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TAGLI AGLI SPRECHI, NON AL WELFARE

Tremonti lo ha ammesso. La manovra che abbiamo approvato a luglio era sbagliata, una colossale schifezza e va modificata. Dopo l'intervento della Bce e dell'Europa, che ha posto il governo in una sorta di commissariamento, ora si deve cambiare musica. Appunto. Però la musica annunciata dal governo non ci piace. Aspettiamo di conoscere il pentagramma nel dettaglio ma già da ora dichiamo forte e chiaro che la manovra bis deve suonare una sinfonia diversa. Non può e non deve ripercuotersi su chi è già stato massacrato. Farlo non è demagogia, o fantascienza. Si può e si deve. Perchè prima di mettere mano al welfare, al mondo del lavoro, alle tasche dei piccoli risparmiatori, c`è una giungla di sprechi e di costi della politica da disboscare, ci sono misure che si possono e si devono rilanciare. Serve solo il coraggio di farlo, di incidere concretamente su quei centri di potere, politico ma non solo, che per mantenere il loro status quo, bloccano la modernizzazione, lo sviluppo e la crescita del Paese. Noi lo abbiamo scritto, nero su bianco, nella nostra contromanovra che abbiamo presentato in Parlamento. Tre i settori d`intervento. Il primo, riduzione dei costi della politica; abolizione delle province; soppressione delle comunità montane, dei consorzi di bonifica, degli enti inutili; riduzione del numero dei parlamentari, eliminazione dei vitalizi per i parlamentari e consiglieri regionali; amministratore unico per le società e gli enti partecipati; eliminazione dei rimborsi elettorali ai partiti; auto e aerei blu; unificazione dei comuni con meno di 20.000 abitanti. Il secondo, riduzione delle spese della pubblica amministrazione: riduzione delle spese militari; unificazione degli enti previdenziali; riduzione dei consumi intermedi. Terzo, misure fiscali e cioè, ripristino delle norme per il contrasto all`evasione; rendite finanziarie al 20%. Noi offriamo al Governo il nostro pacchetto di proposte, che non presenta il conto ai soliti noti ma che riduce i costi della politica, razionalizza quelli della pubblica amministrazione e rilancia necessarie misure fiscali. Se il governo non ha il coraggio di farlo, è meglio che vada a casa.

ANGY E NIC, I NUOVI INQUILINI DI PALAZZO CHIGI

Tag: Bce , crisi , Merkel , Sarkozy , Ue

Cucù? Vi ricordate? Il cucù di Silvio ad Angela Merkel? Stavolta, però è toc toc, chi bussa alle porte di palazzo Chigi? Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, i due nuovi inquilini di palazzo Chigi. Sono loro, di fatto, a guidare l'Italia in questo difficilissimo momento economico e finanziario, a dimostrazione dell'incapacità e dell'inettitudine del governo. A nulla servono le pietose spiegazioni del centrodestra. Non è vero, la crisi è globale riguarda tutti, non c'è nessun commissariamento dall'Europa. Invece c'è si, eccome, e siamo stati i primi a dirlo, a mettere il dito nella piaga. Di fatto, la lettera della Bce e, soprattutto, la nota congiunta che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno inviato al governo italiano, chiedendo all'Italia di fare presto e di anticipare a settembre i provvedimenti e la manovra, parla chiaro. Le istituzioni della Ue e i leader delle principali potenze europee hanno stabilito quanto deve essere pesante la manovra ed entro quanto va portata a termine. Se fosse stato per lui, per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e per quella banda di irresponsabili che disegnano la compagine governativa, avremmo continuato ad ascoltare un mucchio di frottole, di bugie con la B maiuscola. Avremmo continuato a sentirci dire che tutto andava bene madama la marchesa, così come ha fatto mister B durante l'informativa alla Camera della scorsa settimana. Siamo messi talmente male, siamo a tal punto commissariati che anche quell'antieuropeista convinto di Umberto Bossi ha ammesso che dobbiamo seguire l'Europa. Siamo veramente alle comiche finali. Siamo sotto tutela e non succedeva dalla fine della seconda guerra mondiale. Giovedì arriverà la resa dei conti. Non pensino di venirci a raccontare la storiella di quanto sono stati bravi e buoni e di quante meravigliose idee hanno in testa. Vogliamo sapere tutte le condizioni che la Ue ha posto all'Italia per salvarla dal fallimento. Abbiamo un problema nel problema. Una crisi epocale ed un governo incapace di gestirla. Almeno, per una volta, dicano la verità tutta la verità.

