degli italiani sarà ancora più leggera, mentre i prezzi di carburanti e generi di prima necessità continuano a salire. E questo si sa da tempo, purtroppo, come anche la reintroduzione dell’Ici, che oggi si chiama Imu. Si pagherà e sarà salata perché il governo ha alzato le rendite catastali.

Sull’Imu c’è una magagna grande come una casa. Di riposo. Sì, perché, come scrive oggi il quotidiano La Stampa, i circa 300.000 lungodegenti che si trovano ospiti nelle case di riposo, dovranno pagare l’Imu su questi istituti. Una follia.

La legge prevede, infatti, che se il ricovero è permanente il tributo 2012 deve essere pagato come se si trattasse di seconda casa. Quindi un paziente malconcio in età avanzata dovrà pagare l’Imu sulla casa di proprietà e sulla casa di riposo. Far cassa sulla pelle degli anziani in questo modo è vergognoso.

Ci auguriamo che si tratti solo di incompetenza e inettitudine nella stesura del testo e non di volontà politica di spremere i più deboli tra i deboli, incapaci di difendersi. Dopo aver scoperto tutto ciò, ci impegneremo a sollevare il caso in Parlamento per ripristinare non la giustizia sociale, perché non basterebbe di certo questo, ma almeno un livello minimo di dignità politica e di umanità anche nel prelievo fiscale.

In piazza con la Coldiretti

E' ORA DI "SANTIFICARE" L'ICI

Tag: chiesa , Ici , imu , manovra , Monti

Girava una vignetta, qualche giorno fa, su facebook, l'avrete vista. Diceva più o meno così. "Io l'Ici non la devo pagare. Ho fatto il presepe e quindi è diventata luogo di culto". Suonerà beffarda a qualcuno ma mai vignetta fu più veritiera, perchè in effetti il meccanismo per l'esenzione Ici sui beni della Chiesa funziona proprio così: per richiedere l'esenzione dall'imposta basta che all'interno di un palazzo, adibito a qualunque uso, ci sia una cappella o uno spazio adibito al culto e l'esenzione è fatta. Non è un segreto più per nessuno che in molte proprietà della Chiesa vengono svolte attività commerciali. C'è il capitolo alberghi: la casa per ferie della Ancelle di Maria Immacolata ai Parioli, l'hotel Santa Brigida a piazza Farnese, l'Istituto di suore benedettine di Torre Argentina e Villa Maria delle suore salvadoriane: tutti a Roma, tutti hotel, qualcuno addirittura di charme, ospitano turisti e forestieri, non a titolo gratuito, ma non pagano l'Ici. Poi ci sono gli istituti scolastici religiosi, dalle materne alle superiori, istituti di grande prestigio, molto quotati e molto costosi. Fare il liceo nell'esclusivissimo istituto San Giuseppe de Merode a Roma, solo per fare un esempio, può arrivare a costare quasi diecimila euro all'anno. Poi ci sono le cliniche delle fede e i collegi universitari religiosi. L'elenco è lungo.Non amo le crociate, nè in un senso nè in un altro. Ritengo, però, che la questione Ici sulle proprietà della Chiesa debba essere affrontata con grande serietà e imparzialità, con quella stessa serietà con la quale gli italiani si accingono a pagare un prezzo altissimo per via di una manovra tutta tasse, a cominciare dalla casa per finire con la benzina, che non sono proprio beni di lusso. Noi ci abbiamo provato nella manovra a chiedere che le scuole e gli alberghi di proprietà della Chiesa, che svolgono attività commerciali, paghino l'Ici ma invano. Riconosco l'alto magistero della Chiesa e nutro profondo rispetto per lo straordinario lavoro che la questa svolge nei quartieri difficili di tante città italiane e nel mondo. Ma questo non ha nulla a che fare con quei luoghi dove si svolgono attività commerciali, che tali sono e tali restano. Molti, anche nel mondo cattolico, sono persuasi che sia giusto. Per questo, dico che  è ora di santificare l'Ici e sarebbe un segnale straordinario se partisse proprio dalla Chiesa la decisione a farlo

LA PADANIA SI RIBELLA. COME FECE PAPEROPOLI

Tag: Bossi , imu , padania

Garibaldi disse "Obbedisco!". Sarà anche per questo che Bossi invita i cittadini del Nord alla disobbedienza civile, a non pagare l’Imu. Ma attenzione, non sarà una decisione presa a cuor leggero, frutto delle elucubrazioni di politici saggi e illuminati come Bossi, Calderoli, Castelli, Maroni, Borghezio. No, sarà molto di più, sarà un atto parlamentare.

