SILVIO: MAMMA, AMORE E BUNGA BUNGA

Il decalogo di Silvio per la campagna elettorale delle amministrative. Una raccolta di battutacce da osteria, stornelli populisti, amore, sesso e carità di patria, tutto per coprire 3 anni passati al governo a comprare consensi.

1. “Domani è la festa della mamma. Noi celebreremo in cento piazze l’amore più grande della nostra vita, l’amore per le nostre mamme, perché sono le persone che ci hanno voluto e ci vogliono più bene”.

2. “Io invidio con tutto il cuore coloro che ancora una mamma ce l’hanno”.

3. Ma la mamma in fondo ce l’ho anch’io perché sono sicuro che da là la mia mamma mi guarda e mi protegge”.

4. “Se mi vuoi bene, scrivi sulla scheda il mio cognome”.

5. Se "mamma vuol dire amore e vita", noi, proprio perché vantiamo una cultura che predilige l'amore e rifiuta l'invidia e l'odio, cerchiamo di essere un governo amico delle donne, soprattutto delle mamme".

6. “E’ un vero disastro perdere una cena in rosa. Ci sono mille donne e io sono lontano…”.

7. “Questa mattina hanno fatto un sondaggio contro di me nel quale si chiede alle donne italiane se abbiano fatto l’amore con me: "Il 36% ha risposto perché no?, mentre il 70% ha risposto... ancora?".

8. “Volete il raddoppio del numero degli anziani assistiti a domicilio? Faccio una parentesi: siccome Letizia mi ha assicurato che il raddoppio è già avvenuto, allora dobbiamo triplicarlo. Ti impegni, Letizia? Alzati e dì lo giuro (La Moratti si alza e giura, ndr). Va bene, mi fa molto piacere perché tra gli anziani naturalmente ci sono anche io. Mandamela bella, eh mi raccomando!”.

9. “Ho fatto un’intervista con una giornalista che mi ha corteggiato e mi ha detto che le sarebbe piaciuto essere invitata al bunga bunga e che lei, 25enne, aveva lasciato il suo fidanzato di 40 anni perché troppo vecchio. A questo punto le ho detto 'ma lei sa l'età che ho?' e lei ha risposto “ma lei presidente è un mito senza età'".

10. ''Io come sapete per quanto riguarda l'amore, sono un professionista''. Avevo un bunga bunga ma non ci sono andato".

MAGISTRATI EROI. E UN PREMIER… DA BARZELLETTA

Milano, a Palazzo di giustizia esposte le gigantografie dei magistrati uccisiMilano, a Palazzo di giustizia esposte le gigantografie dei magistrati uccisiI cartelli di Lassini “Fuori le Br dalle procure” erano solo l’inizio della campagna elettorale di Silvio Berlusconi, tutta giocata all’attacco, con toni e parole di fuoco da terza guerra mondiale. Lo avevamo detto in tempi non sospetti: era il premier il vero mandante morale di quei cartelli ed oggi ne arriva la conferma. L’obiettivo di Silvio Berlusconi era quello di alzare sempre di più il livello dello scontro e di portarlo su un piano personale per provare a vincere: o con me o contro di me. Non si parla di programmi elettorali, di idee, di progetti per il Paese: si parla solo delle sue ossessioni per coprire il vuoto pneumatico del suo governo. Le sue presenze nelle aule di giustizia, che ha messo in scena in quest’ultimo mese, ne sono la prova evidente. Non c’è nessuna intenzione da parte sua di affrontare i processi che lo riguardano ma solo quella furba e scaltra di usare le aule di giustizia per fare campagna elettorale. Si sta facendo la sua personale campagna elettorale, in sfregio alla legalità e alla giustizia. Ogni mossa è calcolata al centimetro. Solo ieri ha urlato nuovamente il leit motiv della sua missione politica: i giudici sono una cancro da estirpare. Poi si è corretto, dicendo che si riferiva solo ai pm di Milano. Oggi, nel giorno della Memoria, ha astutamente definito eroi quei magistrati morti sotto i colpi delle Br. Li ha definiti valorosi, vittime innocenti, figure eroiche, cui va il massimo rispetto e la nostra riconoscenza. Per poi tornare a dire che serve una commissione d’inchiesta sui magistrati, ma solo quelli di Milano, definiti un’associazione a delinquere. Insomma, il messaggio da consegnare agli elettori è: i magistrati colpiti dalle Br sono eroi, quelli che si occupano dei processi che mi riguardano sono un cancro ed io una vittima innocente delle loro persecuzioni. In nessun paese democratico una persona che fa il presidente del Consiglio definisce chi lo giudica un criminale. Parole per di più pronunciate in un’aula di giustizia, per mandare l’altro sottile messaggio subliminale: io affronto eccome i miei processi. Un insulto, una vergogna. Berlusconi è inquisito per corruzione, mentre aleggia su di lui il processo per il Ruby-gate. Silvio Berlusconi era ed è l’imputato più recalcitrante d’Italia e passate le amministrative tornerà furbescamente a disertare le aule di giustizia.

