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LA CORRUZIONE VOLA, IL GOVERNO FRENA

Secondo l’ultima stima di Trasparency International, l’Italia è scesa al 67° posto nella graduatoria mondiale sulla corruzione nella pubblica amministrazione. Da Tangentopoli in poi, a parte una breve parentesi, siamo andati sempre peggio. Quando Mani pulite muoveva i suoi primi passi, il giro di affari della corruzione italiana era di diecimila miliardi di lire l’anno, con un indebitamento pubblico tra i 150 e i 250 mila miliardi di lire. Negli anni sessanta il debito pubblico era inesistente. Negli anni ottanta cresce fino al 60% del prodotto interno lordo. Sale al 70% nel 1983. Tocca il 92% nei quattro anni di governo Craxi (1983-1987), per chiudere alla vigilia di Mani Pulite, nel 1992, al 118%. Dal 1993 al 1994 si registra infatti il picco di denunce dei delitti di corruzione. Dopo l’azione di Mani pulite, la corruzione diminuisce ma dal 2000 in poi torna ai livelli del 1991, quelli antecedenti all'emersione di Tangentopoli. Le leggi ad personam  di Silvio Berlusconi, taglio dei tempi di prescrizione per i reati economici, corruzione al falso in bilancio e i condoni fiscali hanno riportato la corruzione ai tempi d’oro. Tutte le proposte e i disegni di legge anticorruzione, anche quelle presentate da Italia dei Valori, sono impantanate nelle secche del Parlamento, ben chiuse nel cassetto e destinate a non venire alla luce per volere della maggioranza. Anche il disegno di legge d’iniziativa del Governo, tanto strombazzato in campagna elettorale e tirato fuori ogni volta che organismi internazionali segnalano la gravità della nostra situazione, è inchiodato in commissione. Ma non è tutto. Per  capire di che pasta è fatto questo governo e quanto abbia a cuore la lotta alla corruzione, basti pensare che hanno soppresso l’Alto Commissario Anticorruzione, presieduto da Achille Serra, un organismo alle dipendenze della presidenza del Consiglio. Non pensiate all’ennesimo ente inutile. Nonostante i pochi mezzi e le scarse risorse, questo organismo ha messo a segno una serie di successi quali l’indagine sullo stato della corruzione nella sanità in Calabria, l’ispezione alla Asl di Napoli 5, da cui emersero infiltrazioni mafiose e l’attivazione di un numero verde per consentire ai cittadini di denunciare casi di corruzione sotto garanzia dell’anonimato. L’organismo è stato sostituito con un Dipartimento alle dipendenze della Funzione pubblica, le cui risorse sono state ulteriormente ridotte di oltre due terzi. Risultati all’attivo di questo nuovo ente zero. Comprensibile d’altronde. A Singapore, l’ente anticorruzione conta circa 800 dipendenti, ha mezzi e risorse. Anche il Sol Levante ci dà lezione. Nessuna sorpresa. Questo, d’altronde, è il Parlamento delle impunità e degli impuniti.

IN GALERA I POLITICI CORROTTI: ECCO L'ESPOSTO IDV

Politico: Io sto in mezzo a un mare di m..cioè contavo su quella cifra.

Io so che erano 100 mila

Imprenditore: mi ha detto 50 mila vanno bene

Politico: ma come si è permesso di venire a parlare con te, ancora me lo deve spiegare. I soldi li devo gestire io perché lo so io gli accordi che ho fatto.

Io sono incazzato. Gli ho detto ‘ Io mi sto giocando il culo qua sopra’. Io e il culo degli amici. Io sono buono con tutti, ma non mi devi prendere per il culo. Se no ti faccio male. Sono fatto così.

Ho bisogno di 142 mila euro perché ci stanno gli assegni che avevo fatto postdatati della festa. Oggi tra tutti siamo arrivati a spendere 250 mila euro. Comunque quando andremo in regione faremo tutto quello che dobbiamo fare. Se si vince le garanzie ce le abbiamo automatiche. Se perde ci sarà un poco più da soffrire. Una cosa è sicura, o vinciamo o perdiamo io c’ho un posto rilevante in regione, non ci sono dubbi. Poi a me se mi serve un consulente tecnico. Tu mi mandi una fattura ogni mese di 2500 euro. Tu non devi venire a fare un c… prendi i soldi e basta. Minimo è questo, il massimo sono appalti, lavori, consulenze. Quando ci sono gli appalti una cifra si mette da parte e un'altra rimane in tasca per finanziare un’altra eventuale campagna elettorale.