ARROGANTI ALLO SBARAGLIO!

Tag: Camere , crisi , manovra , Tremonti , Ue

Il dato più sconcertante ed avvilente di queste ultimi giorni e in questi venti di crisi è la consapevolezza di avere a che fare con un governo che ha si è deciso ad intervenire e ad assumere le decisioni annunciate ieri solo perchè di fatto commissariato dagli altri governi occidentali. Sono allo sbando, commissariati da Bce e Ue e perseverano nella loro arroganza. Ma ancora più sconcertante ed avvilente è che, per un malinteso senso di autosufficienza, non accolgano i suggerimenti dell'opposizione e perseverino nell'attuare una manovra di bilancio che sarà un massacro per il Paese, perchè produrrà nuove tasse, tutte a carico del cento medio basso. Ma chi credono di prendere in giro? Non è inserendo una frasetta di modifica nella costituzione, e mi riferisco alla costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, che si cambia la situazione nel Paese. Se bastasse questo, avremmo risolto tutti i nostri problemi. Riunire le Camera è una priorità e tale per noi rimane. Siamo stati i primi a chiedere che il Parlamento riaprisse i battenti, vista la grave situazione economica e finanziaria e la minaccia di speculazioni. Ma lo abbiamo chiesto per approvare provvedimenti reali, per adottare norme utili che ridiano competitività al sistema economico del Paese, che incidano con efficacia sull'economia reale, non per basse operazioni di marketing, ad uso e consumo dei media. Farlo, invece, per cambiare una frase nella Costituzione è una buffonata. Se Tremonti e Berlusconi pensano di venire in Parlamento, la prossima settimana, per venirci a raccontare queste balle, è meglio che restino sotto l'ombrellone. Se l'intenzione del governo, dunque, è quella di applicare subito i 30 miliardi di nuove tasse, inseriti nella manovra originaria, il rischio è che ci siano più danni che vantaggi per la nostra economia. Per questo, ci opporremo con tutte le nostre forze.

ROMA BRUCIA E NERONE SUONA LA LIRA

Berlusconi novello NeroneBerlusconi novello Nerone Dimissioni del governo e nuove elezioni a novembre, come in Spagna. E’ questa la nostra richiesta ed è questa la ragione per la quale abbiamo presentato una mozione di sfiducia al Governo. Quando in un paese c’è un governo delegittimato, privo di credibilità internazionale e impantanato come questo, le elezioni sono una buona notizia per i mercati finanziari. In Spagna è accaduto esattamente questo. Chi, in questi mesi, ha sostenuto il contrario lo ha fatto o per paura delle urne o per cercare una scorciatoia per andare al governo. Noi a questi giochetti non ci stiamo ed è per questo che chiediamo a tutte le opposizioni di sostenere la nostra mozione che inchioda il governo ai suoi errori, egoismi, alla sua visione miope e a senso unico.E’ evidente, ormai da tempo, che il Paese è guidato da una maggioranza di natura solo numerica. Dopo la fuoriuscita di una parte consistente del centrodestra e la nascita di Fli, di fatto il paese è privo di una maggioranza politica. In questo quadro di tutti contro tutti, di ricatti continui e di atti di compravendita parlamentare, il governo e la maggioranza hanno ampiamente dimostrato di non avere più una visione comune e di non essere più in grado di immaginare e costruire un quadro di riforme per il bene del Paese. L’azione del Governo, sotto scacco di una maggioranza divisa che pone ricatti continui, è capace solo di dar vita  ad atti inutili ed inefficaci, e talvolta incostituzionali, come nel caso dell’apertura di sedi distaccate di rappresentanza operativa di 3 ministeri al Nord.Questo governo, in una situazione di straordinaria emergenza economica, non ha saputo dare adeguate risposte. Prova ne sia che i mercati hanno bocciato la manovra economica e che l’Italia è sotto minaccia delle speculazioni finanziarie, perché questa manovra è recessiva, non credibile perché scarica più del 90 per cento delle misure decisive a dopo la fine della legislatura in corso. Abbiamo perso ogni credibilità sui mercati e gli scenari internazionali, anche a causa di un Presidente del Consiglio travolto da scandali personali, inchieste, condanne e processi che lo riguardano. L’elenco dei ministri travolti da inchiesta è lungo e parte da lontano. Oggi annovera anche il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il cui più stretto collaboratore è accusato di aver commesso plurimi e gravissimi reati, al punto che su di lui pesa una richiesta di arresto della magistratura. Nella migliore delle ipotesi, Tremonti avrebbe pagato in nero una casa in subaffitto. Che credibilità ha un ministro dell’Economia sul fronte dei mercati internazionali? Quale autorità morale ha per chiedere sacrifici agli italiani? E mentre Roma brucia, Nerone suona la lira. Il Premier, ossessionato dalle sue beghe giudiziarie, si preoccupa solo di  imporre la fiducia sul processo lungo, che indebolirà ulteriormente il sistema della giustizia, misura della civiltà e della democrazia di un Paese. Restituiamo la parola ai cittadini. Diamo al Paese un governo forte e legittimato dalla volontà popolare. Questa è l’unica via per la ripresa.

