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4 DICEMBRE 2010: “IDV INCONTRA L'ITALIA”

 Un panorama politico desolante. Non è solo il governo che sta dando pessima prova di sé. In questo momento di difficile crisi politica, tutti i partiti stando dando al paese un’immagine avvilente di se stessi. Di fronte ad un governo palesemente finito non c’è un briciolo di dibattito o confronto tra le forze politiche su un progetto per il Paese. Mi spiego. Il paese sta a pezzi, il governo non c’è più, cosa facciamo per tirarlo fuori da questa situazione a fronte di una crisi economica spaventosa? A questa domanda che Italia dei Valori si pone e pone al centro del confronto con gli altri partiti il silenzio è assordante. Eppure è responsabilità della politica cercare e trovare risposte, creare sinergie nei fatti e non a parole. Prevalgono solo egoismi, tatticismi, interessi personali, di bottega mentre il paese va a puttane, non in senso reale, come qualcuno fa, ma metaforico. Gianfranco Fini, leader di Fli, che tenta Umberto Bossi sussurrando che un governo senza Silvio è più facile. Bossi, leader del Carroccio, che rimarca il terreno: “si fa solo se lo decide Silvio” e poi sussurra  nelle orecchie di Gianfranco: “se accettate il Berlusconi bis ci sarebbe posto per un numero maggiore di ministri Fli”. Il Fli che annuncia di non partecipare al voto di fiducia sulla Finanziaria. Dall’altra parte, un Pd che fa di tutto pur di non contarsi e di evitare le urne, terrorizzato come è dai numeri.  Ed la solita Udc, che guarda di qua e di là, con Casini che dice: “Lavorare con chi? Con un uomo di buona volontà” ed invoca un po' più di senso della misura e di responsabilità, annuncia di lavorare positivamente, auspica che anche Berlusconi lavori per favorire una soluzione. Parole, parole, soltanto parole, chiacchiere senza distintivo e poi maneggi sottobanco. Sapete cosa penso? Che del prezzo che il paese sta pagando per tutto questo non frega proprio niente a nessuno. Ebbene, a noi sì, ce ne importa eccome. Italia dei Valori ha riunito, la settimana scorsa, i quadri dirigenti del partito e si è data appuntamento, per il prossimo 4 dicembre, realizzando quella che abbiamo chiamato “la giornata dell’ascolto”. Incontreremo e ci confronteremo con rappresentanti della società civile, del mondo imprenditoriale, del lavoro, del sindacato, della cultura, dello spettacolo, dell’associazionismo e del no profit. Passeremo una giornata intera ad ascoltare l’Italia vera e tracceremo le linee guida del nostro progetto per il Paese. Per noi la crisi si gestisce così. Ascoltando il Paese reale, quello che non organizza festini nei palazzi, che non è attaccato alla poltrona, ma che fatica ad arrivare alla fine del mese e guarda, preoccupato, al futuro dei suoi figli.

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CALDEROLI CONTINUA A MENTIRE. A CASA!

Bossi, CalderoliBossi, Calderoli"I colleghi dell’Idv si rileggano gli atti parlamentari dai quali si evince chiaramente che sono totalmente estraneo ai fatti”. Queste le parole del ministro delle leggi ad legam Calderoli, autore della porcata ministeriale denunciata ieri da Italia dei Valori in una conferenza stampa gremita. Il problema è che proprio leggendo gli atti cui il ministro fa riferimento si capisce, senza se e senza ma, il suo totale coinvolgimento nei fatti. Ha mentito al Parlamento e al paese. Ha addossato ad altri responsabilità sue. Ha imbrogliato come il peggiore dei furbetti. Ha fatto il gioco delle tre carte, nascondendo tra le pieghe di un decreto l’asso nella manica per favorire i suoi. Ha usato il suo alto ruolo di ministro della Repubblica non per servire lo Stato ma per favorire 36 compagnucci di partito finiti nei guai per attentato alla Costituzione, all’unità ed integrità dello Stato e costituzione di una struttura paramilitare fuori legge. Non proprio bruscolini.  Ha compiuto una doppia truffa ministeriale, prima inserendo con la sua manina la leggina ad legam e poi impedendo che venisse cancellata. Ed infine, è venuto in Parlamento a raccontarci un mucchio di bugie, prendendoci per i fondelli. Le prove di quanto sostengo sono tutte qui, sul mio blog, atti, documenti, filmati che ciascuno può rileggere o riascoltare. Noi abbiamo un sacro rispetto della verità e di chi la difende e la onora. Della legalità, quella difesa con i fatti non le parole, come fa il Carroccio. Non possiamo permettere che un ministro della Repubblica menta al Paese. Per questo, non arretriamo di un passo e andiamo avanti sulla mozione di sfiducia. Non molleremo la presa, fino a quando Calderoli non dirà tutta la verità, fino a quando il governo ed il ministro della Difesa, che oggi tacciono colpevolmente, romperanno il silenzio nel quale si sono chiusi a riccio. Chi copre la verità compie un atto peggiore di chi quella verità l’ha manomessa. Quanto accaduto e da noi denunciato ieri può segnare una svolta in questa legislatura, può segnare il corso di questa maggioranza a delinquere. Può porre fine a questi 15 anni di Berlusconi e berlusconismo che ha fatto più danni di un uragano. Combatteremo contro tutti, anche contro quei poteri forti che controllano grandi ed autorevoli quotidiani nazionali e che oggi (a parte il Fatto Quotidiano e l'Unità), guarda caso, tacciono la notizia.

