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SE LA SQUADRA GIOCA CONTRO IL CAPITANO

Dire che Bersani è frenato dalla propria coalizione è come dire che il capitano di una squadra di calcio è frenato dai difensori e dagli attaccanti della sua stessa squadra. Ricordo che Pd, Sel e Centro Democratico hanno sottoscritto una carta d’intenti comune e da lì non ci smuoveremo. Siamo una coalizione ampia e decisa a formare un governo solido, capace di garantire la stabilità che ora serve all’Italia per portare avanti un programma di riforme che rimetta in moto il mercato del lavoro e restituisca equità alla pressione fiscale.

Monti insiste nell’insinuare negli elettori la distorta percezione di instabilità della coalizione di centrosinistra, ma è chiaro che è solo un bieco tentativo per avere un ruolo nel prossimo Parlamento. Monti è un gaffeur come Berlusconi, come dimostrano le ultime parole sulla Merkel. Un mezzuccio da campagna elettorale che, francamente, non ci aspettavamo dal professore. Che infatti continua a perdere credibilità.

Chi ci attacca in questo modo rivela solo di puntare all’ingovernabilità, che in questo momento storico sarebbe il male peggiore per il nostro Paese. Abbiamo bisogno di un governo stabile, rispettoso degli impegni presi con l’Europa e responsabile verso quel cammino di riforme sostenibili di cui la nostra società ha bisogno. E sono sicuro che gli elettori alle urne ci daranno ragione.

CHI E’ IL VERO LEADER?

Bersani si conferma il vero leader democratico di questa campagna elettorale. Mentre le altre forze politiche scadono nel populismo e nelle false promesse pur di entrare nel prossimo Parlamento, Bersani dimostra serietà e senso di responsabilità per il Paese parlando con onestà agli elettori e insistendo sulla necessità di un dibattito tv tra tutte le forze in campo. In un Paese democratico è così che dovrebbe essere condotta una campagna elettorale.

Chi non dimostra democrazia con il proprio comportamento non può far credere di volerla portarla nel Paese. La coalizione di centrosinistra è l’unica che si è fondata su un comune programma di intenti e che è capace di rappresentare un rinnovamento per l’Italia. Berlusconi, con le sue promesse, sarebbe capace di portare il Paese di nuovo sull’orlo del baratro. Per fortuna non sarà in grado di farlo, perché gli italiani non si sono dimenticati della catastrofe causata dalle sue politiche, catastrofe che poi hanno dovuto pagare a caro prezzo con le manovre del governo Monti.

Poi c’è Grillo, che continua a sottrarsi a qualsiasi confronto con le altre forze in campo e ad allontanare i giornalisti. Mi dispiace, e lo dico sinceramente, per i militanti del M5S che credono nel rinnovamento prospettato dal loro leader. Ma quale rinnovamento può portare una forza politica che si fonda ancora sul leaderismo e sul personalismo? La vera rivoluzione è dare finalmente avvio alla Terza Repubblica, abbandonando i vecchi schemi e facendo spazio a quei movimenti veramente democratici che sono gli unici in grado di far seguire alle parole i fatti.

AMICIZIA O GIUSTIZIA?

Tra sette giorni sapremo con che piede ripartirà l’Italia. Confido che, anche in questi ultimi giorni di campagna elettorale, il centrosinistra di Pd, Sel e Centro Democratico si confermerà la coalizione più affidabile per guidare il Paese verso la crescita, con Bersani premier. Siamo di fronte a un momento storico che ci chiama ad una grande responsabilità. Diciamo addio a false promesse e vuoti populismi e ripartiamo con un governo solido e responsabile che riporti lavoro, crescita ed equità sociale nel Paese.

Oggi Berlusconi ha detto che lo Stato deve essere un 'amico', ma l'amicizia del Cavaliere la conosciamo tutti: in scena tante barzellette e nella sostanza solo fregature. Lo Stato, più che un amico, deve essere equo e giusto. Non dimentichiamo infatti che sono state proprio le ‘simpatiche’ politiche del governo Berlusconi a umiliare l'Italia e costringerci nel rigore del governo Monti, che, se è vero che ha fatto quadrare i conti, è altrettanto vero che lo ha fatto dissanguando i cittadini, portando alla disperazione le nostre imprese e paralizzando il mercato del lavoro.

