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RIMPALLI E PALLE... DI NEVE

Puntuale, come un orologio, va in scena il gioco del rimpiattino. Cosa fa la politica, rappresentata da un ministro o da un primo cittadino, quando ha palesemente mal governato un'emergenza con grave disagio per i cittadini? Di regola, dovrebbe assumersi le responsabilità, chiedere scusa e magari, ma questo appartiene al periodo ipotetico dell'irrealtà in Italia, dovrebbe dimettersi. Da noi, dicevamo, no. Si suona una musica diversa, sempre la stessa. Si spargono colpe a destra e a manca, si invocano improbabili commissioni di inchiesta e si formulano mirabolanti soluzioni. Si arriva, persino, a rimpiangere la Protezione civile guidata da Bertolaso. 

Partiamo dai fatti, inoppugnabili. A Roma, per pochi centimetri di neve, è andata in scena la baraonda totale. Si dirà, ma a Roma la neve è un'eccezione. Giusto. Però c'è un ma, grande come una casa. La neve a Roma è stata un'eccezione ampiamente annunciata. Dunque, si poteva porre in parte rimedio, per tempo, ed evitare disagi ai cittadini, soprattutto quelli più deboli ed esposti alle conseguenze di una nevicata seppur eccezionale. Mi riferisco ai pendolari, a chi usa i mezzi pubblici per andare al lavoro e a chi, invece, fa uso dei propri mezzi, agli anziani rimasti bloccati senza aiuto.

"Sindaco, ha bisogno d'aiuto?". Gabrielli, capo della Protezione civile. "No, grazie, facciamo da soli". Cosa avesse in mente il sindaco di Roma quando ha pronunciato queste parole difficile saperlo. Dirà, poi, che la colpa è stata di Gabrielli. "Mi avevano comunicato un basso grado di emergenza". E quindi che si fa? Si rimane a guardare. Non si ordina di spargere sale sulle strade, di provvedere a munire gli autobus della capitale di catene, di precettare taxi muniti di catene. Si ordina di chiudere le scuole, quello sì, anzi, no: didattica sospesa, istituti scolastici aperti. Panico e confusione tra i genitori.

Le conseguenze di questo assurdo rimpiattino sono note ai più, soprattutto a quelli che l'hanno vissute in prima persona: automobilisti rimasti letteralmente imprigionati sulle principali arterie della capitale, 75 per cento degli autobus senza catene e quindi fuori uso, metro inutilizzabile per via del ghiaccio formatosi sulle rampe di accesso.

Invece di spargere sale, insomma, si spargono responsabilità. Al governo, che ha lasciato soli i comuni. Alla Protezione civile, passacarte. Alla regione e alla provincia, che non hanno responsabilità, ma buttiamoli nel mucchio. Poi si prende la pala, ci si mette a spalare neve con l'elmetto - sale rigorosamente da cucina che si sa serve a salare le pietanze non a scongelare le strade - a favore di telecamere e teleobiettivo, e si comincia il tour televisivo. Si chiede scusa? No, tutte le istituzionil locali e nazionali, dovrebbero farlo insieme. Ma quelle nazionali di più. Amen. Parola di sindaco.

ALEMANNO RIMPASTA E FA SPAZIO ALLA CRICCA

 Alemanno di nome, Retromanno di fatto. Ai romani il patto della pajata proprio non è andato giù. Il sindaco di Roma crolla a picco nei sondaggi e, nella classifica dei sindaci più amati d’Italia, sfiora l’ultimo posto, mentre svettano in cima Chiamparino e Renzi. Lo spettro del buco in bilancio, gli scandali di Parentopoli, le assunzioni facili alle municipalizzate Atac ed Ama, pesano come un macigno sulla già pallida gestione del sindaco di Roma. Come se non bastasse, la Capitale è diventata un suk per colpa di una giunta che non decide più nulla, paralizzata come è dalle lotte intestine tra gli ex forzisti e il sindaco, accusato di favorire i colonnelli azzurri a scapito della corrente azzurra. Il riflesso evidente e condizionato di quello che sta avvenendo a livello nazionale. Insomma, ce ne è quanto basta per andare a casa. Non solo una gestione a dir poco trasparente, ma una situazione di preoccupante stallo per via di una maggioranza che oggettivamente non c’è più. Un sindaco serio, che ha a cuore gli interessi della città che amministra, di fronte a questo quadro, avrebbe dovuto fare l’unico passo conseguente, ovvero, dimettersi. Invece no, Ieri, Alemanno ha messo in atto la vecchia pratica del rimpasto: dura lex sed lex, ovvero, si risciacquano in panni nel Tevere e via, verso nuovi meravigliosi fallimenti. La mission del sindaco è duplice: rimanere in sella alla poltrona di primo cittadino ma soprattutto rimuovere dalla memoria dei romani lo scandalo di parentopoli che lo ha travolto insieme alla sua giunta. Alemanno ha commesso due peccati capitali. In un batter d’ali, ha riportato Roma indietro nel tempo, ai tempi della prima Repubblica, non quella di Pompeo e Silla, ma quella ben più miserevole di Sbardella, lo squalo capo corrente della dc andreottiana. Per farlo, si è persino consultato con l’oracolo delle Sibille Cumane del Pdl, i capigruppo Gasparri e Cicchitto. Il secondo peccato, ben più grave del primo: accettare di nominare come vicesindaco Guido Bertolaso, l’integerrimo servitore dello Stato, l’uomo della Protezione civile, con il vizietto degli appalti d’oro da distribuire equamente tra parenti ed amici ed i massaggini rilassanti della brasiliana in topless Monica. Dicono che in cambio di un Bertolaso vicesindaco oggi, ad Alemanno sia stata promessa la poltrona da vicepremier accanto a Silvio domani. Dicono. Per ora sono solo chiacchiere. Bertolaso mio vice? E' pura fantasy, dice oggi il sindaco. Staremo a vedere. Una cosa è certa: con Bertolaso, a Roma di Capitale rimarrà solo il vizio.