CI HANNO SPACCATO… L’ITALIA

BerlusconiBerlusconiGoverno diviso, Italia spaccata. E immobile. Non bastavano le tradizionali divisioni politiche, che diventano a volte steccati insormontabili (destra –sinistra; laici-cattolici; moderati-progressisti e chi più ne ha più ne metta), oggi Berlusconi è riuscito nell’impresa di rappresentare anche in parlamento la storica contrapposizione Nord-Sud, mai del tutto superata. Era chiaro da tempo che i continui strappi di Bossi avrebbero provocato una reazione uguale e contraria. Infatti l’ex Pdl Micciché ha ufficializzato la nascita di Forza Sud. Affermando anche che l’appoggio al governo non è scontato. Questo significa che si allunga la lista dei ‘responsabili’ (o meglio disponibili) in vendita. Aumenta il numero delle contrattazioni da fare prima di ogni voto parlamentare. Triste dover ripetere sempre la solita solfa, ma questo governo inutile e dannoso sta disfacendo non solo il sistema economico e sociale italiano, ma anche l’assetto istituzionale del Paese. Mentre la crisi economica imperversa, la produzione è quasi ferma e già si parla di manovra correttiva da 40 miliardi, si preoccupano di una riforma fiscale fittizia dal sapore elettorale. O di un’altra vera priorità: nientemeno che lo spostamento dei ministeri al Nord. Buffonate e demagogia a buon mercato per recuperare i consensi in libera uscita. Ma non sarà facile. Gli italiani non sono sciocchi e il potere delle televisioni non basta più a nascondere la realtà. Se ne sono accorti persino i fedelissimi del Cavaliere, che si sono autodefiniti i ‘liberi schiavi di Berlusconi’. Hanno lanciato l’idea delle primarie perché si son resi conto che solo un passo indietro di Berlusconi può salvare il centrodestra dall’implosione totale e completa. Adesso se ne deve solo rendere conto lui stesso ed agire di conseguenza.

GOVERNO? GOME OVER

Tremonti - BerlusconiTremonti - BerlusconiLa crisi non c’è. Oppure: è un’invenzione dell’opposizione, la gente riempie i negozi. O anche: spendete e siate ottimisti, il peggio è alle spalle. E ancora: l’Italia è messa meglio degli altri paesi, la crisi non ci ha danneggiato. Bum! Sono frasi prese a caso dal repertorio tipico di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio italiano. Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, invece, la pensa in maniera opposta e dice “la crisi non è finita, è come un videogame: sconfitto un mostro ne arriva un altro”. La situazione economica del Paese è troppo seria per oiter fare dell’ironia sulle fregnacce da cabarettista di Berlusconi, che scambia la politica economica per uno spot sull’ottimismo. Abbiamo già parlato tante volte della pericolosa irresponsabilità del capo del governo e i fatti continuano a ripetersi e a dar ragione a chi sostiene che questo è il peggior governo della storia repubblicana. Mentre la disoccupazione raggiunge livelli record, toccando l’8,7% quella totale e addirittura il 28,9% quella giovanile, nel governo si discute dei rapporti tra Berlusconi e Tremonti. Non perché propongano due differenti ricette per affrontare la crisi, ma perché Berlusconi pensa che Tremonti possa sfilargli la poltrona. Con la complicità del comune amico Umberto Bossi per giunta. E la prima pagina di Libero, giornale collaterale al premier, diretto dai fidi Belpietro e Feltri, lancia subito un messaggio al ministro con una vignetta su di lui in prima pagina. Niente di particolare per chi ha fatto del ‘metodo Boffo’ uno stile, ma in questo clima a pensar male ogni tanto si può far centro…Una situazione, dunque, ai limiti del grottesco: mentre la crisi attanaglia l’Italia, impoverisce la famiglie, colpisce le imprese e i lavoratori, Berlusconi ha paura solo delle mosse politiche di Tremonti. Teme anche che chiuda i cordoni della borsa per le riforme che ha promesso. E dice ‘stavolta Giulio va a sbattere’. La situazione è drammatica ma non seria, come avrebbe detto il grande Flaiano. Il dato politico è uno solo: questo governo non è in grado di affrontare la crisi e varare misure per il rilancio e politiche economiche che incentivino la crescita italiana. Non ce la può fare, purtroppo. Solo un governo di irresponsabili può vedere nella riforma (ad personam) della giustizia una priorità in questo momento. Un governo senza numeri (non basta comprare qualche deputato allo squallido mercato che hanno inventato per avere la maggioranza politica), senza idee e senza progetti. Se è innegabile che Berlusconi debba andare a casa, è altrettanto vero che le opposizioni devono organizzarsi e lavorare da subito all’alternativa di governo, A partire dal programma. Lo diciamo da tempo, ora non ci sono alibi né scuse che tengano.

