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IL FUTURO "IN CASSA INTEGRAZIONE"

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Riparte dalla Calabria il nostro viaggio nella crisi, da quel Sud colpito due volte, da un lato da un crollo dell’economia spaventoso, che ha messo in ginocchio quelle poche realtà di piccola e media impresa che a fatica e tra mille difficoltà cercano di affermarsi in un ambiente per molti aspetti ostile a chi fa impresa e, dall’altro, da decenni di politica assistenzialista, fatta di soldi, tanti, ma priva di progettualità e sostegno reale.Una politica che ha spesso portato ad investire nel Sud d’Italia non le aziende più competitive ma i carrozzoni di tutta Europa, quelle aziende ambulanti che si trasferiscono ed aprono sedi dove c’è il contributo pubblico più ghiotto e che, al primo accenno di crisi o di contributi che non arrivano, chiudono i battenti. Sono state politiche di corto respiro che non hanno portato vero arricchimento e lavoro al Sud ma solo vantaggi ad imprese che ne beneficiano.In Calabria, fino a maggio di questo anno, erano 27.000 i posti di lavoro persi. Prima della fine dell’anno, secondo stime della Cgil, arriveranno a 35.000. Ad oggi, sono 5.655 i lavoratori in trattamento di sostegno al reddito. La percentuale di disoccupazione è al 12.78%. Nel 2009, sono stati 8.000 i calabresi emigrati, di questi 4.000 sono giovani. Migliaia di giovani e donne non hanno mai lavorato né potranno farlo.Il Governo nasconde queste verità. Le tv nazionali, insabbiano, silenziano, stendono veli pietosi. C’è solo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che, a reti unificate, dice che la crisi è finita. C’è solo Tremonti che, a reti unificate, sforna l’ennesima ricetta assistenzialista e miracolista, la Banca del Sud, ovvero l’ennesimo carrozzone pubblico di cui il Paese non sente e non ha alcun bisogno.Abbiamo incontrato a Roma gruppi di lavoratori calabresi durante una manifestazione. Sono dipendenti di aziende che hanno sedi su tutto il territorio nazionale. Molti sono in cassa integrazione, altri senza stipendio da mesi. Tutti sono preoccupati per il loro futuro e per quello delle loro famiglie. Tutti chiedono una sola cosa: una nuova politica per il Mezzogiorno del Paese.Noi crediamo che serva innanzitutto  una misura urgente di carattere nazionale, ovvero, il raddoppio della cassa integrazione, da 52 a 104 settimane, per tutto il tempo della crisi, affinché centinaia di migliaia di lavoratori non escano dal mercato del lavoro. Per il Sud, crediamo servano due cose contemporaneamente: grandi investimenti sulle reti infrastrutturali,  sia stradali che ferroviarie che telematiche, e grandi investimenti, umani più che economici, per sconfiggere la criminalità organizzata ed affermare finalmente la supremazia dello Stato e della legalità sulle mafie.