ECOBALLE, FUFFA E CAMORRA

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Emergenza rifiuti? ‘Ghe pensi mi’. No, presidente, lasci perdere. Se questi sono i risultati non se ne occupi, per carità. L’Unione Europea è stata impietosa: ‘dopo due anni la situazione non e' molto diversa. I rifiuti sono per le strade, non c'e' ancora un piano di trattamento e gestione della
differenziata’. Le roboanti dichiarazioni di Berlusconi, che per due anni ha menato vanto di aver risolto l’emergenza, si sono rivelate per quel che sono: fuffa. Per chi non lo sapesse, al di là del significato metaforico, la parola fuffa indica quella specie di lanetta che si forma sui tessuti. Molto diversa dalla corposa sostanza dei rifiuti campani. Saviano scrive che i rifiuti illegali accumulati l’uno sull’altro, formerebbero una montagna alta 15mila metri, quasi due volte l’Everest, con una base di tre ettari.  La ‘monnezza’ è un problema ormai cronico in Campania, visto che l’emergenza inizia formalmente l’11 febbraio del 1994 e nessuno si aspetta che un colpo di bacchetta magica risolva il problema in una settimana. La colpa del governo è aver, anche in questo caso, fatto facile propaganda sulla pelle dei cittadini. Berlusconi non risolve i problemi, li nasconde, li occulta alle telecamere, nasconde, insomma, le ecoballe sotto il tappeto. Tutto rimane uguale, ma a sentir lui tutto cambia in meglio. Balle, anzi, eco-balle. Ieri il presidente della Repubblica è intervenuto sulla questione, affermando che non aveva ancora ricevuto il decreto  sulla raccolta dei rifiuti e i termovalorizzatori. Non solo chiacchiere, ma anche scorrettezza istituzionale. Dovuta forse alla guerra intestina al Pdl campano, che vede nella gestione dei termovalorizzatori un’occasione di lucro. C’è in ballo un affare da un miliardo di euro. Ed infatti litigano ferocemente. L’asse Carfagna – Caldoro vs Cosentino – Cirielli. I primi vorrebbero che la competenza sui termovalorizzatori fosse affidata alla regione, i secondi alle province. Una guerra tra bande che danneggia i cittadini, esposti a rischi sanitari enormi. Ed intanto la camorra continua a fare affari. Come sempre. La relazione conclusiva della commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, presidente il fisico Massimo Scalia, già nel 1998 affermava: La criminalità organizzata di stampo camorristico continua ad intervenire in maniera diretta sui traffici illeciti di rifiuti, lucrando notevoli somme di denaro: si tratta di  un'affermazione che ha avuto una corale evidenza nel corso delle audizioni e che quindi va assunta in questa relazione. Del resto, sono stati anche i collaboratori di giustizia a illustrare a questa
Commissione lo schema di intervento della camorra, nonché una versione storicizzata dei fatti. La criminalità organizzata si pone come terminale del traffico, nel senso che assicura il territorio ove smaltire illecitamente i rifiuti: può fare ciò perché è la camorra stessa a controllare e gestire ogni
metro quadro di ampie aree del territorio campano. In particolare la provincia di Caserta presenta zone controllate manu militari dalla criminalità organizzata, che addirittura organizza staffette per pattugliare le strade e attua attività di controllo sulle macchine non conosciute che transitano per
quelle vie. Oggi non è cambiato nulla.