Ora è giunto finalmente il momento di cambiare copione. Chiudiamo con false promesse e politiche di rigore ed apriamo la stagione di un solido governo di centrosinistra. Vedremo se, e come, ci sarà il confronto tv tra le varie forze in campo per queste elezioni. Sappiamo bene che Berlusconi tenterà di strumentalizzare la presenza televisiva in suo favore, ma confido che dal confronto emergerà chiaramente la superiorità del programma della coalizione di centrosinistra e la serietà di Bersani. Al contrario di tutti gli altri, infatti, Bersani non è un populista e non usa la demagogia come strumento per la raccolta facile del consenso. E per questo gli elettori ci premieranno. Soprattutto in questo momento, in cui molti leader cedono a vacue o irrealizzabili promesse elettorali, la sobria impostazione del centrosinistra è più che mai una dimostrazione di affidabilità.

CORROTTI PIU’ FURBI

È vero, dai tempi di Tangentopoli il fenomeno della corruzione e’ cambiato. Il problema e’ che e’ cambiato in peggio, perché oggi i corrotti sono più furbi. E questo perché un certo tipo di politica, che ha trovato la sua espressione massima negli anni di governo Berlusconi, ha sistematicamente depotenziato le armi a disposizione della magistratura per combattere il fenomeno della corruzione. Insomma, si è creato un habitat piuttosto ospitale per chi, nel nostro Paese, vuole fare tali affari criminali.

A poco è valsa la legge anticorruzione del governo Monti, che non ha dato una risposta adeguata al problema. Due semplici esempi lo dimostrano chiaramente: oggi, nel nostro Paese, un pubblico funzionario che si lascia corrompere non rischia posto di lavoro e l’impresa che corrompe può continuare a stipulare appalti con la pubblica amministrazione. Ora, è evidente che non è questa la strada da percorrere se vogliamo veramente combattere la corruzione, un fenomeno che da solo ruba al nostro Paese ben 60 miliardi all’anno e che, quindi, una volta debellato potrebbe ridarci ampio respiro di spesa.

Non dobbiamo avere paura di guardare in faccia la realtà: la corruzione, purtroppo, è una piaga endemica dell’Italia, e resterà tale fino a che non si introdurranno misure veramente rigorose. Per questo, la lotta alla corruzione sarà per “Centro Democratico-Diritti e Libertà”, alleato di Pd e Sel alle imminenti elezioni, una delle grandi priorità delle azioni del prossimo governo di centrosinistra.

EVITIAMO LA TRAPPOLA

C’è qualcosa in questa campagna elettorale che non torna. Lo avvertiamo tutti. Le buffonate stanno prendendo il sopravvento sull’informazione responsabile. Ovviamente primo motore di questo sistema è Silvio Berlusconi, che, però, come vediamo, ha fatto scuola. Il primo a rimetterci di credibilità è stato Monti, che ha definitivamente lasciato i suoi panni di professore per quelli del (mal riuscito) populista. Chi invece regge la sfida con il Cavaliere è senza dubbio Grillo, che con il suo linguaggio comico e denigratorio riesce egregiamente a smuovere la pancia degli italiani facendo leva sulla rabbia e sull’insoddisfazione.

L’unico leader che dimostra di non cedere a questo infimo gioco al ribasso è Bersani. E, paradossalmente, c’è chi confonde quest’onestà con l’assenza di polso. A questo punto la domanda da porsi è una sola: l’Italia, oggi, di cosa ha bisogno per migliorare? Di bassi istinti o di un serio programma di sviluppo? L’ho già detto e lo ribadisco: alle urne dovremo scegliere tra la pillola blu e la pillola rossa, proprio come nel film Matrix, ovvero tra vivere addormentati in un mondo di menzogne oppure affrontare la realtà.

La coalizione di centrosinistra, formata da Pd, Sel e Centro democratico, è l’unica a sostenere compatta un serio programma di riforme che porti benefici concreti a lungo termine. Ed è l’unica che potrà dare vita un governo ampio e stabile, che è quello che gli italiani vogliono e che l’Europa ci chiede. Penso che gli elettori siano stufi, oggi più che mai, di essere presi in giro. E il centrosinistra si riconferma l’unica forza in campo a rivolgersi al Paese con chiarezza e onestà. Noi non vogliamo far leva sulla pancia degli italiani, ma sul loro senso di responsabilità per il futuro. Non cadiamo nella trappola della gara a chi la spara più grossa, e spero che le urne premino questo senso di responsabilità, che è il punto di snodo fondamentale per ripartire col piede giusto.