A BERLUSCONI FANNO SCHIFO L’ITALIA E GLI ITALIANI

berlusconiberlusconiA Berlusconi fanno schifo l’Italia e gli italiani. E’ per questo che da quindici anni li inganna, gli mente, fa e promette di tutto senza mantenere mai nulla, solo per perseguire un disegno personale di impunità.Dileggia le istituzioni, le offende, le delegittima, basta solo che si permettano di incrociare le sue scelte, i suoi  voleri o i suoi obiettivi.Di questo ha pagato il prezzo soprattutto la magistratura, rea di aver osato mettere il naso nei suoi “affari di famiglia”. Di aver cercato di scoperchiare il pentolone delle società off-shore, dei fondi neri Mediaset, delle tangenti pagate con quei soldi, delle corruzioni commesse con quei soldi.Da qui LA VERITA’  personale che Berlusconi si è costruito e che ha propagato ai quattro venti con la sua armata di televisioni e giornali: i giudici sono tutti bravi TRANNE quelli che si occupano di lui o degli amici suoi. Le sentenze vanno tutte rispettate TRANNE  quelle che condannano lui o gli amici suoi. Non c’è speranza  che un giudice lo condanni  a ragione. No. Perché solo i giudici comunisti cercano di processarlo, anzi, lo perseguitano. Se un giudice è “perbene” sa che Berlsuconi  è innocente per definizione e quindi se ne tiene alla larga.Noi di Italia dei Valori abbiamo chiamato questo:  nuovo fascismo. Ovvero la sistematica rimozione dei fatti e delle verità per sostituirle con una verità imposta. Non più imposta con la forza ma con la pervasività delle televisioni che trasformano qualsiasi frottola, ripetuta fino all’ossessione, in una verità. Con lo stesso meccanismo con cui la pubblicità ripetuta trasforma qualsiasi “cazzata” di prodotto in un bisogno assoluto.Oggi la VERITA’ personale di Berlusconi si arricchisce di un nuovo passaggio.  Dato che io sono innocente per definizione e che chiunque indaga su di me è conseguentemente un comunista  e un mascalzone, anche se sarò condannato non mi dimetterò. Non c’è dubbio che nei prossimi mesi questo nuovo capitolo della verità del  nostro  caro leader sarà ripetuto fino alla nausea dai cento lacchè che per suo conto popolano quotidianamente ogni possibile contenitore televisivo, per sedare preventivamente le coscienze dell’ODIATA ITALIA e degli ODIATI ITALIANI all’eventuale condanna.Noi non avevamo molti dubbi sul fatto che Berlusconi non si sarebbe dimesso in caso di condanna. Qualche dubbio ora comincia a venirci sul fatto che si dimetterà alla fine della legislatura, dopo le nuove elezioni!!!

GIU' LE MANI DALLA PAR CONDICIO

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La maggioranza vuole cambiare la legge sulla par condicio, cancellando per sempre l’ultimo baluardo contro lo strapotere mediatico del premier.La par condicio è quella legge che, seppure con tutti i suoi limiti, soprattutto burocratici, garantisce, in campagna elettorale, a tutte le forze politiche pari opportunità di accesso ai mezzi televisivi. In poche parole, la legge sulla par condicio fa in modo che tutti i partiti politici che si sfidano siano, al via della campagna elettorale, allo stesso punto sui nastri di partenza e se la giochino “democraticamente”. Ovviamente, questo principio di democrazia, giusto e sacrosanto, non piace a Berlusconi che vuole la legge di natura, quella in base alla quale il più ricco, il più forte, il più prepotente, il più arrogante fa l’asso piglia tutto. Incassati gli ordini del capo, la maggioranza sta cercando di assaltare i tre principi cardini della legge sulla par condicio.Il primo assalto è al principio della parità, sostituito dalla proporzionalità. I partiti saranno presenti in tv in base al loro peso elettorale. Se un partito avrà preso un terzo dei voti, avrà un terzo degli spazi televisivi. Questo è un principio che all’apparenza può sembrare giusto ma che in realtà è profondamente antidemocratico. La ragione per la quale oggi è garantito pari accesso in campagna elettorale è per dare a eventuali partiti nuovi la possibilità di farsi conoscere e a forze extraparlamentari, momentaneamente escluse dalle istituzioni, di ritrovare il consenso perduto illustrando il proprio programma agli elettori. Il secondo assalto, solo in apparenza innocuo, è quello relativo al divieto in vigore oggi per i politici di frequentare trasmissioni televisive di  intrattenimento nel periodo di campagna elettorale. Apparizioni senza contraddittorio, in contenitori mattutini o pomeridiani, destinati a particolari fasce della popolazione, soprattutto giovani, casalinghe e pensionati, ha il potere di catturare consensi enormi, soprattutto in una società come la nostra dove la decisione sul voto si forma per lo più attraverso la televisione. Senza considerare il fatto che controllare le apparizioni in tutte le trasmissioni radiotelevisive diventerebbe impresa improba per qualunque controllore e che eventuali risarcimenti arriverebbero, come spesso accade, troppo tardi, quando ormai i giochi elettorali sono fatti.Il terzo assalto passa attraverso la volontà di reintrodurre gli spot a pagamento sulle tv nazionali durante il periodo di campagna elettorale, che ci riporterebbe di colpo indietro di 15 anni, a quel far west normativo che ha caratterizzato la discesa in campo di Silvio, quando l’Italia era sommersa da spot berlusconiani. Con la beffa , per di più, che essendo il premier il padrone della più grande concessionaria pubblicitaria del Paese ad ogni spot elettorale si arricchirebbe di più.Di fronte ad un progetto come questo, lo diciamo sin da adesso, l’opposizione deve essere compatta e, tanto per essere chiari, non accetteremo nessun tentennamento da parte del Pd. Non vorremmo mai che si lasciasse ingannare per egoismo personale e che, per prendersi il vantaggio di qualche apparizione in più garantito al secondo partito del paese, lasciasse passare gli aspetti devastanti di questa legge. Significherebbe, davvero, svendere la democrazia per un piatto di lenticchie. A buon intenditore poche parole: stavolta, occorre essere uniti senza tentennamenti. E’ in gioco la democrazia.

