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FIDUCIA. E SIAMO A 34

 E 34. Sono le fiducie poste dal governo Monti in pochi mesi. Stavolta per approvare definitivamente la Spending Review, nonostante una maggioranza solida. Apparentemente solida. Un ricorso alla fiducia che non si era visto neanche ai tempi di Berlusconi, neanche ai tempi del traballante governo Prodi. Il governo sta esautorando il Parlamento delle proprie funzioni. D’altronde l’intervista di Monti al settimanale tedesco Spiegel ha sollevato una polemica feroce in Germania ed in tutta Europa. Monti, ha, di fatto, descritto i parlamenti nazionali come una sorta di intralcio alle politiche europeiste dei governi. Voglio credere alla buona fede del premier, ma non è possibile far finta di nulla, negare che il problema esista, eccome. L’esecutivo dei tecnici ha restituito credibilità internazionale all’Italia, dopo anni di buffonate di Berlusconi, ma non ha certamente risolto i problemi dell’Italia. Lo spread è
ancora lassù. La crisi economica è lontana dall’essere risolta. Voteremo no alla fiducia, messa per nascondere le crepe sempre più evidenti in questa strana maggioranza. Voteremo no anche al provvedimento finale, a questo tentativo di limitare la spesa pubblica che ancora una volta colpisce in
maniera lineare e indiscriminata e avrà l’unico effetto di contrarre ulteriormente l’economia italiana. Si fa cassa tagliando servizi ai cittadini, detraendo risorse alla sanità e agli enti locali. Non è questo il modo di far rialzare il paese caro Monti. Continui pure a mettere la fiducia su ogni atto, anche insignificante del governo, anche quelli su cui c’è convergenza parlamentare, ma si renderà presto conto che non è il parlamento il limite della democrazia, bensì ogni governo che fa male al Paese.

LA SPENDING REVIEW "DEL MIO STIVALE"

Un comitato “fantasma” all’interno del ministero della Difesa che spende 3 milioni di euro per progetti assegnati ai componenti della stessa commissione. E’ il “Comitato per la prevenzione e il controllo delle malattie” che, in cinque anni, non ha prodotto nulla sul piano della prevenzione delle malattie del personale militare. In compenso, ha finanziato 7 progetti di ricerca, dalla validità scientifica quantomeno dubbia, per quasi 3 milioni di euro. La denuncia, pubblicata oggi dal quotidiano La Repubblica, è partita dal collega senatore Caforio. La cosa grave è che, alcuni di questi progetti, sono stati assegnati a due componenti dello stesso Comitato,  ed un terzo al coordinatore delle strutture operative di ricerca, in uno scandaloso conflitto di interessi.

Non solo. Nel mirino della procura di Roma e della Corte dei conti, che stanno indagando su questi presunti sprechi, cè anche la gestione dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, una società al 100 per cento del Ministero: il costo del cda della Sin, la spa di servizi informatici di Agea, passato da 240mila euro a 600mila. In più, due auto blu nuove fiammanti, acquistate per 70mila euro l’una del tutto inutili.

Altro giro, altra corsa. Nel Lazio, con la metà degli abitanti della Lombardia (5 milioni contro 10) i consiglieri regionali percepiscono uno stipendio doppio rispetto ai loro colleghi del Pirellone: 10mila euro contro 5. Ognuno dei 71 consiglieri regionali costa ogni anno ai cittadini del Lazio quanto un appartamento da 355mila euro, il 20 per cento in più di quanto “valeva” nel 2009. e per i 71 eletti ci sono 79 poltrone. E poi ancora. I costi dell’Assemblea sono lievitati toccando i 115 milioni di euro e le spese continuano ad aumentare di anno in anno.

Solo tre esempi di come ancora, nel nostro paese, viene gestito il denaro pubblico. Un mare di sprechi, di privilegi, di prebende elargite sottobanco e nel sottobosco della politica, senza alcun obiettivo di buona amministrazione e pubblica utilità. Era qui che il governo Monti avrebbe dovuto agire, incidendo nella carne viva degli sprechi. A fare la spending review del mio stivale, come ha fatto Mister Mario, ci sarebbe riuscito anche un bambino.

