Taggati con: legittimo impedimento

SU BRANCHER IDV NON MOLLA: A CASA!

Non so voi ma io, sulla vicenda Brancher, mi sento preso largamente per i fondelli. E siccome Italia dei Valori non è in Parlamento per assistere inerme agli imbrogli di questo governo e di questa maggioranza, non retrocede di un passo. La rinuncia di Brancher ad utilizzare il legittimo impedimento non è un atto di responsabilità come sostiene il Pdl e la Lega. E’ una colossale presa per i fondelli e non cambia di una virgola la sostanza del problema. Aldo Brancher ha rinunciato oggi al legittimo impedimento, grazie alla ferma e decisa denuncia di Italia dei Valori e di tutta l’opposizione, ma potrà avvalersene domani, quando e come vorrà se le cose si metteranno male. Qualcuno pensa forse che, se le questioni giudiziarie dovessero volgere al peggio per lui, il neoministro rinuncerà di nuovo al legittimo impedimento, oppure avanzerà scuse, come consigli dei ministri, ordinari e non, che partiranno da settembre dopo la pausa estiva? Aldo Brancher è e resterà nella storia di questa repubblica il ministro al legittimo impedimento, nominato solo ed esclusivamente per sfuggire alle aule giudiziarie. La questione delle deleghe e delle competenze attribuite al neoministro, da dieci giorni al centro di un giallo degno della miglior Agatha Christie, sono la prova lampante di quale sia la vera ragione della sua nomina. Si sono dovuti mettere di buzzo buono ad inventarsi qualche competenza per Brancher. Hanno dovuto lavorare di lima nel weekend per evitare di fare il bis con le deleghe del ministro Bossi prima e quelle di Fitto dopo. Sta di fatto che dopo dieci giorni sono nel marasma più totale. Aldo Brancher è il ministro inutile di un ministero inesistente. Per queste ragioni, Italia dei Valori valuterà insieme a tutte le opposizioni una mozione di sfiducia unitaria, fermo restando che andremo avanti anche da soli qualora il Pd non mantenga la sua disponibilità alla mozione di sfiducia. Sono convinto che questa mozione sarà il banco di prova per molte cose. Capiremo se la Lega vuole davvero un federalismo pulito che porti efficienza, o se ha intenzione di farne un vuoto slogan. Se i finiani hanno davvero una visione diversa della democrazia, della legalità e del decoro delle istituzioni. Se l’Udc e Casini sta all’opposizione davvero oppure, come siamo convinti da tempo, è la quinta colonna della maggioranza.

UN REFERENDUM PER OGNI LEGGE AD SILVIUM

referendumreferendum Il legittimo impedimento è legge dello Stato. Il presidente della Repubblica ha firmato e noi ne prendiamo atto. Non abbiamo mai mancato di far conoscere la nostra opinione ma, a questo punto, credo sia doveroso andare oltre ed interrogarsi sulle risposte politiche da dare al Paese. L’unica risposta possibile per noi, al momento e nelle condizioni date, è rispondere con un referendum ad ogni legge scellerata che questo governo propinerà al paese. Se questo governo e questa maggioranza proporranno altre dieci, cento, mille leggi ad personam, noi proporremmo altri dieci, cento, mille referendum per dire no. Lo devono capire anche i nostri amici alleati e glielo diciamo chiaramente. Se, solo per un istante, abbassiamo la guardia e lasciamo passare indenni i continui strappi e le ennesime spallate ai valori di giustizia, libertà, uguaglianza che questo governo con la faccia tosta che si ritrova infligge al paese, ci giocheremo per sempre  i valori fondanti della nostra democrazia e del nostro Paese. Se smetti, anche solo una volta, di difendere i principi in cui credi, li hai buttati via per sempre. E’ l’anomalia Berlusconi che ci obbliga a farlo. E’ il suo modo di concepire la politica, ponendo gli interessi privati davanti a quelli pubblici, l’esatto opposto del concetto di buon governo che abbiamo in mente noi di Italia dei Valori, che ci obbliga a farlo. Altre mostruosità giuridiche ci attendono dietro l’angolo, in agguato. Alcune di queste già bussano alla porta e mi riferisco al presidenzialismo di stampo sudamericano che ha in mente Silvio e alla sua ossessione di porre i pm sotto il controllo dell’esecutivo. Alfano e Ghedini sono già al lavoro per studiare il nuovo lodo in veste costituzionale e per legare le mani dei pubblici ministeri. Ebbene, per ogni legge ad silvium che c’è dietro l’angolo, ci sarà un referendum di IdV a sbarrargli la strada: i valori ed i principi fondanti della nostra democrazia per noi non sono in vendita e li difenderemo con le unghie e con i denti.

