Taggati con: Silvio Berlusconi

BELLO LO SHOW DEL CAV, MA ORA TUTTI AL LAVORO

Ringraziamo il Cavaliere perché sta davvero sdrammatizzando i toni di una campagna elettorale dominata dall’atmosfera di crisi economica. I suoi colpi da clown, gli attacchi alle giudici femministe e comuniste di Milano, le sue promesse campate in aria, i toni apocalittici, rendono il confronto politico degno di essere seguito dai cittadini, come si fa per una bella fiction. Solo che, fosse davvero una fiction, sarebbe un po’ scontata, con lo stesso copione ripetuto a memoria da vent’anni.

Ironizziamo va’, per non pensare che il centrodestra italiano è ancora dominato dal populismo e dalla demagogia di Berlusconi e che ci vorranno ancora anni prima che venga scalzato definitivamente da una destra liberale di stampo europeo, alla Monti per intenderci. Forse è proprio questa l'operazione che il Ppe sta cercando di fare in Italia. Queste elezioni sono fondamentali per la normalizzazione della politica italiana, per un riassetto istituzionale e per aprire una nuova stagione di riforme, a partire dal conflitto d’interessi.

Il voto del 24 e 25 febbraio è fondamentale per il nostro futuro, bisogna fare la scelta giusta. Che è una e una sola: governo di centrosinistra per le riforme, per il rigore temperato da misure per la crescita e per l’equità sociale. Dobbiamo rilanciare economia e consumi, creare occupazione e infrastrutture utili, rinvigorire il turismo e premiare chi investe sull’innovazione. Dobbiamo eliminare gli sprechi statali e ridurre le spese inutili senza intaccare il welfare, anzi, rendendolo più efficiente.

Sono incomprensibili i motivi per cui una delle prime dieci potenze economiche del mondo, nell’era di internet, ancora abbia una burocrazia elefantiaca che frustra i cittadini, i lavoratori e gli imprenditori. Sono queste le basi da cui ripartire. E sono solide. Tocca a tutti noi rimboccarci le maniche e partire. Forza.

MONTI: DA RISORSA A COMPETITOR

Mario, ti piace vincere facile? (potremmo anche far partire il gingle di una nota pubblicità) La sfida è su chi sia più credibile. Avversario: Silvio Berlusconi. Se Monti scende in campo diventa un competitor elettorale e non una figura di garanzia per l'Italia e una risorsa per le istituzioni.

Anche se non condivido alcune sue scelte, che il professore abbia restituito credibilità al nostro Paese è una verità oggettiva. E gliene va dato merito. Certo, ne abbiamo apprezzato ancora di più gli effetti anche perché fino al giorno prima l’immagine dell’Italia agli occhi del mondo intero era fatta di “cucù” e corna nelle foto di rappresentanza dei capi di governo delle nazioni più influenti al mondo. Per contrasto dunque, perché il suo predecessore si chiama Silvio Berlusconi. Un mondo, quello del Cavaliere, fatto di promesse non mantenute, di insulti, di demagogia, di fallimenti e disastri politici ed economici. Oltre che di amicizie, al di qua e al di là del confine, non troppo raccomandabili. E di festini con giovani minorenni, di barzellette, di conflitto di interessi, di negazione della realtà… l’elenco potrebbe continuare.

Il problema adesso non è tanto perdere o no Monti come figura di garanzia agli occhi dell’Europa, ma come l’Italia, nel suo complesso apparato di funzionamento, nelle sue istituzioni, nelle forme di partecipazione alla vita democratica, nell’investimento nello sviluppo e nel lavoro, nella sua giustizia sociale, possa tornare ad essere un sistema affidabile e credibile. E io credo che possiamo rimettere in moto la macchina con un governo di centrosinistra stabile, che investa nello sviluppo garantendo il rispetto degli accordi presi con l’Europa. Questa è la vera speranza per il nostro Paese. Certo è che, se Monti scendesse veramente in campo, rappresenterebbe un avversario politico di indubbio spessore, niente a che fare con lo show (nel vero senso della parola) di Berlusconi a cui stiamo assistendo in questi giorni. Il quale, oltre che farci ridere, è evidente che non può dare altra garanzia agli italiani. Ma non va sottovalutato.