Stasera mi devi dare i soldi. Intestarli a ….

Noi due possiamo mai fare una scrittura privata per una cosa del genere?

Se no andiamo in galera.

Tu alla tua famiglia dici: mi dovete dare questi soldi e vedrai che dei 100 mila euro per te il rientro ci sarà. Tu devi fare parte della squadra. Il posto in un consiglio di amministrazione lo do a chi mi ha dato 100 mila euro. Gli incarichi ci stanno sempre. I consigli di amministrazione esistono.

Io ho fatto il sindaco per nove anni. I 10 mila euro che diedi per la campagna elettorale e tutti i voti che ho girato  mi si sono centuplicati. Questa è la politica. Che pensi che i brillanti, la barca, i ferrari, si fanno con il lavoro da libero professionista?

Tu puoi pure non darmeli stì soldi, ma poi non venire a chiedermi un cazzo dopo.

Sconvolgente vero? Questa gente deve stare a casa, anzi, in galera. Non nei consigli regionali. Il video mandato in onda dalle Iene ieri sera, se è vero, è uno spaccato della peggiore politica italiana. Soldi, corruzione, favori, appalti truccati, consigli d’amministrazione inutili e dannosi, consulenze utilizzate come cambiali. Questa non è politica, è melma. Per questo ho deciso di presentare un esposto alla procura della Repubblica. Se il video è reale quel consigliere regionale non può rappresentare i cittadini, perché è un corrotto, un disonesto, un ladro. E’ dovere di cittadino, prima ancora che di politico, intervenire per accertare la verità e individuare questa mela marcia. Sappiamo che si tratta di un consigliere regionale, di primo piano se è vero che avrebbe ricevuto incarichi di responsabilità. A questo punto vogliamo anche sapere anche chi è il presidente di regione, o candidato presidente, che ha nel suo gruppo persone così spregiudicate nell’arraffare denaro. La politica non è lurida, come afferma il politico nel video, ma sono certi politici che la rendono lurida. In questa impressionante conversazione, che sembra fatta nel covo della banda bassotti, c’è la spiegazione a molti dei problemi italiani. La corruzione provoca ogni anno un danno allo Stato, e quindi a tutti i cittadini, per diversi miliardi di euro. Ma non c’è solo questo. L’imprenditore nel video, sarebbe stato pagato per svolgere un lavoro non fatto. Avrebbe avuto un posto in importanti consigli d’amministrazione, non per rendere un servizio e fare l’interesse della società in questione, ma solo per suo lucro personale. Basta, questa gentaglia ha vampirizzato l’Italia per troppo tempo, vanno mandati a casa. Anzi, in galera.  

MOBILITIAMOCI: NO AL DDL INTERCETTAZIONI

 

