Taggati con: Bonino
Difendiamo la vita, le donne e la laicita'
La verità sulla 194
Anatema anatema: non votate per chi difende l’aborto, votate per la vita. Così il cardinale Bagnasco è sceso in campagna elettorale a quattro giorni dal voto. Certo, il presidente della Cei ha tutto il diritto di esprimere la posizione della Chiesa sul tema, ma c’è una cosa che non mi convince. Cosa c’entra l’aborto con le elezioni amministrative per il rinnovo di comuni, province e regioni? Niente perché è materia di competenza nazionale. E’ evidentemente una mano tesa alle traballanti liste del centrodestra. Un inaccettabile attacco a due candidate in particolare: Merceds Bresso e soprattutto Emma Bonino, colpevoli soltanto di aver espresso oggi come in passato la loro opinione e di aver fatto sclete politiche conseguenti. Scelte che, perlatro, non entrano in nessun modo oggi in campagna elettorale. Proviamo, tanto per ristabilire un minimo di verità, a fare qualche considerazione al di fuori delle barriere ideologiche e religiose. Analizzando un po’ i dati emerge con chiarezza che difendere la vita significa difendere la legge 194 sull’aborto, entrata in vigore nel 1978. Checché ne dica Bagnasco. Fino ad allora, l’interruzione volontaria di gravidanza era vietata e le donne che intendevano abortire e che non potevano permettersi costosissimi interventi all’estero, dovevano ricorrere clandestinamente a medici compiacenti in strutture di fortuna o, peggio, alle cosiddette mammane. Il prezzo era altissimo: senza menzionare la mortificazione e la vergogna, in migliaia morivano ogni anno. Una vera tragedia, una pagina buia della nostra storia recente. Oggi, per fortuna, non è più così. E non dobbiamo tornare indietro per nessun motivo. I dati sull’andamento delle interruzioni di gravidanza sono chiarissimi e dimostrano che il trend dall’entrata in vigore della 194, è in costante diminuzione: dai 213.000 del 1980 ai 120.000 (80.000 donne italiane) attuali. In sostanza la legge sull’aborto ha drasticamente ridotto il ricorso all’interruzione di gravidanza. La vita si difende tornando al 1978? Io, caro Bagnasco, dico di no. Un paese civile e moderno difende la vita, tutela le donne e la loro dignità, non permette ai propri cittadini di tornare a pratiche medievali, a interventi sanguinolenti praticati con spilloni da mammane senza scrupoli. Allora difendiamo davvero la vita e diffondiamo la cultura della prevenzione per diminuire ancora di più il ricorso all’aborto. Interveniamo sulle cause socio-economiche, miglioriamo la 194, potenziamo i consultori e l’assistenza alle donne che devono sottoporsi ad un intervento traumatico che spesso lascia cicatrici permanenti. Spero di essere stato sufficientemente chiaro sul perché non si deve toccare una legge civile e moderna che ha migliorato l’Italia. Passo perciò a qualche considerazione più politica. Berlusconi è in difficoltà, le elezioni regionali non andranno bene per lui, non certo come si aspettava qualche mese fa. Questo intervento di Bagnasco così diretto e così plateale è l’ultima, ennesima dimostrazione della sua debolezza. Da solo non ce la fa più perché il governo è diviso, il Pdl, la sua creatura, è lacerato. La Lega del ‘fedele’ alleato Bossi lo insidia e pregusta il sorpasso nelle regioni del Nord. Per questo Berlusconi ha bisogno di stampelle. E questa rinnovata ‘santa alleanza’ col Vaticano capita a proposito. Come ogni cosa, però, ha il suo prezzo. E lo stabiliranno i vescovi, non Berlusconi, che tra l’atro ha parecchio da farsi perdonare: la separazione da Veronica, il caso Noemi, le feste a Palazzo Grazioli, la vicenda Patrizia D’Addario… Questo prezzo rischiamo di pagarlo noi italiani, con la perdita di un’altra quota di laicità dello Stato.



PDL, L'OGM INDIGESTO PERSINO AI SUOI
Era uscito un attimo a mangiare un panino. Anzi no. Era andato a vedere come stava la figlia che aveva la febbre. Anzi no. Era andato a prendere i lucidi del simbolo. Anzi no. Era andato a recuperare dei fogli mancanti. Anzi no. A fare telefonate. Anzi no. A cancellare i nomi in lista. Anzi no. Ma che ha fatto Alfredo Milioni nelle ore fatidiche che hanno preceduto la presentazione delle liste del Pdl? Proprio non si capisce. Così come non si capisce cosa abbia fatto l’altro Alfredo, il Pallone coordinatore del Pdl nel Lazio che, per correre in aiuto ad Alfredo in cerca del panino, si sarebbe dimenticato di mettere la firma. Sarà. Sta di fatto che per colpa dei peccati di gola del primo Alfredo e quelli di memoria del secondo Alfredo, le liste in sostegno della candidata del centrodestra alla regione Lazio Renata Polverini si sono, appunto, polverizzate in un istante. Senza di esse, non c’è più né candidata, né schieramento, né corsa.
Ma davvero nel Pdl pensano che qualcuno possa bersi questa favola per allocchi? Davvero pensano che si possa credere, anche solo per un istante, a tanta insipienza, impreparazione, improvvisazione e cialtroneria? Se le cose stessero davvero così si dovrebbero dimettere tutti, responsabili nazionali in testa. La verità è un’altra e quanto sia grave lo si è percepito chiaramente dal nervosismo esplosivo del manganellatore mediatico, Ignazio La Russa, ieri in evidente difficoltà di fronte ai colpi e agli affondi del direttore Bianca Berlinguer.
Il partito del Pdl, “quell’ogm geneticamente modificato creato artificialmente per resistere alla pioggia di avvisi di garanzia e frutto di un ardito innesto tra un postfascista, un piazzista, uno stalliere e un perizoma “ – lo scrive oggi Francesca Fornario su l’Unità – come la patata transgenica varata ieri a Bruxelles, non regge la cottura. Alla prova dei fornelli, gli elementi fondanti, Forza Italia e An, si disgregano, vanno per fatti loro e la pietanza in tavola è inservibile, immangiabile nonché indigesta, persino ai suoi stessi padri fondatori.
Gli esperimenti genetici, frutto di alchimie di laboratorio, di fusioni a freddo decise dall’alto mostrano prima o poi i loro frutti sterili. Per di più, se ci metti che quelli che dovrebbero essere gli elementi fondanti di questo strano ogm partitico sono, in realtà, fratelli coltelli, l’un contro l’altro armati, c’è poco da sperare. Altro che partito unico, altro che magico predellino dei miracoli. Questo è il partito di un signore unico, Silvio Berlusconi, che tutto dispone, fa e stabilisce. E che se deve mandare giù il boccone amaro di “una candidatura non figlia sua” si mette di traverso, o almeno, alza le mani e dice ai suoi “roba loro, fanno loro”. Volete la Polverini? E Polverini sia. Ma fate voi. Io vado a mangiarmi un panino.



LA DISCESA IN CAMPO DI BAGNASCO



GLI ACCORDICCHI ELETTORALI SONO UN INSULTO AGLI ELETTORI




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