IL CAMBIAMENTO PER SALVARE LE ISTITUZIONI

Sottoscrivo riga per riga quanto ha scritto pochi giorni fa Sandra Bonsanti sul sito di Libertà e Giustizia. È vero: a guardia del sistema istituzionale rimane solo l’area del centrosinistra, ma il centrosinistra può riuscire nel proprio intento solo a una condizione: che persegua con forza e determinazione il cambiamento, abbandonando quei tentennamenti che, dobbiamo ammettere con onestà, negli ultimi anni hanno condizionato (negativamente) il suo fare politica.

Ora abbiamo la responsabilità di proporre agli italiani un programma chiaro, condiviso e progressista, che tuteli i diritti sanciti dalla Costituzione, il lavoro, l’istruzione, la salute, che riporti giustizia ed equità sociale e ridia finalmente slancio alla crescita del Paese. Io credo che il centrosinistra, oggi, unificato da Bersani, sia l’unica forza politica con le capacità e il coraggio di portare a termine questo progetto. E Diritti e Libertà è lì oggi, e sarà lì domani, saldamente ancorato a questa grande coalizione, per lavorare affinché questo progetto possa vedere finalmente il suo compimento.

Concludo citando una parte della riflessione di Bonsanti: “Disse, Gustavo Zagrebelsky, che il governo tecnico poteva essere un farmaco o un veleno. Forse è ancora presto per dare un giudizio definitivo. Perché sappiamo che ci salvò dal crack ma il suo errore fu di non vedere contemporaneamente il crack in cui mezza Italia stava già precipitando. Insomma, se errore ci fu, fu quello di pensare ai due tempi: prima il rigore, poi l’equità e la crescita. Questo non si poteva né doveva fare. E non era solo una mera questione di immagine, ma una questione di vita delle persone.
Adesso non resta che lavorare con l’impegno di una buona parte d’Italia affinché i populismi beceri, l’antieuropeismo e l’antieuro, insieme all’antitasse, non si saldino in un incontro che non può che portare al disastro. Del nostro Paese e delle sue istituzioni democratiche”.

CONTRO LO SPREAD PIU' DEMOCRAZIA

Decidono i cittadini, non lo spread. C’è in questi giorni un clima che ricorda quello dello scorso anno, quando Monti subentrò a Berlusconi. Come uomo della provvidenza. Improvvisamente si torna a parlare di spread che s’impenna, come fosse il regolatore della democrazia italiana. Non è così.

Monti ha restituito credibilità internazionale all’Italia, ma non è l’uomo della provvidenza. Il suo governo ha avuto il grande merito di traghettare l’Italia fuori dalle secche della crisi, ma non ha saputo rilanciare l’economia. Non ha saputo coniugare il necessario rigore imposto dall’Europa e dall’enorme buco di bilancio con le politiche di crescita, indispensabili per contrastare la fase recessiva, e di equità sociale. Non si può dire che la parentesi dei tecnici al governo sia stata un’esperienza memorabile.

È il momento di dare una svolta all’economia italiana. E alla politica. Come? La risposta è una sola ed è chiara a tutti: il governo di centrosinistra. Bersani ha vinto le primarie, milioni di italiani hanno partecipato ad uno straordinario esempio di democrazia diretta. È stato legittimato dal voto popolare e non dal supporto di lobby economiche e finanziarie. Il miglior viatico per la guida dell’Italia in questo momento.
Abbiamo bisogno di investire sul futuro, con un programma liberale sui diritti e progressista in economia. Diritti e Libertà crede più alla democrazia che alla dittatura dello spread.

PARLAMENTO PULITO COL CONFLITTO D'INTERESSI

Il conflitto d’interessi è ancora una priorità? E il parlamento pulito? Per noi sì, due leggi entrambe imprescindibili. Dobbiamo impedire all’Italia di rivivere un ventennio politico come questo, che si sta concludendo indecorosamente come era finito. Tra scandali e corruttele. Un clima da fine impero qualunque. Basti pensare a quel che sta accadendo in queste ore.