RIFIUTI: GOVERNO SGAMATO

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“E’ stato smentito chi diceva che il governo non ce l’avrebbe fatta: l’emergenza è superata. Napoli torna ad essere una città occidentale ordinata e pulita. Abbiamo fatto una cosa che nessuno in passato era riuscito a realizzare”.  Queste sono le parole pronunciate il 19 luglio del 2008 da un fiero Berlusconi che si reca a Napoli con Bertolaso al seguito, per pubblicizzare da vicino l’operato di governo e Protezione Civile. Ed ancora il 3 giugno 2009 torna a fare dei rifiuti in Campania il trofeo del suo governo dicendo: “A Napoli funziona tutto. Lo smaltimento dei rifiuti continua, nonostante le cose che si dicono e qualche fotografia di pacchetti di immondizia elettorale lasciati da gente della sinistra. Non c’è da preoccuparsi. Abbiamo discariche capaci di accogliere tutti i rifiuti per i prossimi due anni e abbiamo il termovalorizzatore di Acerra che funziona benissimo”. Peccato che il termovalorizzatore di cui parla, oltre a costare 50 milioni di euro solo di manutenzione, non abbia mai realmente funzionato. L’unica linea che attualmente è attiva, la prima, è rimasta ferma tra maggio e luglio. Quanto alle altre, la seconda è immobile dal 7 settembre, la terza già dal 17 agosto. E peccato, soprattutto, che la bella costruzione di parole ed annunci di Berlusconi sia crollata come un castello di sabbia dopo il passaggio di un’onda. A smontarla, è stata la verità, venuta fuori a smascherare la messa in scena di questo governo, che fa della frottola un metodo di politica, della favola il proprio cavallo di battaglia. “Quello che è successo negli ultimi giorni dimostra che le autorità italiane non hanno ancora fatto quello che è necessario per trovare una soluzione adeguata e definitiva al problema”. Le parole del commissario europeo per l’ambiente, Janez Potocnik, giungono, pochi giorni fa a sventare qualunque dubbio dovesse esser rimasto e a far infuriare il capo della protezione civile, che prontamente replica: “L’Unione Europea farebbe bene a fare il proprio mestiere e invece di dare giudizi dovrebbe dare una mano a trovare alternative”. Una volta sgamato, Bertolaso gioca a scaricabarile pur di non riconoscere la propria azione fallimentare e lancia al rialzo assicurando che “tempo tre o quattro giorni e Napoli tornerà alla piena normalità”. Naturalmente la reazione dei cittadini, sommersi da migliaia di tonnellate di rifiuti, che addirittura hanno raggiunto anche il centro del capoluogo partenopeo, non si è fatta attendere. Segno che la popolazione non ci sta più a bersi le balle di un governo che predica bene e razzola male. Un governo che ora parla di accordo per definire l’imposizione del proprio piano. Il problema rifiuti resterà aperto, com’è sempre rimasto, perché, quando Berlusconi gridava al successo, la monnezza era solo stata spostata, certo non smaltita. E questa andrà ad aggiungersi alle tante, troppe questioni lasciate insolute da questo governo di centro destra. Su di noi ricade una grossa responsabilità, di cui non mancheremo di farci carico. E’ il momento della svolta, gli italiani hanno perso la pazienza ed ora spetta a noi, al centro sinistra dire basta alle frottole, mandando a casa questo governo e passando ai fatti.

QUANTI ALTRI OLTRE A SCAJOLA?

 

