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"Chiamata per l'opposizione: così li batteremo"

Pubblico la mia intervista, apparsa ieri su Il Fatto quotidiano.

"Se non lo facciamo ora, non lo facciamo mai più". Massimo Donadi, capogruppo IDV alla Camera, lancia un appello alle opposizioni, per mettere in atto una strategia comune per cacciare Berlusconi. Per questo, si dichiara disposto pure a disotterrare l'ascia di guerra con il Pd (e lo dice con un'espressione colorita: smettere di mettersi reciprocamente le dita negli occhi), mentre se la prende con il Terzo Polo che non avrebbe nessuna intenzione reale di portare il premier alle dimissioni.

Onorevole Donadi, lei ha anche mandato una lettera alle opposizioni, proponendo una strategia comune. Quale?

Non riusciremo mai a battere Berlusconi su ogni singolo voto, su una singola mozione perchè in quel caso lui ce la fa a portare i suoi a votare. Ma dovremmo accordarci su alcuni provvedimenti più complessi, votando insieme e presentando emendamenti su emendamenti, in modo tale da costringere la maggioranza a stare in Aula per giorni.

Si, ma veniamo da una serie di prove non esattamente brillanti per l'opposizione: il giorno della relazione di Alfano sulla giustizia c'erano molte assenze. E la sfiducia a Bondi si è rivelata un autogol: questo non è un buon indicatore per il successo di iniziative come quelle che lei suggerisce...

Infatti, non è in quel modo che noi possiamo vincere, ma sul voto di provvedimenti più complessi: come si può credere che ministri e sottosegretari lascino tutti i giorni i loro impegni per venire in Aula per giorni? Fino ad ora il Governo ha accuratamente evitato di presentarsi con leggi più sostanziose. Ma non potrà farlo per sempre. E così cadrebbe nel giro di due mesi.

La sua lettera quali riscontri ha avuto?

Mi ha risposto Franceschini, dando la sua disponibilità anche se ha sottolineato come una strategia comune ha successo se la facciamo tutti insieme. Il Terzo Polo non ha dato nessuna risposta.

Però anche ieri Casini ha detto che preferisce le elezioni piuttosto che tirare a campare...

A parole tutti vogliono le dimissioni di Berlusconi. Ma io credo che il Terzo Polo preferisca strategicamente continuare ad indebolirlo ma tenerlo lì. Per consentire una successione con il consenso di Berlusconi stesso, magari consentendo a lui la strada del Quirinale. Infatti, quando alla Camera è arrivato l'unico provvedimento un poì più complesso, dopo la fiducia di dicembre, quello sui rifiuti, loro hanno votato quasi sempre con la maggioranza. Il problema è che anche il Pd aspetta il Terzo Polo. E invece dovrebbe avere il coraggio di assumere l'iniziativa.

Pd e IDV non sono esattamente allineati. Lo dice anche la vicenda delle primarie a Napoli: prima avete scelto di non partecipare alle consultazioni, e una volta che queste sono di fatto fallite, avete presentato ufficialmente De Magistris...

Perchè avremmo dovuto partecipare ad una competizione falsata, in un posto dove la politica è degradata? Invece, il nostro vuole essere un contributo positivo.

 

MA DAVVERO VOGLIONO FAR CADERE BERLUSCONI?

