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STOP AI DOPPI INCARICHI

 Doppi incarichi, doppi stipendi. Doppie ingiustizie. In questi giorni i quotidiani hanno pubblicato un lungo elenco di magistrati che ricoprono incarichi nei ministeri. Hanno reso pubblica la lista stilata dal sindacato delle toghe che elenca coloro che, pur ricoprendo funzioni ministeriali, mantengono il proprio posto nell'alta burocrazia di Stato. Doppio ruolo e, a quanto pare, stipendio extra. Non si comprende per quale motivo lo Stato debba stipendiare professionisti altamente qualificati per non fare nulla. Abbiamo a cuore l'indipendenza della magistratura e la trasparenza nell'esercizio della funzione pubblica, nonché la sua efficienza. Per questo, già la prossima settimana, presenteremo un disegno di legge che vieti a chi ricopre incarichi di governo di rivestire ruoli nella giustizia amministrativa. Questa del doppio incarico è un'anomalia che deve essere sanata quanto prima, perché, senza nulla togliere alla professionalità e alla competenza delle persone coinvolte, non si possono svolgere contemporaneamente due funzioni così importanti. E' necessaria una chiara incompatibilità tra cariche e funzioni per un'esigenza di trasparenza, equità ed efficienza. Senza contare che, tutto questo, comporta anche un aggravio economico per le casse dello Stato, già prostrate dalla crisi.

BERLUSCONI PARLA COME UN BLACK BLOC

“Siamo nelle mani dei giudici di sinistra”. Lo dice il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e non è certo una novità. “Giudici di sinistra appoggiati da “Repubblica”, dai giornali di sinistra e della stampa estera”. E pure a questo genere di esternazioni, l’esimio premier ci ha da tempo abituati. Ma il contenuto delle intercettazioni pubblicate oggi da il quotidiano La Repubblica sono a dir poco agghiaccianti. “Siamo in una situazione per cui o io lascio oppure facciamo la rivoluzione, ma vera”… “Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di Giustizia di Milano, assediamo Repubblica e cose di questo genere”. Agghiaccianti affermazioni per un presidente del Consiglio che dice di voler far fuori un palazzo, assediare la sede di un giornale, fare la rivoluzione ma quella vera. Parla come un black bloc Silvio Berlusconi, un black bloc in grisaglia e bombetta che siede a palazzo Chigi. Un capo del Governo che si esprime in questo modo è inaccettabile. Cos’altro ancora debba succedere prima che quest’uomo irresponsabile si decida a lasciare il governo per consentire all’Italia di avere un esecutivo in grado di affrontare i problemi e di recuperare la credibilità internazionale perduta? Di cattivi maestri in giro ce ne sono tanti ma questo supera tutti in squallore.

MENO MALE CHE LA MAGISTRATURA C'E'

 L’ha orchestrata bene la sua giornata di populismo mediatico contro la giustizia. Questa mattina, il presidente del Consiglio, si è presentato a palazzo di Giustizia di Milano per il processo Mediaset. Non lo ha fatto in sordina, come avrebbe dovuto ma ha messo su uno spettacolo da baraccone, degno della peggiore compagnia di avanspettacolo del dopoguerra. Un vergognoso comizio, con tanto di palco, in pieno stile trash come solo lui sa fare, con tanto di altoparlanti che hanno diffuso le note di “meno male che Silvio c’è” ed il coordinatore lombardo del Pdl, il senatore della Repubblica Mantovani, che incitava e ringraziava le truppe di mercenari inneggianti a Silvio, assoldate alla bisogna, per la più grande kermesse contro i giudici che sia mai stata concepita. In nessun paese normale, un presidente del Consiglio si fa organizzare un palco fuori di un tribunale per gridare, berciare strepitare e battere i piedi contro uno dei poteri dello Stato. Ha sfoderato il suo trito e ritrito armamentario retorico pieno di falsità.Accuse assolutamente inventate. E’ tutta un’invenzione, una pure invenzione”. Poi è passato agli insulti al limite dell’eversivo contro i magistrati. “Non riesco a capire come un presidente del Consiglio si possa trovare in una situazione come questa, con accuse infamanti e demenziali. Sono soltanto invenzioni dei pm, staccate completamente dalla realtà”. “La magistratura lavora contro il Paese”. “I magistrati un’arma di lotta politica ed è per questo che occorre riformare la giustizia”. Peccato che il presidente del Consiglio sia il primo sponsor dei criminali perché se venissero approvati i provvedimenti in discussione alla Camera ed al Senato, il processo breve e l’allunga-processo, in Italia non si celebrerebbero più processi. Non se ne concluderebbe uno, con le immaginabili conseguenze per la sicurezza dei cittadini. Sarebbe un “tana libera tutti’ a favore di tutti i criminali su tutto il territorio nazionale, anche a favore dei responsabili delle vittime del’Aquila e di Viareggio. Pur di sfuggire ai processi, Berlusconi è disposto a tutto. Se il prezzo della sua impunità è la fine della giustizia e della sicurezza in Italia, il blocco dei processi, il massacro della magistratura, meglio concedergli un lasciapassare giudiziario e mandarlo in un esilio dorato.

INGIUSTIZIA E' FATTA!

