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SUL SALVA-LISTE ARMIAMOCI E… PARTITE

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Massimo D’Alema: “Un atto di arroganza senza precedenti per cambiare le regole del gioco, un insulto a tutti i cittadini italiani”. Dario Franceschini “Democrazia violentata, subito in piazza”.  Pierluigi Bersani: “Un trucco vergognoso, si fanno le regole da se. Faremo una mobilitazione nelle sedi giurisdizionali, fino alla Corte Costituzionale. Sul decreto salva liste terremo alta la denuncia''. Questo è quello che illustri esponenti del Pd, all’indomani della legge porcata del governo, dicevano a proposito del decreto salva liste. Oggi, alla Camera, è iniziata la discussione generale sulla conversione del decreto che tanta indignazione ha suscitato nelle fila dell’opposizione. Italia dei Valori, coerentemente a quanto denunciato un mese fa, ha scelto di fare ostruzionismo in Aula. Il decreto salva liste era ed è una porcata colossale: con questa legge, si stabilisce che, in futuro, anche la più grave ed arrogante violazione delle regole può essere aggirata senza ostacoli e la si può sanare senza difficoltà alcuna. Basta solo un po’ di fantasia e furbizia. Ebbene, stamane, ci siamo accorti di essere soli a batterci contro questa legge. Le altre opposizioni, Pd e Udc, hanno deciso di non intervenire. Ognuno sceglie il suo modo di fare opposizione, per carità. Viene, però, da domandarsi dove sia la coerenza di Pd e Udc e se anche loro, come noi, pensano che in politica la coerenza sia un valore che fa la differenza. Se una legge è sbagliata perché è una palese violazione delle regole va fermata, non lo si fa solo a parole e poi, quando c’è da passare ai fatti, si lascia il campo di battaglia vuoto. E’ come dire, armiamoci e… partite. O forse qualcosa di peggio. Lungi da noi il voler gettare croci preconcette addosso al Pd ma la vista di un emendamento, che non c’entra niente tra l’altro con il decreto in esame, ci ha destate non poche perplessità e qualche dubbio. Il governo ha inserito, proprio questa mattina, nel decreto legge un emendamento che, di fatto, con una sorta di interpretazione autentica, sana “ex post” i governatori al secondo mandato. Insomma, detto fuor di metafora, se qualcuno volesse dare battaglia al terzo mandato di Formigoni ed Errani, può mettersi il cuore in pace perché l’emendamento in questione li mette al riparo. Come diceva qualcuno, a pensare male si fa peccato ma qualche volta ci si azzecca. Sarà malizia la nostra ma una cosa è certa: a fare opposizione in Aula oggi c’è solo Italia dei Valori.

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IL GOVERNO E' STATO BATTUTO ALLA CAMERA SUL DECRETO SALVA LISTE. AL PRIMO VOTO, SULL'EMENDAMENTO SOPPRESSIVO DELL'INTERO PROVVEDIMENTO, LA MAGGIORANZA SI E' SCIOLTA COME NEVE AL SOLE. MERITO ANCHE DI IDV CHE DA STAMATTINA HA FATTO OSTRUZIONISMO. SARANNO PURE CAPACI DI VINCERE LE ELEZIONI MA NON HANNO LA DIGNITA' DI GOVERNARE.

