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LEGA LAVORA PER AFFOSSARE L'ITALIA




PROVINCE, NOI NON CI ARRENDIAMO




BIOTESTAMENTO, ILLIBERALE E INCOSTITUZIONALE



INGIUSTIZIA E' FATTA!
Leggo oggi sul “Corriere della Sera” l’editoriale di Pierluigi Battista e mi trovo a riflettere su un concetto che probabilmente ha sfiorato molti italiani negli ultimi anni. Battisti sostiene che “sulla giustizia su potrebbe evitare l’ennesima guerra di religione, se ambedue gli schieramenti la smettessero di farsi imprigionare dall’incubo di Silvio Berlusconi”. Si potrebbe, sì, sono d’accordo con un giornalista che considero valido e d’indiscussa professionalità. Si potrebbe ed è quello che vorremmo, dal momento che siamo convinti che la giustizia il Italia debba essere riformata. Si potrebbe, se solo ci fosse la possibilità di salvare anche solo pochi punti di una riforma che , detto in tutta franchezza, è fatta di misure non solo inutili, ma anche dannose. Non è per partito preso se l’opposizione si matte di traverso nei confronti di questa proposta. E’ semplicemente perché si tratta di una bomba che rischia di far saltare in aria i principi fondamentali della Costituzione. L’indipendenza della magistratura è stata voluta dai nostri padri costituenti a tutela dei cittadini. Questa cosiddetta riforma ‘epocale’ non risolve il primo problema ed aggrava il secondo, mettendo, di fatto, i giudici in ginocchio di fronte ai politici di turno. Si tratta di una riforma che affida al Parlamento la scelta di quali reati, anno per anno, il magistrato deve perseguire. Non solo, è previsto anche che ad indagare sui magistrati debba essere un apposito consiglio di disciplina di nomina parlamentare. Non riesco a capire in che modo una riforma del genere possa agevolare la funzionalità della giustizia. Tutto, in sostanza, andrà a finire nelle mani di un solo ed assoluto potere. Indipendentemente dalle vicende personali di Berlusconi, dal processo Ruby, con cui lui stesso ieri si è affannato a dire che ha “zero” a che vedere questa riforma, si tratta però di un testo che di “chiaro”, come Berlusconi lo ha definito ha solo una cosa: non servirà a risolvere i problemi della giustizia e minerà gli equilibri che hanno sempre garantito il bilanciamento tra i poteri dello Stato. Certo, forse questa riforma ‘epocale’, che di epocale ha solo l’anticostituzionalità, un fine l’ha raggiunto: si è sostituita, sulle pagine dei giornali e sulle bocche dei politici dell’opposizione, alle dette e ridette parole sui processi dello stesso premier. Se questo era lo scopo di Berlusconi e dei suoi fedelissimi, sono riusciti nell’intento, ma non durerà a lungo e soprattutto questa riforma non arriverà mai alla fine del suo percorso.



DIFENDERE LA COSTITUZIONE E COSTRUIRE IL NUOVO CENTROSINISTRA




BERLUSCONI E' L’INFERNO. LA COSTITUZIONE IL PARADISO
A Silvio Berlusconi non piace la nostra Costituzione. Dice che è un inferno governare con la nostra architettura istituzionale. Sarebbe superficiale liquidare la questione alla solita manfrina delirante cui ci ha abituati il presidente del Consiglio. Anche oggi, all’assemblea di Confartigianato, ha dato il meglio di sé. Lasciamo perdere le sparate sul suo consenso che sarebbe a quanto pare ormai al 60 per cento e quello del governo al 50 per cento. Stendiamo un velo pietoso sulla vicenda dell’interim allo Sviluppo economico che ormai il presidente del Consiglio sta riducendo in barzelletta, nonostante l’importanza di un settore così strategico e fondamentale per il rilancio del sistema economico del Paese. Chiudiamo un occhio, anzi tutti e due, sulla storiella del viaggio-soggiorno in Cina come premio post-laurea della figlia e della considerazioni della pulzella sull’economia cinese di cui l’umanità fa volentieri a meno. Oppure sull’impostazione catto-comunista della nostra Costituzione che frenerebbe il libero mercato e le imprese. Sono vent’anni che il liberista e liberale Berlusconi promette la rivoluzione liberista e liberista ma poi quando sta al governo pensa solo ai fatti suoi. Vicenda interim a parte, siamo di fronte ai soliti deliri berlusconiani. Ma dire che la nostra Costituzione è un inferno è un attacco gravissimo e senza precedenti. A memoria mia, mai un presidente del Consiglio ha sferrato un attacco tanto grave nei confronti della Costituzione italiana che conferma due cose. Da un lato, se ce ne fosse bisogno, l’animo profondamente e intimamente antidemocratico e anticostituzionale di Berlusconi, perenne aspirante dittatore da repubblichina delle banane. Dall’altro, è sintomo palese della frustrazione del presidente del Consiglio per la sua ennesima opaca esperienza di governo che si avvia, come le altre, a chiudersi in un fallimento totale.Ma c’è di più ed è il peggio. C’è un risvolto feroce in questo attacco. Berlusconi odia la democrazia, i magistrati, le istituzioni, il parlamento, le opposizioni, financo la presidenza della repubblica. Vuole essere l’uomo solo al comando. Ma di un uomo, di Mussolini e della dittatura fascista, questo Paese ha già fatto esperienza e pagato il suo tributo di sangue.Se a Berlusconi la Costituzione italiana non piace, si trasferisca alle Bahamas. Magari lì gli fanno fare anche il dittatore a vita. Qui non c’è trippa per gatti.



