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SU BONDI E CALDEROLI FLI FA DON ABBONDIO

Parlamentari del gruppo Futuro e LibertàParlamentari del gruppo Futuro e LibertàLa difesa della legalità prescinde, o almeno, dovrebbe prescindere dal credo politico o religioso . E’, o almeno, dovrebbe essere una sorta di cromosoma in più nel Dna di ciascuno di noi, attivo e vigile, a maggior ragione se si ha l’onere e l’onore di rivestire un ruolo istituzionale. Fino a qualche tempo fa, c’eravamo solo noi a difendere la legalità, a chiedere che fosse condizione “sine qua non” in politica e non solo. Per questo, in tutti questi anni, ci siamo sempre presi, urbi et orbi, epiteti ed insulti di ogni colore e forma, tra cui il più gentile era “sporco giustizialista”. Ora, se l’illegalità si conferma ai primi posti nella hit parade di palazzo Chigi, la legalità sembra essere diventata un abito di gran moda per Fli, da indossare con disinvoltura, ad intermittenza, quando si vuole, qualche giorno si e qualche giorno no, a seconda del tempo, dell’umore, dell’abbinamento di colori, quasi fosse un accessorio divertente, a la page, e che dà quella certa allure in più. Futuro e Libertà, infatti, è notizia di oggi non voterà le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro dei Mali culturali Sandro Bondi, e del ministro salva-legam Roberto Calderoli. Tanto per la cronaca, il ministro Sandro Bondi ha gravi responsabilità non solo per quanto riguarda il crollo della Casa dei Gladiatori di Pompei, ma per il degrado in cui versa il patrimonio culturale, architettonico e archeologico del nostro Paese. E’ il ministro dei Beni Culturali che passerà alla storia per il crollo di Pompei. E’ colui che, in tutti i consigli dei ministri non ha mai alzato la voce e protestato per gli ingenti tagli che il governo, per mano di Tremonti, ha effettuato al settore cultura. Ha assistito, molle ed inerme, all’irresponsabile sforbiciata ai fondi per la cultura, l’arte e l’immenso patrimonio storico ed architettonico italiano. Il ministro Calderoli ha fatto anche di peggio. Nella sua funzione di ministro per la semplificazione legislativa, ha cancellato una norma gravissima  per salvare 36 attivisti leghisti sul quale pendeva un processo per il reato di banda armata. Ha mentito in Parlamento, ha ignorato gli ordini di palazzo Chigi, abusando del suo potere di ministro. Ce ne è abbastanza, in tutte e due i casi, per sentire il dovere morale, civile e politico di votare a favore della mozione di sfiducia nei confronti di Bondi e Calderoli. Se non solo questi due casi evidenti di violazione del principio di legalità, cosa lo è? Il maltempo? La brutta annata per la raccolta dell’olio? La mayonese che impazzisce o il pane che non lievita per la troppa umidità nell’aria? Ma forse siamo troppo esigenti noi. Del resto, se ci hanno messo 15 anni a capire che Berlusconi era Berlusconi, votandogli nel frattempo tutte le leggi ad personam servite a salvargli la pellaccia, non possiamo certo pretendere che in quattro e quattrotto Fini e il Fli diventino cuor di leoni. Molto meglio fare il Don Abbondio, quello sì che aveva capito tutto nella vita. La mozione non s’ha daffare. Con buona pace della legalità.

FLI: CONTINUANO A F(OTTERE) L'I(TALIA)

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E continuano a F(ottere) L’ I(talia)…Al pentimento tardivo dei finiani non abbiamo mai creduto. I fatti, purtroppo, ci hanno dato ragione. Ieri è stata scritta una pagina nerissima per la politica e per la giustizia in Italia. In Senato la commissione Affari Costituzionali ha approvato la retroattivita' del Lodo Alfano, l’aula della Camera, per non essere da meno, ha votato contro l’autorizzazione a procedere nei confronti di Lunardi. In entrambi i casi col voto favorevole di Futuro e Libertà. Evidentemente la legalità per loro si difende a giorni alterni, magari nei week end, quando si parla in libertà ma non ci si impegna col voto parlamentare. Legalità a chiacchiere dunque, una scelta di posizionamento elettorale all’interno del centrodestra, ma nulla di più. Hanno posto la questione dell’etica politica solo per differenziarsi a parole da Berlusconi ed i suoi, perché nel paese dei ciechi gli orbi regnano e gli è facile nel centrodestra apparire cultori della legalità. Ma in Italia, per fortuna, c’è anche gente che ci vede bene. Con il Lodo Alfano costituzionale si fa scempio del principio di uguaglianza. Da ieri la legge non è più uguale per tutti in linea di principio, anche se il Lodo Alfano costituzionale non è ancora una norma attiva nel nostro ordinamento. Per Berlusconi non vale, lui è esente da qualsiasi responsabilità, non è processabile per nessun reato commesso. Né prima, né dopo, né durante il suo mandato di presidente del Consiglio. Si potrebbe  chiamare impunità. Un mostro giuridico che non esiste in nessun paese. E non credete alla favola che raccontano i giornali e le televisioni di regime: nei paesi in cui ci sono leggi che proteggono le alte cariche dello Stato, in genere il presidente della Repubblica, lo fanno solo per ciò che dice e che fa nel corso del suo mandato. E limitatamente a reati connessi all’esercizio delle sue funzioni. Stop. Berlusconi governa, con poche interruzioni e di durata limitata, a parte la legislatura 1996-2000, dal 1994. Da 17 anni riesce a sfuggire ai processi, grazie anche alle sue vergognose leggi ad  personam. Il suo teorema prevede che chi ha il consenso non può essere giudicato. Le accuse, per quanto gravi, non contano, conta solo il consenso. Significa che ha spostato la giustizia dal piano giudiziario a quello elettorale e politico. Una caratteristica propria delle dittature e dei regimi. In molti speravano che i finiani potessero finalmente recuperare un po’ di dignità politica dopo tre lustri passati con la schiena piegata a 90 gradi. Non lo hanno fatto. Fli ha risposto al richiamo della foresta, ha obbedito ancora una volta alla voce del padrone. Nel centrodestra italiano c’è un  ancestrale repulsione alla legalità ed al diritto.