Non aspettiamo l’ultimo momento per mobilitarci. Mentre il Paese attende i risultati delle indagini della magistratura sulle inchieste che stanno esplodendo in questi giorni, il governo sta procedendo a tappe forzatissime verso l’assoluzione finale, ovvero, l’approvazione delle legge sulle intercettazioni. C’è una cosa che deve essere chiara a tutti: questa di Scajola sarà l’ultima vicenda di cui gli italiani potranno leggere e che i giornalisti potranno raccontare. Con la nuova legge sulle intercettazioni, se un politico avrà commesso un reato, sapremmo solo se, alla fine delle indagini, è stato arrestato ma non potremmo mai sapere perché, di quale reato si è macchiato. Un po’ quello che, in realtà, il Tg1 di Minzolini sta tentando di fare da tempo. Solo che da domani sarà legge e tutti dovranno attenersi ad essa, pena la decapitazione economica e finanziaria. La legge sulle intercettazioni è la soluzione finale sognata da Berlusconi per risolvere la piaga della corruzione in Italia: mettere il bavaglio alla stampa e legare le mani alla magistratura. Se nessuno sa che un reato è stato commesso il reato non c’è. E’ la prima regola del berlusconismo che abbiamo imparato sulla nostra pelle: se non ci sei, non esisti. Di fronte a tutto questo, non dobbiamo stare ad aspettare. Non dobbiamo subire, per l’ennesima volta, piegando la testa. Di fronte ad una legge che non solo bloccherà le intercettazioni ma, quel che è peggio, fermerà per sempre qualsiasi notizia relativa a procedimenti giudiziari, dobbiamo prepararci già da adesso. Sindacati, associazioni, politici, cittadini, giovani, donne, pensionati, tutti quelli che hanno a cuore la tenuta democratica di questo Paese, scendano in piazza per mettere in piedi la più grande mobilitazione di popolo che si sia mai vista negli ultimi 20 anni. Quella delle intercettazioni, insieme alle altre progettate da Berlusconi, sono norme che prendono l’Italia, la tolgono dall’Europa e la sbattono in qualche staterello del sud est asiatico. Portiamo il Paese in piazza. I sindacati proclamino una giornata di sciopero nazionale e noi saremo con loro. Si chiudano le saracinesche dei negozi, l’Italia si fermi per un giorno: a chi vuole toglierci l’ultimo spiraglio di verità che ci rimane, facciamo sentire i palpiti dei nostri cuori uniti.

QUANTI ALTRI OLTRE A SCAJOLA?

 

Oltre a Scajola, chi? E’ questa la domanda che da stamattina mi frulla in testa. Fino a ieri, come la maggior parte degli italiani, pensavo che Anemone&Co, la cricca di costruttori spregiudicati e disonesti, che, in cambio di soldi e sesso, avevano corrotto funzionari pubblici, come Balducci, il gran commis delle opere pubbliche, riguardasse solo la partita delle protezione civile, della opere pubbliche e che, al massimo vi potesse essere coinvolto Bertolaso. La vicenda Scajola dimostra, invece, che il marcio è molto più esteso e che risale indietro nel tempo, almeno al 2004. E’ da allora, infatti, che Anemone è su piazza. E’ da allora che il costruttore senza scrupoli agisce. E’ da allora che il suo “benevolo interessamento” si è rivolto anche ai piani alti dei ministeri. Se, oggi, scopriamo che il costruttore Anemone, nel 2004,  ha comprato la benevolenza dell’allora ministro degli Interni Scajola, uno dei più ministri più potenti, a quanti altri ha fatto favori, considerando che ogni ministero concede appalti? La domanda è devastante e, se fossimo in un paese normale, dovrebbe ossessionare tutti, giornalisti e politici  compresi. Non siamo più di fronte alla cricca dell’Aquila ma ad una sistema organizzato che agisce da anni e che da tempo concede “attenzioni particolari” ai potenti di turno in cambio di favori. Allora, chi e quali sono i gangli fondamentali dello stato che sono stati “oggetto di attenzione” da parte di questa banda di furbetti senza scrupoli? Se dovessimo scoprire che le metastasi della corruzione fossero molto più estese di quanto pensiamo, verrebbe meno non solo questa maggioranza e questo governo ma il senso stesso dello stato. E’ per questo che ieri ho pensato di proporre una commissione parlamentare d’inchiesta che abbia gli stessi poteri della magistratura e che indaghi a tappeto sulle rendite patrimoniali, bancarie e finanziarie di tutti i ministri che si sono succeduti dal 2001 ad oggi. Poi ho riso tra me e me, pensando all’ostilità che tale proposta troverebbe sul suo cammino, tanto a destra quanto a sinistra. Così ho deciso di rivolgermi a voi. Premesso che la commissione parlamentare d’inchiesta sarebbe l’unico strumento per fare chiarezza, per capire fino a che punto le metastasi della corruzione si è estesa, pensate sia meglio lasciar perdere o che comunque valga la pena portare la proposta in Aula? Io credo che ne valga la pena, se non altro per ascoltare, divertiti, le motivazioni con le quali arrampicandosi sugli specchi direbbero tutti di no. Io credo che varrebbe la pena farlo, se non altro per vedere l’effetto che fa.

