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GIU' LE MANI DALLA PAR CONDICIO

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La maggioranza vuole cambiare la legge sulla par condicio, cancellando per sempre l’ultimo baluardo contro lo strapotere mediatico del premier.La par condicio è quella legge che, seppure con tutti i suoi limiti, soprattutto burocratici, garantisce, in campagna elettorale, a tutte le forze politiche pari opportunità di accesso ai mezzi televisivi. In poche parole, la legge sulla par condicio fa in modo che tutti i partiti politici che si sfidano siano, al via della campagna elettorale, allo stesso punto sui nastri di partenza e se la giochino “democraticamente”. Ovviamente, questo principio di democrazia, giusto e sacrosanto, non piace a Berlusconi che vuole la legge di natura, quella in base alla quale il più ricco, il più forte, il più prepotente, il più arrogante fa l’asso piglia tutto. Incassati gli ordini del capo, la maggioranza sta cercando di assaltare i tre principi cardini della legge sulla par condicio.Il primo assalto è al principio della parità, sostituito dalla proporzionalità. I partiti saranno presenti in tv in base al loro peso elettorale. Se un partito avrà preso un terzo dei voti, avrà un terzo degli spazi televisivi. Questo è un principio che all’apparenza può sembrare giusto ma che in realtà è profondamente antidemocratico. La ragione per la quale oggi è garantito pari accesso in campagna elettorale è per dare a eventuali partiti nuovi la possibilità di farsi conoscere e a forze extraparlamentari, momentaneamente escluse dalle istituzioni, di ritrovare il consenso perduto illustrando il proprio programma agli elettori. Il secondo assalto, solo in apparenza innocuo, è quello relativo al divieto in vigore oggi per i politici di frequentare trasmissioni televisive di  intrattenimento nel periodo di campagna elettorale. Apparizioni senza contraddittorio, in contenitori mattutini o pomeridiani, destinati a particolari fasce della popolazione, soprattutto giovani, casalinghe e pensionati, ha il potere di catturare consensi enormi, soprattutto in una società come la nostra dove la decisione sul voto si forma per lo più attraverso la televisione. Senza considerare il fatto che controllare le apparizioni in tutte le trasmissioni radiotelevisive diventerebbe impresa improba per qualunque controllore e che eventuali risarcimenti arriverebbero, come spesso accade, troppo tardi, quando ormai i giochi elettorali sono fatti.Il terzo assalto passa attraverso la volontà di reintrodurre gli spot a pagamento sulle tv nazionali durante il periodo di campagna elettorale, che ci riporterebbe di colpo indietro di 15 anni, a quel far west normativo che ha caratterizzato la discesa in campo di Silvio, quando l’Italia era sommersa da spot berlusconiani. Con la beffa , per di più, che essendo il premier il padrone della più grande concessionaria pubblicitaria del Paese ad ogni spot elettorale si arricchirebbe di più.Di fronte ad un progetto come questo, lo diciamo sin da adesso, l’opposizione deve essere compatta e, tanto per essere chiari, non accetteremo nessun tentennamento da parte del Pd. Non vorremmo mai che si lasciasse ingannare per egoismo personale e che, per prendersi il vantaggio di qualche apparizione in più garantito al secondo partito del paese, lasciasse passare gli aspetti devastanti di questa legge. Significherebbe, davvero, svendere la democrazia per un piatto di lenticchie. A buon intenditore poche parole: stavolta, occorre essere uniti senza tentennamenti. E’ in gioco la democrazia.