2 GIUGNO:D-DAY,FESTA DELLA DEMOCRAZIA
E' nata la Repubblica Italiana
2 giugno, festa della Repubblica. C’è chi, come il leghista Matteo Salvini, non festeggia, e chi, come i rappresentanti dell’Italia dei Valori, festeggiano raccogliendo firme e ricordando il sommo valore della Costituzione. Noi celebreremo questa giornata così carica di significati raccogliendo le firme per i tre referendum contro la privatizzazione dell'acqua, il nucleare ed il legittimo impedimento. Sarà il giorno della democrazia. Oggi non è un giorno qualunque, ma una ricorrenza importante e un punto di riferimento degli italiani di qualunque colore e parte politica ed e', al tempo stesso, il richiamo alla legalità costituzionale. Il 2 giugno, giorno della Repubblica, quest’anno sarà anche il giorno della Democrazia, il D-Day. D Day è anche e soprattutto il nome in codice di una data storica fondamentale per la nostra libertà: lo sbarco in Normandia delle truppe alleate contro le dittature nazifasciste. L’Italia dei Valori ha convocato un giorno di mobilitazione e partecipazione perché sui temi fondamentali della società devono essere i cittadini a decidere. Un giorno speciale, all’interno della campagna dei tre referendum di Idv: 1.000 banchetti, gazebo e punti di raccolta firme saranno organizzati in tutta Italia. E con un obiettivo ambizioso ma alla portata: 100 mila firme in un solo giorno! Anche la vostra.
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NAPOLITANO UNICO E ULTIMO ARGINE
Con l’approvazione definitiva della legge sul legittimo impedimento, abbiamo assistito all’ennesima sciagura istituzionale. La maggioranza ha approvato un’altra legge illegale ancor più che incostituzionale. Questo provvedimento è l’ennesimo schiaffo alla Corte Costituzionale che, con precise motivazioni, nemmeno due mesi fa, ha sonoramente bocciato il Lodo Alfano che aveva sostanzialmente gli stessi effetti: istituire uno scudo per impedire che Berlusconi e i suoi ministri venissero processati. Un Lodo Alfano Bis, insomma, con valenza temporanea. L’Italia dei Valori continuerà a dare battaglia. Proseguiremo con l’opposizione dura e decisa, in tutti i modi e con tutti i mezzi a nostra disposizione, a cominciare dalla piazza di sabato a Roma. Per il resto rimane solo un altro passaggio decisivo: la firma di Napolitano. Non voglio tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica, ma davvero, dal profondo del cuore, mi domando: in questo paese, dove ormai tutte le istituzioni e gli organi di garanzia sono stati delegittimati e travolti dal presidente del Consiglio, chi altri, se non Napolitano, può restare a difendere e tutelare i valori della Costituzione? Mi rendo conto che i poteri del presidente della Repubblica sono parziali e limitati. Che Napolitano è una sorta di Davide con la sua fionda contro un Berlusconi, Golia, violento e spregiudicato. Ma, quando in un paese c’è un governo che viola le leggi e le istituzioni, che approva norme incostituzionali, deve pur esserci qualcuno che si alza e dice: “Questo è troppo”. Bisogna tenere presente che un rifiuto, una bocciatura proveniente dal presidente della Repubblica avrebbero un valore istituzionale altissimo. In questi anni di governi Berlusconi tante sono le leggi che non sono state controfirmate dai presidenti della Repubblica. Ogni loro rifiuto è sempre stato un atto tutt’altro che formale, che ha creato diversi problemi politici alle maggioranze che in quel momento erano in Parlamento, tanto che nessuna di esse ha mai potuto esimersi dal cambiare la propria rotta. Io credo che questo sia il momento in cui Napolitano è chiamato ad una scelta decisiva. Credo debba affrontare anche il rischio di restare travolto dalla macchina da guerra berlusconiana, tenendo ben presente che la fionda di cui egli dispone è un’arma minuta ma formidabile. Spero che questa volta si comporti diversamente da quanto fece in Campania in occasione dell’approvazione dello scudo fiscale (guarda il video), quando disse ad un cittadino: “Se io non firmo oggi il Parlamento approva un’altra volta quella legge e io sono obbligato a controfirmarla”. Ci rendiamo conto che chiediamo a Napolitano di andare a un confronto durissimo, ma il Presidente della Repubblica non può ignorare il fatto che i valori costituzionali non sono comprimibili o negoziabili e il suo ruolo gli impone di difenderli a qualunque costo. Ora abdicare significherebbe cedere alle prospettive di conflitti e tensioni sociali, piegarsi al degrado di un confronto civile e politico. Napolitano è l'ultimo ed unico argine alle tentazioni antidemocratiche e autoritariste di questo Governo.