Del parlamento Padano naturalmente. Lo annuncia la prima pagina della Padania di oggi. Grandioso, una rivolta ratificata da un parlamento. Un caso più unico che raro, anche se non mancano precedenti storici. Vorrei ricordarne qualcuno: nel 2000, il comune di Paperopoli rifiutò di riscuotere e versare alla regione Calisota l’imposta sui depositi di denaro. Qualcuno disse che dietro quel rifiuto ci fosse nientemeno che Paperon Dé Paperoni, ma si tratta solo di dicerie messe in giro dalla stampa ladrona, comunista, fascista e antifederalista. Come dimenticare, poi, la rivolta del villaggio dei Puffi contro l’asfissia statalista del tiranno Gargamella, che, tra l’altro, dicono alcuni deputati leghisti che conosco, assomiglia molto al ministro della coesione territoriale Fabrizio Barca? C’è anche un precedente storico, quello di Asterix e Obelix, che, veri galli-celti-padani-protoleghisti, combatterono Roma Ladrona. Secondo gli storici padani, il loro limite fu che non riuscirono mai a farsi eleggere in parlamento e quindi non ottennero il potere necessario per affrancarsi davvero dall’oppressione.

Come dimostrano questi esempi, la Padania esiste, ha solide radici storiche, politiche, culturali. Ce lo spiega con parole chiare il deputato Buonanno: "La Padania? Certo che esiste, altrimenti non esisterebbe il Grana Padano. Perché il grana padano si chiama così e perché esiste il Gazzettino Padano? Se c'e' questa terminologia significa che la Padania esiste se la Rai che e' romanocentrica ha dato questo nome a una trasmissione significa qualcosa o no?. Senza la Padania l'Italia sarebbe già in Africa e poi non c'e' dubbio che la Padania ha un suo ceppo etnico che ha portato grande benessere a tutti. C’è anche un’identità gastronomica: ma lo vogliamo dire che in Padania si mangia bene? Al Sud si dimenticano di tutto il resto. Mangiano e basta". Più chiaro di così…

Se pagano i soliti noi non votiamo

Tag: Ici , imu , Iva , manovra , Monti , pensioni

Lasciamo le polemiche agli altri. A noi interessa solo migliorare questa manovra che fa pagare tutti i sacrifici ai soliti noti. Ci scontriamo con l'atteggiamento del governo, che si ostina a non voler aprire ad alcuna modifica. Un atteggiamento incomprensibile, perché la manovra si può modificare eccome, con banali emendamenti. Ora è assolutamente iniqua. Il rifiuto del governo a modificare la manovra e renderla equa mette a rischio il voto di Italia dei Valori, che, se fossero introdotte misure di giustizia sociale, la voterebbe. In questo parlamento rappresentiamo quella parte del Paese che, con l’alibi della crisi economica, non accetta che a fare i sacrifici siano sempre gli stessi. Diamo voce agli italiani che devono sobbarcarsi l’onere ed i sacrifici del risanamento. Così com’è oggi, è una manovra classista, invotabile anche con la fiducia. Ma abbiamo idee e progetti e li presenteremo in Parlamento per rendere la manovra più equa.

Innanzitutto si devono rafforzare le misure contro l’evasione fiscale. Un atto doveroso, un elemento di giustizia. In particolare pensiamo ad un accordo con la Svizzera sui capitali italiani ridepositati e sottoporli ad una tassazione sotto la garanzia dell’anonimato.

Siamo favorevoli a tassare le attività economiche della Chiesa. Da troppo tempo si discute ideologicamente di questa argomento, e questo ha impedito un approccio serio alla questione. E’ vero che le istituzioni ecclesiastiche svolge egregiamente meritorie funzioni di accoglienza e carità, oltre al culto naturalmente, ma questo non basta a giustificare l’esenzione totale delle attività esclusivamente economiche. Accanto a questo, crediamo che la prima casa debba essere esentata dall’Imu.

Ci chiediamo perché a pagare debba essere chi ha di meno quando i grandi patrimoni sono stati solo sfiorati da amorevoli carezze. Per questo siamo favorevoli alla patrimoniale. E perché lo Stato deve rinunciare alla vendita delle frequenze televisive? In Germani l’asta ha fruttato 4,5 miliardi di euro, negli Usa circa 20 miliardi di dollari. E noi che facciamo? Le regaliamo? Italia dei Valori si batterà per un regolare bando e per lo scioglimento della commissione per le frequenze televisive.

Capitolo pensioni: proponiamo la rivalutazione del 100% delle pensioni basse, pari a circa tre volte la pensione minima. Stiamo parlando di pensioni di poco superiori ai mille euro. Siamo per l’allentamento delle pensioni anticipate, graduando nel tempo le pensioni di anzianità, esentando i lavoratori precoci e chi ha fatto lavori usuranti. Si devono prevedere dei contributi figurativi per i lavoratori precari durante il periodo di disoccupazione, il rinvio del Tfr per i dirigenti delle società pubbliche e prevedere che la metà della propria liquidazione vada in buoni del tesoro.

Ma servono anche incentivi allo sviluppo e misure per incentivare i consumi: maggiori detrazioni sui redditi medio-bassi per i familiari a carico, più liberalizzazioni e meno ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione ai fornitori. Modernizzare le reti e dare più sostegno al risparmio energetico, alle energie rinnovabili e in generale all’innovazione tecnologica. La manovra si può e si deve migliorare.