 

SPENDING REVIEW CHE SERVE E’ UN’ALTRA

Ci sono molte cose condivisibili nel provvedimento sulla spending review, molte cose buone, molte cattive. Quello che, però, non va e non ci piace, è che ancora una volta il governo tecnico ha deciso di affondare il coltello nella piaga dei soliti noti, famiglie, pensionati e cittadini, dove è più semplice farlo. Non c’è, in questo decreto, la benché minima traccia di valore strategico di riforma. Solo, per alcuni profili, tagli lineari di tremontiana memoria.

E’ facile, con un tratto di penna, licenziare un po’ di gente. Chi se ne importa se ciò significa aumentare la disoccupazione e deprimere i consumi. E’ facile, con un tratto di penna, cancellare diritti, come i buoni pasto per i dipendenti pubblici. E’ facile scaricare sulle regioni la responsabilità di ridurre i posti letto in sanità, senza riflettere su chi, dove, come e quanto va tagliato.

Quello che servirebbe davvero è mettere mano alle ragioni “vere” per cui la sanità in Italia costa troppo, per cui la macchina dello Stato è dispendiosa ed elefantiaca, per cui gli enti locali hanno costi troppo elevati rispetto alle loro funzioni e ai servizi offerti.

E la ragione “vera” è il prezzo alto che paghiamo per l’intermediazione politica, che manovra, regge e muove i fili di questo paese, della sanità, della pubblica amministrazione, delle società pubbliche, etc…

Siamo l’unico paese di pazzi che ha deciso di affidare la gestione della sanità alla politica, ovvero alle giunte regionali. I risultati sono contratti con la sanità privata, a condizioni capestro per il pubblico e lucrosissime per i privati, medici nominati ai vertici di aziende ospedaliere non perché bravi e meritevoli ma perché “ammanicati” politicamente.

Un esempio che è sotto i miei occhi. In questi giorni, il consiglio regionale del Veneto sta decidendo di aprire un centro di medicina protonica, dove si curano cinque tipi di tumori rari a causa dei quali, ogni anno, in Veneto si ammalano tra le 50 e le 70 persone e che, a regime, costerà più di un miliardo di euro. Opera meritoria? Senz’altro. Ma è che di centri di medicina protonica, in Italia, a poco meno di 150 Km, ce ne sono altri due, uno a Bolzano e uno a Parma. Allora mi chiedo? Si ha davvero a cuore la cura di pazienti o solo l’ennesimo modo per spendere un po’ di soldi pubblici e fare favori a qualcuno?

Siamo l’unico paese di pazzi dove gli appalti e le forniture per la pubblica amministrazione costano 4 volte di più del normale, perché l’acquisto di beni e servizi viene deciso da funzionari pubblici nominati dalla politica.

Siamo l’unico paese di pazzi dove esistono 7.00 società pubbliche, apotesi di quel sistema clientelare che regola i rapporti tra impresa e politica, che ha portato questo Paese allo sfascio. Società che hanno un fatturato enorme, più di 100 miliari di euro l’anno, e non sono amministrate secondo criteri di impresa ma clientelari, dove si annidano corruzione, tangenti, interessi privati e collusione.

Dare un taglio a tutto questo marciume sarebbe stata la vera spending review che serviva all’Italia.

Stanno cambiando solo il titolo, ma il prezzo rimane sempre a carico di chi ha già dato tanto e non ha più nulla da dare.

BONDI CHIAMI IDV. ANCHE ORE PASTI

Dunque, ricapitolando. Gli  italiani si affidano ai tecnici. I tecnici si affidano ad un supertecnico. Il supertecnico si affida agli italiani per capire dove tagliare. Lo scrive bene un quotidiano oggi: “siamo alle tecno-comiche”.