IL PD RECITI IL MEA CULPA

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Non abbiamo l’abitudine di dire che abbiamo vinto anche quando è vero il contrario. Abbiamo il vizietto della verità. Se ci fermassimo a guardare in casa nostra, potremmo usare toni trionfalistici, vista l’eccellente affermazione di Italia dei Valori. Ma la giornata di ieri impone una seria riflessione nel centrosinistra che, pur mostrando timidi cenni di ripresa rispetto ai suoi momenti più bassi, è uscito sconfitto da questa tornata di elezioni regionali. Abbiamo perso il Lazio ed il Piemonte mentre in Calabria ed in Campania siamo alla disfatta. Italia dei Valori ha fatto bene, anzi di più. Siamo cresciuti nel Lazio (8,6 %), nelle rosse Umbria (8,3%) e Toscana (9,4%) , in Liguria (8,4%) , nelle Marche (9,1%)e  in Basilicata (9,9%). Altrettanto bene siamo andati in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Calabria. Un partito che mostra di essere sempre più radicato nel territorio e che porta in dote al Partito Democratico un ricco bottino di voti, destinati ad essere inutili per governare in futuro, se il maggior partito della coalizione di centrosinistra non avvia una seria riflessione al suo interno. Il responso delle urne è chiaro. Il Pd deve capire che la vera sfida politica è dentro al centrosinistra. Serve costruire un’alternativa che possa essere vincente ma pensare di farlo con accordicchi tra sigle e partiti, con alleanze alchemiche costruite a tavolino, come quella con l’Udc, non serve a dare un futuro a questo centrosinistra. Dalla Calabria alla Campania, dobbiamo cogliere il segnale che gli elettori ci hanno inviato forte e chiaro. Serve il coraggio di cambiare, di scegliere volti nuovi credibili, di avviare un serio rinnovamento etico della classe dirigente dei partiti, soprattutto al Sud dove il Pd è uscito sconfitto dall’esperienza amministrativa. Finché il Partito Democratico non affronterà l’evidente questione morale esplosa al suo interno e non procederà con la conseguente bonifica delle varie baronie, il centrosinistra non andrà da nessuna parte. Finché non deciderà di anteporre gli interessi dei cittadini a quelli dei vari notabili di partito, saremo costretti a guardare l’avanzata del centrodestra per i prossimi anni. Finché non sarà in grado di costruire un’alleanza naturale sui valori, sui programmi e sulle idee, i cittadini continueranno sempre di più a rifugiarsi nel voto alla lista Grillo che, a differenza di IdV, che è un partito di centrosinistra nel centrosinistra che vuole costruire un’alternativa credibile, denuncia un malessere evidente che non si può ignorare. Rinnovamento è a parola d’ordine per il futuro del centrosinistra. Ieri si è chiuso un ciclo ed è tempo di aprirne uno nuovo basato su un progetto, su un programma, su una classe dirigente di specchiata onorabilità e moralità. Basta con accordicchi che durano il tempo di una stagione o a candidature forzate o disperate. Se vogliamo tornare a vincere serve ripartire da qui.

FOGLIE DI FICO ADDIO. IL POLITICO E' NUDO

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Questa campagna elettorale, particolarmente dura ed aspra, forse anche sgradevole per la gran parte degli elettori italiani sempre più disorientati, ha sicuramente un merito: è la più vera degli ultimi quindici anni.

