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LODO SALVA LEGA, UNA PORCATA IN SALSA VERDE

Bossi, Calderoli, BorghezioBossi, Calderoli, Borghezio

La banda del buco colpisce ancora. Stavolta in favore della Lega, tanto per non scontentare nessuno nella maggioranza. Eh sì perché pare - anzi non è che pare, è proprio così-  che di processi a carico ne hanno anche i leghisti e non solo Berlusconi ed i suoi. Una maggioranza omogenea, verrebbe da dire ironicamente…Ma Travaglio li ha presi con le mani nella marmellata, sputtanandoli. E da lì, dopo la reazione politica dell’Idv, è stato un susseguirsi di imbarazzate smentite. E basta, però, perché la sostanza è rimasta immutata. Ora si gioca una partita sul filo di lana perché, con faccia tosta ai limiti dell’inverosimile, il governo sta cercando di far entrare in vigore le norme che cancellano il reato di associazione militare per scopi politici sapendo che se entrassero nel nostro ordinamento anche solo per un giorno, il processo ai leghisti si estinguerebbe. Il governo mente, dunque, perché il ministero della Difesa ha parlato di errore materiale, ma non è così. Intanto perché non è vero, come sostenuto dal governo, che questa norma fosse fuori dalla delega ricevuta. Poi perché hanno già corretto diversi errori, per cui avrebbero potuto correggere anche questo con rapidità, una volta segnalato. In ogni caso, se di errore materiale si tratta, va corretto e subito. Basta far inserire una riga nella Gazzetta Ufficiale, che riserva sempre al governo ed alla presidenza della Repubblica uno spazio sino a poche ore prima di andare in stampa. Se l’abrogazione di questo reato dovesse entrare in vigore, all’interno della riorganizzazione del Codice dell’Ordinamento Militare,  cancellerebbe di fatto il processo a carico dei militanti leghisti. Ci sarebbe una sentenza di assoluzione perché il fatto non costituisce più reato. Non è vero, come ha fatto intendere il governo, che non si possa e non si debba intervenire con la correzione entro l’8 ottobre, ultimo giorno utile prima della data di entrata in vigore del decreto legislativo, il 9 ottobre. L’Italia non sente il bisogno di una legge ad Legam in soccorso delle camicie verdi di Bossi. Non possiamo permettere che passi quest’ennesima legge in favore delle forze politiche del centrodestra. Il governo deve immediatamente far pubblicare  nella Gazzetta Ufficiale una comunicazione che contenga la correzione dell’elenco delle leggi abrogate, eliminando da queste il ‘Lodo salva Lega’. Il ministro La Russa, che si richiama continuamente ai valori della Patria, deve intervenire immediatamente per ristabilire la legalità istituzionale e impedire una così palese violazione della Costituzione, che all’Art. 18 proibisce le associazioni che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare. Ci chiediamo: c’è un giudice in Padania?

BERLUSCONI-FINI? CACCIAMOLI NOI!