DOSSIER IDV: C’E’ DEL MARCIO IN PADANIA

Tag: Bossi , Calderoli , Lega , Maroni

LegaLega

Questo che vi propongo oggi è un file esplosivo che vi rivela il vero volto della Lega. Troverete tutto quello che non avreste mai osato neanche immaginare sui duri e puri del Carroccio quelli che, predicano bene nelle valli tra ampolle e riti celtici ma razzolano male, molto male a Roma e lì dove è riuscita ad affermarsi. E’ tempo di sfatare il mito di una Lega intransigente, legalitaria, dura e pura, che non fa affari con nessuno, che grida Roma ladrona ma che, in realtà, ha le mani in pasta in tutto. Basta con le frottole e le balle che ci propina ogni giorno. La verità è che il verde brillante ha lasciato il posto ad un più intenso, il verde marcio. Cominciamo dalle basi, dall’abc della presunta difesa della legalità dei leghisti, che hanno offerto il loro soccorso verde per salvare dai processi Cosentino e alcuni boss della camorra, De Lorenzo, Di Donato e Crippa, vecchi arnesi della prima Repubblica, così la Lega li chiamava, che, secondo la magistratura, avrebbero causato danni all’erario. Sono trascorsi solo dieci anni da quando Bossi chiamava Berlusconi, il mafioso. Nel frattempo, la Lega ha firmato e sottoscritto tutte le 37 leggi ad personam del regime di Silvio. Sono anni che la Lega urla e strepita contro Roma ladrona, contro gli sprechi della pubblica amministrazione ma tutte le volte che Italia dei Valori ha chiesto di abolire le province ha votato contro. Ecco un rapido excursus su tutti i posti di potere, enti, società a partecipazione pubblica, banche, autostrade, ospedali sui quali la lega ha messo le mani in questi anni: consip, Cinecittà, age,a Finmeccanica, Eni, Fiera Milano, Eni, Sviluppo sistema Fiere, Expo 2015, Enel, Poste italiane, Rai, Banca popolare di Milano, Impregilo. E c’è molto di più, leggere per credere. Volete sapere quale è il partito che detiene il maggior numero di parlamentari con il doppio o triplo incarico? Su 85 camicie verdi, 44 ha una poltrona in Parlamento, una al governo e una in un’amministrazione locale. Nel dossier troverete nomi e cognomi ed anche quelli di parenti, figli amici piazzati su comode e molto remunerate poltrone. Un bel esempio di nepotismo in salsa verde. Un capitolo a parte del dossier è dedicato a tutte le promesse fatte, agli slogan annunciati, reiterati e mai realizzati, a cominciare dalla presunta difesa delle coste italiane dall’immigrazione clandestina. Vi forniamo numeri, date e cifre di tutte le sanatorie targate Carroccio. Questa è la politica della Lega in fatto di immigrazione. Militari libici sparano contro un peschereccio italiano ed il ministro Maroni non ha una piega. Salvo qualche giorno dopo, sorseggiare un drink all’ambasciata libica a Roma, alla festa per il 41esimo della dittatura di Gheddafi. C’è molto di più nel nostro dossier. L’elenco di tutti i processi a carico dei leghisti, un bel capitolo che abbiamo chiamato “lega ladrona” e la storia dettagliata di come la Lega Nord ha messo le mani sulle banche. Leggere per credere.