PALADINI A DIFESA DELL'ILLEGALITA'

video: 

Scendete in campo al mio fianco. Dobbiamo creare i paladini della libertà, formare l’esercito del bene contro l’esercito del male e dell’odio, di chi ama contro chi odia, un esercito di difensori e promotori della libertà”. Con queste roboanti parole, ieri, Silvio Berlusconi, ha dato la scossa agli italiani. La propaganda efficace, scriveva Hitler nel Mein Kampf, deve limitarsi a poche parole d’ordine, martellate ininterrottamente, finché entrano nelle teste e si fissano saldamente. E’ esattamente quello che sta facendo il presidente del Consiglio. Solo i più feroci dittatori del passato hanno fatto e detto quello che sta facendo e dicendo lui. I grandi movimenti devono la loro origine a grandi oratori. Parola di Adolf. Abbagliare le masse con grandi bugie, lasciando al popolo la sovranità solo quando questa è innocua. Parola di Benito.Silvio Berlusconi è il dittatore post-moderno, quello che ha dismesso la maschera feroce del regime e ha messo su quella da giullare, con la quale ci sputtana allegramente nel mondo. Ma gli obiettivi non sono quelli del simpatico gaffeur: azzerare progressivamente e scientificamente tutti i livelli di democrazia. Usa i richiami “patria, amore e figli” perché anche oggi, come nel passato, il trucco per dominare ed usurpare è far sentire la massa parte vibrante di una comunità, soprattutto nei periodi di grave difficoltà economica. Se ne frega dei problemi veri delle famiglie italiane, che affogano in una crisi economica senza precedenti. Impegna il parlamento a discutere ed approvare le leggi che lo salvano dai suoi processi e lo fa con la mano forte del regime, il moderno colpo di fiducia. Non si fa processare perché teme la verità. Lancia strali contro chi fa il suo dovere, i magistrati per esempio, mentre assolve dai suoi peccati chi ha tradito i doveri del vero servitore dello Stato, chi è entrato nelle istituzioni grazie ai voti della criminalità, chi ha pensato a fare profitti illeciti su una tragedia immane come il terremoto de l’Aquila, chi con una mano ha gonfiato le bollette Telecom e Fastweb dei cittadini e con l’altra depositava guadagni illeciti nei suoi conti correnti all’estero. Non ha espresso nessuna parola di condanna di fronte a tutto questo, anzi ne ha approfittato a mani basse, da vero attore in commedia. Di fronte all’omicidio della legalità, ha tuonato ed inveito contro la violazione della sfera di riservatezza di ladri e criminali. Ha chiesto scusa a birbantelli, ladri e criminali per il disturbo arrecato loro dai magistrati, vil razza dannata, con la fissazione assurda di voler scoprire ancora i reati. Li ha rassicurati, promettendo loro che cancellerà per sempre le intercettazioni e di stare sereni per il futuro. Ha ordinato ai suoi un ddl anticorruzione, l’ennesima burla di regime, mentre la stampa e i cinegiornali asserviti al padrone costruivano meraviglie su di lui perché in Italia il giornalismo è libero: serve soltanto una causa.Siamo al regime e noi lo fermeremo. Chi uccide la democrazia, la legalità, la giustizia è anti italiano, è anti nazionale. Chi dice la verità, chi difende la Costituzione, fa il suo dovere e chi fa il suo dovere e gli interessi della collettività non deve aver paura di gridarlo in parlamento e in piazza. Noi da domani lo faremo. Noi, veri paladini a difesa della legalità.