GRILLO&SILVIO, IL MACHISMO DI UNA CERTA ITALIETTA

Più bella che brava. E poi ancora, la barzelletta disgustosa e volgare, raccontata ad alcuni militari. Così Silvio Berlusconi, all’epoca presidente del Consiglio, apostrofò Rosi Bindi, che non ha bisogno di alcuna difesa, sa ben farlo da sola.

Parole, quelle di Silvio Berlusconi, che pensavamo dimenticate per sempre, ma che danno la cifra dei suoi diciotto anni al potere. In quelle parole di uomo è evidente, in tutto il suo squallore, una sorta di deformazione mentale, l’incapacità di concepire una donna in altro modo. La caccia alla strega che si sta consumando intorno alla Minetti ne è un’altra illuminante riprova. In quelle di politico, l’intento di colpire l’avversario che si teme, evitando il terreno appropriato.

Ieri Beppe Grillo, il leader del Movimento5 stelle, il nuovo che dovrebbe avanzare, lo ha rifatto, seguendo la medesima traccia di volgarità, squallida e gratuita. Parlando di Rosi Bindi ha detto: “Problemi di convivenza con il vero amore? Non ne ha probabilmente mai avuti ".

L’equazione tra Grillo e Berlusconi è fin troppo ovvia. Ricorda il peggior conservatorismo maschilista di una certa Italietta, da Bagaglino. Un tratto culturale negativo che è così duro da estirpare perché è professato anche da chi dice di essere “avanti”.

Ma avanti a cosa? Se si parla così, si è avanti solo negli insulti.

Ma soprattutto, se chi parla così rappresenta il cambiamento, allora l’Italia ha davanti a sé tempi davvero duri.

STOP AGLI SPRECHI DI PALAZZO CHIGI

Sono i dipendenti del premier ad aver percepito il maggior rialzo di stipendio tra il 2009 e il 2010". Il dato emerge dalle tabelle dell'Istat sulle retribuzioni contenute nell'annuario statistico. I lavoratori di Palazzo Chigi, tra il 2009 e il 2010, hanno visto aumentare la loro retribuzioni contrattuali del 15,2% (+9,9% se si tiene conto delle retribuzioni orarie), staccando di gran lunga tutte le altre categorie, sia pubbliche che private. Al secondo posto i servizi a terra negli aeroporti (+5,2%), seguiti dai giornalisti, per i quali l'incremento è stato del 4,7%. Sotto il 4% gli aumenti delle retribuzioni di categorie come i portuali, gli impiegati nel settore delle tlc e nella ricerca (+3,7% per tutti). Non si suona la stessa musica in altri settori del pubblico impiego: ad esempio, nei ministeri, l'aumento tra il 2009 e il 2010 rilevato dall'Istat è stato solamente dello 0,7%, come anche nelle agenzie fiscali e nei monopoli. Per le forze dell'ordine l'aumento è stato dello 0,9%, nella pubblica istruzione dello 0,6%, mentre per i vigili del fuoco l'aumento delle retribuzioni non è andato oltre lo 0,4%”. Lo dice l’Istat.
Questi dati sgombrano il campo da qualsiasi dubbio sull’operato di Silvio Berlusconi, che, se da un lato ha portato al collasso i conti pubblici, dall’altro ha fatto lievitare i costi della struttura di diretta competenza, utilizzandola come fosse un bene a sua esclusiva disposizione. I tempi son cambiati, non c’è più Belrusconi al comando e per questo tralascio volutamente gli episodi ‘pecorecci’ degli ultimi anni, dai voli di Stato con Apicella agli eccessi pruriginosi che hanno coinvolto Palazzo Chigi. Ce ne sarebbe da ricordare, ma abbiamo già riempito pagine e pagine per denunciare quei fatti ed ora è tempo di voltar pagina.  Faccio considerazioni più generali: l’impennata dei costi e degli stipendi di Palazzo Chigi sono lo specchio di una gestione dissennata e piegata ai suoi interessi privati o politici delle casse dello Stato. Basti pensare che negli ultimi otto anni di governo Berlusconi, si è accumulato circa un quarto dell’intero debito pubblico italiano. Una cifra enorme che pesa come un macigno sulla nostra economia. Questo dissesto lo stiamo scontando tutti, soprattutto i più deboli ed il ceto medio e medio-basso, che pagano il peso di una manovra pesantissima. Noi abbiamo votato no alla fiducia ed alla manovra, perché la riteniamo iniqua, ma dobbiamo riconoscere che il nuovo governo è formato da persone che con lo stile di Berlusconi non hanno nulla a che fare. Per questo chiediamo in modo forte e pressante al premier Monti di dare anche lui il buon esempio, tagliando i costi di gestione di Palazzo Chigi. Dimostri di essere diverso da chi l’ha preceduto.