Terzo Polo - Casini, Fini e RutelliTerzo Polo - Casini, Fini e RutelliIl destino negativo della mozione di sfiducia a Bondi era già scritto. Era giusto che essa arrivasse al voto, anche perché presentata oltre due mesi fa (11 novembre 2010),  quando, per altro, lo scenario era totalmente diverso. La votazione è stata rinviata per una serie di circostanze che tutti ben conosciamo e non sto qui ad elencare ed era comunque giusto che arrivasse in Aula. E’ finita come ampiamente previsto. Ma il punto non è questo. La questione che voglio affrontare è che non è con strumenti come le mozioni che potremo mai sconfiggere questo governo. E’ evidente che, per un solo voto, la maggioranza sarà sempre in grado di garantire i 314 deputati che ha, per quanto 30 di essi siano al governo. E’ evidente, insomma, che strumenti parlamentari singoli, come le mozioni, sono i meno indicati per battere questo esecutivo. Per farlo, servono atti legislativi di più ampio respiro, che costringono alla presenza costante in Aula, con centinaia di votazioni per 3 o 4 giorni a settimana, come del resto normalmente accade nelle aule parlamentari. E’ per questo motivo che, esattamente sette giorni fa, ho inviato una lettera ai capigruppo di tutte le opposizioni, invitandoli ad unire le forze per procurare la caduta, più rapida possibile, dell’attuale governo e riconsegnare la parola al Presidente della Repubblica. Non vi è infatti alcun dubbio che, se riuscissimo a serrare le fila e ad incalzare il governo con proposte legislative, il governo durerebbe pochi mesi o più probabilmente poche settimane. A quella lettera, che non aveva alcuna presunzione, alcun lampo di genio, ma frutto solo di una riflessione di semplice buonsenso, non ho ricevuto risposta, se non da Dario Franceschini, il quale si è detto pronto ad appoggiare la mia proposta, qualora avessero risposto tutti gli altri capigruppo. La riflessione che ha dato luogo a questa mia iniziativa, è estremamente semplice: se, cioè, l’obiettivo è comune, basta unire gli sforzi per raggiungerlo con facilità. Ed allora, mi chiedo, come interpretare la mancata risposta da parte dei colleghi del Terzo polo? Quanto davvero esso vuole far cadere il governo Berlusconi? Fini, Casini e Rutelli sono davvero intenzionati a far cadere Berlusconi o, in realtà, come sembra alla luce dei fatti, hanno colto in pieno l’aspetto comodo di un Berlusconi sempre più debole costretto a venire a patti con loro? La mancata risposta alla mia lettera, oltre che un oggettivo gesto di scortesia personale, cosa che francamente poco conta, fa riflettere a fondo da un punto di vista politico: con quella strategia la caduta di Berlusconi è una certezza. Il fatto che non la si voglia perseguire significa una sola cosa: non voler raggiungere il risultato. E’ evidente insomma quale sia l’obiettivo del Terzo polo: arrivare a fine legislatura, con un Berlusconi ancora in sella ma il più possibile indebolito e delegittimato, non per costruire un’alternativa ma una successione a Berlusconi con il consenso di Berlusconi stesso, magari garantendo a lui la strada del Quirinale. Quanto a Bersani, che anche oggi usa parole durissime e chiede le dimissioni di Berlusconi, gli domando, visto che Berlusconi a dimetterci non ci pensa neanche lontanamente, noi cosa facciamo? Stiamo i prossimi 2 anni ad assecondare gli umori e ad aspettare le decisioni di Fini e Casini? E’ questo il futuro del centrosinistra per i prossimi due anni? Io sono convinto, come penso lo siate tutti voi, che fino a quando qualcuno non suonerà sveglia in casa Pd, la situazione rimarrà questa.

TERZO POLO? LA PALUDE DELLA RESPONSABILITA’

Rutelli - Fini - CasiniRutelli - Fini - CasiniGoverno paralizzato, paese fermo, ripresa economica lontana: sono queste le considerazione odierne di Gianfranco Fini, presidente della Camera e cofondatore, insieme a Casini e Rutelli, dell’ormai famigerato Terzo Polo che, in nome della responsabilità, auspica un patto di salvezza nazionale per tirare fuori il paese dalle secche. In realtà, da quando il Terzo Polo ha fatto la sua comparsa sulla scena politica italiana, il pantano politico si è fatto ogni giorno più vischioso. Non credo di sbagliare quando dico che il Terzo Polo ci sta portando, in nome della responsabilità verso la palude… dell’irresponsabilità, quella palude di immobilismo e di indecisionismo che ricorda tanto da vicino quella conservativa e old style della vecchia Dc. Il Terzo Polo è la prova, se ce ne fosse bisogno, che la fine del bipolarismo farebbe compiere al Paese un salto nel passato, consegnandolo a quelle vecchie logiche spartitorie e partitocratiche che hanno caratterizzato decenni di governi democristiani, di cui paghiamo ancora oggi il conto soprattutto in termini di debito pubblico e mancato sviluppo economico. Il problema, a mio avviso, è che il Terzo Polo ha tre vizi di forma che partono proprio dalla testa, anzi, dalle teste di Casini, Fini e Rutelli. Il leader dell’Udc è afflitto da una cronica sindrome dell’equilibrista che ha imparato bene alla vecchia scuola scudocrociata, alla ricerca perenne di mirabolanti equilibrismi per evitare accuratamente ogni soluzione o  prospettiva concreta e non precludere di conseguenza nessuna porta, tanto a destra quanto a sinistra. Poi c’è Gianfranco Fini, in perenne ritardo, che ci ha impiegato 15 anni a capire chi era Berlusconi, vittima ogni volta di una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti del suo momentaneo carceriere, ieri Berlusconi oggi Casini. Infine, c’è lui, Rutelli, l’eterno numero uno mancato che, grazie a Casini e Fini, è resuscitato e assunto di nuovo all’onore delle cronache politiche, non per meriti ma per osmosi. Il risultato di questo mix poco convincente è una miscela loffia e spenta, un Terzo Polo retro-guardista, che non decide nulla, che non propone nulla, che guarda al suo ombelico invece che a quello del Paese. Quali riforme, che pure i tre auspicano e invocano ogni giorno, si possono immaginare con il Terzo Polo? Nessuna. Non è un caso, infatti, che da tre mesi a questa parte, il Parlamento non abbia più discusso o approvato un provvedimento. Non è un caso che Gianfranco Fini, presidente della Camera, non abbia più calendarizzato uno straccio di provvedimento, solo ratifiche e accordi di terzo e quarto ordine. Il patto di emergenza, dunque, è un’operazione falsa e ipocrita, scritta in politichese, quello conservativo e retro-guardista targato Dc che, per quanto ci riguarda, vorremmo vedere chiuso per sempre nei cassetti della memoria di questo Paese.

