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PERCHE' FINORA MARONI HA TACIUTO?

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Maroni ha ragione e anch’io penso che il ministro debba andare al programma di Fazio e Saviano. A spiegare. A chiarire, da leghista, quali siano i rapporti tra la Lega e la criminalità organizzata di cui ha parlato Saviano. A spiegare, da ministro dell’Interno, perché, nonostante le numerose denunce e inchieste, la Lega abbia sempre taciuto sugli affari delle mafie in Lombardia. Ed allora rivolgo un appello a Fazio e Saviano:  invitate per favore il ministro Maroni a ‘Vieni via con me’ e chiedetegli di Angelo Ciocca, consigliere regionale leghista. Noi sappiamo, attraverso i giornali, che Angelo Ciocca è in politica dal 1996, alle ultime regionali ha sbancato la sua circoscrizione pavese. Quasi 19mila preferenze per arrivare in Regione. Una parabola esemplare se non fosse per i suoi rapporti con Giuseppe Neri, boss della ‘ndrangheta lombarda, ma anche avvocato, massone e amico di Carlo Antonio Chiriaco, presidente dell’Asl di Pavia e ras della sanità pubblica. Il capo della ‘ndrangheta pavese con l’enfant prodige padano ha interessi comuni “avendolo coinvolto – scrivono i pm – in belle operazioni immobiliari”, tanto da volergli dare “a basso prezzo l’appartamentino di Medigliani”, a Pavia. Luogo dove, dopo Neri e Ciocca si incontrano di persona. Maroni non ha nulla da dire? E Maroni ci parli anche dello strano caso dell’ospedale San Paolo di Milano e del Pio Albergo Trivulzio, entrambi finiti sotto la lente della procura. Al S. Paolo di Milano da sempre le nomine vengono proposte dai colonnelli leghisti e approvate formalmente da Formigoni. Al S. Paolo, nel luglio scorso, si è suicidato Pasquale Libri, calabrese, dirigente nel settore appalti, indagato dalla Dda. Nel Pio Albergo Trivulzio, invece, avrebbe lavorato un’impresa legata alle cosche reggine grazie alla  mediazione di un politico del Carroccio. Forza e coraggio ministro Maroni, parliamo un po’ di queste cose. Già che c’è, nel caso, potrebbe anche raccontare la vera storia della banca CrediEuroNord, che in meno di quattro anni dilapida venti milioni di euro e coinvolge nel flop 3.500 risparmiatori che comprano azioni a 25 euro che scendono fino a 4. Ne ha di cose da raccontare Maroni, per questo ci auguriamo che vada in tv a spiegarle agli italiani.

GIU’ LE MANI DA SAVIANO E FAZIO!

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Il governo è morto e non aspetta che la sepoltura, l’era berlusconiana volge al desio, per la fortuna del Paese, c’è qualcuno, però, che non si rassegna a mollare la presa e non è solo Berlusconi. Mi riferisco alla sua mano lunga in Rai, Mauro Masi, che, evidentemente impaurito dal dover fare le valigie, spara le ultime cartucce. L’irriducibile direttore generale, il cui motto sembra essere “Non mollare mai”, dopo aver tentato in tutti i modi di ostacolare la messa in onda di  “Vieni via con me” ed aver addirittura rifiutato di esprimere commenti sulla prima puntata della trasmissione, ieri ha tentato una nuova carta. Evidentemente disturbato dall’annuncio della presenza di Fini e Bersani alla seconda puntata del programma, ha fatto in modo da inviare una nota di servizio al direttore di rete, Paolo Ruffini, evidenziando che la presenza dei politici nella trasmissione non era prevista nella scheda del programma. A togliere ogni dubbio, in chi dovesse averne, sul fatto che si tratti solo di un appiglio infondato, arriva la risposta del responsabile della trasmissione, capostruttura di Rai tre, Loris Mazzetti: “Esiste una lettera richiesta dai vertici aziendali e firmata da Ruffini - spiega - in cui si specifica che sarebbero stati ospiti della trasmissione rappresentanti della cultura, dello spettacolo e della politica. Dunque non abbiamo bluffato in nessun modo''. Nessuna scorrettezza, insomma. La verità è che Masi ha paura di Saviano e Fazio. Teme i programmi di qualità, la cultura e la libertà d'espressione e d’informazione. Il suo veto alla partecipazione di Bersani e Fini e' solo l'ultimo pretesto per mettere il bastone tra le ruote ad uno dei migliori programmi Rai degli ultimi anni. Il direttore generale pensi piuttosto allo sfascio dei conti dell'azienda, agli sprechi, alla marea di consulenze, alla faziosità di certa informazione ed al declino della qualità dei programmi. Ha pesantissime responsabilità e dovrebbe solo dimettersi.

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