IL VUOTO DI UN MINISTERO E LO STRAPOTERE DI TREMONTI

Nell'Italia delle incognite, dove ogni giorno ci si domanda che fine farà un governo che non ha più maggioranza e continuamente cambiano i possibili scenari, c'è una questione aperta di cui quasi il dibattito politico sembra essersi dimenticato. Eppure si tratta di una questione della massima importanza, perché è emblematica non solo dello stallo creato dai conflitti interni alla maggioranza, ma di un meccanismo, per quanto politicamente contorto, ormai molto chiaro. La questione si chiama ministero dello Sviluppo Economico. La sede è vacante da quattro mesi e già questo di per sé rappresenta  un nodo singolare, un problema di estrema gravità, in un momento come quello attuale, in cui il mondo dell'impresa, nel tunnel della crisi economica,  non vede ancora luce. Ciò dà una misura dell'immobilismo e dell'irresponsabilità di una classe dirigente paralizzata da meccanismi politici irrisolti. Non mi riferisco solo alle spaccature all'interno della maggioranza, quelle che sono sotto gli occhi di tutti.  C'è molto di più. Dietro la mancata nomina del ministro dello Sviluppo economico, c'è un filo sottile ma molto resistente che manovra un governo il cui capo è ormai solo un'icona. Il filo ha un nome e un cognome: Giulio Tremonti, il cui strapotere di fatto, già quando il ministero dello Sviluppo Economico aveva una guida, si faceva ampiamente sentire. Da quattro mesi a questa parte, poi, dopo le dimissioni di Scajola, è ancora più evidente quanto, in materia di scelte economiche, l'unica mente e la sola mano all'interno dell'esecutivo è quella di Tremonti. Nonostante le pressioni piovute sul caso in sede parlamentare, e non solo, il ministero continua a rimenere privo di una guida. La lettera inviata da me e dal collega capogruppo al Senato, Felice Belisario, il 22 Luglio scorso, ha avuto il solo esito di risvegliare la questione a livello mediatico, con un conseguente appello del Capo dello Stato, che, durante la cerimonia del Ventaglio, diceva che "il governo non può ormai sottrarsi a decisioni dovute, come quella della nomina del titolare del ministero dello Sviluppo Economico", cui Berlusconi prontamente rispondeva sostenendo che la nomina era imminente. Parole, solo parole svanite in un nulla di fatto. Intanto, mentre si fa sempre più palese il meccanismo in base al quale Berlusconi è commissariato dalla Lega per una sorta di patto con Tremonti, il ministero dello Sviluppo Economico rimane vuoto, segno della debolezza del Premier, debolezza che fa gioco ai  due reali protagonisti dell'attuale scena politica. Di fatto, è ormai chiaro che il cavaliere è messo all'angolo di un esecutivo di cui rappresenta solo la facciata e le cui redini sono esclusivamente nelle mani di Tremonti, garante della linea della Lega. La mancata nomina in questione, però, al di là di logiche politiche, rappresenta soprattutto un danno oggettivo per il Paese. Un paese cui poco interessano le dinamiche interne ai giochi di potere, un paese che ha bisogno di risollevarsi e aspetta risposte.