QUESTA LEGA FA SCHIFO

video: 

In ogni paese in ogni epoca storica, in ogni popolo, ci sono problemi e conflitti che scuotono a fondo le coscienze. E producono veleni e tossine. Ci sono, certo, anche tensioni geografiche, legate spesso alla storia ed ai popoli che abitano quei territori, che talora producono intolleranza. E queste intolleranze possono essere collegate anche ai flussi migratori, interni o esterni. Tra gli effetti deleteri di queste tensioni possono esserci episodi di razzismo e xenofobia. Il punto è che, in un paese civile, le istituzioni lavorano unite per sedare queste pulsioni e mantenerle sottotraccia, per
trasformarle in azione politica e con la politica ed i progetti cercare di risolvere i problemi. La Lega ha fatto l’operazione inversa: partendo da problemi reali, non si è proposta per dare soluzioni, ma si è limitata a dire ai cittadini del Nord - stanchi di devolvere parte delle loro tasse ad un Sud che non cresce mai, e oggettivamente colpiti dalla presenza eccessiva di clandestini- che non devono vergognarsi di odiare. SI è fatta carico dell’odio e gli ha dato rappresentanza politica. Ha dato dignità politica a questo’odio. La Lega non è la risposta, ma l’amplificatore di questi problemi e sparge sale
su queste ferite per calcolo elettorale. Una forza di questo tipo avrebbe dovuto essere fermata sulla battigia della politica. Nessuno avrebbe dovuto fare alleanze con chi vuole dare rappresentanza politica agli odi. L’ha fatto Berlusconi per primo, portando la Lega al governo e facendone il suo più fedele alleato. Ma lo ha fatto anche D’Alema, che definì la Lega una ‘costola della sinistra’. Così ci ritroviamo con la scuola di Adro, con le frasi sui ‘romani porci’, con la Lega che brandisce il vessillo della Padania come prospettiva, sempre meno folkloristica e sempre più politica, la secessione. E’ per questo che temo che i veleni messi in circolo dalla Lega alla lunga si riveleranno più disgreganti persino dello stesso berlusconismo. La lega ha dato la stura a all’odio ed al rancore e questi sentimenti negativi non si estingueranno in breve tempo. Anche per questo crediamo che il centrosinistra non debba più farsi condizionare dai tatticismi elettorali e non debba avere paura di dire che le parole della Lega fanno schifo. Fanno schifo le parole di Bossi e le parole del sindaco leghista di Adro. Fanno schifo le parole del sindaco leghista di Jesolo che ha negato una casa popolare ad un padanissimo cittadino di jesolo solo perché ha sposato una straniera. Fanno schifo le parole del sindaco che lanciò l’operazione razzista Bianco Natale invitando i cittadini a denunciare i clandestini il giorno della Vigilia. Non dobbiamo aver più paura di dirlo: tutto questo fa veramente schifo.  

E' IMPLOSO UN SISTEMA DI POTERE

Tanto rumore per nulla. L'atteso vertice di ieri tra Berlusconi e Bossi si è risolto in un nulla di fatto: tutto resta così com'è. Hanno fatto solo 'ammuina', come si dice a Napoli. I tempi per l'autoribaltone che Berlusconi cerca da tempo non sono ancora maturi. Anche perché molto difficilmente ci sarebbero stati i tempi per andare al voto entro la fine dell'anno. Un dato però è certo: è imploso un sistema di potere. Questo governo non è in grado di rilanciare il Paese perché è troppo schiacciato sugli interessi personali del premier ed è ormai logorato da anni di frizioni e conflitti interni. Faccisamo un esempio: il tanto sbandierato federalismo, che poteva introdurre elementi di razionalità e modernizzazione nella struttura dello Stato, si ridurrà ad una scatola vuota perché non ci sono i fondi necessari. Forse anche pr questo Bossi ha spinto sull'acceleratore per andare il voto. E non sto a ripetere quanto è sotto gli occhi di tutti: il confronto politico e spesso anche l'attività del parlamento sono stati determinati soprattutto dalle questioni personali del premier sulla giustizia. Questo conflitto d'interessi ha paralizzato l'attività istituzionale. Per far uscire l'Italia da queste secche è necessario un vero rinnovamento che deve partire da un nuovo centrosinistra, come oggi anche Bersani ha detto a La Reppublica. Una tesi, quella del segretario Pd, che ho già espresso diverse volte sul blog. Ora è il momento di concretizzare. A settembre si deve partire per costruire un'alternativa di governo.

