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IMMORALI I 10 MILIONI DI EURO A SANTORO

 

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Così la Rai avrebbe versato 10 milioni di euro per rescindere il contratto con Michele Santoro. Tremonti, ministro dell’Economia e azionista di maggioranza di mamma Rai, da una parte annuncia una finanziaria lacrime e sangue, con drammatici tagli alla sanità, dall’altra il direttore generale Masi butta nel cesso 10 milioni di euro dei contribuenti per lo sfizio politico della maggioranza. Tutto ciò è di una gravità e immoralità unica e rara. I vertici della Rai buttano denaro pubblico per rispondere solerti come sempre agli interessi politici di questa maggioranza e non a quelli giornalistici ed economici della Rai. Con una botta sola, sprecati 10 milioni di euro e scritta la parola fine su una trasmissione scomoda. Il direttore generale Masi (715 mila euro l’anno di stipendio) si è liberato dall’incubo delle telefonate di Berlusconi per bloccare Annozero, sostituendolo probabilmente con una giornalista di scuderia, più malleabile e rispettoso degli ordini di palazzo Chigi, che gli regalerà sogni tranquilli al giovedì notte. Serenità ritrovata, dunque, per lui e i consiglieri di maggioranza della tv di stato. Doppio schiaffo in faccia, invece, agli italiani che si ritroveranno a pagare un prezzo altissimo per l’insipienza del Governo nell’affrontare la crisi e nel gestire furbescamente vicende come queste. Quanto a Santoro comprendiamo le sue ragioni personali ed economiche. Siamo, però, come Marco Travaglio, parecchio sorpresi e delusi che Annozero non ci sia più a partire dalla prossima stagione televisiva. Santoro si sarà fatto i suoi conti, avrà calcolato pro e contro, si sarà guardato intorno. Affari suoi, non entriamo nel merito e non lo condanniamo. Capiamo che anche i più strenui paladini della libertà di fronte a cifre del genere vacillano. Una cosa è certa. Tutti gli attori in commedia di questa vicenda, per opposte ragioni, sono soddisfatti. In questa storia, tutti si fanno gli affari loro, a rimetterci sono come sempre solo i cittadini contribuenti onesti.
Restano due sole certezze. A partire dal prossimo settembre sparirà Annozero, uno degli ultimi spazi di libertà e pluralismo dell’informazione, per lasciare il posto all’ennesimo messa in scena di maniera del lacchè di corte di turno, esecutore mansueto e docile degli ordini del Re. Uno spettacolo deprimente, in tutti i casi.