IL GOVERNO DEGLI AFFARI NON DEL FARE

video: 

Pubblico il mio intervento in Aula alla Camera durante le dichiarazioni di voto al decreto legge sulla Protezione Civile.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,

oggi l'Aula della Camera si appresta a convertire questo decreto-legge sulla Protezione civile ma lo fa, all'evidenza, senza particolare gioia, senza alcuna euforia e ha ben donde a non avere di che rallegrarsi. Infatti quello che esce oggi da quest'Aula altro non è che brandelli di quanto voi avevate in mente, di quel progetto che avevate con tanto orgoglio e tanto fierezza sbandierato come una delle medaglie al petto di questo Governo. A seguito del pentolone scoperchiato dalle indagini di Firenze, a seguito della pressione dell'opinione pubblica e a seguito anche dell'opposizione ferma fatta dall'opposizione parlamentare in quest'Aula avete dovuto mettere in campo una ritirata nemmeno tanto decorosa.

Ecco allora che il cuore del provvedimento in esame, quello per il quale davvero vi eravate battuti - in testa il sottosegretario Bertolaso ed il Presidente del Consiglio - e cioè quella privatizzazione della Protezione civile con quell'altra norma odiosa che introduceva una sorta di scudo, una sorta di immunità addirittura per le strutture commissariali, l'avete dovuta completamente abbandonare.

Oggi in quest'aula si registra una grande vittoria dell'opposizione, una grande vittoria di quella parte del Paese che nella legalità crede ancora, che nelle regole crede ancora, che è convinta che non vi possano essere veri servitori dello Stato, se davanti a tutto questi servitori dello Stato non mettono la tutela degli interessi collettivi e non i favori e non gli amici e non i parenti, siano moglie, fratelli, sorelle o cognati.

Questo non è essere servitori dello Stato: questo è piegare gli interessi dello Stato agli interessi di pochi, ad interessi particolari, ad interessi che non sono mai né chiari né trasparenti. Oggi, come dicevo, da quest'aula escono soltanto brandelli, ma anche questi brandelli del vostro decreto-legge sulla Protezione civile per noi sono inaccettabili, perché in realtà la logica che sta dietro al provvedimento in esame è la stessa ed è tutta funzionale a quel vostro progetto.

Sia ben chiaro: da parte nostra non viene la benché minima critica alla Protezione civile intesa come quelle migliaia di persone che con straordinaria competenza, con coraggio, con passione e con abnegazione da anni sono davvero un fiore all'occhiello dell'Italia in tutte le grandi situazioni di emergenza. No, noi non ce l'abbiamo con quelle persone e con la loro straordinaria professionalità: ce l'abbiamo con quella cupola che si è installata al vertice dello Stato, al vertice della Protezione civile e che ha confuso il governo del fare con il governo degli affari ed ha stravolto progressivamente quella che doveva essere una legittima e comprensibile situazione di eccezionalità e di emergenzialità, legata alle calamità ed a quelle disgrazie che purtroppo in un Paese ogni tanto accadono.

Voi avete preso quella eccezionalità, quella eccezionalità in base alla quale in tutto il decennio degli anni Novanta, fino ai primi del 2000, in tutto nel nostro Paese lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato dieci volte in dieci anni. Da quando è arrivato lei, sottosegretario Bertolaso, da quando è arrivato il Governo Berlusconi, abbiamo assistito ad una mutazione genetica della Protezione civile: nei dieci anni successivi, e cioè dal 2001 ad oggi, lo stato di emergenza nazionale è stato dichiarato 587 volte e di queste 540 volte soltanto negli anni in cui avete governato voi. In tutti gli anni in cui ha governato il centrosinistra solo per 40 volte è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale. Probabilmente anche quelle erano troppe, ma non è nemmeno paragonabile a quello scempio dello stato di emergenza che voi avete fatto. Questo Governo, soltanto nei primi 40 giorni di quest'anno, ha già dichiarato 30 volte lo stato di emergenza nazionale. Dunque l'emergenza nazionale è diventata dall'eccezione la regola: non riguarda più soltanto le calamità.

Si è passati prima alle grandi opere, poi alle opere medie, poi alle opere piccole. Insomma, dovunque vi erano affari da fare, dovunque vi erano soldi pubblici su cui mettere le mani, voi avete dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che non significa soltanto far le cose in fretta, caro sottosegretario Bertolaso, non significa questo. Questo nessuno lo mette in discussione e nessuno lo dovrebbe negare. Quello che voi avete fatto, grazie a questa sistematica adozione dello stato di emergenza, è stato bypassare tutte le leggi del nostro ordinamento giuridico.