LA DEBOLEZZA DI MONTI E INGROIA

Si sentono deboli e sanno di non avere argomenti forti, ecco perché continuano a lanciarsi in assurde supposizioni sulla presunta non stabilità della coalizione di centrosinistra. Sto parlando di Monti e Ingroia, due mondi che sebbene rivendichino posizioni monto distanti l’uno dall’altro finiscono per andare a braccetto sulla strategia della campagna elettorale: attaccare la coalizione Pd, Sel e Cd, puntando su Vendola in particolare, cercando di trasformare in debolezza il nostro punto di forza, ovvero la capacità di rappresentare le istanze progressiste del Paese dall’ala più moderata a quella più riformista.

È infatti chiaro a tutti che la nostra coalizione è l’unica capace di garantire un governo stabile, capace di portare a termine un programma di governo progressista che restituisca al Paese lavoro ed equità sociale. Ma le altre forze politiche cercano di rosicchiare qualche manciata di voti per avere un ruolo nella prossima legislatura, ma così facendo dimostrano solamente di puntare all’ingovernabilità’ e quindi di non essere responsabili nei confronti del Paese.

Pd, Sel e Cd si sono uniti sulla base di una solida alleanza programmatica, l’unica capace di dare vita a un governo di centrosinistra che, come confermano gli ultimi dati Istat, ponga come priorità assoluta il lavoro.

DA PROFESSORE A CAVALIERE

Il professore sembra sempre più il cavaliere. Da quando è iniziata la campagna elettorale, Mario Monti sta perdendo sempre più credibilità. Le sue dichiarazioni sono basate sul populismo e sulle promesse alla Berlusconi di cui gli italiani sono stufi. Lo spread è la sua arma principale, minaccia malumori nei mercati e attacca di continuo le altre forze politiche. Risultato: sta spostando il dibattito pubblico dai reali problemi del Paese ad illazioni degne del peggiore talk show televisivo.

Monti, Casini e Fini puntano all’ingovernabilità per sperare di poter avere un ruolo nella prossima legislatura. Il loro vero interesse è questo, non il benessere dell’Italia. Ma oggi più che mai al Paese serve un governo stabile e politicamente omogeneo che sia capace di rilanciare l’economia, creare lavoro e sostenere le imprese, le donne e i giovani. La credibilità dell’Italia si misurerà su questo, anche a livello internazionale. Penso cha ai mercati spaventi più un governo disomogeneo che un solido governo di centrosinistra deciso a portare avanti un programma che punta alla crescita e all’equità sociale. E il centrosinistra ha la forza per vincere e governare con stabilità.

MONTI SCEGLIE LA STRATEGIA DEL TERRORE

Monti continua a scivolare sempre più in basso sporcandosi delle più bieche strategie da campagna elettorale. Prima il professore presidente della Bocconi è diventato populista e, oggi, ci sorprende con una strategia del terrore da manuale. Monti minaccia gli italiani prevedendo recessione e problemi con i mercati in caso di vittoria del centrosinistra. Insomma, utilizza lo spread come arma politica, cercando di alimentare la paura. Ma il professore mente sapendo di mentire, perché con l’ultimo governo di centrosinistra lo spread era a 37, ovvero quasi venti volte inferiore alle punte raggiunte dai governi di destra e dai governi tecnici.

I mercati non temono il futuro governo di centrosinistra, ma i disonesti, gli incompetenti e gli speculatori. I toni sempre più aggressivi del professore dimostrano solo la sua debolezza. D’altronde l’obiettivo politico della sua lista è l’ingovernabilità, per sperare di avere un ruolo nel prossimo parlamento. Ma il centrosinistra vincerà nonostante una legge elettorale capestro, perché i cittadini premieranno la serietà e la concretezza della proposta di governo.

Gli elettori ne hanno abbastanza di sentirsi presi in giro. La coalizione di centrosinistra non fa vacue promesse né cerca di ottenere voti insinuando false paure. Noi abbiamo un programma chiaro e un’alleanza solida. Pd, Sel e Centro Democratico sapranno portare a termine quelle riforme di cui l'Italia ha estremo bisogno rispettando gli accordi con gli altri Paesi. La più grande garanzia che l’Italia può dare è un solido governo di centrosinistra, eletto dai cittadini.