Oltre a Scajola, chi? E’ questa la domanda che da stamattina mi frulla in testa. Fino a ieri, come la maggior parte degli italiani, pensavo che Anemone&Co, la cricca di costruttori spregiudicati e disonesti, che, in cambio di soldi e sesso, avevano corrotto funzionari pubblici, come Balducci, il gran commis delle opere pubbliche, riguardasse solo la partita delle protezione civile, della opere pubbliche e che, al massimo vi potesse essere coinvolto Bertolaso. La vicenda Scajola dimostra, invece, che il marcio è molto più esteso e che risale indietro nel tempo, almeno al 2004. E’ da allora, infatti, che Anemone è su piazza. E’ da allora che il costruttore senza scrupoli agisce. E’ da allora che il suo “benevolo interessamento” si è rivolto anche ai piani alti dei ministeri. Se, oggi, scopriamo che il costruttore Anemone, nel 2004,  ha comprato la benevolenza dell’allora ministro degli Interni Scajola, uno dei più ministri più potenti, a quanti altri ha fatto favori, considerando che ogni ministero concede appalti? La domanda è devastante e, se fossimo in un paese normale, dovrebbe ossessionare tutti, giornalisti e politici  compresi. Non siamo più di fronte alla cricca dell’Aquila ma ad una sistema organizzato che agisce da anni e che da tempo concede “attenzioni particolari” ai potenti di turno in cambio di favori. Allora, chi e quali sono i gangli fondamentali dello stato che sono stati “oggetto di attenzione” da parte di questa banda di furbetti senza scrupoli? Se dovessimo scoprire che le metastasi della corruzione fossero molto più estese di quanto pensiamo, verrebbe meno non solo questa maggioranza e questo governo ma il senso stesso dello stato. E’ per questo che ieri ho pensato di proporre una commissione parlamentare d’inchiesta che abbia gli stessi poteri della magistratura e che indaghi a tappeto sulle rendite patrimoniali, bancarie e finanziarie di tutti i ministri che si sono succeduti dal 2001 ad oggi. Poi ho riso tra me e me, pensando all’ostilità che tale proposta troverebbe sul suo cammino, tanto a destra quanto a sinistra. Così ho deciso di rivolgermi a voi. Premesso che la commissione parlamentare d’inchiesta sarebbe l’unico strumento per fare chiarezza, per capire fino a che punto le metastasi della corruzione si è estesa, pensate sia meglio lasciar perdere o che comunque valga la pena portare la proposta in Aula? Io credo che ne valga la pena, se non altro per ascoltare, divertiti, le motivazioni con le quali arrampicandosi sugli specchi direbbero tutti di no. Io credo che varrebbe la pena farlo, se non altro per vedere l’effetto che fa.

COSI’ IL RE DEGLI APPALTI COMPRO’ CASA A SCAJOLA

ScajolaScajola

E’ di oggi la notizia che, il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha ricevuto in regalo da Anemone, il manovratore dei grandi eventi, il costruttore che ha fatto affari con gli appalti del G8, membro onorifico della cricca Balducci&Della Giovampaola, un appartamento di prestigio. Il fatto risalirebbe a quando Scajola era ministro dell’Attuazione del programma, dopo essere stato ministro dell’Interno fino al luglio 2002, quando si era dimesso aver pronunciato la vergognosa frase contro Marco Biagi, il giuslavorista assassinato a Bologna dalle Brigate Rosse. Secondo gli inquirenti, sarebbe stato provvidenziale per l’acquisto della casa un assegno, anzi 80 assegni che, il costruttore Anemone, attraverso il suo architetto di fiducia Zampolini, avrebbe messo a disposizione del ministro. L’architetto avrebbe versato sul suo conto 900 mila euro che poi avrebbe trasformato in 80 assegni circolari intestati alle proprietarie dell’appartamento che il ministro Scajola avrebbe poi acquistato. All’architetto fu ordinato di fare così dallo stesso Anemone. Sostiene davanti agli inquirenti di non aver fatto domande sul perché un costruttore dovesse contribuire per i tre quinti all’acquisto della casa di un ministro. La vicenda è parecchio ingarbugliata ma una cosa è chiara ai magistrati che stanno indagando: per l’acquisto della casa di Scajola, 600 mila euro ce li ha messi direttamente lui – accendendo un mutuo si difende il ministro – il resto ce li ha messi Anemone. Il Pdl, o quel che ne rimane, ha aperto le danze, ovvero, la difesa d’ufficio del ministro Scajola. Parlano di sconcertante attacco, di una famiglia come gli Scajola onesta lavoratrice, di una casa comprata con i risparmi di una vita, di manovre mediatiche per intimidire l’avversario, insomma, il solito armamentari del centrodestra. Lui, Scajola, dice di non lasciarsi intimidire, che nella vita possono capitare cose incomprensibili, di un attacco infondato, di oscuri manovratori e disegni preordinati. Lo ha detto anche oggi al Tg1, senza che però si capisse bene quali accuse vengano mosse al ministro. Si è capita solo la difesa. Se corruzione c’è stata sarà la magistratura a dirlo. Certo è che la circostanza non è più un’ipotesi investigativa ma un’evidenza confermata dalle dichiarazioni dell’architetto coinvolto nella vicenda.  Noi chiederemo al ministro Scajola di chiarire in Parlamento la sua posizione. Se non è in grado di farlo o non vuole, o non può. E allora dovrebbe avere la dignità di dimettersi. Ma non c’è problema. E’ tutto sotto controllo. Entrano i ministri, come nel legittimo impedimento, escono i presidenti di Camera e Senato. Lo prevede il nuovo lodo Alfano, o lodo Gasparri, o Gasparri-Quagliariello. Obiettivo, fermare, quando saranno scaduti i 18 mesi del legittimo impedimento, i processi Mills, Mediaset e Mediatrade. Ma non serve solo a lui, all’epuratore Silvio. Il lodo Alfano costituzionale potrà tornare utile, all’occorrenza, anche a qualche ministro.

