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Evasione, superare la preistoria

Tengo molto a sottolineare la nostra mozione contenente delle proposte concrete per contrastare evasione ed elusione fiscale (in allegato trovate il testo completo). Lo abbiamo detto nei giorni scorsi in conferenza stampa (trovate qui il video), si tratta di una "rivoluzione copernicana" che si può realizzare incrociando i dati che emergono da tre voci: dichiarazioni di reddito, spese effettuate e informazioni fornite dallo spesometro. Chiediamo di passare dal metodo attuale delle dichiarazioni dei redditi, che rappresenta ormai la preistoria della lotta all’evasione, ad un sistema che, ogni anno e per tutti gli anni, incroci i codici fiscali di ogni famiglia, con i redditi totali, le spese sostenute e i dati dello spesometro.

Con la nostra proposta, chiediamo che venga sottoscritto un patto d’onore, sacro, tra “governo-contribuente”, per far sì che ogni euro recuperato dall’evasione sia un euro in meno di tasse.

Chiediamo, inoltre, unanorma di legge, in nome della trasparenza, che preveda l’inserimento in bilancio della voce “tax gap”, ovvero la cifra che il governo prevede di recuperare dalla lotta all’evasione.

Secondo noi, questo sistema potrebbe diventare uno strumento indispensabile per la lotta alla criminalità organizzata, che rappresenta il più grande produttore di liquidità non giustificata. Il nostro modello è un colpo mortale all’evasione, all’illegalità, alla criminalità. Un modello che, almeno negli Usa, si è rivelato vincente. Secondo i nostri calcoli, si possono recuperare fino a 200 miliardi l’anno, fin qui totalmente evasi. 

 

Il male oscuro del Paese

Tra gli italiani si fa strada, sempre più spesso, la sensazione che questo paese sia affetto da una sorta di “male oscuro” che ci rende sempre più deboli ed insicuri.

Difficoltà che appaiono insormontabili, classi dirigenti che non sembrano all’altezza delle sfide del futuro, tutto appare immutabile e, nell’immutabilità, anche i nostri problemi non trovano mai né soluzione, né risposta.

La criminalità organizzata controlla ancora vaste aree di territorio in quattro regioni del sud che, assieme, sommano quasi 20 milioni di abitanti.

Il debito pubblico è immenso. Vent’anni di politiche di presunto “rigore” non hanno ancora prodotto alcun risultato, se non togliere speranza ai giovani.

L’evasione fiscale continua ad avere dimensioni abnormi anche per gli standard di paesi del terzo mondo, e così la pressione fiscale resta insostenibile per coloro, soprattutto lavoratori e pensionati, condannati al reddito fisso. La corruzione resta una vera e propria piaga sociale, così come i fenomeni di mala politica.

Al contempo la forbice della differenza sociale si allarga spaventosamente e l’Italia sta diventando sempre più un paese dove pochi sono ricchissimi e quasi tutti hanno poco e, comunque, sempre meno. Un paese dove la classe media, la cosiddetta borghesia, tende sempre più a essere schiacciata verso il basso della scala sociale.

I giovani sono spinti fuori dal mercato del lavoro, costretti nella nicchia del precariato senza diritti e senza tutele.

Il nostro male oscuro ha tante facce, tante cause e tanti aspetti che, tutti assieme, contribuiscono a definirlo e a determinarlo.

Fino a qui è stato difficile riconoscerlo e curarlo perché non si annida solo in una parte del paese, al nord piuttosto che al sud, non riguarda una categoria sociale piuttosto che un’altra, non è di destra e nemmeno di sinistra e, soprattutto, non riguarda gli altri ma riguarda il “noi”, ciascuno di noi.