Il potere invisibile: come la Chiesa cattolica influenza la politica italiana

Il disegno di legge italiano sulle unioni civili è una pietra miliare nella storia dei tentativi, riusciti e non, del Vaticano di influenzare la politica italiana, scrive Stefano Bonino.

Ultimo Paese dell'Unione Europea a riconoscere le unioni civili per le coppie dello stesso sesso, l'Italia è recentemente uscita da una battaglia trentennale contro una cultura intrinsecamente conservatrice, nata da una lunga propensione all'ecclesiocrazia. Subito dopo l'approvazione del disegno di legge da parte del Parlamento italiano, l'11 maggio, l'arcivescovo Michele Pennisi si è affrettato a scrivere al quotidiano La Repubblica, definendolo "fascismo strisciante". Il giorno successivo, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha risposto di aver "giurato di sostenere la Costituzione e non il Vangelo", offrendo una difesa pubblica della separazione tra autorità temporale e spirituale sancita dall'articolo 7 della Costituzione italiana.

I commenti di Pennisi sono offensivi per tutti gli italiani liberali e per chiunque abbia un minimo di familiarità con la storia italiana del XX secolo. Il Trattato Lateranense del 1929 tra Benito Mussolini e il Vaticano ha reso il cattolicesimo romano la religione di Stato dell'Italia e ha concesso al Vaticano un'ampia influenza privilegiata in settori quali l'istruzione e il diritto matrimoniale.

Questa reliquia dell'ecclesiocrazia è stata minata nel 1974, quando gli italiani hanno scavalcato la forte volontà della Chiesa cattolica, sostenuta dalla Democrazia Cristiana e dai membri del Movimento Sociale Italiano, votando a favore di una legge che legalizzava il divorzio.

Il Trattato Lateranense fu infine rivisto nel 1985, quando il cattolicesimo romano cessò di essere la religione ufficiale dello Stato. Tuttavia, la Santa Sede, con il Vaticano che agisce come entità sovrana, è rimasta pesantemente sovvenzionata dai contribuenti italiani e ha continuato a esercitare un'influenza significativa sulla politica italiana. Da quando la Repubblica italiana è emersa dalle ceneri del Regno d'Italia nel 1946, il suo percorso verso la democrazia laica non è sempre stato agevole.

Il partito della Democrazia Cristiana ha goduto del pieno appoggio della Chiesa cattolica fin dal secondo dopoguerra e fino al 1994, quando l'inchiesta giudiziaria Mani Pulite (Mani Pulite) sulla corruzione politica ha portato al collasso del partito. Tuttavia, la Chiesa cattolica ha continuato a lottare per il potere nei retrobottega di un sistema politico tribale e stagnante. Comunione e Liberazione (CL), un gruppo ecclesiale cattolico molto influente e affiatato, ha storicamente mantenuto stretti legami con il potere, schierando "candidati alle cariche politiche" e collocando i suoi membri in posizioni di vertice (come la presidenza della Lombardia, che è stata ricoperta da Roberto Formigoni per diciassette anni).

I "rapporti privilegiati tra Comunione e Liberazione e Roberto Formigoni e l'intera giunta regionale lombarda", smantellati nel 2012 in seguito a scandali di corruzione, dimostrano che gli insegnamenti cattolici non sono sempre un repellente per il clientelismo e il malcostume politico. I modi sottili in cui la Chiesa cattolica, direttamente o indirettamente, riesce a esercitare potere sul settore pubblico sono particolarmente inquietanti e minano il processo democratico avviato dall'Italia sette decenni fa.

L'elezione di Papa Benedetto XVI nel 2005 ha aperto una stagione di battaglie politiche cattoliche su temi etici e su un'agenda più marcatamente interventista. Nello stesso anno, il referendum sulla procreazione medicalmente assistita non ha raggiunto il quorum, anche grazie all'influenza dell'allora Papa Benedetto XVI, che ha apertamente raccomandato l'astensione elettorale. Sebbene gli insegnamenti cattolici, comprese le Direttive etiche e religiose per i servizi sanitari cattolici, vietino la fecondazione in vitro, la Chiesa è comprensibilmente meno propensa a concentrarsi su questo aspetto della sua campagna contro i diritti riproduttivi.

Sebbene negli ultimi 30 anni l'ingerenza diretta del Vaticano nello Stato italiano abbia subito una battuta d'arresto, la natura di questa influenza è cambiata. Sotto il pontificato di Benedetto XVI, il cardinale ed ex vicario generale della diocesi di Roma Camillo Ruini ha rafforzato la sua missione evangelica per dare un'impronta cattolica più forte alla società italiana, che era stata espressa per la prima volta nel Progetto culturale cristiano pubblicato dalla Conferenza episcopale italiana nel 1997. Il sociologo Luigi Ceccarini sostiene che questo progetto culturale cerca di far progredire la "presenza e la prospettiva etica" della Chiesa cattolica e di aiutarla ad "agire in modo più autonomo a sostegno dei propri valori e interessi, esercitando una 'pressione' sui partiti e sulle istituzioni, sfruttando la propria organizzazione territoriale diffusa e facendo leva sulla credibilità pubblica che possiede sia a livello nazionale che mondiale".

Papa Francesco, eletto nel 2013, ha cercato di mostrare apertura ai valori liberali con un linguaggio più inclusivo nei confronti delle persone LGBT, mentre ha tranquillizzato i conservatori mantenendo essenzialmente le opinioni dogmatiche dei suoi predecessori sulla moralità sessuale. Papa Francesco rimane personalmente impegnato nella campagna contro le unioni civili e altri diritti per le coppie dello stesso sesso. Tuttavia, sotto la sua guida, la Chiesa non ha avuto successo nell'opporsi all'avanzamento dei diritti LGBT in Paesi a maggioranza cattolica come l'Italia, l'Irlanda e la sua nativa Argentina.

La tradizionale influenza della Chiesa cattolica sul processo legislativo italiano si è basata su tre pilastri: il privilegio religioso legale diretto, il privilegio religioso sociale e il sostegno popolare.

La proposta di legge sulle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, che è stata poi firmata il 20 maggio e che entrerà in vigore il 5 giugno, e la strenua difesa della Costituzione da parte del Primo Ministro dimostrano che questi tre pilastri stanno iniziando a crollare.

Stefano Bonino è docente presso il Dipartimento di Scienze sociali della Northumbria University e membro della Royal Society of Arts. Le opinioni espresse nei nostri blog sono quelle dell'autore e possono non rappresentare le opinioni dell'NSS.