TASSA SULL’ARIA PER FINANZIARE LA PIRAMIDE DI ARCORE

Vota SIVota SIRoma, 7 maggio 2035, l’Imperatore Silvio Primo, ascoltato il parere favorevole della Regina Marina Berlusconi, dei governatori Bossi, Gasparri e Alfano, del vicerè Giulio Tremonti, emana l’Editto al Popolo dell’Italia del Nord, del Centro e del Sud sulla libertà dell’aria. E’ disposto quanto segue con decorrenza immediata:

“Per garantire a tutti i cittadini l’uguale e libero accesso alla respirazione di aria di qualità, si decide di provvedere alla sua purificazione attraverso interventi disinquinanti. I corrotti regimi comunisti che hanno preceduto l’avvento dell’Impero del nostro amato Silvio Primo hanno gestito l’aria come un qualsiasi altro elemento poiché incapaci di valorizzarne le potenzialità sociali ed economiche. L’Aria è un fattore di sviluppo, non una prerogativa della sinistra come certa stampa e certa magistratura del passato per anni hanno voluto far credere. A causa di una dissennata gestione dell’aria da parte dei precedenti governi (ci sono stati anche se quasi tutti voi fortunatamente non ve ne ricordate più) e di una dannosa idea di uguale diritti per tutti, la qualità di questo prezioso bene si è progressivamente deteriorata a causa di politiche lassiste e comuniste. L’aria continua ad essere un bene di tutti, a disposizione di tutti, per questo, per meglio garantire la piena fruizione del bene, lo Stato, che rappresenta tutti, cede a privati, in concessione cinquantennale, la gestione dell’aria pubblica. Il ricavato sarà utilizzato in parte per completare i lavori della Piramide di Arcore, in altra parte per ridurre il mostruoso debito pubblico accumulato negli anni dei governi di sinistra. A tale scopo è anche istituita la tassa sull’aria, che, dopo quella sul pane, sulla deambulazione, sulle parole, e sulla vista, si pone l’obiettivo di responsabilizzare i cittadini sul consumo del prezioso ed etereo composto. Viva Silvio!

L’araldo imperiale Ignazio La Russa

Che brutto sogno. Per evitare bruschi risvegli, però, non basta aprire gli occhi, si deve votare, alle prossime amministrative il 15 e 16 maggio ed ai referendum del 12 e 13 giugno. Mandiamoli a casa con il nostro voto.