NAPOLITANO UNICO E ULTIMO ARGINE

video: 

Con l’approvazione definitiva della legge sul legittimo impedimento, abbiamo assistito all’ennesima sciagura istituzionale. La maggioranza ha approvato un’altra legge illegale ancor più che incostituzionale. Questo provvedimento è l’ennesimo schiaffo alla Corte Costituzionale che, con precise motivazioni, nemmeno due mesi fa, ha sonoramente bocciato il Lodo Alfano che aveva sostanzialmente gli stessi effetti: istituire uno scudo per impedire che Berlusconi e i suoi ministri venissero processati. Un Lodo Alfano Bis, insomma, con valenza temporanea. L’Italia dei Valori continuerà a dare battaglia. Proseguiremo con l’opposizione dura e decisa, in tutti i modi e con tutti i mezzi a nostra disposizione, a cominciare dalla piazza di sabato a Roma. Per il resto rimane solo un altro passaggio decisivo: la firma di Napolitano. Non voglio tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica, ma davvero, dal profondo del cuore, mi domando: in questo paese, dove ormai tutte le istituzioni e gli organi di garanzia sono stati delegittimati e travolti dal presidente del Consiglio, chi altri, se non Napolitano, può restare a difendere e tutelare i valori della Costituzione? Mi rendo conto che i poteri del presidente della Repubblica sono parziali e limitati. Che Napolitano è una sorta di Davide con la sua fionda contro un Berlusconi, Golia, violento e spregiudicato. Ma, quando in un paese c’è un governo che viola le leggi e le istituzioni, che approva norme incostituzionali, deve pur esserci qualcuno che si alza e dice: “Questo è troppo”. Bisogna tenere presente che un rifiuto, una bocciatura proveniente dal presidente della Repubblica avrebbero un valore istituzionale altissimo. In questi anni di governi Berlusconi tante sono le leggi che non sono state controfirmate dai presidenti della Repubblica. Ogni loro rifiuto è sempre stato un atto tutt’altro che formale, che ha creato diversi problemi politici alle maggioranze che in quel momento erano in Parlamento, tanto che nessuna di esse ha mai potuto esimersi dal cambiare la propria rotta. Io credo che questo sia il momento in cui Napolitano è chiamato ad una scelta decisiva. Credo debba affrontare anche il rischio di restare travolto dalla macchina da guerra berlusconiana, tenendo ben presente che la fionda di cui egli dispone è un’arma minuta ma formidabile. Spero che questa volta si comporti diversamente da quanto fece in Campania in occasione dell’approvazione dello scudo fiscale (guarda il video), quando disse ad un cittadino: “Se io non firmo oggi il Parlamento approva un’altra volta quella legge e io sono obbligato a controfirmarla”. Ci rendiamo conto che chiediamo a Napolitano di andare a un confronto durissimo, ma il Presidente della Repubblica non può ignorare il fatto che i valori costituzionali non sono comprimibili o negoziabili e il suo ruolo gli impone di difenderli a qualunque costo. Ora abdicare significherebbe cedere alle prospettive di conflitti e tensioni sociali, piegarsi al degrado di un confronto civile e politico. Napolitano è l'ultimo ed unico argine alle tentazioni antidemocratiche e autoritariste di questo Governo.
 

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LEGITTIMO UN CAZZO!