Leggo oggi sul “Corriere della Sera” l’editoriale di Pierluigi Battista e mi trovo a riflettere su un concetto che probabilmente ha sfiorato molti italiani negli ultimi anni. Battisti sostiene che “sulla giustizia su potrebbe evitare l’ennesima guerra di religione, se ambedue gli schieramenti la smettessero di farsi imprigionare dall’incubo di Silvio Berlusconi”. Si potrebbe, sì, sono d’accordo con un giornalista che considero valido e d’indiscussa professionalità. Si potrebbe ed è quello che vorremmo, dal momento che siamo convinti che la giustizia il Italia debba essere riformata. Si potrebbe, se solo ci fosse la possibilità di salvare anche solo pochi punti di una riforma che , detto in tutta franchezza, è fatta di misure non solo inutili, ma anche dannose. Non è per partito preso se l’opposizione si matte di traverso nei confronti di questa proposta. E’ semplicemente perché si tratta di una bomba che rischia di far saltare in aria i principi fondamentali della Costituzione. L’indipendenza della magistratura è stata voluta dai nostri padri costituenti a tutela dei cittadini. Questa cosiddetta riforma ‘epocale’ non risolve il primo problema ed aggrava il secondo, mettendo, di fatto, i giudici in ginocchio di fronte ai politici di turno. Si tratta di una riforma che affida al Parlamento la scelta di quali reati, anno per anno, il magistrato deve perseguire. Non solo, è previsto anche che ad indagare sui magistrati debba essere un apposito consiglio di disciplina di nomina parlamentare. Non riesco a capire in che modo una riforma del genere possa agevolare la funzionalità della giustizia. Tutto, in sostanza, andrà a finire nelle mani di un solo ed assoluto potere. Indipendentemente dalle vicende personali di Berlusconi, dal processo Ruby, con cui lui stesso ieri si è affannato a dire che ha “zero” a che vedere questa riforma, si tratta però di un testo che di “chiaro”, come Berlusconi lo ha definito ha solo una cosa: non servirà a risolvere i problemi della giustizia e minerà gli equilibri che hanno sempre garantito il bilanciamento tra i poteri dello Stato. Certo, forse questa riforma ‘epocale’, che di epocale ha solo l’anticostituzionalità, un fine l’ha raggiunto: si è sostituita, sulle pagine dei giornali e sulle bocche dei politici dell’opposizione, alle dette e ridette parole sui processi dello stesso premier. Se questo era lo scopo di Berlusconi e dei suoi fedelissimi, sono riusciti nell’intento, ma non durerà a lungo e soprattutto questa riforma non arriverà mai alla fine del suo percorso.

LEGITTIMO UN CAZZO!

  La protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioLa protesta del Popolo Viola fuori da MontecitorioQuando si ha a che fare con mister B la chiarezza bisogna cominciare a farla a partire dai titoli. L’uomo la sa lunga. E’ tutta la vita che vende tutto a tutti. Quando decide di rifilare agli italiani uno dei suoi colossali pacchi, gli va riconosciuto che lo confeziona bene e ci mette pure il nastro rosa. Tutto parte sempre dal nome che, ovviamente, deve evocare qualcosa di buono e di giusto. Se poi il nome, come normalmente accade, cozza totalmente con il contenuto reale delle leggine berlusconiane, poco importa. Tanto il 90% della comunicazione, come lui ben sa, si gioca sulla confezione  e sul nastro rosa, non su quello che c’è dentro. E’ così con il processo breve, e con il successivo rituale dei mille giornalisti prezzolati che in vari salotti televisivi o nelle interviste ai giornali, con aria sorniona e di sfottò ti dicono, “ma come: Lei non vuole un processo breve?”.Con il legittimo impedimento è la stessa cosa. Il nome “sa di giusto”, ed infatti: “se io ho un impedimento legittimo, legato al mio ruolo di governo, sarebbe davvero assurdo rinunciare a tale impegno, magari danneggiando gli interessi del mio paese, per presentarmi davanti ad un giudice proprio quel giorno?” Il punto è, ancora una volta, che il nome è l’esatto opposto del contenuto e l’essenza del concetto, l’hanno colta nella serata di ieri, quei ragazzi del popolo viola, che fuori dall’aula di Montecitorio hanno alzato lo striscione con su scritto “Legittimo un cazzo”.In effetti, la norma stabilisce che il presidente del Consiglio o i ministri che hanno voglia di bigiare le udienze si possono fare la giustificazione da soli ed evitare “serenamente” le aule di giustizia per i successivi sei mesi. Ovviamente, nessuno può sindacare la loro giustificazione. Tanto meno i giudici. E’ evidente che questa non è più nemmeno solo una norma ad personam. E’ puramente e semplicemente una presa per il sedere di tutti gli italiani che, invece, a dispetto dei loro impegni e dei loro affari, in tribunale se convocati ci devono andare e di corsa. Allora, credo che oltre a contrastare queste norme, con ogni strumento che la Costituzione ci assegna, dovremo anche prendere l’abitudine di chiamare le cose per quello che sono, rifiutando i nomi fasulli con i  quali Berlusconi ogni volta tenta di ammantare di grazia le sue porcate.Non c’è una legge sul processo breve. C’è una legge sulla prescrizione fulminea.Non c’è una legge sul legittimo impedimento. C’è una legge sul pretestuoso impedimento.