Ci vorrebbe un po’ di serietà, questa è la verità. Se un governo, per giunta di tecnici, arriva ad affidare una poltrona di supertecnico, per chiedere ai cittadini di segnalare gli sprechi della pubblica amministrazione, attraverso apposito modulo, c’è qualcosa che non va. Perché un supertecnico, solitamente, dovrebbe super-sapere dove tagliare, dovrebbe super-conoscere il suo mestiere, dovrebbe avere cognizione di dove si annidano le sacche di spreco, dovrebbe avere conoscenza di come agire. Altrimenti, che super-tecnico è? E dopo il supertecnico dei tecnici chi verrà? Il super-super tecnico dei super-tecnici dei tecnici?

Allora, o siamo di fronte ad una assoluta dimostrazione di incapacità del governo, o all’assoluta mancanza di idee, o peggio ancora alla presa per i fondelli, ad uno spottone mediatico di cui, francamente, nessuno sentiva la necessità visti i tempi.

Seriamente, lo spending review con i tecnici che si affidano ad altri tecnici sembra ogni giorno di più una presa in giro, soltanto una passata di cipria per coprire le rughe o le crepe di questo Governo. A parte qualche nomina di tecnici che nominano tecnici, quello che manca è la volontà politica e la libertà politica, che Monti non ha di mettere mano agli interessi dei partiti.

C’è un mare di denaro pubblico da risparmiare, di spesa cattiva che non e' certo quella destinata al sociale, alla cultura o all'istruzione, ma tutta quella quantità di denaro immensa nella quale c’è l'intermediazione della politica, a partire dalla spesa sanitaria.

Solo quest’ultima, negli ultimi cinque anni è aumentata del 50%: e l'Italia e' l'unico Paese che fa amministrare la sanità dai politici. Per non parlare delle oltre 7.000 società municipalizzate che spendono ogni anno oltre 200 miliardi di euro; per non parlare dei 60 miliardi che ogni anno, come ci ricorda la Corte dei Conti, se ne vanno i corruzione.

Noi ci permettiamo di dare un suggerimento al tecnico nominato dai tecnici. Se davvero non sa dove andare a tagliare, ci faccia un colpo di telefono e glielo spieghiamo noi. E se per caso non riesce a trovare il nostro numero può sempre lanciare un appello su Internet.

E SE LO DICE LA BCE DI ELIMINARE LE PROVINCE?

No, non avete avuto un'allucinazione. Non siamo stati noi a dire, per l'ennesima volta, che le province vanno eliminate. Lo ha detto la Bce, la Banca centrale Europea, così come la Ue: "sarebbe l'unica vera misura di taglio di costi della politica". Ma non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.

Non ci piace farlo, ma noi di Italia dei Valori lo ripetiamo da anni ormai. La storia la sapete, ve l'ho raccontata, passo dopo passo, su questo blog. In Commissione, in Aula contro la nostra proposta di abolire le province si è sempre alzato in Parlamento un muro bipartisan vergognoso. Siamo da sempre voci sole nel deserto, contro tutti e tutto.

Perchè i sordi sono in tanti, gli stessi di sempre, i partiti che hanno fatto delle province il granducato di "Votopoli", voti, posti, prebende a non finire, per l'insaziabile pancia della politica. E se lo dice la Bce di eliminare le province, come la mettiamo?

Le province sono enti inutili. Costano 17 miliardi di euro l'anno. Non servono a nulla. Rispondono solo agli ego ipertrofici e agli appetiti dei partiti. Sono anni che noi ci battiamo per eliminarle, ma assi trasversali tra i principali partiti difendono e mantengono in vita queste roccaforti, avamposti di potere che nessuno, Lega compresa, intende eliminare. La soluzione cui si sta giungendo ora è un vergognoso gioco al ribasso. Macroaree e accorpamenti sono uno specchietto per le allodole.

Il governo Monti, per bocca del sottosegretario Polillo, dice che non saranno abolite, ma "ridisegnate in modo da ottenere forti riduzioni di spesa". Vogliono trasformarle in consorzi tra comuni, riducendole ad una cinquantina di macroaree con popolazione superiore ai 400 mila abitanti. Sono balle colossali. Non ne deriverebbe nessun effettivo risparmio. Le province vanno eliminate. Noi ci batteremo fino alla fine.