I guai giudiziari di Berlusconi continuano a tenere in ostaggio un intero Paese. Peraltro nel corso della più difficile crisi economica dal dopoguerra ad oggi. Il Cavaliere è risceso in campo, dopo aver annunciato urbi et orbi decine di volte il suo ritiro dalla politica ed ha aperto la crisi politica nel governo. Ora i tempi delle elezioni si accorciano, ma la cosa più preoccupante è la nuova polarizzazione dello scontro politico. Pro o contro Berlusconi. Lo stesso schema di gioco degli ultimi venti anni, uno schema di gioco che ha massacrato il Paese e da cui bisogna uscire al più presto.

Berlusconi non ha alcuna chance di vincere, ma punta ad avere un peso parlamentare notevole per poter condizionare ancora la politica italiana. Il suo sogno sarebbe strappare un pareggio al Senato sfruttando le falle del Porcellum, ma non ha più la forza elettorale per farlo. È una scelta irresponsabile perché impedisce all’Italia di tornare ad essere una normale democrazia, libera da ricatti e interessi personali. Presenteremo una proposta di legge sul conflitto di interessi, alla fine di questa legislatura e all’inizio della prossima.

E' CRISI AD PERSONAM

Proprio mentre il Cdm è riunito per varare un decreto che stabilisce l’incandidabilità dei condannati, Berlusconi, che si attende da qui a poco una prevedibile condanna per il caso Ruby, apre di fatto una crisi politica, facendo mancare al Senato i numeri per la maggioranza. Costringendo in questo modo Monti a salire al Quirinale. Praticamente una crisi ad personam.

Dopo tanti anni di leggi ad personam questa vicenda segna la fine politica della Seconda Repubblica. Il ventennio dominato da Berlusconi e dai partiti personali finisce su una legge per le liste pulite (è per questo che il Pdl ha fatto mancare il proprio voto), una fine ingloriosa per una fase politica sorta da Tangentopoli, dal tentativo di riscatto morale di un Paese impoverito dalla corruzione. Siamo, purtroppo, ancora al punto di partenza perché la corruzione costa sessanta miliardi l’anno allo Stato e agli italiani. Una follia. Per questo Diritti e Libertà è un movimento fondamentale nel centrosinistra. Portiamo i valori della legalità in coalizione.

DIRITTI E LIBERTA’ PER L'EMILIA ROMAGNA

Siamo usciti da poco dalla Sala Rossa della Provincia di Bologna, Franco Grillini, Giuseppe De Biasi, Carmela Brunetti ed io. Oggi abbiamo dato vita ufficialmente al coordinamento regionale di Diritti e Libertà in Emilia Romagna. L’entusiasmo è grande. Ci tengo a ringraziare tutti gli attivisti e i simpatizzanti che in queste ore, sapendo della conferenza, ci hanno rinnovato il loro appoggio e la loro disponibilità a intraprendere con noi quest’avventura.

Siete tanti, più di quanti osassimo sperare. E ogni giorno ci incoraggiate ad andare avanti. In questi momenti di agitazione delle acque della politica, sapere che stiamo facendo bene e che i cittadini ce lo riconoscono, ci convince sempre di più della necessità e della validità del nostro nuovo progetto politico.

Presto la cartina dell’Italia si arricchirà di tante bandierine arancioni con il tricolore, il simbolo di Diritti e Libertà. Le stiamo piantando in regioni, province (che, ripeto, vanno abolite) e comuni. Nel frattempo si avvicinano sempre di più le elezioni, la cui data, tra l’altro, continua a rimanere avvolta nel fumo. Chi dice a marzo, chi a febbraio. Ma non importa, siamo consapevoli che anche in questa situazione di incertezza del contesto (o forse proprio per questo) il lavoro che stiamo facendo, per riportare in alto i valori della legalità e della giustizia sociale, per tutelare i diritti di imprese e lavoratori, per avanzare sul fronte dei diritti civili, per una nuova etica pubblica e non lasciare impunito chi ruba e fa del male alla nostra Italia, porterà a dei risultati. Guardate quanti siete. E guardiamo avanti. Voglio anche che sappiate una cosa: non abbiamo avuto paura nel dire ‘no’ ad amministratori che non ci piacevano. Abbiamo rinunciato a qualche portatore di voti, certo, ma abbiamo guadagnato in credibilità. Non siamo disposti a sacrificare i nostri principi di etica, di legalità e trasparenza. Preferiamo la qualità.

Ps (non è il ‘puoi sparire’ di Grillo, non tagliamo teste con una frasetta alla fine di un post, diciamo no prima): grazie a tutti, ci vediamo nella prossima regione.