Oggi su questi provvedimenti emergenziali non vi è più il controllo nemmeno di collegialità del Consiglio dei Ministri, non vi è il controllo politico del Parlamento (perché non passano per il Parlamento), non vi è il controllo preventivo contabile della Corte dei conti. Vengono bypassate 40 leggi nazionali ed europee, comprese tutte le norme sulla pubblicità degli appalti pubblici. Ecco allora che si arriva alla lista corta degli imprenditori, amici o amici degli amici, quando non parenti o sodali. Ecco allora che si arriva alla discrezionalità che diventa arbitrio, sottosegretario Bertolaso. Questo è quello di cui noi la riteniamo colpevole, colpevole politicamente e non per indagini che oggi sono soltanto ai primi passi e sulle quali ci guardiamo bene dall'emettere giudizi o valutazioni.

Noi la riteniamo colpevole, senza appello, di avere trasformato, in questi dieci anni, la Protezione civile in una straordinaria macchina di potere e di gestione del denaro pubblico: 10 miliardi di euro spesi in dieci anni, al di fuori di qualsivoglia controllo di legalità è qualcosa che, nemmeno nei più disgraziati Paesi del Terzo mondo, sarebbe possibile.

Questo è ciò che condanniamo, quello che lei, insieme al Presidente del Consiglio, ha fortemente voluto: un sistema criminogeno. Oggi, non dovete meravigliarvi se, all'oscuro, sotto il cono d'ombra di questo sistema che avete voluto, proliferano gli imbroglioni, gli sciacalli e coloro che ridono della notte del terremoto de L'Aquila. Questo, infatti, è il frutto necessario, scontato, prevedibile ed immaginabile di ciò che voi avete messo in piedi, e di cui portate tutta la responsabilità politica.

Per questo motivo, signor sottosegretario Bertolaso, abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere, le sue dimissioni, perché lei è colpevole politicamente. Non siamo solo noi a dirlo, perché non si tratta di un problema di maggioranza ed opposizione. Vorrei ricordare le parole del presidente dell'Associazione nazionale costruttori edili, che di questo sistema sciagurato, che avete messo in piedi, ha detto: “crea una discrezionalità totale, che cancella un castello di leggi che regolano il mercato delle opere pubbliche, cancellando ogni principio di concorrenza e di mercato”.

Sottosegretario Bertolaso, l'ingegner Buzzetti parlava di lei, quando sosteneva che avete creato un sistema che cancella ogni principio di concorrenza e mercato.

Ma con voi se l'è presa anche Confindustria. Il vicepresidente di Confindustria ha affermato che avete messo in piedi “un sistema privo di ogni criterio di legalità e totalmente arbitrario, che toglie ai grandi investimenti pubblici che si realizzano in Italia ogni visione di sistema, con l'assunzione di decisioni incoerenti e prive di una visione complessiva di efficienza e di sviluppo del Paese”. Questo è ciò di cui vi accusiamo.

Di fronte a tutto questo, di fronte allo scempio delle istituzioni, noi chiediamo, soprattutto, una cosa: chiediamo chiarezza e trasparenza. Infatti, è evidente ed inevitabile che, quando si verificano straordinarie calamità naturali, è necessario azzerare la burocrazia e creare procedure rapide ed efficaci, che consentano allo Stato di intervenire con prontezza. Tuttavia, in una democrazia vera, degna di questo nome, quanto più si toglie da una parte, in termini di passaggi burocratici e di controlli democratici del Governo e del Parlamento, tanto più si deve dare dall'altra parte, con l'altra mano, in termini di trasparenza, dando a tutti gli italiani i mezzi e le condizioni per capire ciò che si sta facendo.

Signor sottosegretario, oggi, dobbiamo contestarle che, anche in Abruzzo, questa trasparenza non vi è stata, se è vero che le famose «casette» sono costate 2.800 euro al metro quadrato, al netto degli espropri, cioè quanto una casa di lusso in una media città italiana. Vogliamo sapere come spendete i soldi, gli italiani hanno diritto di saperlo.

