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CALCIO, POLITICA ED ETICA PUBBLICA

Calcio nella bufera. Ennesimo scandalo, partite truccate, giri di scommesse, combine tra squadre, giocatori venduti, soldi, investitori internazionali, nomi in codice, schede telefoniche ‘sicure’. Cosa c’entra il calcio con la politica mi direte? Perché non occuparsi di cose più serie? La risposta è semplice. A parte che il calcio non è solo uno sport, ma è un fenomeno culturale e sociale di rilevanza mondiale, che i calciatori sono per milioni di persone, soprattutto giovani e giovanissimi, dei modelli di vita, c’è una questione di fondo: il degenerare dell’etica pubblica nelle diverse sfere della società italiana. In Italia il concetto di etica pubblica è stato massacrato da vent’anni di berlusconismo. Scusatemi se torno a bomba sull’ex premier che tutti vorremmo relegare nel dimenticatoio, ma, come dissi anni fa,‘il problema non è Berlusconi, ma il ‘berlusconismo’. Che è ancora al potere, purtroppo. Il calcioscommesse è una questione politica. Non si può ignorare la gravità di quanto accade nella società italiana, che da anni, ormai, emana spifferi di marciume che si diffondono e inquinano ciò che toccano. Non possiamo permettere che lo sport, che dovrebbe essere veicolo di valori, di benessere, di messaggi positivi, diventi una cloaca. Senza demagogia e senza fondamentalismi lavoreremo per riformare il sistema del calcio e restituirlo ai suoi valori più profondi. Lo meritano soprattutto gli italiani, che seguono il campionato e le diverse competizioni con grande interesse. La politica ha il dovere di intervenire in un campo che incide enormemente sulla cultura dell’Italia e sui modi di vivere dei cittadini.

POPOLO VIOLA LINFA DELLA POLITICA

video: 
Il 5 dicembre è stata una giornata straordinaria. Centinaia di migliaia di persone si sono riunite spontaneamente, senza nessuna bandiera, per urlare la propria disapprovazione nei confronti del governo Berlusconi e l’intenzione di mandarlo a casa. L’artefice di questo miracolo è la rete e la sua straordinaria capacità di mettere in “connessione” persone anche lontane tra loro, non solo in senso letterale del termine. A contribuire alla realizzazione dell’evento sono stati centinaia di ragazzi che si sono messi in moto nelle varie città italiane, organizzando pullman e treni. Domani, a Napoli il comitato organizzatore nazionale e locale del No B Day si ritrova per cercare di non lasciare isolata l’esperienza del 5 dicembre e per cercare di tradurla in un “manifesto del Popolo Viola”.  Ho deciso di sentire la loro voce, per cercare di capirne le intenzioni. Nel video Anna Mazza, referente del gruppo locale No B Day di Napoli, Gianfranco Mascia dell’associazione BO.BI e Massimo Malerba, del gruppo promotore del No B Day, ci raccontano le proprie idee e come, secondo loro, si evolverà l’organizzazione di questo “movimento”. Ci hanno spiegato che l’esperienza del 5 dicembre non si tradurrà certamente in un partito e che il Popolo Viola deve restare assolutamente autonomo dalla politica e dalle forze che di essa fanno parte.Ho molto apprezzato le parole di questi giovani e credo che la loro intenzione di rimanere fuori dalla politica sia positiva. Io credo che la società civile debba restare tale e non debba in alcun modo diventare un partito. Il 5 dicembre per la prima volta partiti ed esponenti politici hanno aderito ad un’iniziativa nata dal basso e organizzata in rete. Credo che il compito della società civile sia proprio quello di portare la politica sul piano della realtà e di aiutare i partiti a comprendere le esigenze e le istanze della gente. La politica, dal canto suo, deve essere la cinghia di trasmissione che pesca nella società civile e la coinvolge. La società civile deve essere uno stimolo per la politica, un faro a cui le forze politiche devono puntare, ascoltandone più approfonditamente la voce, perché essa riesce a cogliere velocemente i cambiamenti della società. Per questo, credo che il tentativo, da parte della società civile, di imbrigliarsi in un partito politico, si tradurrebbe inevitabilmente per essa in un irrigidimento che non le consentirebbe più di mutare in base alle istanze della gente. Si perderebbe, così, quello spirito camaleontico che rappresenta la forza di organizzazioni quali il Popolo viola, che nascono nella società civile e ad essa continuano a dare ascolto.