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Proprio non ce la fa. E’ più forte di lui. Non concepisce altro culto che l’idolatria. Che ci crediate o no, ieri, di fronte allo psicodramma  stile “Kramer contro Kramer” tra Silvio e Gianfranco, il presidente del Consiglio mi ha quasi fatto pena. Lui, ricco, anziano, abituato come è ad essere obbedito, ossequiato, incensato, venerato, riverito, omaggiato, lui che con i soldi è riuscito a comprare tutto nella vita, lui che si è fatto da solo, e che da solo si vuole fare la giustizia e le riforme, faceva quasi pena così come era, stordito, suonato, come un pugile prima di cadere al tappeto. Ma è bastato poco, il tempo di una notte. L’anziano pugile, ferito ed umiliato, ha coperto i lividi con il cerone ed ha iniziato la sua vendetta inesorabile. Come Rockerduck che mangia il cilindro, ha aperto ufficialmente la stagione della caccia ai finiani, vil razza dannata, cui vuole riservare lo stesso destino delle aquile reali, dei bisonti europei, delle foche monache e degli scoiattoli rossi: l’estinzione . L’obiettivo è portare a casa l’impunità per via costituzionale.La vendetta, diceva Daniel Pennac, è il territorio infinito delle conseguenze indesiderate. Berlusconi potrà mettere in atto tutte le epurazioni che vuole, potrà vedere i finiani perire, in senso metaforico s’intende, ad uno ad uno, potrà veder rotolare giù tutte le teste ingrate che vuole, ma non potrà fermare l’inesorabile processo di decomposizione di un partito dell’amore che non c’è mai stato, non è mai esistito e in cui mamma e papà se le suonano da anni di santa ragione. E’ finita per sempre la favola dei cieli azzurri e dei prati fioriti. L’unanimismo sciocco e servile vivrà, forse, qualche altro giorno di gloria ma il destino del Pdl ormai è segnato. Per sempre.Non c’è di che stare allegri per i prossimi tre anni. Già nei primi due, dove filavamo o almeno fingevano di filare d’amore e d’accordo, hanno fatto poco o niente e quel poco che hanno fatto è riuscito pure male. Messi come sono oggi, divisi e l’uno contro l’altro armati, con il rischio di continui agguati ed imboscate, rischiamo la paralisi istituzionale e parlamentare. Noi non possiamo restare a guardare mentre i Montecchi e i Capuleti se le suonano di santa ragione e Verona affonda in una crisi sempre più inesorabile. Abbiamo il dovere di metterli alle strette, di pungolarli, di bastonarli se necessario. Italia dei Valori non sarà l’opposizione con la mano tesa, quella abituata a ballare con la musica altri. Se non sono in grado di andare avanti, di fare le riforme che servono al Paese vadano a casa.

Gasparri-La Russa in Fascisti su Marte

Gasparri e La Russa su 'Fascisti su Marte'Gasparri e La Russa su 'Fascisti su Marte'

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Nel caso dei nostri fascisti su Marte, Gasparri e La Russa, è grottesco. Delle loro accuse infamanti e deliranti risponderanno in Tribunale. Accusare una forza politica ed il suo leader di essere i mandanti politici di bombe e proiettili all’indirizzo degli avversari, non è solo il tentativo patetico e disperato di raccattare qualche voto al fotofinish. Siamo abituati alla verbosità insolente di questi due camerati, mascherati da moderati in giacca e cravatta, stavolta però hanno oltrepassato il limite della decenza. Se un ministro ed il presidente del gruppo parlamentare di maggioranza al Senato arrivano a pronunciare un’accusa così infame nei confronti di un partito dell’opposizione denota non solo che sono sull’orlo di una crisi di nervi. D’altronde, la scarsa affluenza alle urne sembra confermare foschi presagi per il Pdl. E’ la dimostrazione che sono una banda di personaggi inqualificabili disposti a tutto pur di lucrare un minimo di consenso. E’ la prova che sono una banda di spregiudicati pronta a criminalizzare un partito dell’opposizione, pur di intercettare qualunque voto, anche quello che trova la sua unica ragione di vita nel clima da guerra civile e allarme sociale. A questo punto ci domandiamo quale relazione abbiano questi personaggi con la democrazia, con la politica, con il confronto civile e se, soprattutto, siano adeguati a rivestire gli alti ruoli istituzionali che sono stati chiamati a ricoprire. In campagna elettorale ci hanno riempito la testa con il ridicolo e patetico slogan dell’amore che vince sull’odio e sull’nvidia, e poi con odio e con invidia, come cani rabbiosi e disperati, hanno messo in atto un vero e proprio linciaggio politico, a colpi di manganello e olio di ricino, ai danni di Italia dei Valori. Nessuna sorpresa, le purghe fanno parte del Dna di Gasparri e La Russa e non ci spaventano, ci danno la forza per andare avanti. Anzi, siamo sicuri che, come la censura che hanno inflitto al paese in questa campagna elettorale, anche le infamità e bugie costruite ad arte e seminate con livore gli torneranno indietro come il più micidiale e feroce dei boomerang.