DITTATORUNCOLO DA OPERETTA

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Ieri ho detto che siamo all’epilogo della personalissima guerra di Berlusconi contro la Magistratura. Ho aggiunto che per il presidente del Consiglio la magistratura non è un potere da riformare ma un nemico da abbattere. Ho ribadito che il disegno del premier non è quello di un folle ma è il progetto sostanzialmente eversivo di questo “dittatoruncolo da operetta” che è diventato ormai il presidente del Consiglio. Ho concluso dicendo che Italia dei Valori sarà il cane da guardia della Costituzione contro questo piano scellerato, chiamando anche gli altri partiti dell’opposizione a fare la loro parte. L’ho detto e lo ribadisco.Puntuale la risposta del fido scudiere Gasparri che, stavolta, ha chiamato a raccolta tutti i senatori del Pdl. I deputati, evidentemente, erano già a cena. Donadi usa “toni criminogeni”. Hanno chiosato i senatori del Pdl. Il suo è un linguaggio d’odio che aizza pazzi e terroristi. E’ un irresponsabile. E’ una condotta grave e non tollerabile.Lascio a voi ogni commento su chi usa toni criminogeni e aizza pazzi e terroristi. La risposta dei senatori del Pdl è stata per me particolarmente evocativa. Mi ha ricordato un'altra celebre parodia, dove un signore gioca con un mappamondo ed incita le folle. Ogni riferimento al nostro dittatoruncolo da operetta è puramente intenzionale.

LA DITTATURA DEI PIXEL

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Ore 10 del mattino. Mattino 5, una delle trasmissioni Mediaset più seguite. Va in onda “l’Operazione Mesiano”. Obiettivo: distruggere la credibilità del giudice che ha condannato Berlusconi. Registi dell’operazione un manipolo di tiratori scelti, mascherati da giornalisti, tutti al soldo del premier.La tecnica è raffinata. Il conduttore annuncia un filmato in esclusiva. C’è un uomo che fuma una sigaretta mentre attende il turno dal barbiere. Cammina avanti e indietro, attraversa il semaforo, si siede su una panchina. Nulla di eccezionale, gesti quotidiani che appartengono a ciascuno di noi.Ma ecco che parte il killeraggio mediatico. Guardate e ascoltate il video. “Cammina avanti e indietro” viene ripetuto più e più volte. “E’ impressionante – dice la giornalista – non riesce a stare fermo”. “Fuma l’ennesima sigaretta della mattina”. Parte il primo colpo: Misiano è un uomo nervoso, instabile, insicuro, incerto, dunque inaffidabile. E poi ancora. Indossa mocassini bianchi su calzini turchesi – dice la giornalista – come fosse un il chiaro ed inequivocabile segno di follia.Così si distrugge la dignità umana e professionale di un uomo, di un servitore dello Stato. L’olio di ricino ha lasciato il posto ai più moderni pixel di una telecamera. Questo è fascismo.