BERLUSCONI PEGGIO DI LIPPI

 Tempi difficili per il governo degli indagati. Non gliene va bene una ultimamente. Certo non è per colpa del fato avverso o del destino cinico e baro, ma dell’arroganza, dell’incompetenza, della demagogia e di tante altre cose…Iniziamo dall’ultimo scandaloso caso. Quello del neo ministro Aldo Brancher. Questo signore è sotto processo per appropriazione indebita nel caso Antonveneta. Appena nominato ministro, come noi avevamo ampiamente previsto, ha pensato bene di avvalersi del legittimo impedimento per sfuggire alla giustizia. Non è che ci volesse la maga Circe o l’oracolo di Delfi per capirlo, ma forse qualcuno ha pensato che non sarebbero arrivati ad essere così sfacciati. Ormai per sfuggire alla legge in Italia ci sono solo due modi: darsi alla latitanza o farsi nominare ministri da Berlusconi. Che in fatto di giustizia è piuttosto comprensivo…A causa di Brancher, nominato ministro per il federalismo, i rapporti tra Pdl e Lega hanno subito un netto peggioramento. Bossi ha detto che l’unico ministro per il federalismo è lui. L’Umberto ha ragione, ma un ministero bisognava inventarlo per permettere a Brancher di avvalersi del legittimo impedimento. Tanto paga Pantalone. Capitolo federalismo: bastasse un ministero. I tagli contenuti nella manovra si son o abbattuti come una mannaia sui progetti di ammodernamento dello Stato, checché ne dica Tremonti. Infatti i governatori hanno proprio ieri minacciato di restituire allo Stato le proprie competenze, che rischiano di non poter più assolvere per mancanza di moneta. I governatori non sono certo tutti di centrosinistra, anzi. Questo significa che c’è una crisi politica in atto nel centrodestra, un corto circuito istituzionale tra regioni e governo centrale e che i cittadini pagheranno il dazio. Più tasse e meno servizi. I soldi per asili, sanità, trasporti e tante altre cose, d’altronde, da qualche parte bisognerà pure trovarli. A meno che non si voglia chiudere l’Italia causa Tremonti. E la Lega, che ci aveva abituato a toni esasperati, che fa? Niente. Nonostante il federalismo rischi di saltare, nonostante la politica sulla sicurezza sia fallimentare (la Consulta dopo il reato di clandestinità ha bocciato anche le ronde), nonostante i governatori siano in mutande. Quanto bisognerà aspettare per vedere in piazza con lavoratori e pensionati anche i governatori in stile Full Monty? Di fronte alla totale disfatta anche un uomo considerato da molti poco simpatico ed arrogante come Lippi ha sentito il dovere di fare un totale mea culpa. Di certo un simile sussulto di dignità e di stile non troveranno mai alloggio dalle parte di Palazzo Grazioli.

FUGA PER LA VITTORIA

La rottura tra Fini e Berlusconi segna una crisi politica evidente. Il governo è a pezzi, la maggioranza di fatto non esiste più. Bossi minaccia addirittura il voto anticipato. E’ chiaro a tutti che dopo due anni di legislatura sono allo sbaraglio. Come, del resto, il Paese, afflitto da una crisi economica che continua a bruciare posti di lavoro. Oggi, però, non voglio parlare del governo, preferisco parlare dei centrosinistra, che deve farsi trovare pronto ad affrontare una eventuale tornata elettorale. Con una premessa: nessuno si illuda che la crisi del Pdl si trasformi automaticamente in una vittoria del centrosinistra. Per battere Berlusconi non servono strane alchimie politiche, ma un’alleanza salda, una leadership riconosciuta ed un progetto chiaro. In questi anni il centrosinistra ha dilapidato un patrimonio di consenso e di voti. Ora è il momento di recuperare la credibilità e di ritrovare l’entusiasmo. La via è quella del riformismo radicale, costruito attorno ad un programma  forte, che c’è già, almeno per quanto ci riguarda. Con il Pd e con le altre forze politiche e civili pronte ad aderire al progetto, si può, anzi, si deve costruire l’alternativa di governo. Le ultime elezioni regionali impongono una riflessione a tutti: il centrodestra ha vinto in molte regioni perché non siamo stati in grado di rappresentare il cambiamento e le aspettative dell’elettorato. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche per ricostruire questo Paese. Ricostruire, sì, perché 15 anni di Berlusconi e berlusconismo hanno prodotto macerie istituzionali, sociali, economiche, culturali. Dobbiamo partire da una rinnovata etica politica e dalla difesa della Costituzione per costruire una nuova Italia e fare le vere riforme che servono ai cittadini, non ad una sola persona.