DALLE ORE 15.00, POTRAI SEGUIRE LA DIRETTA STREAMING “IDV, Speciale Exit poll”.

CHIEDANO SCUSA CON IL CAPPELLO IN MANO

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Stia sereno il ministro La Russa che, per l’occasione, ha addirittura rispolverato la verve del ventennio annunciando nuove marce su Roma: a noi di Italia dei Valori non piace vincere facile. A qualcun altro dalle sue parti forse sì, ma a noi di certo no. Non ci vengano a fare lezioni di democrazia. Non ne hanno proprio i titoli né la dignità. Per noi la politica è innanzitutto un esercizio di libertà e per questo non vogliamo vincere a tavolino ma vogliamo un confronto vero tra tutte le forze in campo perché siamo convinti di potercela fare grazie alle nostre idee, ai nostri programmi e ai nostri valori. Quello che, però, proprio non possiamo accettare è l’arroganza e la violenza verbale con la quale in questi giorni La Russa, Gasparri, Bonaiuti, i grandi esclusi Formigoni e Polverini, e tutta la corte di nani e ballerine del Pdl, si presentano davanti ai cittadini e alle telecamere, cercando di scaricare sugli altri le loro colpe e cialtronerie, ancora una volta attaccando le istituzioni ed annunciando sfracelli qualora l’opposizione, che addirittura dipingono come golpista, non venga a più miti consigli e a soluzioni politiche. Sia chiara una cosa, anzi più d’una. Se siamo al punto in cui siamo, con due regioni senza il candidato presidente del centrodestra, è soltanto per l’incompetenza, la cialtroneria, ed il pressapochismo della loro classe dirigente, di un Pdl lacerato da devastanti tensioni interne, diviso in ogni regione in montecchi e capuleti, in bande l’una contro l’altra armate, che addirittura, come è accaduto nel Lazio, pare non abbia presentato la lista in tempo solo perché, all’ultimo istante, ha tentato di cambiare i nomi dei candidati a firme già raccolte, il che addirittura, se confermato, si configurerebbe come reato. Il Pdl, invece di blaterare come chi, dopo aver coltivato deliri di onnipotenza, si ritrova all’improvviso precipitato dalle stelle alle stalle, si presenti davanti agli italiani con il cappello in mano e cominci a chiedere scusa. Chieda scusa ai propri elettori per la cialtroneria e l’incompetenza dei loro rappresentanti politici. Chieda scusa agli elettori dell’opposizione che rischiano, incolpevolmente, di vedere interrotta la campagna elettorale e rinviate le elezioni. Chieda scusa alle opposizioni che, in questi giorni, ha definito squallidamente golpiste. Chiesa scusa a quei magistrati seri e coscienziosi delle corti di appello che ha dipinto come mascalzoni al soldo dei “comunisti”. Chieda scusa al presidente della Repubblica che ha ignobilmente tentato di tirare in mezzo a questa rissa che lo stesso Pdl ha prima creato e poi fomentato. E, perché no, chieda scusa agli italiani per aver trasformato la campagna elettorale in un silenzio surreale ad angosciante, dopo aver spento tutte le voci della libera informazione televisiva. Faccia tutto questo il Pdl. E un attimo dopo, parleremo di soluzioni politiche. Fino ad allora, noi non possiamo far altro che aggrapparci a quell’ultimo brandello di democrazia che ancora resiste in questo Paese e che è rappresentato dalla legalità, dall’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alle legge e dalla fiducia nella magistratura, come straordinario strumento di garanzia democratica nell’applicare e tutelare questi valori di libertà.