Quando il Presidente del Consiglio Berlusconi ci viene a raccontare che metterà al centro della sua azione politica la lotta alla corruzione, noi gli diciamo: caro Presidente del Consiglio, quando parla di lotta alla corruzione, ha la stessa credibilità di una banconota da tre euro, perché, da quindici anni a questa parte, ha creato le condizioni legislative e politiche, affinché la corruzione in Italia la faccia sempre franca e i disonesti vincano sempre.

Sappiamo, in realtà, cosa voleva dire, e concludo. Il suo vero obiettivo è approvare quel provvedimento che, col pretesto di regolare le intercettazioni, in realtà, le impedisce! E non si parlerà più di corruzione, in Italia, perché nessuno scoprirà più le corruzioni! Volete creare lo Stato dove regna sovrana l'illegalità, ma noi non ve lo permetteremo!

 

L'ITALIA DEL CORRIERE

corriere della seracorriere della sera       Con un editoriale pubblicato sul Corriere della Sera di oggi il direttore Ferruccio de Bortoli si interroga sulla salute “morale” della classe dirigente del nostro paese e, sconfortato, osserva che negli ultimi mesi: “Dalla Puglia all’Emilia, al Piemonte alla Lombardia, è stato un emergere sconfortante di infedeli e concussi, amministratori disinvolti e imprenditori senza scrupoli. Un fenomeno trasversale agli schieramenti politici, segnato più dall’avidità e dall’edonismo individuali o di gruppo che dalle ragioni di appartenenza a un partito o a una corrente come avveniva con Mani pulite. I comitati d’affari grandi e piccoli prosperano. Alcuni non si vergognano nemmeno, ne menano addirittura vanto. La realtà, amara, è che dovremmo domandarci tutti (stampa compresa) se il livello degli anticorpi della nostra società non sia sceso sotto il limite di guardia. Alla corruzione diffusa, così come allo scarso senso della legalità, ci si arrende facilmente. Come ci si rassegna a vivere in una città sporca o in un ambiente degradato. Ma l’esempio per le nuove generazioni è diseducativo e devastante”.Non vi nascondo che a leggere questo editoriale mi sono davvero incazzato. Ma come?????!!!!E’ da anni che il Corriere della Sera ci racconta che la magistratura è un problema perché non vuole stare al suo posto. Che Berlusconi fa bene a voler giustiziare la giustizia perché è evidente la politicizzazione di ampi segmenti delle procure italiane.Un giorno si ed il giorno dopo anche illustri editorialisti del Corrierone nazionale ci spiegano che solo con la riforma della giustizia (rectius: con l’immunità parlamentare, la legge sul processo breve, l’abolizione delle intercettazioni, il lodo alfano, oltre che con tutte le altre leggi ad personam sfornate da Berlusconi e che il Corriere si ostina a definire riforme) si potrà raggiungere la pacificazione nazionale.Un giorno si ed il giorno dopo anche, negli ultimi quindici anni, editorialisti del Corriere hanno demolito la memoria storica di Mani Pulite e di quella grande speranza di un’Italia più onesta che quelle indagini hanno portato con sé. Da ultimo, con la spazzatura infilata a piene mani nel ventilatore, il Corriere ha tentato un’ulteriore opera di delegittimazione di quella stagione di speranza e di rinascita, accreditando folli teorie complottiste che vorrebbero vedere addirittura la CIA dietro all’azione di Di Pietro e del Pool di Mani Pulite. Persino l’innocente fotografia di una cena natalizia scattata in una caserma dei Carabinieri davanti ad un centinaio di militari dell’arma diventa un fantasma da agitare per delegittimare e gettare discredito.E dopo tutto questo il direttore del Corriere si rammarica se l’Italia, sempre più,  sprofonda nella corruzione, nel malaffare ed in una politica senza etica, senza morale che pensa solo all’arricchimento personale a discapito del bene pubblico!!!!!!!Non voglio attribuire a De Bortoli colpe che non sono sue, ma il Corriere della Sera oggi dovrebbe menar vanto se l’Italia è diventata quella che è. In questo ha giocato un ruolo, magari per omissione, ma non marginale.