MENO TASSE E SPESA PUBBLICA DI QUALITA’

L’esperienza insegna: basta carrozzoni. Basta coalizioni tenute insieme per carità di Patria o col solo collante dell’antiberlusconismo. Il centrosinistra della Terza repubblica (sarà la terza o la vera seconda?) deve nascere su altre basi: più solide, più innovative.

Dobbiamo dircelo chiaramente: dopo la vittoria di Bersani, l’alleanza di centrosinistra è la più autorevole candidata alla guida del Paese, ma per farlo bene serve costruire già ora un progetto forte e credibile da presentare agli italiani. Si deve cambiare rotta rispetto al recente passato, avere la capacità di non riprodurre l’esperienza disastrosa dell’Unione e soprattutto ripartire da nuove basi per il rilancio economico del Paese.

Meno tasse e spesa pubblica più efficiente sono le basi per creare nuovi posti di lavoro e sostenere le imprese, coniugando rigore ed equità sociale. Lavoro e imprese sono sottoposte ad un livello di prelievo fiscale che ai massimi livelli in Europa e nel mondo. Non è più possibile continuare in questo modo. Tra l’altro molte imprese sane rischiano di chiudere o di mettere in cassa integrazione i dipendenti perché le pubbliche amministrazioni non saldano i propri debiti. Roba da periferia del mondo. Il centrosinistra riparte da qui.

DIRITTI E LIBERTA' IN TOUR

Il tour di Diritti e Libertà continua. Dopo la Calabria, sabato siamo stati in Friuli Venezia Giulia, dove tanti amministratori si sono uniti al progetto di Diritti e Libertà. Le prossime tappe saranno l’Emilia Romagna e il Piemonte. È sempre più evidente che non eravamo i soli a sentire l’esigenza di un nuovo progetto in cui potersi riconoscere e a pretendere chiarezza sulla linea politica del nostro ex partito, Italia dei Valori. Sempre più amministratori e militanti ci confermano di essere pronti a seguire con coerenza i propri ideali unendosi al nostro progetto, che ci vede impegnati a costruire un grande centrosinistra. Lavoriamo con entusiasmo, forti anche delle numerose e continue adesioni a Diritti e Libertà.

Entro la fine dell’anno o, al massimo, a gennaio, cercheremo di organizzare il primo incontro pubblico dei nostri amministratori, che sono già centinaia in tutt’Italia. Vogliamo essere un punto di rifermento per i cittadini che chiedono riforme radicali, passi avanti sui diritti, soprattutto civili e dei lavoratori, sulla laicità dello Stato e sull’etica pubblica. Non c’è tempo da perdere, e non lo perderemo. Vogliamo dare una svolta a questo Paese, e lo faremo presentando i nostri candidati, ma anche sostenendo le candidature di esponenti di altri partiti che riteniamo possano incarnare il progetto migliore per il centrosinistra.

In Friuli Venezia Giulia saremo al fianco di Debora Serracchiani alla Regione e di Furio Honsell a Udine. Il neocoordinatore regionale di Diritti e Libertà, Giovanni De Lorenzi, lo ha detto chiaramente già alla conferenza stampa di presentazione, che c’è stata sabato. E non ci faremo influenzare, come qualcuno maliziosamente ha ipotizzato, dal fatto che anche l’Idv potrebbe essere nello stesso schieramento. Seguiremo con coerenza le nostre convinzioni in tutte le sfide elettorali, e lo ribadisco ancora una volta: noi non siamo contro l’Italia dei Valori. Anzi, saremo felici se anche l’Idv sosterrà i nostri stessi candidati. Candidati che Diritti e Libertà si impegna a scegliere con attenzione e coerenza. Persone pulite e competenti.

Intanto, questo mercoledì sarò a Bologna per presentare, insieme a Franco Grillini, il coordinamento di Diritti e Libertà in Emilia Romagna. Venerdì 14, poi, sarà la volta del Piemonte. Continuate a contattarci, l’indirizzo mail è .