LE FURBATE DI TREMONTI CON IL DL PROPAGANDA

Il pacco sola è servito. Ieri, il Cdm, ha annunciato un nuovo mirabolante decreto che svilupperà, udite udite, lo sviluppo. Come? Rimane una fitta nube di mistero. Per ora, lo hanno solo annunciato in pompa magna in conferenza stampa, con la grancassa come sono soliti fare. Non c’è traccia del provvedimento ma già si sente puzza di insidie. A cominciare dalle spiagge. Si perché Tremonti ha deciso di venderle ai privati, regalando concessioni per 90 anni, praticamente un secolo. In realtà, le norme che riguardano la gestione degli stabilimenti balneari sono per metà una bella polpetta avvelenata, per l’altra una vergogna. Ecco la polpetta. Il diritto di superficie, infatti, non potrà riguardare gli stabilimenti balneari situati su spiagge che appartengono al demanio indisponibile dello Stato che, guarda caso, sono circa il 90 per cento degli stabilimenti. Cosa significa? Che questo provvedimento non risolverà il problema di fondo degli operatori del settore, ovvero, l’esigenza di avere concessioni di una durata sufficiente per mettere in atto una seria programmazione finanziaria dei propri investimenti. Ed ora la vergogna. Al rimanente 10 per cento, che insiste sul demanio disponibile, sui quali si potrà attivare, si attribuisce un privilegio inaccettabile. Altro giro, altra insidia. Nel comunicato stampa relativo all’annuncio del decreto sviluppo, il governo annuncia l’istituzione di un’autorità per l’acqua. La Prestigiacomo ha spiegato la ratio: serviva la necessità di creare un organismo di controllo forte. Ci saranno più garanzie per i cittadini e per l’ambiente, più poteri regolatori sulle tariffe e sanzionatori per perseguire ogni possibile abuso. Non ci vuole molto a capire che, in realtà, l’obiettivo è affossare i referendum ed isolare in particolare quello sul legittimo impedimento, dando rassicurazioni che il governo sta vegliando sull’acqua e che quindi è inutile recarsi alle urne perché il governo sta già provvedendo. A questo si aggiunga il vergognoso ed inaccettabile oscuramento mediatico sui referendum che Italia dei Valori sta denunciando con forza e per il quali abbiamo chiesto l’immediata riconvocazione della vigilanza ed abbiamo presentato immediatamente ricorso al Tar. Dunque, alla fine della fiera sullo sviluppo di Tremonti, la sensazione forte, che è quasi certezza, è che questo ennesimo decreto tutto chiacchiere e distintivo servirà solo a sviluppare la propaganda elettorale del premier.

IL RIMPASTINO DI SILVIO DA’ LA NAUSEA

  Nove sottosegretari nuovi di zecca. Et voilà, il prezzo per la presunta ritrovata unità della maggioranza e del governo è servita. I responsabili e i disponibili passano all’incasso e Silvio il magnanimo, nel consiglio dei ministri di oggi, distribuisce i ricchi premi e i cotillon. Una roba da basso impero, siamo al mercato delle vacche, alla compravendita parlamentare. Mai caduti così in basso, un rimpastino di governo che dà la nausea. L’economia affonda, l’unica cosa che cresce, con questo governo e questa maggioranza, sono le poltrone ministeriali. Le famiglie sono sempre più alla canna del gas mentre le piccole e medie imprese pagano il prezzo di una politica economica governativa evanescente. Aumenta la disoccupazione, in particolare quella dei giovani e delle donne. Cresce la precarietà da Nord a Sud, mentre i soli posti di lavoro che aumentano sono quelli dei sottosegretari di Silvio, premiati  per il coraggioso salto della quaglia a favore del Re.  Ecco i nomi: Roberto Rosso, Luca Bellotti, Daniela Melchiorre, Catia Polidori, Bruno Cesario, Aurelio Misiti, Riccardo Villari, Antonio Gentile e Giampiero Catone: sono i nuovi sottosegretari di Stato del governo Berlusconi. A cosa e a chi servono? A nessuno, non certo al Paese, solo a Berlusconi per andare avanti e garantirsi l’impunità a vita. Il presidente del Consiglio oggi ha compiuto un nuovo miracolo, quello della moltiplicazione dei pani e dei posti. Quanto ci costerà tutto questo? Molto, moltissimo. Nuove poltrone, nuovi staff, nuove auto blu, nuove consulenze, nuove spese di segreteria. Un aumento dei costi spaventoso. Questa è la ricetta del governo per andare avanti: poltrone al posto di proposte concrete per rilanciare lo sviluppo economico, per sostenere le imprese e le famiglie, per rilanciare l’economia. Andrà avanti così, altre nomine verranno, altri cavalli, altro giro, altra corsa: l’importante è galleggiare, mentre il Paese affoga.

