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Come Mattia credo che l'inutilità (o scarsissima utilità )delle province non sia il problema numero uno in questo paese dove un'enorme quantità di denaro pubblico va a finanziare la politica in modo diretto o indiretto.
Nelle province si presenta invece il solito problema della produttività, questa volta però, legato ai politici e agli amministratori della cosa pubblica.
La produttivtà in questo comparto è bassissima e non c'è alcun rapporto fra quantità e qualità del lavoro prestato e i compensi ricevuti.
Qui sta il problema!
In Provincia l'esubero di personale è di palmare evidenza, basta fare un giretto nelle stanze di quell'ente per rendersi conto che la maggior preoccupazione dei più è come "ammazzare il tempo".
Pertanto dal mio punto di vista immagino i dipendenti di quell'ente come "percettori di reddito di cittadinanza" per meriti politici, visto che poltroncine e sgabelletti siti in quel luogo seguono, nella distribuzione, l'ormai noto manuale Cencelli.
In cambio di questo reddito,i dipendenti dell'ente e dei tanti altri enti pubblici meno noti e diffusi ma altrettanto superflui, potrebbero essere impiegati in lavori davvero socialmente utili , ben radicati sul territorio, e all'aperto, tipo pulire i marciapiedi dalle cartacce e dalle deiezioni del miglior amico dell'uomo, oppure cancellare le scritte dai monumenti, o pulire le spiagge, aiutare gli anziani a fare la spesa, i bambini nei compiti, portare a spasso i cani, ecc. ecc. Lo stesso dicasi per molti politici che , come la moglie di Obama, potrebbero anche poter riscoprire le gioie della produzione ortofrutticola lavorando la terra, attività nobile e antica.
Come si usa dire "braccia rubate all'agricoltura"!
P.s. Caro Massimo, chiedere adesso di abolire le province significa offrire l'occasione per mettere mano alla Costituzione, poichè le province sono enti previsti dalla Carta e, come si sa, "l'occasione fa l'uomo ladro".
Vogliamo dare alla Banda Bassotti la combinazione per aprire la cassaforte?