LE API DI RUTELLI? RONZANO MA NON PUNGONO

 Sono neri dalla rabbia. Ieri, con malcelata riluttanza, hanno dovuto accettare la realtà dei fatti e dei numeri: la maggioranza non c’e’ piu. Berlusconi, turbato dalla prima lezione di democrazia inflittagli dal Parlamento, reagirà facendo l’unica cosa che sa fare: tentare, da qui fino agli ultimi giorni dell’impero, la compravendita di qualche deputato finiano, come fosse la campagna acquisti del Milan. Da settembre, per la maggioranza si aprirà la stagione dell’incertezza e dell’instabilità. Saranno in bilico, appesi continuamente al filo su ogni voto, in una sorta di lento logorio che li porterà presto al capolinea. Ieri è stata una giornata straordinariamente importante per il nostro partito, per Italia dei Valori, che ha dato prova di grande forza. Se il Parlamento, ieri, ha dovuto fare i conti con la questione morale e con quei valori nei quali il nostro partito crede da sempre e che da sempre porta avanti con caparbiertà e cocciutaggine, nonostante l'ostilità di molti, è grazie a noi. Siamo noi, infatti, ad aver presentato le mozioni di sfiducia a Scajola, a Cosentino e, infine, a Caliendo. Tutte scelte vincenti che il Partito democratico ha scelto di sostenere e condividere con noi. Siamo noi ad aver vinto, ad aver fatto bene insieme al Pd il nostro lavoro. Su un tema cruciale come quello della legalità non si possono fare sconti e noi lo diciamo da sempre, da quando il nostro partito era una piccola realtà di uomini armati di tanto coraggio. Ieri sera, sulla spinta di un'opposizione che si è mostrata unita e più agguerrita che mai, il tema della legalità, imposto da IDV alla coscienza della politica, ha fatto vacillare il governo. Non vedo davvero dove cosa ci sia di demagogico e di populistico in questo e nella politica di Italia dei Valori, come sostiene oggi il senatore Francesco Rutelli che, in un'intervista sul quotidiano "La Repubblica", si dice a disagio con noi e definisce "invettiva e populismo" la politica che noi portiamo avanti, a meno che il senatore Rutelli non pensi che la difesa della legalità sia invettiva, demagogia o peggio ancora populismo. Noi pensiamo che il senso di responsabilità, di cui il senatore Rutelli si riempie la bocca un giorno si e l'altro pure come fosse a suo esclusivo appannaggio, non sia un vago concetto astratto di cui parlare in verbosissime interviste, ma un valore da difendere con azioni concrete in Parlamento, con mozioni di sfiducia, voti responsabili e scelte coraggiose, a volte anche solitarie. In Afghanistan, ad esempio, riteniamo che da tempo ormai sia fallita ogni operazione di peacekeeping e siccome preferiamo tutelare i nostri soldati, piuttosto che piangerli da morti, abbiamo fatto una scelta coraggiosa e responsabile, e non demagogica e populista come dice il leader dell'Api. l'ex radicale, ex Margherita, ex Pd ora Api Rutelli. Noi abbiamo fatto proposte concrete e di riforma coraggiose per tirare fuori l'Italia dalla crisi ma forse il leader di Api, impegnato su qualche tv, era distratto e non se ne è accorto. Con tutto il rispetto, il ronzio delle Api non ci spaventa, soprattutto se arrivano dall'ex radicale, ex Margherita, ex Pd, ora Api Rutelli e chissà cosa domani. Per questo,se io fossi il segretario del Pd Bersani al leader dell'Api, un partito di profughi, non gli risponderei neppure al telefono. Perchè non esiste che uno che ha spaccato il partito, tradendo il mandato degli elettori, bussi alla porta il giorno dopo e venga trattato come potenziale alleato. Se passasse il messaggio che essere sleali paga, è evidente che a sempre più persone pungerà vaghezza di metter su un partito personale come ha fatto Rutelli perchè conviene, con buona pace di questo martoriato paese.