IL GOVERNO DEGLI AFFARI NON DEL FARE

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Pubblico il mio intervento in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto al decreto legge sulla Protezione Civile.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

oggi l'Aula della Camera si appresta a convertire questo decreto-legge sulla Protezione civile ma lo fa, all'evidenza, senza particolare gioia, senza alcuna euforia e ha ben donde a non avere di che rallegrarsi. Infatti quello che esce oggi da quest'Aula altro non è che brandelli di quanto voi avevate in mente, di quel progetto che avevate con tanto orgoglio e tanto fierezza sbandierato come una delle medaglie al petto di questo Governo. A seguito del pentolone scoperchiato dalle indagini di Firenze, a seguito della pressione dell'opinione pubblica e a seguito anche dell'opposizione ferma fatta dall'opposizione parlamentare in quest'Aula avete dovuto mettere in campo una ritirata nemmeno tanto decorosa.

Ecco allora che il cuore del provvedimento in esame, quello per il quale davvero vi eravate battuti - in testa il sottosegretario Bertolaso ed il Presidente del Consiglio - e cioè quella privatizzazione della Protezione civile con quell'altra norma odiosa che introduceva una sorta di scudo, una sorta di immunità addirittura per le strutture commissariali, l'avete dovuta completamente abbandonare.

Oggi in quest'aula si registra una grande vittoria dell'opposizione, una grande vittoria di quella parte del Paese che nella legalità crede ancora, che nelle regole crede ancora, che è convinta che non vi possano essere veri servitori dello Stato, se davanti a tutto questi servitori dello Stato non mettono la tutela degli interessi collettivi e non i favori e non gli amici e non i parenti, siano moglie, fratelli, sorelle o cognati.

Questo non è essere servitori dello Stato: questo è piegare gli interessi dello Stato agli interessi di pochi, ad interessi particolari, ad interessi che non sono mai né chiari né trasparenti. Oggi, come dicevo, da quest'aula escono soltanto brandelli, ma anche questi brandelli del vostro decreto-legge sulla Protezione civile per noi sono inaccettabili, perché in realtà la logica che sta dietro al provvedimento in esame è la stessa ed è tutta funzionale a quel vostro progetto.

Sia ben chiaro: da parte nostra non viene la benché minima critica alla Protezione civile intesa come quelle migliaia di persone che con straordinaria competenza, con coraggio, con passione e con abnegazione da anni sono davvero un fiore all'occhiello dell'Italia in tutte le grandi situazioni di emergenza. No, noi non ce l'abbiamo con quelle persone e con la loro straordinaria professionalità: ce l'abbiamo con quella cupola che si è installata al vertice dello Stato, al vertice della Protezione civile e che ha confuso il governo del fare con il governo degli affari ed ha stravolto progressivamente quella che doveva essere una legittima e comprensibile situazione di eccezionalità e di emergenzialità, legata alle calamità ed a quelle disgrazie che purtroppo in un Paese ogni tanto accadono.

Voi avete preso quella eccezionalità, quella eccezionalità in base alla quale in tutto il decennio degli anni Novanta, fino ai primi del 2000, in tutto nel nostro Paese lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato dieci volte in dieci anni. Da quando è arrivato lei, sottosegretario Bertolaso, da quando è arrivato il Governo Berlusconi, abbiamo assistito ad una mutazione genetica della Protezione civile: nei dieci anni successivi, e cioè dal 2001 ad oggi, lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato 587 volte e di queste 540 volte soltanto negli anni in cui avete governato voi. In tutti gli anni in cui ha governato il centrosinistra solo per 40 volte è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Probabilmente anche quelle erano troppe, ma non è nemmeno paragonabile a quello scempio dello stato di emergenza che voi avete fatto. Questo Governo, soltanto nei primi 40 giorni di quest'anno, ha già dichiarato 30 volte lo stato di emergenza nazionale. Dunque l'emergenza nazionale è diventata dall'eccezione la regola: non riguarda più soltanto le calamità.

Si è passati prima alle grandi opere, poi alle opere medie, poi alle opere piccole. Insomma, dovunque vi erano affari da fare, dovunque vi erano soldi pubblici su cui mettere le mani, voi avete dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che non significa soltanto far le cose in fretta, caro sottosegretario Bertolaso, non significa questo. Questo nessuno lo mette in discussione e nessuno lo dovrebbe negare. Quello che voi avete fatto, grazie a questa sistematica adozione dello stato di emergenza, è stato bypassare tutte le leggi del nostro ordinamento giuridico.

