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SE IL DIRITTO ALLO STUDIO VIENE NEGATO

Diciannove anni, costretta a letto da una rarissima malattia, diplomata con il massimo dei voti, molta voglia ed eccellenti capacità di proseguire gli studi: impossibilitata a farlo, perché nessun ateneo la accetta. Succede anche questo in Italia. Nell'Italia degli affanni economici, delle beghe politiche, dei tagli incondizionati a ricerca e università, nell'Italia delle tasse che gravano sempre di più su chi ha voglia di studiare e costruirsi un futuro professionale. Succede ad una ragazza della provincia di Bari, Rosanna. Il Comune del suo paese, fino al momento, grazie agli appelli del sindaco, è riuscito a finanziare quanto le serviva per seguire le lezioni e studiare dal suo letto. Ma ora università come la Cattolica di Milano, solo per citarne una, dicono, nero su bianco, a Rosanna, che non hanno possibilità di accoglierla tra gli studenti, perché non attrezzati per gli studi a distanza. La ragazza ha lanciato un appello al ministro Profumo, che mi auguro, ne sono anzi certo, interverrà sulla vicenda per consentire che a Rosanna venga riconosciuto un diritto che le appartiene. Mi unisco all'appello, naturalmente. Ma al ministro Profumo e a chi verrà dopo di lui, chiedo che fatti come questo non si debbano più verificare, perché le pagine dei giornali di oggi che trattano l'argomento mi fanno vergognare, e non credo capiti solo a me, di vivere in questa società. Passino allora, si fa per dire, i tagli ai fondi. Non passi che a chi, come Rosanna, è intenzionato, capace e desideroso di studiare, venga negata la possibilità di farlo solo perché non ci sono i soldi perché lo faccia a distanza.