Per la prima volta le forze politiche italiane e gli uomini politici appaiono agli elettori per quello che sono realmente. La campagna elettorale, fino a qui, è stata preceduta e caratterizzata per l’emergere di tali e tanti scandali che i partiti si sono ritrovati nudi davanti agli occhi degli italiani, proprio nel momento in cui la campagna elettorale li ha messi improvvisamente al centro dell’attenzione. Non hanno avuto il tempo, questa volta, di darsi un contegno, di rivestirsi di quella solita melassa fatta di chiacchiere, più o meno serie e credibili. Questa volta, i partiti sono nudi e lo spettacolo è poco edificante. Le schifezze del Pdl, a partire da Bertolaso, sono talmente tante che si fa addirittura fatica ad elencarle tutte. Per 10 anni ci hanno dipinto il padrone della protezione civile come un incrocio genetico tra Batman e Madre Teresa di Calcutta. Poi, a guardare meglio, abbiamo scoperto che assomiglia più alle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano. Questa è l’immagine che rimarrà per sempre stampata nella mia mente: Bertolaso che si fa massaggiare dalla fisioterapista brasiliana in perizoma, mentre la cricca di banditi amici suoi saccheggia lo Stato sulla pelle dei morti e dei disperati. Poi c’è Cosentino. La Cassazione lo vorrebbe in galera perché la smetta una volta per tutte di aiutare i Casalesi. Berlusconi, invece, lo vuole saldamente ancora a capo del partito in Campania e a governare insieme a Tremonti il ministero dell’Economia. Si passa per Di Girolamo, il senatore smascherato dalle intercettazioni, che si è rivelato nello squallido ruolo di un semplice pupazzo i cui fili erano mossi da un boss della ‘ndrangheta. E sorvoliamo su Berlusconi. E’ fuor di dubbio che è stato il corruttore di Mills, per quanto prescritto. E sorvoliamo sulle minorenni, sulle escort. E sorvoliamo sul Pdl, il partito che non c’è, incapace persino a presentare le liste nel Lazio tali e tante sono le lacerazioni al suo interno. Non sorvoliamo, invece, anzi spendiamo due parole su Casini che ha trasformato la politica delle alleanze in questo paese in un mercato delle vacche e che ha confezionato per Berlusconi addirittura l’ultima legge ad personam sul legittimo impedimento, suggerendogli persino di farla a scadenza, come lo yougurt, in modo che la legge scada da sola dopo un anno, prima che la Corte Costituzionale faccia in tempo a cancellarla. Ma non paghi, dopo aver tuonato dalle pagine dei giornali e tg, contro il decreto salva liste, al momento del voto in Parlamento sulle pregiudiziali di costituzionalità, che avrebbe cancellato il decreto definitivamente per via delle numerose assenze nelle fila della maggioranza, Casini e metà del suo partito sono rimasti a casa, salvando Berlusconi ed il suo decreto legge. In Puglia la Sanità è uno schifo. Negli ultimi cinque anni, gli assessori alla sanità sono finiti tutti in galera, quando una manina provvidenziale non li ha spediti in Parlamento. giusto un attimo prima dell’arresto. Francamente Vendola, che quegli assessori ha scelti uno ad uno, farebbe bene per il futuro, e avrebbe fatto bene anche per il passato, quantomeno a prestare più attenzione. E del Pd che dire? Di scandali negli ultimi anni ne ha collezionati anche lui una cifra ragguardevole. Ma gli va riconosciuto di aver sempre rispettato le decisioni della magistratura, anche se qualcosa di diabolico nel perseverare di una certa sua classe dirigente nel malaffare obiettivamente c’è. Ma a colpire di più, nel Partito democratico, è la sensazione che pur condannando a parole i comportamenti sempre più antidemocratici di Berlusconi, non faccia seguire un’azione conseguente e coerente. Di fronte allo scempio della libertà di informazione, di fronte alla trasformazione della Rai in una metastasi del regime, non ci si può mettere la coscienza a posto dettando alle agenzie stampa un comunicato pieno di sdegno. Qui ci stiamo giocando il futuro, la tenuta delle istituzioni democratiche, quello straccio di libera informazione che ancora ci resta e non facciamo niente? Non agiamo? Le opposizioni, unite, in questo momento, dovrebbero buttare in aria, in senso metaforico, la vigilanza Rai, presidiare in migliaia giorno e notte viale Mazzini, invocare a pieni polmoni l’azzeramento dell’Agcom e dell’intera dirigenza Rai. E invece niente. Ed è un niente che sa di rinuncia, di debolezza, di indifferenza. Questa è la politica italiana purtroppo. Questa mattina, per un attimo ho tirato un sospiro di sollievo, quando ho letto che monsignor Bagnasco ha detto che la politica va rinnovata con la legalità. Ma è durato un attimo.  Due righe sotto, ho detto che Bagnasco ha pronunciato queste parole durante un convegno organizzato da Comunione e Liberazione, quella Comunione e Liberazione che di affari e tangenti, a leggere le cronache giudiziarie di questi mesi in Lombardia, ci campa e bene. Mi sono sentito preso in giro. Per questo, lo dico con forza e con convinzione, sono sempre più certo che Italia dei Valori è l’unico futuro per questo Paese, è l’unica possibile forma di riscatto della politica. Faranno di tutto per fermarci. Ma noi siamo la verità che loro non vogliono sentire. E la verità non si può fermare per sempre.