ILVA: CHI INQUINA PAGHI

Chi inquina paga. Punto. È un principio sacrosanto, riconosciuto e sancito anche dall’Unione Europea. Soprattutto se chi ha inquinato e ha provocato danni ambientali e alla salute pubblica si è arricchito a dismisura. Se vogliamo fare dell’Italia un paese civile, dobbiamo inchiodare alle proprie responsabilità chi, in questi anni, ha speculato sulla pelle dei lavoratori e dei tarantini. Ora gli dobbiamo presentare il conto del disastro.
Intanto aspettiamo il governo al varco sul decreto Ilva. Se questo decreto serve solo a bypassare le decisioni della magistratura, non solo è inutile, ma anche dannoso per Taranto, per i lavoratori e per le prospettive di sviluppo industriale del Paese. Non si può pensare di continuare ad alimentare il conflitto tra i cittadini e i lavoratori di Taranto, costringendoli a scegliere tra lavoro e salute. È stato ritrovato il corpo di Francesco Zaccaria, vittima di condizioni di lavoro assurde. Non vogliamo più piangere le cosiddette ‘morti bianche’. Non è giusto, non è dignitoso per un grande paese.
Dobbiamo restituire prospettive alla città, ai lavoratori, garantendo la sostenibilità ambientale dell’Ilva. La vicenda triste dall’acciaieria è un indicatore del fallimento della politica industriale italiana degli ultimi trent’anni. È da troppo tempo che manca una politica industriale degna di questo nome. Manca la strategia, la pianificazione, la progettualità. Industrie e infrastrutture strategiche, il fiore all’occhiello di ogni Stato che punta allo sviluppo sostenibile, sono state abbandonate in questo ventennio berlusconiano (salvo rare eccezioni quando governava il centrosinistra) in cui era più importante inaugurare finti cantieri.

NO AMNISTIE, SI' A PENE ALTERNATIVE

La demagogia è inutile e dannosa. Serve solo a qualcuno per raccattare un po’ di consenso volatile. In Aula alla Camera, oggi, si è discusso delle pene alternative al carcere. Lega ed altri hanno approfittato naturalmente per fare del populismo a buon mercato. Si tratta, a mio avviso, di una norma giusta. La voteremo.
Le carceri italiane sono al collasso, i suicidi si moltiplicano, le condizioni dei detenuti sono indegne. Il valore di recupero delle strutture carcerarie, che dovrebbe essere il fine ultimo della detenzione, è nullo. E molti sono in carcere per leggi sbagliate che intasano i tribunali e le case circondariali. L’emergenza carceraria dura da anni, ma ancora nessun governo ha affrontato la situazione, anche a causa di opposte demagogie. Stiamo ancora aspettando il piano carceri dell’ex ministro Alfano, tanto per fare  esempio.
Non servono norme tampone, mini-amnistie o indulti mascherati, ai quali siamo contrari, ma è indispensabile una riforma della giustizia che depenalizzi i reati minori e quelli che non creano allarme sociale. Solo così si potrà risolvere un’emergenza umanitaria e sociale indegna di un paese civile e riportare il nostro ordinamento all’avanguardia europea. Capita troppo spesso nel nostro Paese che a pagare siano i poveracci, mentre i potenti e i grandi delinquenti la facciano franca.
Chi di voi ricorda il caso di Enrichetto, un poverino finito in carcere per aver rubato un salamino? Ne scrissi anni fa sul blog, andai anche a trovarlo in carcere. Il provvedimento sulle pene alternative al carcere certamente non risolve i problemi, ma dà un piccolo contributo a migliorare la situazione. Diritti e Libertà è favorevole.

BALLARE COL PORCELLUM

La legge elettorale è un balletto. Di Buono c’è che Roberto Giachetti, di fatto obbligato dai medici, ha terminato il suo sciopero della fame. È l’unica buona notizia di oggi su questo fronte.

Noi accogliamo ancora una volta le parole del Presidente Napolitano. L’imbarazzante impasse sulla legge elettorale va avanti da mesi – è un balletto sulle istituzioni  – a dimostrazione che non c’è una reale volontà di cambiare la legge elettorale. Il Parlamento ha commesso un gravissimo errore nel non raccogliere il testimone che i cittadini, con oltre un milione e duecentomila firme, gli avevano consegnato per tornare al Mattarellum.

Abrogare il Porcellum significa restituire dignità e credibilità alla politica, che, se avesse uno scatto d’orgoglio, farebbe ancora in tempo a cambiarlo. Siamo ancora in tempo per dare ai cittadini una legge elettorale che garantisca il bipolarismo e la governabilità.