CHE FINE HANNO FATTO I SERVIZI SOCIALI?

Forse a qualcuno (Berlusconi, Monti) potrebbe essere sfuggito, ma i cittadini se lo stanno chiedendo: che fine hanno fatto i servizi sociali? Gli ultimi cinque anni di governo hanno visto una progressiva riduzione dei servizi sociali che ha lasciato senza sostegno le fasce più deboli della società. Ha detto bene Bersani: le prime risorse che si renderanno disponibili devono andare a chi ha bisogno, dobbiamo guardare in faccia chi è in difficoltà. Sì, guardare in faccia, perché altri invece che affrontare le criticità sociali hanno preferito tagliare i servizi, come se non pensandoci i problemi sparissero. Lo abbiamo visto nel campo dell’assistenza, della sanità, delle carceri. Ma che Stato è quello che taglia il welfare per far quadrare i conti? E al welfare aggiungiamo anche la cultura e la ricerca.

Questo non è un programma di progresso e crescita. No, questo suona più come una condanna. E se guardiamo la disperazione di alcune famiglie, ci chiediamo quale sia stata la colpa che stanno espiando. Ma la verità, lo sappiamo, è che i veri colpevoli sono altri. Sono quelli che guardano le statistiche e i propri interessi personali dimenticandosi che dall’altra parte ci sono persone in carne e ossa. Sono quelli che sprecano le risorse pubbliche in apparati mastodontici, cattedrali nel deserto e logiche clientelari.

Abbassare le tasse e aumentare il welfare si può. Il problema del nostro Paese non è che non produce ricchezza, ma che il sistema deputato a gestirla lo fa male. L’ho già detto più volte: allo Stato serve una cura dimagrante che ci faccia recuperare una buona parte delle risorse che ogni anno i cittadini onesti versano nelle casse dello Stato. Serve un programma serio che dia una sterzata e lasci la strada della mala gestione protagonista degli ultimi anni. E il futuro governo di centrosinistra è l'unico in grado di garantire un reale cambiamento.

IL LAVORO NON NASCE SOTTO I CAVOLI

Il lavoro è importante ma non nasce sotto i cavoli o per decreto legge. Si crea solo dopo che l'economia riparte. Sabato sono stato ospite ad un videoforum del Mattino di Padova, dove ho risposto in diretta alle domande dei lettori e della redazione. Cliccando sull’immagine qui di fianco è possibile rivedere l’intera chiacchierata.

Abbiamo parlato soprattutto di lavoro. Guardando all’ultimo anno di Governo, mi sembra che sulla questione si sia sfiorato il baratro. L’ultima riforma del lavoro è squinternata e scritta male, figlia di un’impostazione sbagliata. Il governo Monti ha fatto una riforma con l'accetta e ha lasciato per strada 500 mila esodati. E, a mio parere, non si è trattato di un “errore”. Il futuro governo di centrosinistra ripartirà da qui: dal lavoro, dalle imprese e dai diritti degli onesti.

Il problema del nostro Paese non è che non produce ricchezza, è che il sistema deputato a gestirla lo fa male, spreca ed è vittima di logiche clientelari. Nonostante la crisi, infatti, l’Italia è l'ottavo Paese al mondo per pil e il terzo per risparmio privato. Non è accettabile che questo sistema, complessivamente in salute, non si rispecchi adeguatamente nelle condizioni reali dei cittadini. Qui il problema non è solo abbassare le tasse, ma renderle più eque fra chi è più e meno benestante.

Lo Stato potrebbe trovare già oggi le risorse per abbassare le tasse, e farlo senza abbassare parallelamente la qualità dei servizi al cittadino. Lo ribadisco: le Province devono sparire. Ma non alla maniera in cui lo dice ora, tardivamente, la Lega, che tra l’altro ha osteggiato la mia proposta di legge. Penso che si debbano consorziare i piccoli Comuni, almeno per l’esercizio delle funzioni. E accanto a ciò, ridistribuire le risorse lì dove più servono. Non possiamo continuare a seguire piante organiche vecchie di cinquant’anni. In questa logica, la prima cosa da fare è spostare alcuni dipendenti pubblici dalle Poste all’Agenzia delle Entrate. Contro l’evasione, per recuperare ricchezza rubata a tutti gli italiani.