  La protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioLa protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioQuando si ha a che fare con mister B la chiarezza bisogna cominciare a farla a partire dai titoli. L’uomo la sa lunga. E’ tutta la vita che vende tutto a tutti. Quando decide di rifilare agli italiani uno dei suoi colossali pacchi, gli va riconosciuto che lo confeziona bene e ci mette pure il nastro rosa. Tutto parte sempre dal nome che, ovviamente, deve evocare qualcosa di buono e di giusto. Se poi il nome, come normalmente accade, cozza totalmente con il contenuto reale delle leggine berlusconiane, poco importa. Tanto il 90% della comunicazione, come lui ben sa, si gioca sulla confezione  e sul nastro rosa, non su quello che c’è dentro. E’ così con il processo breve, e con il successivo rituale dei mille giornalisti prezzolati che in vari salotti televisivi o nelle interviste ai giornali, con aria sorniona e di sfottò ti dicono, “ma come: Lei non vuole un processo breve?”.Con il legittimo impedimento è la stessa cosa. Il nome “sa di giusto”, ed infatti: “se io ho un impedimento legittimo, legato al mio ruolo di governo, sarebbe davvero assurdo rinunciare a tale impegno, magari danneggiando gli interessi del mio paese, per presentarmi davanti ad un giudice proprio quel giorno?” Il punto è, ancora una volta, che il nome è l’esatto opposto del contenuto e l’essenza del concetto, l’hanno colta nella serata di ieri, quei ragazzi del popolo viola, che fuori dall’aula di Montecitorio hanno alzato lo striscione con su scritto “Legittimo un cazzo”.In effetti, la norma stabilisce che il presidente del Consiglio o i ministri che hanno voglia di bigiare le udienze si possono fare la giustificazione da soli ed evitare “serenamente” le aule di giustizia per i successivi sei mesi. Ovviamente, nessuno può sindacare la loro giustificazione. Tanto meno i giudici. E’ evidente che questa non è più nemmeno solo una norma ad personam. E’ puramente e semplicemente una presa per il sedere di tutti gli italiani che, invece, a dispetto dei loro impegni e dei loro affari, in tribunale se convocati ci devono andare e di corsa. Allora, credo che oltre a contrastare queste norme, con ogni strumento che la Costituzione ci assegna, dovremo anche prendere l’abitudine di chiamare le cose per quello che sono, rifiutando i nomi fasulli con i  quali Berlusconi ogni volta tenta di ammantare di grazia le sue porcate.Non c’è una legge sul processo breve. C’è una legge sulla prescrizione fulminea.Non c’è una legge sul legittimo impedimento. C’è una legge sul pretestuoso impedimento.

LEGGI AD LIBERTATEM... QUELLA "SUAM"

Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi Legittimo impedimento, processo breve, lodo Alfano per via costituzionale, decreto blocca-processi, immunità parlamentare: è questo l’obiettivo di Berlusconi, approvare subito, nei prossimi mesi, una cinquina di leggi che lo mettano al riparo, a vita, e anche oltre, dai suoi guai giudiziari. E chissenefrega se il nostro sistema giudiziario se ne va allo scatafascio. Siamo al record mondiale di leggi ad personam, ribattezzate con faccia tosta dal premier “ad libertatem”. Si, ad libertatem suam, ribadisco io. Cinque leggi leggi confezionate su misura, che, con le 18 approvate dal 1994 ad oggi dai governi di centrodestra, fanno in totale 23, numero magico e scaramantico, che fa la fortuna di chi lo raggiunge. Sicuramente ha fatto la fortuna dell’attuale presidente del Consiglio. Un vero record, degno di entrare nel Guiness dei primati.Scorrendo, infatti, l’elenco di tutte le leggi ad libertatem suam si capisce chiaramente una cosa. Tutte le volte che gli interessi del premier, economici, finanziari, televisivi, calcistici, hanno trovato un’ostacolo o un impedimento sul loro cammino, la maggioranza di centrodestra li ha spazzati in men che non si dica per via legislativa. Mi riferisco, ad esempio, alla riforma del diritto societario del 2001, che ha depenalizzato il falso il bilancio e ha salvato Berlusconi dal processo All Iberian 2 e Sme Ariosto 2. Mi riferisco, alla ormai celebre legge Cirami del 2002, che introduce il legittimo sospetto sull’imparzialità del giudice, oppure, al cosiddetto decreto salva-calcio sempre dello stesso anno che ha consentito al Milan di ottenere benefici in termini fiscali, per usare un’espressione gentile e non parlare di evasione vera e propria. E poi ancora tutti i condoni tombali di cui si sono avvantaggiate le imprese Mediaset, i lodi per rendere immune Silvio, i decreti salva tv, l’aumento dell’Iva sulla pay tv concorrente: insomma, ce ne è per tutti i gusti, basta avere la pazienza di arrivare fino in fondo all’elenco.Dunque, se il 2010 si vede dal mattino, altro che riforme costituzionali o del fisco, altro che partiti dell’amore ci attendono per il nuovo anno! La musica non è cambiata, anzi, a dirla tutta è peggiorata. Girano voci a Montecitorio. A quanto riferiscono alcuni deputati del Pdl le indiscrezioni de la Repubblica e de l’Unità sono vere. Silvio, durante la cena con alcuni di loro, a proposito del processo Mills, avrebbe detto davvero che  “o i giudici decidono nel senso che sostengo io o faccio una dichiarazione a reti unificate per dire che la magistratura è molto peggio della mafia”.A questo punto, sorge una domanda: quando Silvio, qualche giorno prima di Natale, ha detto che sconfiggerà la mafia entro la fine della legislatura non è che pensava ai magistrati? I conti tornerebbero.Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere a ripensare al clima falso e intriso di melassa con il quale solo 20 giorni fa il mondo della politica e dei media, sia a sinistra che a destra, ci dipingeva come pericolosi eversori, perché ci eravamo permessi di dire quello che ogni italiano di buon senso pensava, ovvero, che sarebbe finita esattamente così.  A sentire oggi Bersani, che dice che si metterà di traverso sulle leggi ad personam, mi viene da chiedermi se ci sono o ci fanno… 

IL PARTITO E IL MINISTERO DELL'AMORE

 George Orwell, 1984George Orwell, 1984  Mi spiace, sarò cattivo in questo Natale alla melassa, ma quando ho sentito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, invocare il partito dell’amore, un brivido mi è corso lungo la schiena. Mi è venuto in mente quanto ha ricordato oggi anche Lucia Annunziata su "La Stampa": il terribile Ministero dell’Amore di George Orwell in 1984…“Fra tutti il ministero dell’Amore era quello che incuteva un autentico terrore. Era assolutamente privo di finestre. Accedervi era impossibile, se non per motivi ufficiali, e anche allora solo dopo aver attraversato grovigli di filo spinato, porte d’acciaio e nidi di mitragliatrici ben occultati.Anche le strade che conducevano ai recinti esterni erano pattugliate da guardie con facce da gorilla, in uniforme nera e armati di lunghi manganelli…”.Il ministero dell’Amore è uno dei quattro ministeri che coadiuvano il Grande Fratello nel governo dell’Oceania. Si occupa di reprimere ogni sintomo di dissenso contro il Grande Fratello e contro il Socing, il partito che governa dispoticamente l’Oceania.Il suo nome è paradossale, così come paradossale è il partito dell’amore di Berlusconi. Da una parte, infatti, il premier invoca il partito del “volemose bene” come base per la ricostruzione di un clima di concordia nazionale, humus ideale per le riforme istituzionali. Dall’altra, con una strategia precisa e dagli obiettivi inequivocabili, ovvero tirarsi fuori dai suoi guai giudiziari, piega il Parlamento, ormai ridotto a Zittamento. Basta guardare il calendario dei lavori parlamentari di gennaio. Ecco le priorità del governo: legittimo impedimento, processo breve e lodo Alfano per via costituzionale. Il tutto coadiuvato dai “portavoci a vario titolo” del partito dell’amore, che dicono chiaramente e senza mezzi termini che sulla giustizia andranno avanti anche da soli.Allora, mi domando, di cosa stiamo parlando, a cosa dovrebbe servire questo ruffiano ed ipocrita partito dell’amore, quali siano le basi sulle quali dovrebbe germogliare l’amore tra maggioranza ed opposizione. Qui c’è una maggioranza che vuole farsi da sola la riforma della giustizia, per mettere il premier al riparo dai suoi guai, ma che poi vuole dialogare con l’opposizione su non si sa bene quali riforme. Le chiacchiere, come dice qualcuno, stanno a zero e Berlusconi, si sa, non è uno statista. Le riforme che ha in testa sono solo quelle a suo uso e consumo ed il partito dell’amore è solo un atto di cesarismo. Con l’amore non si ottiene uno stato più efficiente. Con l’amore non si restituisce ai cittadini assistenza e beni all’altezza delle tasse pagate. Con l’amore i cassintegrati, i disoccupati, gli operai licenziati non arrivano alla fine del mese. Di questo vogliamo parlare e di queste riforme vogliamo discutere in Parlamento. Ma nella famigerata stanza 101, nelle segrete del ministero dell’Amore, l’obiettivo è un altro e solo gli ingenui possono pensare che si tratti del bene del Paese.    

