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ESCORT: ISPEZIONI AD PERSONAM

Inchiesta EscortInchiesta EscortLa legge è uguale per molti, ma non per tutti. Quando si tratta di coprire le malefatte del signore di Arcore, il ministero guidato da Fido Alfano si muove con sorprendente solerzia, alla faccia delle lungaggini burocratiche tipicamente italiane. E’ successo questo: il Fatto Quotidiano ha pubblicato delle intercettazioni telefoniche di Perla Genovesi (l'assistente parlamentare di un senatore di FI arrestata per traffico internazionale di droga che parlò anche dei festini che si sarebbero svolti nella residenza del premier). Il deputato del Pdl Manlio Contento ha chiesto, in un’interrogazione, ‘lumi’ sulla fuga di notizie. Prontissima la risposta del sottosegretario Caliendo, il quale ha spiegato che il Dipartimento dell'Organizzazione Giudiziaria ha già provveduto a richiedere notizie. Il ministero di via Arenula, infatti, ha avviato ''l'istruttoria necessaria'' per fare chiarezza sulla fuga di notizie relativa alle intercettazioni riguardanti Perla Genovesi, e sul fatto che non sia stata chiesta alcuna autorizzazione a procedere per mettere sotto controllo le utenze dei parlamentari coinvolti nella vicenda. Contento dovrebbe sapere che nessun parlamentare è stato messo sotto controllo, e le conversazioni ascoltate incidentalmente nel corso dell’indagine sul traffico internazionale di droga sono state stralciate perché ritenute inutili. E comunque inutilizzabili a fini processuali. Vorremmo che la stessa celerità il ministero la adottasse per rispondere alle annose questioni della giustizia italiana e per dare risposte alle legittime richieste dei cittadini. Invece, con questo governo, ci troviamo di fronte non solo a leggi, ma anche ad istruttorie e ad ispezioni ‘ad personam’. La decisione del ministero della Giustizia di inviare gli ispettori alla procura di Palermo per verificare se vi siano state fughe di notizie è quasi surreale. Con tutti i problemi della giustizia italiana, infatti, ben altri dovrebbero essere le occupazioni del ministro. Ma quando c’è da fare gli interessi del capo, evidentemente, non c’è ragione che tenga. L’interrogazione, in sé, non è un misfatto politico, ma è l’ulteriore dimostrazione che il Pdl non si preoccupa di scoprire reati e perseguire i criminali, ma solo di occultare le notizie scomode e imbavagliare i giornalisti che le pubblicano. Siamo sconcertati da questo atteggiamento e soprattutto dall’agire politico di un Guardasigilli che lavora solo ed esclusivamente per risolvere i guai giudiziari del premier.