DECRETUM AD PANINUM? INDIGESTO
Tante volte, su questo blog, ho scritto che siamo all’anticamera della dittatura. Un Parlamento umiliato da continui colpi di fiducia, decreti legge a gogò, cinegiornali asserviti al padrone, trasmissioni televisive cancellate in campagna elettorale. L’unica cosa che ci ha impedito, almeno fino ad oggi, di gridare al regime è perché in questo paese vigono ancora elezioni democratiche, cuore ed essenza stessa della democrazia. In queste ore, sembra che nel governo si stia facendo sempre più concreta l’idea di intraprendere la strada del decreto legge per rimediare al pasticciaccio brutto delle liste che una banda di cialtroni targati Pdl hanno commesso nel Lazio ed in Lombardia. Stanno pensando, in poche parole, ad una sorta di nuovo decreto-sanatoria ad hoc che sani, appunto, i signori Polverini e Formigoni. Conosciamo l’arroganza e la protervia di questa maggioranza e siamo sicuri che farà di tutto di più pur di centrare l’obiettivo e salvare la faccia. Per quanto ci riguarda, ovviamente, diciamo un no forte e chiaro sin da ora. Per Italia dei Valori il decreto legge sanatoria che rimetterebbe in pista i candidati del centrodestra è la linea del Piave: cambiare le regole in corsa sarebbe non solo incostituzionale ma eversivo, significherebbe fare carta straccia della nostra carta e mettere una pietra tombale sul cuore della democrazia. Se accadesse tutto questo, saremmo al regime conclamato.Il fatto sconcertante e grave è che il centrodestra non solo non conosce le regole base per la formazione delle liste elettorali, e la tempistica per la presentazione di quest’ultime, ma mostrano gravi ed evidenti lacune anche in diritto costituzionale. L’articolo 72, comma 4, della nostra Costituzione dice, infatti che la materia elettorale deve essere regolata attraverso il processo legislativo normale. Se questo non bastasse, ai soloni del centrodestra viene in soccorso anche la “Disciplina dell’attività di governo e ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri” - legge 400 del 23 agosto 1988 - che stabilisce che il governo non può ricorrere al decreto legge per provvedere nelle materie indicate nell’articolo 72, quarto comma della Costituzione. Cosa vuol dire tutto questo? Che un decreto legge per risolvere il pasticciaccio brutto delle liste è incostituzionale e quindi, con ogni probabilità, anche se interpretativo, verrebbe bocciato dalla Consulta. Significa, soprattutto, che riammettere le proprie liste a colpi di maggioranza, cambiando le regole in corsa, non è democrazia, è dittatura. Non c’altra soluzione, dunque, se non quella di aspettare le decisioni della magistratura. E deve essere proprio così se se ne è accorto persino il Corriere della Sera. E’ la democrazia, signor Berlusconi!



LEGITTIMO UN CAZZO!




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