LE MANI DI BOSSI SULLE BANCHE DEL NORD

Tag: banche , Bossi , Lega , Tremonti

Si dovrebbe andare avanti. Invece si va inesorabilmente indietro. In attesa di conoscere l'esito della crisi nella maggioranza, c'è una notizia di questa settimana che mi ha lasciato piuttosto perplesso, per usare un eufemismo. E’ proprio vero che il potere dà alla testa e modifica geneticamente i partiti. O forse, chissà, ne svela il vero volto. La Lega presenta il conto e, più famelica che mai, per bocca di Bossi, annuncia di volersi prendere le banche del nord dove il Carroccio impazza. Certo è che se fare le riforme significa "padanizzare" anche le banche, piazzando i propri uomini nelle fondazioni bancarie, non c’è di che ben sperare per il futuro di questo Paese.E’ desolante, se non deprimente, scoprire che chi inneggia a Roma ladrona un giorno sì e l’altro pure, chi mostrava cappi in Aula contro le ruberie e le logiche spartitorie dei partiti della prima Repubblica, oggi ne diventi l’anacronistico ma furbo replicante. Come la Dc e il Psi di allora, la Lega vuole mettere le mani sull’economia, piegandola il sistema agli interessi della lotta politica.Così davvero questo Paese rischia di non andare da nessuna parte, se non a sfracellarsi contro una recessione economica ancora più terrificante.Altro che federalismo, altro che sbrurocratizzazione, altro che svecchiamento del sistema bancario! Ecco cosa intendevano i maître à penser in camicia verde quando dicevano, in tempi non sospetti, che i banchieri e i grandi vecchi dei salotti buoni avevano i giorni contati. Il senso era più o questo: togliete le vostre che dobbiamo mettere le nostre di mani sul sistema di credito. Questa è la preoccupazione del governo e della maggioranza, Lega compresa, la dura e pura che faceva le pulci al potere politico ingordo e mangione: occupare poltrone, gestire il potere, soprattutto quello economico, cui tutto gira intorno.Noi abbiamo un’altra idea. Per noi, vale una sola regola: la politica deve tenere giù le mani dal sistema delle imprese e delle banche. Se la politica si occupa del sistema bancario non per fare l’interesse dei cittadini e dei risparmiatori, ma il proprio, siamo sulla strada sbagliata. Per noi, un governo serio che ha in mente riforme serie nell’interesse del Paese, pensa ad avviare una riforma del sistema bancario che sia più vicino alle esigenze dei cittadini, che aiuti famiglie e piccoli imprenditori nei confronti degli istituti di credito, non a conquistare sempre più potere.Se per loro fare le riforme significa condire istituzioni e banche con un’indigesta salsa verde c'e' poco da ben sperare. La salsa verde e' buona per l'arrosto, non per rilanciare l’economia italiana e farlo uscire dalla crisi.