Oggi su questi provvedimenti emergenziali non vi è più il controllo nemmeno di collegialità del Consiglio dei Ministri, non vi è il controllo politico del Parlamento (perché non passano per il Parlamento), non vi è il controllo preventivo contabile della Corte dei conti. Vengono bypassate 40 leggi nazionali ed europee, comprese tutte le norme sulla pubblicità degli appalti pubblici. Ecco allora che si arriva alla lista corta degli imprenditori, amici o amici degli amici, quando non parenti o sodali. Ecco allora che si arriva alla discrezionalità che diventa arbitrio, sottosegretario Bertolaso. Questo è quello di cui noi la riteniamo colpevole, colpevole politicamente e non per indagini che oggi sono soltanto ai primi passi e sulle quali ci guardiamo bene dall'emettere giudizi o valutazioni.

Noi la riteniamo colpevole, senza appello, di avere trasformato, in questi dieci anni, la Protezione civile in una straordinaria macchina di potere e di gestione del denaro pubblico: 10 miliardi di euro spesi in dieci anni, al di fuori di qualsivoglia controllo di legalità è qualcosa che, nemmeno nei più disgraziati Paesi del Terzo mondo, sarebbe possibile.

Questo è ciò che condanniamo, quello che lei, insieme al Presidente del Consiglio, ha fortemente voluto: un sistema criminogeno. Oggi, non dovete meravigliarvi se, all'oscuro, sotto il cono d'ombra di questo sistema che avete voluto, proliferano gli imbroglioni, gli sciacalli e coloro che ridono della notte del terremoto de L'Aquila. Questo, infatti, è il frutto necessario, scontato, prevedibile ed immaginabile di ciò che voi avete messo in piedi, e di cui portate tutta la responsabilità politica.

Per questo motivo, signor sottosegretario Bertolaso, abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere, le sue dimissioni, perché lei è colpevole politicamente. Non siamo solo noi a dirlo, perché non si tratta di un problema di maggioranza ed opposizione. Vorrei ricordare le parole del presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili, che di questo sistema sciagurato, che avete messo in piedi, ha detto: “crea una discrezionalità totale, che cancella un castello di leggi che regolano il mercato delle opere pubbliche, cancellando ogni principio di concorrenza e di mercato”.

Sottosegretario Bertolaso, l'ingegner Buzzetti parlava di lei, quando sosteneva che avete creato un sistema che cancella ogni principio di concorrenza e mercato.

Ma con voi se l'è presa anche Confindustria. Il vicepresidente di Confindustria ha affermato che avete messo in piedi “un sistema privo di ogni criterio di legalità e totalmente arbitrario, che toglie ai grandi investimenti pubblici che si realizzano in Italia ogni visione di sistema, con l'assunzione di decisioni incoerenti e prive di una visione complessiva di efficienza e di sviluppo del Paese”. Questo è ciò di cui vi accusiamo.

Di fronte a tutto questo, di fronte allo scempio delle istituzioni, noi chiediamo, soprattutto, una cosa: chiediamo chiarezza e trasparenza. Infatti, è evidente ed inevitabile che, quando si verificano straordinarie calamità naturali, è necessario azzerare la burocrazia e creare procedure rapide ed efficaci, che consentano allo Stato di intervenire con prontezza. Tuttavia, in una democrazia vera, degna di questo nome, quanto più si toglie da una parte, in termini di passaggi burocratici e di controlli democratici del Governo e del Parlamento, tanto più si deve dare dall'altra parte, con l'altra mano, in termini di trasparenza, dando a tutti gli italiani i mezzi e le condizioni per capire ciò che si sta facendo.

Signor sottosegretario, oggi, dobbiamo contestarle che, anche in Abruzzo, questa trasparenza non vi è stata, se è vero che le famose «casette» sono costate 2.800 euro al metro quadrato, al netto degli espropri, cioè quanto una casa di lusso in una media città italiana. Vogliamo sapere come spendete i soldi, gli italiani hanno diritto di saperlo.

Quando il Presidente del Consiglio Berlusconi ci viene a raccontare che metterà al centro della sua azione politica la lotta alla corruzione, noi gli diciamo: caro Presidente del Consiglio, quando parla di lotta alla corruzione, ha la stessa credibilità di una banconota da tre euro, perché, da quindici anni a questa parte, ha creato le condizioni legislative e politiche, affinché la corruzione in Italia la faccia sempre franca e i disonesti vincano sempre.

Sappiamo, in realtà, cosa voleva dire, e concludo. Il suo vero obiettivo è approvare quel provvedimento che, col pretesto di regolare le intercettazioni, in realtà, le impedisce! E non si parlerà più di corruzione, in Italia, perché nessuno scoprirà più le corruzioni! Volete creare lo Stato dove regna sovrana l'illegalità, ma noi non ve lo permetteremo!