LADRI DI DEMOCRAZIA IMPONGONO IL SILENZIO SUI REFERENDUM

Furto di democrazia con destrezza. Il governo ha presentato una norma per far saltare il referendum sul nucleare e impedire ai cittadini di esprimersi su un tema strategico per il nostro futuro. Hanno paura. La Rai sta venendo meno alla sua ‘mission’ di servizio  pubblico e sta oscurando il dibattito sui quattro referendum. Il serivizio pubblico radiotelevisivo è diventato il braccio (mediatico) armato del governo, come Mediaset. Una succursale di Arcore. La gestione Masi è stata la peggiore nella storia della Rai, ora che se ne è andato, forse c’è qualche speranza di risollevare la più importante industria culturale italiana. Facciamo gli auguri di buon lavoro alla nuova direttrice generale, Lorenza Lei, ma non sottoscriviamo cambiali in bianco a nessuno, la aspettiamo alla prova dei fatti. Ed uno dei primi banchi di prova sarà la campagna referendaria: siamo già in ritardo, il tempo stringe e dei quesiti si parla poco. Gli italiani hanno il diritto ad essere informati e la Rai il dovere di informare. C’è di più: la commissione di Vigilanza, che per legge ha il dovere di varare il regolamento che disciplina la campagna referendaria, è ferma da un mese. L’ostruzionismo del Pdl sta impedendo l’approvazione del regolamento sulla par condicio. Una situazione illegale e indecente, che dimostra ancora una volta lo scarso rispetto di queste persone per le istituzioni, per le regole democratiche e per i cittadini. Una vergogna che non siamo disposti a tollerare. Per questo abbiamo manifestato davanti alla commissione di Vigilanza e siamo pronti ad occuparla. Ieri in Aula ho sollecitato anche l’intervento dei presidenti della Camere. In Vigilanza da troppo tempo stanno prendendo in giro gli italiani, li stanno ingannando e gli stanno rubando l’informazione. Continueremo la nostra battaglia per la legalità dell’informazione. Una sola cosa è certa: hanno sempre più paura. Mandiamoli a casa con il voto del 12 e 13 giugno.

VERDI DI RABBIA SOLO PER FINTA!

Salvo sorprese dell’ultimo minuto, e scommetto sin d’ora che non ce ne saranno, la disfida tra Pdl e Lega sulla Libia finirà a tarallucci e vino. I venti di guerra nella maggioranza vanno scemando e giù volano le prime bandiere bianche. Frattini, pochi minuti fa, ha detto: vi sono le condizioni per raggiungere un accordo. Lo chiamano accordo ma si legge pantomima. La Lega, alla fine, dirà si alla missioni in Libia e alle bombe. Scommette pure con gli amici che la data sicura per la fine della guerra richiesta dalla Lega non ci sarà: vincerete! La verità è che alla Lega della Libia e delle bombe non gliene frega niente, non gliene è mai fregato niente. Ha alzato solo il prezzo per passare meglio all’incasso. In questi giorni, il Carroccio ha messo in atto una furba e scaltra strategia per rivendicare il suolo ruolo, per rinverdire la sua immagine, parecchio appannata per la verità, e mettere i puntini sulle i per le future nomine di governo: le nuove poltrone spettano a noi altro che responsabili! La questione degli immigrati, che entrano ed escono dal nostro paese indisturbati, come se confini dell’Italia fossero sliding doors senza nessun controllo, il federalismo sempre più impantanato nelle secche dei decreti attuativi mentre nuove tasse si affacciano all’orizzonte, norme feroci come il reato di clandestinità bocciato dall’Europa perché “inconcepibile", hanno arrecato parecchi danni ad un Carroccio sempre più bersagliato da una base incazzata. A questo, si aggiungano le leggi ad personam volute da Berlusconi e che la Lega ha diligentemente votato. Così, ecco che dal cilindro del Senatur è saltato fuori il celodurismo pacifista in salsa libica, per ridare speranza e vigore alla testosteronica base. In più, serviva una Lega riottosa ed indipendentista in vista delle prossime amministrative, distante da Berlusconi quel tanto che basterà per scaricare alla bisogna sul presidente del Consiglio e sul Pdl la colpa se le cose a Milano e a Napoli dovessero mettersi male. La guerriglia del Carroccio, dunque, è stata solo una pantomima, ben congegnata ed architettata per vantare meglio, nei prossimi giorni, sulle poltrone e i posti nei Cda che contano e che verranno. Nulla di nuovo sotto il sole delle Alpi. Sono verdi di rabbia solo per finta.