IL TERZO POLO E' GIA' NEI CASINI

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Il terzo polo è già nei casini. Si proclama autonomo, ma sembra una stampella del governo, almeno a giudicare dai primi voti in Aula. Casini, nomen omen evidentemente. In ogni caso, dei tre leader che compongono questa nuova (insomma…) formazione centrista, l’unico davvero sorridente è proprio Pierferdinando Casini. L’ex storico sostenitore di Silvio Berlusconi, infatti, ora può contare su un centinaio di parlamentari per perseguire il suo progetto e non più solo su una trentina. Un gran balzo che gli consente di essere l’ago della bilancia dell’attuale fase politica. Con questi numeri può di volta in volta decidere di appoggiare il governo o, al contrario, unirsi a noi ed al Pd. Il suo disegno nel lungo periodo è chiaro: succedere a Berlusconi e diventare il capo del centrodestra. In alternativa, ma solo in subordine, fare il leader del centrosinistra. Nonostante le offerte del satrapo di Arcore, Casini non entrerà nel governo, perché, a fronte di un beneficio immediato in termini di poltrone, perderebbe la sua centralità politica, il suo potere contrattuale e di interdizione. Perderebbe anche la possibilità di avere le mani libere e trattare in maniera bipartisan, come un Giano Bifronte che un giorno può dire a  Berlusconi ‘oggi appoggio il governo per senso di  responsabilità’ ed il giorno dopo a Bersani ‘alleiamoci ma lascia fuori Di Pietro’. Questo è il gioco di Casini.  E va immediatamente disinnescato perché potrebbe avere due conseguenze devastanti: portarlo alla guida del centrodestra e aprire la strada a Berlusconi presidente della Repubblica. Oppure leader di un centrosinistra snaturato, monco, privo di capacità riformatrici. E noi non possiamo restare in attesa, sospesi nel limbo a guardare le mosse degli altri. Dobbiamo essere capaci, con il Pd, di farci forza promotrice del rinnovamento e presentare un progetto riformatore per uscire dallo stallo. Un’Italia diversa si può costruire insieme, anche nel Pd ci sono le energie per il rinnovamento della politica italiana. Il partito Democratico rompa gli indugi e lavori insieme a noi per costruire una seria e credibile alternativa di governo. Inseguire il cosiddetto terzo polo è un’operazione insensata che conduce ad un vicolo cieco.

GOVERNO, MORTO CHE CAMMINA

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Oggi si celebra la nascita del terzo polo o la fine della maggioranza? Agli attori in parte di questa nascita in commedia, Fini, Rutelli e Casini, lascio la risposta. Il genere al momento non mi appassiona. Quello che di sicuro oggi festeggiamo è la dissoluzione della maggioranza, ormai ridotta ad un corpo morto che cammina. Quanto andranno avanti in  queste condizioni? Difficile dirlo, mesi o forse settimane. Il tutto dipende dai protagonisti della diaspora, Fini da una parte e Berlusconi dall’altra, che decideranno di staccare la spina al governo quando lo riterranno più conveniente per se stessi. A Fini serve tempo, per costruire il partito sul territorio e prepararsi a nuove elezioni. Berlusconi, invece, guarda ai sondaggi e salirà al  nel momento in cui lo riterrà elettoralmente più proficuo. Una visione miope ed egoistica, in entrambi i casi. Certo il neo gruppo Futuro e Libertà non parte di slancio, anzi, si avvia con il piede sbagliato. La questione morale e la difesa dei valori della legalità non sono negoziabili e non si difendono ad intermittenza. Al di là dell’inchiesta giudiziaria che riguarda il sottosegretario Caliendo, e su cui ci auguriamo venga fatta piena luce, c’è una questione di etica pubblica grande come una casa, che va difesa sempre, senza se e senza ma, e sulla quale non si può prendere tempo. Al momento, il pallino dei numeri è nelle mani di Berlusconi, né esistono maggioranze alternative a questa o governi Tremonti all’orizzonte. Il segretario del Pd Bersani si è lasciato scappare una frase pericolosa e bene ha fatto a precisare poi il suo pensiero, augurandoci che sia buona la seconda. E’ tempo però che l’opposizione si dia la sveglia. Le pause di riflessione sono finite per sempre. Dobbiamo organizzarci, cominciare a lavorare da subito ad una casa comune, un progetto per modernizzare il Paese e lanciarlo nel XXI secolo. Noi di Italia dei Valori lo stiamo chiedendo da mesi, perché siamo i primi a voler tenere alta la bandiera del centrosinistra. Passare le giornate a pensare a scenari futuri, futuribili, impossibili ed irreali, a ciurlar nel manico con tatticismi snervanti è da fessi. E’ un altro il messaggio da mandare agli elettori, quello che il centrosinistra fa sul serio, si sta organizzando perché le prossime elezioni le vuole vincere.