 

E’ UNA NUOVA TANGENTOPOLI

BertolasoBertolaso“Solo volpi nel pollaio”. “Solo ladruncoli da quattro soldi”. “Oggi chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro”. “Solo volgari lestofanti”. “Non è una nuova Tangentopoli”. E’ da ieri che, illustri esponenti del centrodestra martellano con questi ritornelli. La ragione è presto detta. Le regionali sono dietro l’angolo e ritrovarsi con esponenti di spicco del proprio partito e qualche ministro beccati con le mani nella marmellata non è proprio la miglior carta da giocare in campagna elettorale. Per questo, il presidente del Consiglio  è furioso e grida ai suoi “Che c’entro io con questi ladruncoli?”.Anche Mario Chiesa, quello del famoso pio albergo Trivulzio da cui partì l’inchiesta Mani pulite, fu definito poco più di una volpe, un ladruncolo, un volgare lestofante, un “mariuolo”, vi ricordate? E poi sappiamo come è andata a finire.La verità è che quanto sta emergendo è una nuova Tangentopoli. Serve a poco dire il contrario di fronte al verminaio che sta emergendo: consiglieri comunali, parlamentari, pezzi da novanta del primo partito in Italia e ministri non sono proprio rubagalline qualunque. Qualche differenza rispetto al ’92 c’è, ma la diversa forma non cambia la sostanza dei fatti.Questa è una nuova Tangentopoli, con abiti nuovi, più adatti all’epoca che stiamo vivendo. Oggi, va di gran moda il modello Bertolaso, e cioè, un commis di Stato trasversale, adatto a tutti i tipi di maggioranza, col piglio del salvatore della patria che, nel tempo, si è fatto fare leggi su misura per avere i superpoteri con i quali gestire allegramente centinaia di milioni di euro, senza doverne rispondere a nessuno. Il modello Pennisi, il consigliere comunale di Milano che si è fatto portare i soldi in una scatola di cartone, è demodè, non è più a la pàge. Ma il ritornello della difesa è identico a quella della Milano da bere degli anni novanta: “Non rubo per me, ho preso i soldi perché la politica costa. Servivano per la campagna elettorale”. Non so a voi ma a me ricorda qualcuno.Il sistema di corruzione si è ingegnerizzato ma la corte dei favori tra politica e mondo degli affari è rimasta quella di sempre, con un pizzico di furbizia in più per non farsi beccare. Un sistema ramificato di corruzione, una ragnatela che coinvolge tutti i livelli istituzionali, tessuta con consulenze, appalti, favori, poltrone, potere, assunzioni facili e posti in paradiso. Come hanno ingegnerizzato il sistema? Con diversi mezzi. Prima hanno iniziato con la delegittimazione dell’inchiesta di Mani pulite e dei giudici che fecero l’impresa. Poi si sono fatti le leggi per aggirare i paletti anti-corruzione. Poi hanno continuato a martellare contro i soliti giudici comunisti e la loro giustizia ad orologeria.La Corte dei Conti, che dal ’92 ad oggi non ha smesso di monitorare l’impatto dei reati contro la pubblica amministrazione, ha reso noto che, nel 2009, la corruzione è aumentata del 229 per cento, del 153 per cento la concussione. Per le mazzette lo Stato ha perso 69 milioni di euro.  La voce tangenti, corruzione e concussione è aumentata dell’11% rispetto allo scorso anno. Emerge, dice la corte, la massiccia sagoma di un iceberg mai dissoltosi dopo lo scoppio di Tangentopoli. Serve altro per dimostrare la palese continuità tra ieri e oggi?