COL REFERENDUM MANDIAMO A CASA ‘SILVIO PRIMO IL NARCOLETTICO’

Silvio Primo il Narcolettico. Se fosse un sovrano vero, questo sarebbe il suo soprannome. E’ stato capace persino di addormentarsi alla messa di beatificazione di Giovanni Paolo II, seduto tra la alte autorità del pianeta. Una figuraccia in mondovisione. Svegliato da Schifani, ha fatto finta di essere assorto in preghiera. Che attore. Forse stava ripassando il metodo Stanislavskij per entrare in un altro personaggio: il Silvio Furioso, quello tutto pimpante che arringa la folla davanti al tribunale di Milano. Sembra una scena del film ‘Il Caimano’. A proposito, perché la Rai ha acquistato da anni il film ma si rifiuta ostinatamente di mandarlo in onda? Scusate, ma ogni tanto mi piace pormi domande retoriche…Silvio il Narcolettico e Silvio Furioso, dicevo, sono due immagini ugualmente rappresentative ed entrambe svelano l’ipocrisia del personaggio. La prima perché Berlusconi si è posto negli ultimi anni come rappresentante in politica dei valori cattolici, ha supportato al governo e in parlamento le posizioni più conservatrici del Vaticano, il tutto senza crederci minimamente. Tra bestemmie e bunga bunga la sua vita è molto diversa da quella di un uomo profondamente religioso. Questione di marketing politico: l’uomo devoto piace al suo elettorato medio. E lui finge per opportunismo. Ma quel pisolino svela molto più di quanto sembri. Apre uno squarcio di verità sulla persona e sull’uomo politico. Silvio il Furioso, invece, è il Berlusconi autentico, che dimentica anche di essere il presidente del consiglio italiano. Silvio il Furioso che attacca tutti, magistrati, opposizione, Corte Costituzionale, Presidente della Repubblica, è lui: l’uomo braccato dalla legge che carica come un animale inferocito. Pericoloso per le istituzioni che lui stesso dovrebbe rappresentare. Per tornare ad essere una democrazia matura ed un paese moderno, l’Italia deve liberarsi sia del ‘Narcolettico’ che del ‘Furioso’. Con  loro due a Palazzo Chigi non cresceremo mai. Per questo è fondamentale andare a votare ai referendum e mandare a casa Berlusconi e questo governo. Hanno paura del voto popolare, tanto da costringere gli artisti che si sono esibiti sul palco di Piazza San Giovanni al concerto a firmare una liberatoria che vietava loro di parlare di politica e referendum. La loro paura è la consapevolezza della nostra forza.