Irene su Ny, Silvio sull'Italia

Questa estate e' stata davvero nera, pessima dal punto di vista non solo economico, ma anche e soprattutto morale e politico. La crisi ha rivelato tutta l'inadeguatezza di una classe politica di nominati che si comporta come una casta autoreferenziale. Leggere i quotidiani in questi giorni e' penoso, il quadro dell'Italia che esce fuori e' quello di un Paese sull'orlo del collasso, paralizzato, inerte, e dominato dalla corruzione e dal malaffare. Le cricche e le consorterie gestiscono reti d'affari e poteri (occulti spesso) immensi, chi lavora e paga le tasse e' bersaglio dei più furbi. Lo Stato, che dovrebbe proteggere i cittadini onesti, latita e mette le mani nelle tasche sempre agli stessi. L'estate più nera della Repubblica. Nera come la melma che sta ricoprendo questa politica. Ma l'Italia non e' questa. L'Italia e' piena di energie e risorse che aspettano solo di essere liberate e utilizzate. E tutti sappiamo che quando si chiude un ciclo se ne apre, necessariamente, un altro. Per questo voglio credere che l'autunno sara' caldo. Non parlo di tensioni e scontri di piazza, per carita', ma caldo di novita', di fermento, di cambiamento. Caldo di partecipazione e di rinnovamento, con in testa i giovani e tutte le categorie sociali che vogliono cambiare l'Italia, che, nonostante Berlusconi, e' un grande Paese. Penso ad una stagione di riforme, a interventi per il rilancio economico, per l'occupazione e l'innovazione. Penso alla modernizzazione di un Paese che ha fatto della creativita' una risorsa. Penso a tutto questo e credo che la condizione necessaria e indispensabile per realizzarlo sia mandare quanto prima a casa questo governo disastroso, che si regge sui ricatti e sugli affari. New York sta aspettando l'uragano Irene, noi italiani abbiamo avuto Silvio, per troppi anni, ma ora la sua potenza si affievolisce ogni giorno di più. Ha lasciato e lascera' molte macerie, ma ormai e' tempo di ricostruzione, anzi, di rilancio.