LA DEMOCRAZIA NON CEDA AI RICATTI

InciucioInciucioLe istituzioni e la democrazia sono sotto ricatto. A dimostrarlo è il tam-tam di dichiarazioni che arriva dal mondo politico di destra e di sinistra e che apre al dialogo sulle riforme con il Cavaliere. E la scena si ripete. Ma come al solito niente di nuovo si vede sotto il sole.E’ come se stessimo assistendo alla scena cruciale di un film, un classico thriller-movie americano. Il sequestratore asserragliato in una banca. Con una mano tiene la pistola puntata sulla tempia degli ostaggi e con l’altra chiama la polizia e dice :"o mi fate avere un elicottero sul tetto per mettermi in salvo oppure io ammazzo tutti gli ostaggi".Questa scena, ricalibrata, può essere trasferita al clima politico che si respira in questi giorni. Berlusconi è il sequestratore che tiene la pistola puntata alla tempia delle istituzioni democratiche e rivolto all’opposizione e al presidente della Repubblica dice : “o mi date subito la legge che mi garantisce l’impunità o io scasso tutto”. La pistola carica è rappresentata dalla legge sul processo breve che manderebbe a gamba all’aria la giustizia penale italiana e lascerebbe impuniti il 50 per cento di reati commessi. Il problema è che qui non siamo in un film. In gioco c’è la qualità della nostra democrazia. In un sistema democratico non si possono accettare ricatti. Per questo pagare il riscatto come vorrebbe fare D’Alema è inaccettabile.Oltretutto pensare allo scambio non solo è sbagliato, ma per il centrosinistra è pura follia e masochismo, viste le riforme che ha in mente di fare il centrodestra. In una lettera al Giornale il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, ha spiegato che occorre “cambiare la Costituzione ormai arcaica”, “riformare la Corte Costituzionale perché è un organo squilibrato formato da giudici di sinistra”, “eleggere direttamente il premier” e arrivare a un quadro politico che porti al “bipartitismo”, riscrivere il sistema giudiziario italiano perché non sia più il dominus della vita politica e degli equilibri istituzionali”.  In realtà nessuno parla della prima riforma della quale il paese ha bisogno. Bisognerebbe infatti partire dalla radice, ovvero, cambiare le regole che sorreggono il nostro sistema dell’informazione e della comunicazione televisiva. Oggi non si può prescindere da questo, soprattutto in una società come la nostra, nella quale l’informazione condiziona pesantemente l’opinione pubblica. Mi riferisco a due cose. La prima, che dovrebbe valere per tutti i mezzi di informazione, è l’assoluta incompatibilità tra la proprietà e/o il controllo di mezzi di informazione e l’attività politica. La seconda , valida solo per le televisioni, è il divieto assoluto e inderogabile ai mezzi di informazione di sostegno privilegiato a una formazione politica o a una coalizione. Solo così la nostra democrazia, da anni condizionata  dalle intricate vicende giudiziarie e dal conflitto di interessi del premier, potrà essere libera dal cappio che ha intorno al collo da quando è sceso in campo  Silvio Berlusconi.  Solo così si potrà impedire che un altro 'Berlusconi' metta sotto ricatto ancora la nostra democrazia.