QUELLE RISATE FANNO SCHIFO

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   Italia dei Valori ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Guido Bertolaso. I gravi fatti che stanno emergendo dalle inchieste e dalla intercettazioni telefoniche dimostrano che la nuova loggia B2, l’asse Berlusconi-Bertolaso, sono un danno per il Paese ed il progetto scellerato di istituire Protezione civile spa va fermato prima che sia troppo tardi.Nessuna idea o convinzione di sostituirci alla magistratura. La ragione per la quale abbiamo chiesto che il padrone della Protezione civile se ne vada è meramente politica. Quello che sta emergendo, infatti, è un sistema di potere che, con la scusa dell’emergenzialità, è sfuggita ad ogni logica di legalità. E’ l’ingegnerizzazione a livello legislativo della corruzione. Si crea un’eccezione, dichiarando l’emergenza, per agire in violazione di ogni norma in virtù di accertare tempestivamente la calamità. Poi l’eccezione diventa la regola, dai grandi eventi fino alla beatificazione di padre Pio, dove l’emergenza di certo non c’è. E’ stato legislativamente abolito il controllo sulla legalità della spesa pubblica da parte della Corte dei Conti. In questo modo, salta la normativa europea sulle opere pubbliche e creare un sistema di corruzione e spreco di denaro pubblico è un gioco da ragazzi.Questo perverso sistema di aggirare la legge per fare soldi e spendere quattrini pubblici favorendo ditte e imprese amiche, parenti e stretti congiunti, e se stessi, è stato applicato alla lettera nella ricostruzione post – terremoto in Abruzzo. Italia dei Valori lo ha denunciato per prima. Per mesi, inascoltata, isolata e spesso aggredita dagli stessi partner di coalizione, ha denunciato in tutte le sedi l’assoluta mancanza di trasparenza nella gestione degli appalti. Lo ha fatto attraverso la voce di Carlo Costantini, il nostro capogruppo in regione Abruzzo, quando denunciare le malefatte significava essere presi per eretici, quando solo mettere in dubbio l’operato di Bertolaso, l’uomo dei miracoli, significava essere messi all’indice. Il gruppo di IdV in regione Abruzzo, guidato da Carlo Costantini, ha chiesto l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta del Consiglio regionale, per ricostruire appalto per appalto, incarico per incarico, le modalità di gestione del miliardo di euro ed oltre già speso da Bertolaso a L’Aquila.Condividiamo profondamente le parole di Stefania Pezzopane, presidente della provincia de L’Aquila, quando dice che uno Stato che si muove in aiuto del cittadino bisognoso deve essere uno Stato senza ombre. Per questo, le intercettazioni tra i due imprenditori che, a caldo, assaporano la gioia di fare affari “perché un terremoto non capita tutti i giorni”, sono la molla che ci spinge a metterci la faccia e a chiedere subito le dimissioni di Guido Bertolaso e l’istituzione della commissione d’inchiesta.

LA NUOVA LOGGIA B2

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Un sistema criminogeno dove l’emergenza diventa la regola per gestire direttamente, senza nessun controllo, un mare di soldi. Questo è il dato inquietante che emerge dalle inchieste che riguardano l’uomo della Protezione civile, Guido Bertolaso. Alla magistratura spetterà di stabilire le responsabilità penali dell’uomo delle emergenze. Quello che nessuno può negare è, invece, la responsabilità politica di Bertolaso che, insieme a Berlusconi, ha creato una gigantesca macchina d’affari che, con la scusa dell’emergenza, si è sottratta a qualsiasi forma di controllo, istituzionale e di spesa. Una macchina che ha gestito miliardi di euro con le mani libere. Una macchina che ha deciso a chi affidare appalti, assunzioni e consulenze. Una macchina che, dietro il paravento dell’emergenza, ha gestito miliardi di euro ed ha evitato ogni controllo di legalità e che ha il suo apice in quel “sistema di corruzione gelatinosa” che sta emergendo.Con la nuova loggia B2, tutto in Italia è diventato emergenza: la beatificazione di Padre Pio, il traffico sulla Salerno Reggio Calabria, la Louis Vitton cup. 587 ordinanze emergenziali, 100 solo nel 2009. 1,5 miliardi di costi certi e 6,5 miliardi di costi stimati. Perché, se è emergenza, nessuno sa e può conoscere come vengono spesi i soldi, chi si aggiudica gli appalti o le consulenze, chi viene assunto. Con la nuova loggia B2, anche eventi pianificati nel tempo sono emergenza, perché lì ci sono i miliardi, tanti, quelli veri: i Mondiali di nuoto, le Olimpiadi di Torino, l’Expo 2015, il G8 della Maddalena, la ricostruzione dell’Abruzzo.Una discrezionalità totale che cancella un castello di leggi che regolano il mercato delle opere pubbliche, cancellando ogni principio di concorrenza e mercato. Un crescente e strumentale utilizzo dell’emergenza per legittimare l’adozione di misure, la creazione di strutture e l’assunzione di decisioni incoerenti con una visione complessiva di efficienza e si sviluppo del Paese. Non lo diciamo noi. Lo dice, rispettivamente, il presidente dell’Associazione nazionale costruttori, Paolo Buzzetti, e il vicepresidente di Confindustria, Cesare Trevisani.Protezione civile spa, il gioiello voluto pervicacemente da Bertolaso, era solo l’ultimo anello dell’ambizioso piano della nuova loggia B2, che avrebbe consentito non solo di gestire le attività emergenziali al di fuori di ogni controllo ma anche quel poco che mancava, ovvero, consulenze, assunzioni, progettazione da affidare in maniera privatistica agli amici degli amici. Dopo gli inquietanti fatti che stanno emergendo, ovviamente, Italia dei Valori darà battaglia in Parlamento perché la legalità torni a guidare l’emergenza di questo Paese e non sia più la scusa per qualcuno a fare sporchi affari.