MATTEO RENZI, IL ROTTAMARCORE

E così il rottamatore Renzi, il giovane, è andato ad Arcore e su Facebook è scoppiato il caso Renzi. Molte e molto dure le critiche in casa Pd al sindaco di Firenze, 'reo' di aver preso parte ad un pranzo con Silvio Berlusconi nella di lui dimora privata. Lui, dal canto suo, non ha mancato di sottolineare le sue ragioni in difesa del suo gesto. Ha raccontato che hanno pranzato assieme ed erano solo loro due, lui ed il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non c’erano né Emilio FedeLele Mora. Dice di essere andato ad Arcore per perorare la causa di Firenze e sostenere la legge speciale per la città. A chi lo ha attaccato duramente ha ribadito che non c’erano altri scopi segreti. Solo in un paese malato, ha detto il sindaco di Firenze, si può pensare che ci sia qualcosa sotto. Premesso che ho sempre guardato a Renzi e ai rottamatori con grande simpatica, perchè in questo paese di inamovibili rappresentano la volontà di dare una scossa per liberare gli alberi dai frutti troppo maturi, questa volta non condivido del tutto il suo gesto. Io faccio il sindaco di Firenze, ha detto Renzi, lui il presidente del Consiglio. Appunto. E’ proprio qui che avverto una nota stonata. Un sindaco quando incontra un presidente del Consiglio non lo fa nella sua residenza privata, ad Arcore, ma a palazzo Chigi, nella sede istituzionale del Governo. E soprattutto, non lo fa pochi giorni prima il voto di sfiducia, quando tutte le opposizioni stanno sostenendo uno sforzo titanico per chiudere definitivamente l’epoca del berlusconismo che ha fatto danni inenarrabili a questo povero Paese. Non ho dubbi che il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, che ha provocato più di qualche mal di pancia al segretario del Pd Pierluigi Bersani e a tutta la nomenclatura del Partito democratico, abbia avuto motivi nobili e finalità altamente istituzionali ma scegliere di andare ad Arcore, in questo momento, significa scendere sul piano di quel berlusconismo che ha il suo motore e credo nella confusione dei ruoli, delle istituzioni che confonde pubblico e privato. Sicuramente, come scrive oggi Massimo Gramellini su la Stampa, Renzi appartiene all'attualità e gli altri al museo del Novecento ma, non sarà politicamente sexy dirlo, lo stile come rispetto delle regole e della distinzione dei ruoli è una condizione imprescindibile in politica, è la regola aurea e se l'attualità del centrosinistra passa attraverso il modello Berlusconi, allora vorrebbe dire che abbiamo trovatomagari un nuovo leader ma non siamo riusciti ad uscire dalle secche del leaderismo e personalismo in politica. Per questo, pur ribadendo la mia stima ai rottamatori, stavolta la scelta di Matteo Renzi di andare ad incontrare il presidente del Consiglio nella sua residenza privata e non nella più opportuna sede di palazzo Chigi è un segnale bruttissimo. E' una questione non secondaria di stile e se questo è quello dei rottamatori, spiace dirlo ma viene voglia di dire "niente di nuovo sotto il sole". Cambiano le generazioni ma lo stile resta lo stesso, anzi peggiora. Perché, almeno fino ad oggi, mai nessun alto esponente del Partito democratico avevano varcato i cancelli della residenza privata del presidente del Consiglio.

