Il male oscuro del Paese

Tra gli italiani si fa strada, sempre più spesso, la sensazione che questo paese sia affetto da una sorta di “male oscuro” che ci rende sempre più deboli ed insicuri.

Difficoltà che appaiono insormontabili, classi dirigenti che non sembrano all’altezza delle sfide del futuro, tutto appare immutabile e, nell’immutabilità, anche i nostri problemi non trovano mai né soluzione, né risposta.

La criminalità organizzata controlla ancora vaste aree di territorio in quattro regioni del sud che, assieme, sommano quasi 20 milioni di abitanti.

Il debito pubblico è immenso. Vent’anni di politiche di presunto “rigore” non hanno ancora prodotto alcun risultato, se non togliere speranza ai giovani.

L’evasione fiscale continua ad avere dimensioni abnormi anche per gli standard di paesi del terzo mondo, e così la pressione fiscale resta insostenibile per coloro, soprattutto lavoratori e pensionati, condannati al reddito fisso. La corruzione resta una vera e propria piaga sociale, così come i fenomeni di mala politica.

Al contempo la forbice della differenza sociale si allarga spaventosamente e l’Italia sta diventando sempre più un paese dove pochi sono ricchissimi e quasi tutti hanno poco e, comunque, sempre meno. Un paese dove la classe media, la cosiddetta borghesia, tende sempre più a essere schiacciata verso il basso della scala sociale.

I giovani sono spinti fuori dal mercato del lavoro, costretti nella nicchia del precariato senza diritti e senza tutele.

Il nostro male oscuro ha tante facce, tante cause e tanti aspetti che, tutti assieme, contribuiscono a definirlo e a determinarlo.

Fino a qui è stato difficile riconoscerlo e curarlo perché non si annida solo in una parte del paese, al nord piuttosto che al sud, non riguarda una categoria sociale piuttosto che un’altra, non è di destra e nemmeno di sinistra e, soprattutto, non riguarda gli altri ma riguarda il “noi”, ciascuno di noi.