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I FANTASMI DI EUTELIA

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 Si definiscono fantasmi perché si sentono invisibili. E di fatto lo sono, soprattutto agli occhi del governo. Sono i tanti lavoratori della Agile, ex Eutelia, che hanno occupato la sede nella speranza che qualcuno senta il loro grido d’aiuto. In cambio, fino ad ora, hanno ottenuto solo un blitz di uomini in divisa scura che hanno tentato di buttarli fuori da quelle mura, con spinte e strattona menti. Siamo andati ad incontrarli ed abbiamo scoperto una realtà surreale: ingegneri e tecnici specializzati che non ricevono lo stipendio da tre mesi e sanno bene che dietro questo fatto c’è la mano di società fantasma che comprano fabbriche in difficoltà al solo scopo di agguantare tfr e proprietà immobiliari e non si fanno scrupoli a lasciare per strada i lavoratori. Italia dei Valori è dalla loro parte e ha portato la questione in Parlamento, presentando un'interpellanza parlamentare.Non convincono le parole pronunciate in proposito dal sottosegretario Romani: “Cercheremo di sviluppare tutte le iniziative possibili pur nella consapevolezza di non avere mezzi adeguati per incidere sulle politiche della proprietà” . Italia dei Valori chiede un intervento immediato del governo e continuerà a combattere contro il muro che l’esecutivo ha alzato su questa vicenda.

TUTTE LE BALLE DEL TELE IMBONITORE

Berlusconi-NeroneBerlusconi-NeroneL’Italia è diventata il paese delle favole. Dove un popolo di videodipendenti vive, cornuto e mazziato ma felice, grazie alle dosi industriali di valium via etere che il grande tele imbonitore quotidianamente sparge a piene mani. Le ultime due “telecazzate” a giornali e tv unificati ce le hanno raccontate: A) una a proposito della crescita del “superindice Ocse”, cresciuto in Italia più che in altri paesi europei e che, secondo l’informazione di regime, starebbe addirittura a significare che l’Italia diventerà una specie di locomotiva dell’economia mondiale. B) l’altra riguarda il presunto sorpasso da parte dell’economia italiana di quella inglese, che ci avrebbe fatto diventare la sesta potenza economica mondiale. Tutte balle, buone nemmeno per farci l’albero di Natale. Cominciamo dalla prima. Il superindice Ocse serve soltanto a cercare di prevedere, con sei mesi di anticipo, le possibilità di svolta del ciclo economico, non a misurarne l’intensità. Va quindi chiarito, innanzitutto, che questa è solo una previsione, e come tale può verificarsi oppure no e, soprattutto, ciò che questo ormai famoso superindice ci può dire nel caso specifico, è che ci sono ragionevoli probabilità che l’Italia, nella primavera del 2010, cominci ad intravvedere la luce alla termine del tunnel e, cioè, la fine della recessione, ma non ci può dire nulla su quanto la ripresa ci sarà e se sarà maggiore o minore di quella degli altri paesi. L’unico istituto che ha fatto previsioni su questo aspetto è il Fondo Monetario Internazionale, il quale ha previsto che l’Italia uscirà dalla crisi più tardi e più lentamente degli altri paesi e pagando un prezzo più alto, in quanto, in questo anno e mezzo, il governo italiano non ha adottato misure di sostegno della domanda né ha avviato le riforme di sistema di cui il paese ha bisogno. Le uniche certezze che oggi abbiamo, quindi, sono quelle di un Pil caduto nei primi sei mesi di quest’anno del 6 per cento e di un’economia che, negli ultimi dodici mesi ha perso il 25 per cento della produzione industriale. Quanto, poi, al presunto sorpasso del Regno Unito, va osservato che si tratta soltanto di un’illusione ottica, dovuta al fatto che negli ultimi mesi la sterlina ha perso un quarto del suo valore sull’euro. Tanto è vero che la classifica del Fondo Monetario Internazionale, che è stilata in base al potere di acquisto invariato tra le valute, piazza l’Italia al decimo posto e l’Inghilterra al settimo, con un Pil superiore al nostro del 20 per cento. Ma se si guarda al reddito pro capite è peggio che andar di notte. L’Italia scivola al ventisettesimo posto, superata persino dalla Grecia. La verità che ci consegnano questi dati è di un paese impoverito, con centinaia di migliaia di disoccupati, con quasi un milione di aziende sull’orlo del fallimento. E in tutto questo Berlusconi è un po’ come Nerone: mentre Roma brucia, lui suona la lira.