LE API DI RUTELLI? RONZANO MA NON PUNGONO

 Sono neri dalla rabbia. Ieri, con malcelata riluttanza, hanno dovuto accettare la realtà dei fatti e dei numeri: la maggioranza non c’e’ piu. Berlusconi, turbato dalla prima lezione di democrazia inflittagli dal Parlamento, reagirà facendo l’unica cosa che sa fare: tentare, da qui fino agli ultimi giorni dell’impero, la compravendita di qualche deputato finiano, come fosse la campagna acquisti del Milan. Da settembre, per la maggioranza si aprirà la stagione dell’incertezza e dell’instabilità. Saranno in bilico, appesi continuamente al filo su ogni voto, in una sorta di lento logorio che li porterà presto al capolinea. Ieri è stata una giornata straordinariamente importante per il nostro partito, per Italia dei Valori, che ha dato prova di grande forza. Se il Parlamento, ieri, ha dovuto fare i conti con la questione morale e con quei valori nei quali il nostro partito crede da sempre e che da sempre porta avanti con caparbiertà e cocciutaggine, nonostante l'ostilità di molti, è grazie a noi. Siamo noi, infatti, ad aver presentato le mozioni di sfiducia a Scajola, a Cosentino e, infine, a Caliendo. Tutte scelte vincenti che il Partito democratico ha scelto di sostenere e condividere con noi. Siamo noi ad aver vinto, ad aver fatto bene insieme al Pd il nostro lavoro. Su un tema cruciale come quello della legalità non si possono fare sconti e noi lo diciamo da sempre, da quando il nostro partito era una piccola realtà di uomini armati di tanto coraggio. Ieri sera, sulla spinta di un'opposizione che si è mostrata unita e più agguerrita che mai, il tema della legalità, imposto da IDV alla coscienza della politica, ha fatto vacillare il governo. Non vedo davvero dove cosa ci sia di demagogico e di populistico in questo e nella politica di Italia dei Valori, come sostiene oggi il senatore Francesco Rutelli che, in un'intervista sul quotidiano "La Repubblica", si dice a disagio con noi e definisce "invettiva e populismo" la politica che noi portiamo avanti, a meno che il senatore Rutelli non pensi che la difesa della legalità sia invettiva, demagogia o peggio ancora populismo. Noi pensiamo che il senso di responsabilità, di cui il senatore Rutelli si riempie la bocca un giorno si e l'altro pure come fosse a suo esclusivo appannaggio, non sia un vago concetto astratto di cui parlare in verbosissime interviste, ma un valore da difendere con azioni concrete in Parlamento, con mozioni di sfiducia, voti responsabili e scelte coraggiose, a volte anche solitarie. In Afghanistan, ad esempio, riteniamo che da tempo ormai sia fallita ogni operazione di peacekeeping e siccome preferiamo tutelare i nostri soldati, piuttosto che piangerli da morti, abbiamo fatto una scelta coraggiosa e responsabile, e non demagogica e populista come dice il leader dell'Api. l'ex radicale, ex Margherita, ex Pd ora Api Rutelli. Noi abbiamo fatto proposte concrete e di riforma coraggiose per tirare fuori l'Italia dalla crisi ma forse il leader di Api, impegnato su qualche tv, era distratto e non se ne è accorto. Con tutto il rispetto, il ronzio delle Api non ci spaventa, soprattutto se arrivano dall'ex radicale, ex Margherita, ex Pd, ora Api Rutelli e chissà cosa domani. Per questo,se io fossi il segretario del Pd Bersani al leader dell'Api, un partito di profughi, non gli risponderei neppure al telefono. Perchè non esiste che uno che ha spaccato il partito, tradendo il mandato degli elettori, bussi alla porta il giorno dopo e venga trattato come potenziale alleato. Se passasse il messaggio che essere sleali paga, è evidente che a sempre più persone pungerà vaghezza di metter su un partito personale come ha fatto Rutelli perchè conviene, con buona pace di questo martoriato paese.