AL PD SERVONO IDEE CHIARE

Tag: Bersani , Idv , Pd , regionali , riforme

Il Pd dia risposte concreteIl Pd dia risposte concrete

Pubblico una mia intervista apparsa questa mattina sulle pagine de Il Tempo.

"A distanza di tre mesi dalla sue elezione non ho capito qual è la sua politica. Mi pare che Bersani non abbia le idee molto chiare". Il capogruppo dell' Idv alla Camera Massimo Donadi risponde così alle perplessità, espresse ieri dal vicepresidente del Pd Marina Sereni sulle pagine de Il Tempo , nei confronti del suo partito. "Le parole di Marina Sereni - spiega - ci hanno amareggiato perché sono le parole di un alleato che non ha ancora capito qual è la posta in gioco. Si possono fare tutte le riforme del mondo, ma non ci sarà una vera pacificazione fino a quando non si risolve il vero problema del Paese: quello del Quarto potere che è nelle mani di una parte politica. È come se in una partita di calcio l' arbitro fosse il dodicesimo giocatore in campo. Questo è il vero problema.
Fino a quando il Pd non lo capirà si farà trascinare in fantomatici tavoli delle riforme".

Lei ha capito cosa pensa Bersani dell' alleanza con l' Idv?                                                                   "Questo lo dovrebbe chiedere a Bersani".

Ma sono tre mesi che è segretario del Pd. Qualcosa dovrebbe aver capito della sua linea...
"Finora non è dato sapere quali sono gli elementi portanti che dovrebbero caratterizzare la sua politica. Abbiamo preso atto che Bersani ha fatto prendere le distanze del Pd dall'Idv. A noi interessa la chiarezza e la riforma sui mezzi di informazione televisivi".

Voi pensate di essere degli alleati affidabili per il Pd?                                                                       "Noi siamo molto affidabili. Si deve trovare un accordo su come andare avanti insieme. Se vogliamo essere un' alternativa a Berlusconi dobbiamo esserla domani. Bersani continua a dire che il più antiberlusconiano sarà quello che lo batterà nelle urne. Ma questo accadrà tra tre anni. Un' opposizione seria è anche un' opposizione che evita di fare danni permanenti alla democrazia e alle istituzioni del Paese. Mi pare che Bersani non abbia ancora le idee molto chiare".

Se è così chi è il vosto interlocutore nel Pd?                                                                                       "È Bersani. Lui è il solo interlocutore con il quale cercheremo il dialogo. Il Pd dovrebbe comprendere le ragioni dell' Idv come alleato, invece di cercare di ridimensionarci. Altrimenti rischia di fare la fine di Massimo D' Alema con la Bicamerale e quella di Walter Veltroni all' inizio della scorsa legislatura. Speriamo che Bersani non segua la stessa strada".