 

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ECCO PERCHE' DICIAMO NO

militari italianimilitari italiani Per prima la volta in cinque anni l’Italia dei Valori non ha votato a favore del rifinanziamento delle missioni di pace all’estero. La nostra non è una scelta ideologica, da sempre rivendichiamo di essere un partito post ideologico che orienta le sue scelte con pragmatismo per il bene del paese.Per capire la ragione di questo voto è importante fare un passo indietro e vedere cosa è successo in questi anni.In Afganistan ci sono due missioni internazionali. La prima, sotto l’egida dell’Onu, alla quale partecipa anche l’Italia e che aveva come obiettivo il rafforzamento della pace nell’Afghanistan liberato. L’altra, promossa unilateralmente dagli Stati Uniti che, fin dall’inizio, è dichiaratamente  guerra per liberare il territorio dalle residue forze talebane. Mentre la missione Onu ha dato i suoi frutti, l’altra si è impantanata e dopo otto anni l’azione di guerra degli Usa, lungi dall’esaurirsi, ha visto un sostanziale insuccesso con il progressivo estendersi della guerra a parti sempre più ampie del paese. Per questa ragione gli Usa oggi, nel tentativo di forzare e chiudere la partita, stanno per rafforzare di trenta mila unità il loro contingente, sia chiaro, di guerra, non di pace. Questo ha comportato un contrasto crescente con la missione Onu. Perché anche le zone una volta pacifiche dove operavano le missioni di pace sono diventate teatro di guerra. Sicché appare evidente che è impossibile parlare di missione di pace in un paese dove ormai è arrivata la guerra. Questa situazione è ormai evidente da tempo, ma, per senso di responsabilità abbiamo evitato fino ad ora di sollevare alcuna polemica nell’attesa che in Afghanistan si svolgessero le prime elezioni democratiche, anche nella speranza che questo avrebbe portato a una forte pacificazione. In realtà così non è stato ed anzi, a causa dell’estensione dei brogli le elezioni hanno creato ulteriori focolai di tensione e di crisi interna al paese. Per questo tre mesi fa, in occasione dell’ultimo rifinanziamento della missione, che sempre con senso di responsabilità abbiamo votato, abbiamo chiesto alla maggioranza di avviare un serio confronto parlamentare che manca ormai da otto anni, per capire se la missione italiana, come era concepita, avesse ancora un senso oggi o se dovesse essere o modificata o conclusa. Abbiamo anche chiesto al Governo di farsi promotore di un’analoga verifica in sede Nato, avvisando che in caso contrario si sarebbe aperto per noi un problema politico. Per tutti questi mesi abbiamo atteso invano risposte che non sono arrivate. La maggioranza è spaccata al suo interno e, dunque, ha paura di affrontare la questione in Parlamento. Il Governo invece che fa? Mentre gli altri paesi europei, Berlino e Parigi in testa, non ci pensano nemmeno per un attimo a mandare altri uomini in questo contesto, Berlusconi si precipita  a promettere agli Usa nuovi militari, senza nemmeno consultare il Parlamento, solo perché è talmente screditato a livello internazionale che dicendo di sì a tutti spera di riacquistare un po’ di credibilità.Per queste ragioni ci è sembrato il caso di dover lanciare un segnale politico forte. Noi crediamo che oggi non sia più possibile rinviare un dibattito serio e responsabile sul senso e sul ruolo della presenza militare italiana sul territorio afghano. Per questa ragione abbiamo deciso di astenerci e lo faremo finchè non ci sarà un confronto sia in Parlamento che nelle sedi opportune dell’Alleanza Atlantica. Siamo stanchi di assistere al coro di cordoglio e lutto dopo ogni incidente che costa la vita a un nostro soldato. E’ un rituale ipocrita messo in scena da chi si rifiuta di discutere in Parlamento il senso di una missione profondamente mutata. E’ inutile fare finta che siamo in Afghanistan in missione di pace, ora lì c’è una vera e propria guerra. E’ ora di parlare chiaro, lo dobbiamo ai cittadini italiani e ai nostri militari.