TAGLI VERI? NO, DEMAGOGIA DI CASTA

Tempo di crisi, tempo di tagli, tempo di demagogia. Da anni si parla, giustamente, degli sprechi e dei privilegi della casta. Persino il governo oggi si accorge che, con la crisi economica in atto che costringe le famiglie a tirare la cinghia, la politica deve dare il buon esempio. Evvai, avranno pensato in molti, finalmente una scure si abbatterà sui costi della politica. La mannaia del buongoverno calerà su enti inutili e spese folli…Magari. La montagna ha partorito il topolino: una riduzione del 5% sugli stipendi di ministri e parlamentari. Un’inezia rispetto a quanto servirebbe.  Una trovata che comunque ha un qualcosa di efficace. Per finire sui giornali, intendo, e fare bella (bella…?) figura con un po’ di elettorato. Efficace per risparmiare davvero dei soldi, mah, non mi sembra proprio.  Il tutto si risolverebbe con un risparmio di circa 7 milioni di euro secondo alcuni, 4,8 milioni secondo altri. La proposta di Calderoli sarebbe stata un buon primo passo se accanto alla riduzione dello stipendio il governo avesse presentato proposte strutturali per eliminare sprechi e ingiusti privilegi e ridurre i costi della politica. Buttata così a me, che pure ho sostenuto la riduzione dello stipendio dei parlamentari, sembra solo l’ennesima proposta demagogica del centrodestra. L’Italia dei Valori è sempre stata in prima linea contro i costi della politica. Abbiamo presentato diverse proposte di legge sull’argomento ed anche una proposta di legge costituzionale per dimezzare, almeno, i costi e ridurre i privilegi di casta, ma con questo governo è stato impossibile farle passare. Il centrodestra fa solo chiacchiere da campagna elettorale. Volete un esempio concreto? Pensate all’abolizione delle province. Un caso eclatante: Berlusconi e soci hanno sbandierato ai quatto venti la proposta di abolire le province. L’hanno promessa in tutti gli angoli d’Italia ed in ogni salotto televisivo. Al momento del dunque, però, quando dopo mille resistenze di tutti gli altri partiti, siamo riusciti a portare in Parlamento un testo per abolire le province, l’hanno affossato. Non hanno voluto far risparmiare allo Stato oltre dieci miliardi di euro, altro che i bruscolini della riduzione degli stipendi. Con loro al governo la casta continuerà a prosperare.

SPRECARE AL TEMPO DELLA CRISI

Tag: crisi , Tremonti

tremontitremonti

Tremonti dice che, data l’assenza di risorse, si è fatto il possibile. Viene spontaneo domandarsi, però, vista l’assenza di risorse, come mai dal cilindro di questo stravagante governo vengano miracolosamente fuori milioni di euro destinati ai più svariati fini? Mi spiego. Ai Comitati per la ricorrenza dei centenari sono stati destinati più di 3 milioni di euro. A cosa servono questi comitati? A celebrare la nascita e la morte di personaggi celebri, almeno tali dovrebbero essere, perché, andando a leggere l’elenco dei nomi, se ne trovano spesso e volentieri di emeriti sconosciuti. Lascio a voi la valutazione dell’urgenza di tale stanziamento. Nel frattempo proviamo ad analizzare quello che il governo dice di aver fatto a favore dei cittadini. Il decreto legge incentivi, quello passato alla Camera grazie alla trentaduesima fiducia di questa singolare legislatura: 300 milioni di euro, la cui disponibilità è durata lo spazio di un mattino, data l’esiguità delle risorse. Morale della favola, in pochi, pochissimi, hanno potuto acquistare cucine, motocicli, elettrodomestici con una parvenza di agevolazione che il governo ha concesso. Già, perché, se i 300 milioni erano già insufficienti a sgravare i cittadini dal peso della crisi, c’è anche il fatto che parte di essi sono andati a finanziare nientedimeno che l’industria militare. Stendiamo un pietoso velo. Il nocciolo della questione è impossibile da mandar giù. Le opposizioni non lo fanno solo per criticare l’operato della maggioranza. Se si continua a sostenere che questo governo non ha pensato al bene del Paese e non ha mai affrontato le emergenze principali dei cittadini, lo si fa perché è vero. Speriamo che l’Italia non cada nella situazione della Grecia, cosa non del tutto da escludere, vista la gestione irresponsabile del bilancio dello Stato, la cattiva amministrazione, gli sprechi che sono stati e continuano ad esser fatti nel nostro Paese. E ci auguriamo soprattutto che lo stanziamento a favore della Grecia non arrivi a gravare sulle tasche dei cittadini, in modo che debbano essere ancora e sempre le classi deboli a pagare per le colpe degli speculatori, dal sistema finanziario, a quello bancario alle imprese corrotte, che restano intoccabili.