SILVIO BERLUSCONI LA STAR

Io sono la star”. Non l’ha detto Julia Roberts né Leonardo Di Caprio, che in effetti potrebbero vantare il titolo. Lo ha detto Silvio Berlusconi, durante l’ultimo summit internazionale. Ragione di questa auto definizione, tra lo psichiatrico ed il comico, è che tutti i capi di stato dell’altro mondo gli hanno chiesto di farsi una foto assieme. Un click e via, tanto basta a Silvio Berlusconi e al suo ego ipertrofico per consolarsi di tutto il male che dal suo paese gli giunge. Ma parlare di gigantesca vanità, di immensa immodestia, di ego da manicomio, non basta a spiegare la ragione per la quale il presidente del Consiglio arrivi a pronunciare simili, come dire, stronzate. Nonostante, con ogni probabilità, la prossima settimana calerà il sipario sull’era di Silvio, nonostante Wikileaks lo stia sputtanando in lungo ed in largo, nonostante Gianfranco Fini gliene dice di tutti i colori – se avesse ammesso i suoi errori non saremmo a questo punto, come disse Ted a Joanna in Kramer contro Kramer così disse Gianfranco a Silvio, anche se la loro assomiglia più alla Guerra dei Roses per la spartizione dell’immenso patrimonio -   Berlusconi gongola e mena vanto. Ed è proprio qui la chiave di lettura di “Silvio gongolo”. Con l’arrivo di Berlusconi al potere, è nato un nuovo modello culturale che ha ribaltato il concetto di eroe positivo. Autodefinirsi star è la patetica determinazione di leader populisti nati e cresciuti in tv di mascherarsi da eroi e che, come ha scritto bene oggi su la Repubblica Filippo Ceccarelli, all’azione di governo preferiscono i linguaggi emozionali tipici dell’industria dello spettacolo. Con Silvio Berlusconi, è nato un nuovo eroe, un eroe nero e sporco, più mascalzone che per bene, che ha una condotta personale sfrenata e lussuriosa ma è figo, ha tante donne, poco importa se le paga, è maschio, virile, maneggione, con un passato da imprenditore oscuro, con pesanti ombre di corruzione. Insomma un super Corona della politica, bello e impossibile, trafficone ma muscoloso che se ne frega se qualcuno parla male di lui perché l’importante è che se ne parli. Tra Silvio Berlusconi e uno dei tanti protagonisti dei reality di Maria che imperano sulle tv del presidente biscione, non c’è nessuna differenza perché entrambi hanno capito che l’unica cosa che conta è che si parli di se, bene o male, l’importante è essere sull’onda, non è importante quello che fai ma come appari. E’ anche su questo che il nostro Paese ha bisogno di essere ricostruito. Abbiamo bisogno di una nuova classe dirigente, di eroi positivi, di Tex Willer della politica, eroi di cappa e spada che viaggiano per le praterie di questo stanco Paese a protezione dei cittadini onesti, contro le bande che lo hanno saccheggiato.

NON REGALIAMO IL PAESE A MISTER P2

  BerlusconiBerlusconiSettimana complessa e difficile quella appena trascorsa, che crea un quadro politico instabile ed incerto. La nascita dei nuovi gruppi parlamentari Futuro e Libertà di Gianfranco Fini sono la rappresentazione plastica di una maggioranza che non c’è più. Noi continueremo, anche la prossima settimana, con il nostro ostruzionismo, finché non riusciremo a squarciare il velo di ipocrisia del governo: o il presidente del Consiglio ci mette la faccia e viene in Parlamento a riferirci se esiste ancora una maggioranza, oppure sale al Quirinale ed annuncia la crisi di governo.A questo punto, si tratta solo di vedere quando e su cosa il governo cadrà e per mano di chi, ma che questo avverrà è circostanza sicura e fuori discussione. Già si intravedono presagi oscuri all’orizzonte. Per quanto ci riguarda, faremo il possibile e anche di più perché questa deflagrazione avvenga il prima possibile, e dal giorno dopo chiederemo nuove elezioni che sono per noi la via maestra.Se poi, e sottolineo cinque volte il se, dovesse succedere qualcosa che ad oggi ha del miracolistico, e cioè che si trovino in Parlamento i numeri per un governo che in pochi mesi riscriva la legge elettorale, bonifichi la Rai da quel manipolo di belrusconiani che l’hanno sequestrata e che riesca addirittura ad approvare una legge sul conflitto di interessi, penso che faremo un grave errore e ci assumeremo una grande responsabilità di fronte al Paese se, pur potendolo evitare, riportassimo l’Italia a nuove elezioni con questa legge elettorale e con questa Rai ad immagine e somiglianza di Mister P2.

