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TENGONO BERLUSCONI PER LE PALLE

Saverio Romano, indagato per mafia, è il nuovo ministro dell’Agricoltura. Premetto subito una cosa: un indagato per mafia non può fare il ministro. Punto. Non voglio passare per forcaiolo, una persona è innocente fino che non viene condannata dopo regolare processo, ma certo è che nominare ministro un politico ‘chiacchierato’ e per il quale il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione della procura è un atto grave, una scelta sbagliata ed inopportuna. Per non dire di peggio. Se si nomina un indagato per mafia ministro, non ci si deve poi stupire se i cittadini nutrono sempre meno fiducia nelle istituzioni. In un paese civile, Saverio Romano non sarebbe ministro. Purtroppo siamo nell’Italia che sconta la deriva finale del berlusconismo. Tra un po’ dovremo spazzare via le macerie politiche di questo periodo infelice. Ci sono alcune considerazioni che mi vengono spontanee. La prima è che avere qualche ‘problemino’ con la giustizia è un vantaggio nel Pdl, un ottimo viatico per arrivare al governo, una nota di merito agli occhi di Berlusconi, che forse così si sente meno solo. La seconda riguarda la tenuta di questo governo. Basta qualche cosiddetto ‘responsabile’ per tenere Berlusconi per le palle. Un capo di governo che si trova ormai senza una vera maggioranza politica, ma con un’accozzaglia di deputati che di volta in volta contrattano il prezzo della loro fedeltà. Romano ministro è una cambiale pagata a costoro. Non è la prima e non sarà l’ultima. Ieri, intanto, è nato un nuovo istituto giuridico: il ministro con riserva (copyright Pasquale Laurito, Velina Rossa). Il presidente della Repubblica, subito dopo il giuramento di Romano, ha inviato una nota in cui esprimeva ‘riserve sull’ipotesi di nomina dal punto di vista dell’opportunità politico-istituzionali’. Siamo perplessi da questa posizione del Colle, perché avrebbe potuto, in base alla Costituzione, rifiutare di nominare un indagato per mafia. Non basta l’auspicio che il ‘procedimento chiarisca al più presto l’effettiva posizione del ministro’. Siamo perplessi, caro Presidente. Romano non doveva essere nominato ministro. Non ora.

IMMIGRAZIONE GOVERNATA A COLPI DI FLOP

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Lo avevamo previsto. Lo sapevamo e l’avevamo detto. L’introduzione del reato di clandestinità, come strumento per contrastare l’immigrazione irregolare, si è rivelato per quello che è un vero e proprio flop. A sei mesi dall’introduzione della norma che punisce con una sanzione amministrativa e l’espulsione l’ingresso e il soggiorno illegale nel nostro Paese, voluta con pervicacia e determinazione dalla Lega, i risultati sono scarsissimi: 12 condanne a Genova, nessuna condanna a Palermo e Agrigento, pochi fascicoli giunta dalla procura all’ufficio del giudice di pace di Firenze, Parma, Bologna e Napoli, 500 richieste di archiviazione a Milano, 40 processi a fronte di 611 decreti d’espulsione a Roma. I numeri parlano chiaro e se questo governo e questa maggioranza fossero onesti dovrebbero avere il coraggio di ammetterlo e di abrogare questa norma xenofoba ed inutile. Ma più in generale, tutta la politica, tanto a destra quanto a sinistra, dovrebbero trovare il coraggio di confrontarsi finalmente e seriamente con l’immigrazione, provando ad andare oltre i propri steccati ideologici, ormai buoni più solo per fare cassetta elettorale. Basta dare un’occhiata alle cifre per farsi un’idea precisa: 3 milioni di immigrati regolari negli ultimi 15 anni, 1,5 milioni di clandestini, solo in Italia. Una vera e propria massa migratoria che ha cambiato e sta cambiando sempre di più il volto di questo Paese, con le conseguenze sociali, di sicurezza e di integrazione che ogni giorno tocchiamo con mano e nei confronti delle quali il legislatore ha offerto sempre e solo armi spuntate.Per affrontare un fenomeno così importante e significativo come quello dell’immigrazione serve un approccio politico e culturale nuovo, che superi l’idiozia di norme come il reato di clandestinità e di pagliacciate come le  ronde. Serve una politica fatta di buon senso e di strumenti adeguati, a partire dalla riscrittura della legge sull’immigrazione Bossi-Fini, una vera e propria aberrazione legislativa, forte con i deboli e debole con i forti.Il finto buonismo del centrosinistra che accoglie tutto e tutti è una soluzione sbagliata e superficiale, che tampona ma non risolve. Così come altrettanto sbagliato è ridurre la questione dell’immigrazione ad un problema di ordine pubblico come fa il centrodestra. Solidarietà a tutti i costi da una parte, e tolleranza zero dall’altra sono due ricette sbagliate, una peggiore dell’altra. Non serve a niente scegliere l’una o l’altra strada. Serve il coraggio di scelte nuove ed uscire da logori schematismi ideologici. Noi questo coraggio lo abbiamo.