LA LEGA PERDE LA FACCIA MA NON LE POLTRONE

Maroni - Bossi - CalderoliMaroni - Bossi - CalderoliContrari all’intervento in Libia per non alimentare l’emergenza clandestini. Questo dicono i leghisti. La Lega perde la faccia perché alle minacce non farà seguito alcun atto concreto: i nostri aerei bombarderanno con buona pace del Senatur e dei suoi sodali e il governo non subirà contraccolpi perché la Lega non formalizzerà la crisi sulla politica estera. Insomma, il Carroccio è come il proverbiale cane: abbaia ma non morde. La storia della Lega è una lunga sequela di fallimenti e di dichiarazioni roboanti (prima) e di fallimenti (dopo). Prendiamo l’esempio della politica sull’immigrazione, che ormai è diventata quella buffonesca della Lega, che esercita un ruolo ricattatorio all’interno del governo. Ormai la politica nel nostro Paese si è ridotta a questo. La Lega è imbattibile nell'affrontare il problema dei clandestini a chiacchiere, ma quando si passa ai fatti non ne imbrocca una. Hanno preteso di inserire il reato di immigrazione clandestina nel codice, come se la soluzione fosse sbatterli in galera a spese dello Stato non rimandare i clandestini a casa. Hanno inventato le ronde che non servono a nulla, solo a fare campagna elettorale. Il miglior esempio del fallimento sono le immagini degli immigrati nordafricani che scappavano dalle tendopoli allestite dal governo italiano, da Maroni in particolare. Immagini che hanno fatto il giro delle televisioni di tutto il mondo. Scavalcano le recinzioni indisturbati e fuggivano. Complimenti ministro Maroni, davvero. E complimenti a tutto questo governo cialtronesco che ci fa fare una pessima figura nel mondo. Mandiamoli a casa con i referendum.

IL PD NON FACCIA LA STAMPELLA DELLA MAGGIORANZA

Tag: Bersani , Libia , mozioni , Pd

Mercoledì 3 maggio, quando il Parlamento voterà le mozioni sulla Libia, si giocherà una partita importante, una partita tutta politica che riguarda innanzitutto il centrosinistra e la sua credibilità. Il centrodestra è spaccato, diviso, non ha unità di intenti e vedute in politica estera, cardine fondamentale per la credibilità di un governo sia sul fronte interno che internazionale. E’ l’occasione giusta per mandarli a casa, per condannarli ad una verità: l’unico collante che li unisce sono le poltrone usate per difendere gli interessi del presidente del Consiglio. Abbiamo l’occasione per rispedirli a casa. Non vorremmo mai, però, che il voto del 3 maggio si trasformasse da una Caporetto del centrodestra nella pietra tombale del centrosinistra. Sarebbe di una gravità inaudita se, mercoledì prossimo, di fronte ad un centrodestra senza una propria maggioranza in politica estera, arrivasse il soccorso delle altre opposizioni, Pd in testa, garantendo la sopravvivenza a questo governo senza più alcuna prospettiva politica. Tutte le opposizioni devono votare contro la risoluzione del governo e della maggioranza. Parliamoci chiaro e usciamo fuori da ogni ipocrisia. Non si può ripetere, per mesi, che il presidente del Consiglio è un caudillo antidemocratico, un pericoloso eversore e poi al momento buono di farlo cadere il Pd gli fa da stampella, votando la mozione per tenerlo in piedi con la scusa del prestigio internazionale dell’Italia da tutelare. La nostra presenza militare è già significativa ed importante: abbiamo il comando delle operazioni navali, partecipiamo al no fly zone. Cosa andranno a raccontare quelli del Pd ai loro elettori, se voteranno a favore della risoluzione del governo, dopo aver affermato un giorno sì e l’altro pure che Berlusconi è un dittatore che attenta alla Costituzione? Non è affatto vero che su questo allargamento della presenza militare italiana si giochi la nostra credibilità internazionale, così come non è vero che è in gioco la tenuta dell’alleanza atlantica. Partecipare è una nostra libera scelta che non pregiudica niente perché siamo già significativamente coinvolti. Il Pd apra bene le orecchie: l’unica cosa che è in gioco è la sopravvivenza o meno del governo Berlusconi. Chi li dovesse salvare se ne assumerà tutta la responsabilità davanti ai cittadini e agli elettori. Non è bombardando la Libia che l’Italia riacquisterà la sua credibilità sul piano internazionale. La ritroverà solo liberandosi di Berlusconi. I democratici riflettano bene su questo. Altrimenti, fino ad oggi, hanno raccontato balle colossali. Hanno abbaiato senza mordere.