BERLUSCONI E FINI ALLA FRUTTA

Tag: Berlusconi , Bossi , Fini , Pdl

  Prima o poi i nodi vengono al pettine. Il Pdl, fino ad oggi, è stato consenso senza politica. Ma se un partito è fondato solo su un patto di potere, a forte impronta cesarista, e non c’è politica, non c’è un programma, idee o progetti, il consenso elettorale non basta per assicurargli lunga vita. Pompieri a parte, tra Berlusconi e Fini è rottura totale. Dopo il pranzo a base di spigola e vino bianco di ieri, sono arrivati alla frutta, e non solo in senso mangereccio.Quello che sta accadendo nel Pdl è il segnale evidente di una deflagrazione di un partito mai veramente nato. Certamente, va riconosciuto loro il merito di aver trasmesso, fino ad oggi, l’idea di un partito forte e coeso e che la loro non è stata una fusione a freddo, ma il risultato di un percorso maturo e saggiamente compiuto. Non è così, non lo è mai stato. Se il potere è uno straordinario collante ed un belletto naturale per far sparire le rughe e le crepe non si può fingere a lungo e più di tanto. Il partito dell’amore non c’è, è svanito al primo sole di primavera, gli equilibri precari sono saltati, anzi la verità è che non ci sono mai stati.In queste ore, il Pdl è una mayonese impazzita. Berlusconi minaccia Fini di dover rassegnare le dimissioni da presidente della Camera, qualora faccia sul serio con la creazione di gruppi parlamentari distinti. Peccato che il presidente del Consiglio ignori che la terza carica dello Stato viene eletta dalla maggioranza ma una volta eletto rappresenta tutto il Parlamento. Non è un posto di potere qualunque, come una poltrona in un consiglio di amministrazione o in un ente, per cui arriva un“capataz” qualunque come lui e dice “vattene, lascia la poltrona”. Il presidente del Senato Schifani, seconda carica dello Stato, invoca nuove elezioni se Fini rompe, in senso lato ma non solo, ignorando la circostanza che solo il presidente della Repubblica può sciogliere le Camere ed indire nuove elezioni. Insomma, sono tutti impazziti in attesa che passi la nottata.Come andrà a finire non si sa ma non è questa la posta in gioco. Se pure si ricomponesse, sarebbe un rimettere insieme cocci rotti e ridotti in mille pezzi. Ci sono due opposti modi di concepire lo Stato e la politica nel Pdl, difficilmente conciliabili tra di loro: da una parte, la visione cesarista di Berlusconi, dall’altra quella democratica e liberale di Fini.Tutto questo mentre c’è un Paese che attende le riforme di cui ha bisogno per rilanciare il sistema e la sua economia. Saranno pure capaci di vincere le elezioni ma non hanno la dignità, i progetti, le idee, per governare.

RIFORME VERE NON INCIUCI DI BASSA LEGA

NapolesconiNapolesconi

Voi affidereste i vostri risparmi alla banda Bassotti?  E’ la domanda che mi frulla in testa da quando è cominciato il balletto delle riforme. Il paragone può sembrare semplicistico o impertinente ma la questione è: voi affidereste, serenamente e pacatamente, le riforme costituzionali al Pdl e alla Lega? Quello che preoccupa, al di là di strategie golpiste o meno, è che le riforme costituzionali verrebbero di fatto affidate a due partiti che non hanno una visione complessiva ed alta dello Stato. Da una parte, infatti, c’è il Pdl che ha una visione di riforma monoteista, che gira intorno ad un uomo solo, Berlusconi, che smania per il presidenzialismo, non perché lo ritenga la forma migliore di governo, ma perché gli garantirebbe poteri assoluti e lo svincolerebbe dal fastidioso controllo di altri organi a garanzia della democrazia,  presidenza della Repubblica e Corte costituzionale in testa. Con una visione così miope ed egoistica c’è il forte rischio di deragliare alla prima curva pericolosa. Il presidenzialismo di Berlusconi per Berlusconi è una follia impraticabile, dannosa e pericolosa. Dall’altra parte, c’è la Lega che, ringalluzzita dall’ottima perfomance elettorale, lancia l’Opa sulle riforme e dice che esse spettano di diritto al perito elettrotecnico Bossi e al dentista Calderoli, il leader che voleva usare il tricolore come carta igienica e il ministro che portava il maiale a passeggio sul terreno per la moschea. Due esempi fulgidi che ci ricordano l’alto senso dello Stato e delle istituzioni e la politica illuminata, moderna e riformatrice della Lega, detentrice di quella sensibilità culturale che l’ha portata, negli anni, a costruire steccati ideologici su tutto, immigrazione, concorrenza e libero mercato. Insomma, con queste premesse, fatte di miopia ed egoismo, rischiamo di volare basso e di brutto, anzi di non riuscire neanche ad alzare la testa. Con questa visione di corto respiro il disegno di riforma costituzionale rischia di fare la fine dei fagiani durante la stagione della caccia. Noi, per il momento, restiamo a guardare nella speranza che facciano sul serio. Né apertura totale, né chiusura preconcetta ma con il ruolo e la coscienza critica che ci contraddistinguono da sempre. Sulle intercettazioni, sul presidenzialismo alla Berlusconi e sulla magistratura sottoposta al controllo dell’Esecutivo, tanto per capirci, non facciamo sconti. Ma se all’orizzonte si prefigurasse davvero una riforma del sistema fiscale in senso più equo, una riduzione del numero dei parlamentari, un patto anticorruzione bipartisan sul modello di quello realizzato in Spagna da Zapatero, dopo l’ondata di scandali che ha travolto la Spagna, ci faremo in quattro per portarle avanti ma alla luce del sole. Sul piatto della bilancia, solo l’interesse del Paese, non accordicchi che puzzano di merce di scambio.