IL PARTITO E IL MINISTERO DELL'AMORE

 George Orwell, 1984George Orwell, 1984  Mi spiace, sarò cattivo in questo Natale alla melassa, ma quando ho sentito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, invocare il partito dell’amore, un brivido mi è corso lungo la schiena. Mi è venuto in mente quanto ha ricordato oggi anche Lucia Annunziata su "La Stampa": il terribile Ministero dell’Amore di George Orwell in 1984…“Fra tutti il ministero dell’Amore era quello che incuteva un autentico terrore. Era assolutamente privo di finestre. Accedervi era impossibile, se non per motivi ufficiali, e anche allora solo dopo aver attraversato grovigli di filo spinato, porte d’acciaio e nidi di mitragliatrici ben occultati.Anche le strade che conducevano ai recinti esterni erano pattugliate da guardie con facce da gorilla, in uniforme nera e armati di lunghi manganelli…”.Il ministero dell’Amore è uno dei quattro ministeri che coadiuvano il Grande Fratello nel governo dell’Oceania. Si occupa di reprimere ogni sintomo di dissenso contro il Grande Fratello e contro il Socing, il partito che governa dispoticamente l’Oceania.Il suo nome è paradossale, così come paradossale è il partito dell’amore di Berlusconi. Da una parte, infatti, il premier invoca il partito del “volemose bene” come base per la ricostruzione di un clima di concordia nazionale, humus ideale per le riforme istituzionali. Dall’altra, con una strategia precisa e dagli obiettivi inequivocabili, ovvero tirarsi fuori dai suoi guai giudiziari, piega il Parlamento, ormai ridotto a Zittamento. Basta guardare il calendario dei lavori parlamentari di gennaio. Ecco le priorità del governo: legittimo impedimento, processo breve e lodo Alfano per via costituzionale. Il tutto coadiuvato dai “portavoci a vario titolo” del partito dell’amore, che dicono chiaramente e senza mezzi termini che sulla giustizia andranno avanti anche da soli.Allora, mi domando, di cosa stiamo parlando, a cosa dovrebbe servire questo ruffiano ed ipocrita partito dell’amore, quali siano le basi sulle quali dovrebbe germogliare l’amore tra maggioranza ed opposizione. Qui c’è una maggioranza che vuole farsi da sola la riforma della giustizia, per mettere il premier al riparo dai suoi guai, ma che poi vuole dialogare con l’opposizione su non si sa bene quali riforme. Le chiacchiere, come dice qualcuno, stanno a zero e Berlusconi, si sa, non è uno statista. Le riforme che ha in testa sono solo quelle a suo uso e consumo ed il partito dell’amore è solo un atto di cesarismo. Con l’amore non si ottiene uno stato più efficiente. Con l’amore non si restituisce ai cittadini assistenza e beni all’altezza delle tasse pagate. Con l’amore i cassintegrati, i disoccupati, gli operai licenziati non arrivano alla fine del mese. Di questo vogliamo parlare e di queste riforme vogliamo discutere in Parlamento. Ma nella famigerata stanza 101, nelle segrete del ministero dell’Amore, l’obiettivo è un altro e solo gli ingenui possono pensare che si tratti del bene del Paese.    

BUON NATALE A TUTTI

Buon NataleBuon Natale  Siamo in spirito natalizio e mi viene in mente una freddura di Pierre Desproges, un fine e cinico umorista francese: "L'adulto non crede a Babbo Natale. Ma lo vota". Ed è vero: l’ultimo sondaggio di Ipr Marketing dice che la fiducia in Berlusconi è aumentata. Questo è il Natale italiano. Un 25 dicembre che come ogni anno è carico di promesse e di buoni propositi, anche e soprattutto da parte del governo e della maggioranza. Inviti al dialogo, appelli per le riforme, cui parte dell’opposizione, Partito democratico e Udc, risponde con interesse. Una corrispondenza d’amorosi sensi che può durare lo spazio di un augurio o trasformarsi in un inciucio, perché è chiaro che Berlusconi non vuole le riforme vere, ma solo sistemare i suoi guai con la giustizia. Noi non crediamo a Babbo Natale e neanche lo votiamo, per questo non siamo e non saremo mai disposti ad approvare leggi ad personam e ad avallare inciuci della peggior specie. E’ questo il nostro impegno ed anche, credo, il miglior modo di farvi gli auguri.Tanti auguri di Buon Natale.