COSENTINO DISONORA PARLAMENTO E PAESE
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308 no, 285 sì, Cosentino la fa franca di nuovo, le intercettazioni non potranno essere usate dai giudici. Già sfuggito al carcere, sempre per la copertura avuta dal Parlamento, ora si permette pure di prendere in giro le persone oneste. Sentirlo chiedere un aiuto a Saviano per far celebrare quanto prima il processo è francamente offensivo. Una provocazione di cattivo gusto. Ieri il Parlamento ha scritto un’altra brutta pagina per la storia italiana. Una pagina molto poco onorevole. L’attenzione degli osservatori si è concentrata sui numeri, perché il voto sull’utilizzo delle intercettazioni aveva anche un significato politico molto importante per la tenuta del governo. E quest’aspetto ha finito per prevalere sul nocciolo della questione: il parlamento ha negato l’uso delle intercettazioni. Le telefonate tra Nicola Cosentino e i camorristi non potranno essere utilizzate nel processo in cui il coordinatore del Pdl in Campania è accusato di aver favorito i clan. Il parlamento ha negato ai giudici la possibilità di fare luce su questi rapporti ed ha protetto ancora una volta un membro della Casta accusato di reati gravissimi. Reati infami, tanto per usare un termine dispregiativo molto in voga nella malavita. Il carosello delle dichiarazioni post-voto ha degli aspetti davvero grotteschi e paradossali. C’è chi, come Pionati, ha definito Cosentino addirittura un ‘perseguitato’. Lo ammiro perché per dire una simile corbelleria ci vuole una certa dose di coraggio. Oltre che di faccia tosta, ovvio. E che dire dei deputati dell’Udc assenti che hanno dichiarato che la loro era ‘un’assenza strategica per dialogare’? In tutta questa bagarre il ministro Rotondi si affanna ad ammonire: ‘il parlamento non è una casta’. Forse no, forse è peggio perché le caste difendono i privilegi, questo parlamento sembra avere la missione di proteggere i delinquenti. Quanto potrà durare ancora? Non a lungo, perché la crisi economica sta rendendo sempre più dura la vita agli italiani. E la pazienza sta per finire. Tornando a casa, ieri sera, ho fatto due chiacchiere con un signore che mi ha raccontato una scenetta. Ha riconosciuto un deputato del Pdl in una piazza, gli si è avvicinato e gli ha detto: “Onorè, stateve accort, ca' facite a fine e Luigi”. Con questa frase, questo simpatico signore che lavora in un ristorante del centro ed è – Attenzione! Attenzione! - un elettore di centrodestra, ha sviscerato tutto il malcontento popolare. Luigi, naturalmente, era Luigi XVI, il sovrano deposto e ghigliottinato dopo la rivoluzione francese. La Casta deve capire che è tempo di passare la mano ed inaugurare una nuova stagione. I cittadini sono stanchi e Montecitorio rischia di essere accerchiata da persone esasperate col forcone in mano. Una nuova bastiglia.
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