Lanfranco Palazzolo. Il Tempo

IL GRANDE SONNO DEL PD

 Umberto Bossi, Silvio Berluconi, Gianfranco FiniUmberto Bossi, Silvio Berluconi, Gianfranco Fini La compattezza del centrodestra si sta sciogliendo come neve al sole. Non c’è conflittualità e contrasto sui temi, come accadeva al governo Prodi,  ma reciproca disistima e disprezzo totale. Berlusconi, Fini e Bossi sono un patetico menage a trois, tre separati in casa che si odiano ma continuano a stare insieme solo per necessità. Da questo matrimonio andato in pezzi ciascuno vuole trarne il massimo profitto, chissenefrega del prezzo che il Paese paga. Fini, che ormai non ha più nulla a che spartire con questa maggioranza, ha intrapreso la sua strada ed il suo percorso individuale, Bossi, che ricatta apertamente il premier, insegue il suo sogno secessionista, Berlusconi che, come Hitler negli ultimi giorni è asserragliato nel bunker a difendersi da tutto e da tutti, insegue l’unico obiettivo di salvarsi dai processi e conservare il suo impero economico.C’è ne è abbastanza per mettere la parola fine a questo patetico matrimonio, a questa ormai ridicola parvenza di Governo. Ce ne sarebbe abbastanza se di mezzo non ci fosse il solito Pd. Di fronte a questo scenario, il maggior partito di opposizione, invece di cogliere l’attimo e dare una zampata che lasci il segno, come un’opposizione seria e decisa dovrebbe fare, mette sotto l’albero di Natale un doppio regalo a Berlusconi. I Dalemoni di turno, il segretario Bersani, Livia Turco, Nicola La Torre, criticano apertamente la piazza del No B-day, definendola addirittura pro-Berlusconi. I Letta di turno aprono al presidente del Consiglio sulla giustizia e propongono l’ennesimo patto della crostata. Se qualcuno nutrisse ancora qualche dubbio, è servito: il Pd, qualunque sia la faccia della medaglia, se deve scegliere a chi fare un favore, non sceglie gli italiani ed il Paese ma Berlusconi. Un po’ quello che accadde durante la trasmissione di Omnibus di qualche tempo fa, quando il senatore La Torre del Pd, invece di giocare di sponda con il sottoscritto e mettere in difficoltà l’esponente di turno della maggioranza, decise di andare in soccorso dell’onorevole Bocchino, passandogli l’ormai celebre pizzino.Io credo che questa maggioranza sia giunta al capolinea e che sia finito il tempo dei distinguo, dei se e dei ma, dei ma anche, dei distinguo, tutti sintomi evidenti della sindrome da primi della classe di cui la classe dirigente del Pd è afflitta da sempre. E’ tempo che il maggior partito di opposizione si dia la sveglia. Il 5 dicembre venga in piazza con noi, è l’occasione giusta. Questo Governo è in piedi per miracolo, va avanti per forza di inerzia, si regge sui personalismi e gli egoismi dei suoi protagonisti in cerca d’autore. Si odiano, non sono d’accordo su niente, non presentano un provvedimento legislativo ormai da tempo. Non governano più, anzi, non hanno mai governato. Che aspettiamo?

A PIERLUIGI DICO CHE...

 Pierluigi BersaniPierluigi BersaniIeri è stata scritta una bella pagina di democrazia. Tre milioni e mezzo di persone, che sono andate a votare, questa volta in una competizione vera e senza sconti, sono un successo straordinario, il segno evidente che la voglia di partecipazione è alta.Al neosegretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, faccio i miei più sinceri auguri di buon lavoro con l’auspicio, però, che con l’elezione di Pierluigi si chiuda finalmente la fase costituente del Pd, che in realtà non si è mai chiusa, e si apra una stagione nuova, quella del partito solido, strutturato, punto di riferimento della coalizione di centrosinistra e dell’asse riformista. A Pierluigi dico due o tre cose per me fondamentali e sulle quali dovremo confrontarci al più presto. Innanzitutto, dico che serve una politica di alleanze serie, su linee programmatiche serie. A nulla serve una politica di alleanze vecchio stile, modello Unione per intenderci, con la quale magari si vincono le elezioni per un punto ma non si riesce a governare per i mille veti dei tanti rami ed arbusti. Il passato ci ha insegnato che a nulla serve vincere se poi non si riesce a governare, e Dio solo sa se questo paese ha bisogno di riforme e di essere ben governato.Italia dei Valori non solo è disponibile a far parte sin da adesso di questa nuova coalizione del centrosinistra, riformista, alternativa di Governo, ma di questa nuova coalizione si sente parte attiva e fondante, non meno del Partito democratico. Guarderemo con rispetto ed attenzione a qualsiasi ipotesi di alleanza ci sarà sul piatto, a patto però che non vengano meno quei punti fondanti e qualificanti della nostra politica sui quali non arretriamo di un passo: liste pulite, senza condannati e candidature irreprensibili.Non lo chiediamo perché abbiamo il pallino della giustizia o il complesso di superiorità riguardo alla questione morale. Lo chiediamo perché siamo convinti che i politici siano al servizio dei cittadini e non il contrario. E perché siamo convinti che i partiti ed i loro leader abbiano il dovere di assumersi la responsabilità delle loro scelte.